Che torpore, la mente era eclissata quella mattina e Lidia si sentiva esausta: non aveva riposato bene e il suo volto parlava chiaro. Sarebbe voluta evadere e mettersi comoda su di un lettino di un anonimo hotel, che stanchezza e tutti che dipendevano da lei, sul posto di lavoro e a casa! Ah, il figliolo, carne della sua carne! Meraviglioso certamente, solo che a volte avrebbe voluto essere single per badare solo a se stessa, era in casa da sola e la mente navigava in strani pensieri. Si accomodò sul balconcino della cucina e accese una sigaretta, rimembrò di non aver dato le mandate alla porta d'ingresso, suo figlio glielo ricordava sempre, le aveva anche spiegato che chiunque sarebbe potuto entrare con una semplice scheda telefonica fatta scivolare fra la serratura. Ci pensò, ma volle temporeggiare: qualche minuto non sarebbe stato fatale, sarebbe andata dopo a sigillare quella porta a serratura speciale, era l'ultima sul mercato in fatto di tecnologia. Entrò e s'avviò confusamente all'uscio di casa, prese le chiavi, non servivano: la porta era perfettamente chiusa a più mandate. Le parve, poi, di scorgere un'ombra fulminea, qualcosa d'impalpabile forse partorita dalla sua mente.
'Che stanchezza!' ripeté fra sé 'Mi faccio anche condizionare dai continui avvertimenti. Vado a farmi una doccia, forse andrà meglio e ci vedrò con più chiarezza.'
Era in bagno, quando udì uno stridore, come un tramestio soffocato d'apertura di cassetti, il rumore era dovuto a quel nuovo modello di tiretti che scorrono e si richiudono da soli.
'Non è possibile,' continuò a pensare 'cosa può fare l'angoscia da mancato riposo.'
Uscì dal bagno avvolta nell'accappatoio, andava meglio si sentiva un tantino più fresca, si sarebbe vestita di tutto punto e avrebbe fatto una capatina all'università. C'era l'esame di economia politica del suo ragazzo, voleva presenziare, magari nascosta in un angolino: era la sua passione assistere agli esami che mai l'avevano delusa. Era proprio bravo il suo Lorenzo: adorabile, diligente e tanto premuroso, mai le aveva dato problemi, anche dopo la morte del padre, quando lei s'era ritrovata a rivestire entrambi i ruoli genitoriali. Era un ragazzo anche affettuoso, sapeva come donarle tenerezza e attenzioni e lei finiva per assecondarlo, nulla di particolare, richieste tipiche dell'età giovanile. Del resto i soldi non le mancavano, la boutique rendeva bene anche in questo momento di crisi, la classe sociale danarosa continuava a frequentare il suo negozio, le griffe più importanti erano una sua esclusiva nella cittadina in cui svolgeva l'attività.
Fece scivolare l'accappatoio e una sagoma col volto coperto si parò davanti mettendole una mano sulla bocca.
"Taci bella signora!" disse con voce in falsetto "Gli anni ti hanno reso più bella. Apri la cassaforte e mi consegni tutto quello che hai, se vuoi puoi rivestirti."
Aveva consegnato tutti i suoi gioielli, anni e anni di ricordi, di eventi memorabili, di sacrifici, frutto del lavoro del suo povero marito ormai passato a miglior vita da un decennio. La boutique l'aveva messa su lui e lei aveva fatto esperienza con lui che conosceva l'arte della comunicazione commerciale. E dire che spesso suo figlio le aveva suggerito di depositare ogni oggetto in banca, perché era stata così superficiale? Non le andava di subire rimproveri o parole del tipo: te l'avevo detto; avrebbe taciuto e sporto denuncia in segreto, l'assicurazione in seguito l'avrebbe risarcita, un bel viaggetto e i monili d'oro al bando; mai più convenne!
Per non creare allarmismi, nonostante lo scombussolamento interiore, si recò anche ad assistere agli esami del figlio; era l'ultimo prima della laurea e sapeva che ci sarebbe stato un rinfresco a conclusione del percorso di studi. Mentre guidava, non riusciva a dimenticare lo strano tatuaggio che era spuntato da un braccio del rapinatore; era un falco dallo sguardo bieco, per fortuna suo figlio non amava tatuarsi, lei li detestava quei disegni corporali a vita.
Entrò in aula giusto in tempo per ascoltare l'esaustiva relazione del suo virtuoso ragazzo, ne beveva ogni parola, un successo, cento dieci e lode. 'Queste sono soddisfazioni che danno un senso alla vita.' pensò 'La rapina mi ha lasciata indenne e questo è ciò che conta.'
Erano nella saletta privata del bar del centro, un clima di festa, felicitazioni, risate e domande sulla scelta della tesi e sui progetti futuri. Lei si avvicinò per abbracciare il suo Lorenzo, ma si raggelò: il falco bieco pareva volar via per accecarla.