
Il buio la circondava, la opprimeva; quella stupida convention le aveva allontanato il suo uomo. Era talmente abituata a coricarsi con lui che le sembrava insolito essere da sola; tra l'altro aveva paura del silenzio della casa: si affacciavano nella mente strani racconti, parole ascoltate e captate durante le visite alle zie single per vocazione o per mancanza d'amore.
Un sibilo, un tramestio, ma cosa andava a pensare, persino il suo respiro le pareva qualcosa di sospetto; decise di accendere la tv, ma avrebbe dovuto cercarsi il telecomando e collegare prima la spina che sistematicamente staccava ogni mattina. Scese dal letto e si mise alla ricerca dell'oggetto sospirato, rivoltò le lenzuola, guardò sulla poltrona in damasco che aveva acquistato dall'antiquario. Che bella, pensò, bella e di valore, faceva sempre dei buoni affari: con il suo fiuto da intenditrice riusciva a portarsi a casa oggetti di qualità e a un prezzo conveniente.
Oramai che era in piedi si chinò per terra e guardò sotto il letto, quanta polvere, allora la domestica non puliva le parti nascoste, si disse. Pazienza doveva cercare lo stesso, temeva che fosse andato a finire fra i piedini delle reti dei materassi. Prese una torcia e scrutò, s'infilò sotto il letto quando vide due scarpe più in là, erano da uomo: attraverso lo spiraglio di luce individuava solo quelle. Oddio allora non aveva fantasticato, non si era lasciata trasportare dalla paura sciocca della casa vuota: lì c'era un uomo che l'avrebbe presa, malmenata e poi stuprata, magari sarebbe pure morta ammazzata dalla bieca spietatezza dell'uomo senza volto al quale, per ora, gli attribuiva solo un paio di scarpe.
Scarpe di qualità, di stile inglese e di bella fattura, sicuramente un prodotto artigianale: quello sconosciuto si era intrufolato in casa sua non per estorcerle denaro, ma con il preciso scopo di farla soffrire e poi violentarla. Ma cosa gli aveva fatto? Quindi lo conosceva, un attimo... forse un suo paziente esasperato dai rapporti stanchi con la moglie, ma certo quel tipo che non riusciva ad avere un amplesso decente: era un frustrato che aveva in testa il tarlo della competizione da quando la sua donna gli aveva detto che il suo ex faceva meglio l'amore. Eppure credeva di averlo guarito da quel complesso. Un giorno era tornato da lei felice: la notte prima era stata un successo e sua moglie gli aveva dato un dieci e lode. Ma allora non era vero, si era inventato tutto per non continuare la terapia con lei, sessuologa per vocazione. Aveva scelto quella professione sin dal primo anno d'università, quando vide, attraverso la fessura della porta, sua madre che piangeva e suo padre che le diceva di non valere nulla come donna, urlandole: "Sei una frigida!"
Rimase lì sotto immobile con le sue congetture e non discostava lo sguardo da quel paio di scarpe, ma come mai non si muovevano, erano sempre nella stessa posizione, oh signor che faccio ora, si disse? Perché Umberto l'aveva lasciata in casa da sola, perché non le aveva chiesto di andare con lui? Del resto la convention capitava nel fine settimana e lei non apriva lo studio, a volte, neanche di venerdì pomeriggio. Forse il suo uomo aveva inventato tutto per farsi un weekend con la sua amante, magari una ragazza giovane che aveva conosciuto in ateneo, lui era un docente fra i più giovani e stimati, ed era anche un uomo di fascino che aveva rivolto gli occhi su di lei innamorata persa del professore già da un bel tempo. Sto invecchiando, pensò, ho quarant'anni e comincio a notare qualche segno d'espressione, il mio corpo non è più turgido come quello di una ragazza e Umberto se non mi ama più, sta notando i miei cambiamenti. Però quelle scarpe sono sempre lì, che faccio, devo prendere una decisione, si disse: non posso restare qua sotto in eterno, tra l'altro sono anche stanca e comincio ad aver freddo.
Si guardò attorno e vide una piccola asta, ma si era quella che le era sfuggita qualche giorno prima, mentre cercava di recuperare una gonna posizionata nella parte alta del guardaroba. Le piaceva indossare gonne, a Umberto piacevano le sue gambe, diceva che si era innamorato prima di quelle. Umberto, Umberto, dove sei, perché hai deciso di tradirmi? Mi avrai sulla coscienza!
"Amore, sono tornato, c'è uno sciopero all'aeroporto. Ma guarda, ho lasciato qui le mie scarpe preferite!"