giovedì 28 giugno 2012

Anima triste

               


   Un'anima in pena, avrei potuto definirla così, e me la ritrovai davanti un giorno, con la stessa espressione mesta, uguale a come l'avevo lasciata.
   "Giorgia, che piacere ritrovarti!"esclamò e un timido sorriso abbozzò la sua bocca ormai increspata da rughette; il tempo asciuga la freschezza e la bellezza che lei aveva avuto in abbondanza quasi non le apparteneva più. Ma Lucy non aveva occhi per sé: credo non si piacesse, direi non si amasse al punto da spegnere quella luce naturale.
   Non avevo mai compreso da cosa nascesse cotanta insoddisfazione, eppure sembrava che il mondo le avesse regalato ogni cosa: oltre che bella e statuaria, era nata in un contesto familiare generoso sotto il profilo economico e affettivo. Io, invece, non possedevo le sue qualità estetiche, i miei genitori sgobbavano ai mercati generali e per far fronte all'assenza della mamma, avevo tirato su tre fratelli scatenati ma prodighi di sentimento che mi gratificava e mi ristorava dalle fatiche. Avevo un carattere gioviale, sempre pronto al sorriso e trascorrevo la giornata fra scuola e casa; solo la domenica potevo pensare a me stessa: era il giorno in cui mi riunivo con i miei amici che mi cercavano come colei che teneva su il morale della comitiva.
   Lucy aveva sempre una faccetta triste, io l'avevo notata a scuola e avevo stretto con lei un'amicizia particolare, mi sentivo un po' crocerossina, avendo fatto da mamma ai miei fratelli, lo spirito era quello dell'aiuto, della comprensione. Lei si legò a me nonostante il divario sociale: suo padre era un chirurgo stimato e sua madre era figlia del prefetto del paese. Lucy impose la mia amicizia alla sua famiglia che non si oppose: erano persone speciali che non assumevano l'alterigia di casta. Frequentai poco la sua casa, direi che lei era sempre da me, come se il mio mondo umile le fosse più congeniale.
   Conoscemmo un ragazzo che rivolse subito le attenzioni a lei, inizialmente fu così: Lucy non passava inosservata, era come un bel diamante che cattura per il suo splendore. Lei sembrava presa da lui, solo che non si lasciava andare, era talmente inibita e spenta che lui scambiò quell'atteggiamento per disinteresse.
   "Ma cosa dici, Sergio!" cercai di farlo ragionare, quando me ne parlò: oltre che essere la burlona della comitiva ero anche la confidente generale.
   "Dico quello che penso. Invece ora so che sei tu quella che mi attrae, con te c'è vita!"
  Lo ignorai, feci finta di non aver compreso, anche se nel mio segreto l'amavo, ma mai avrei fatto soffrire la mia amica. E invece Sergio aveva ragione, l'interesse che io avevo notato, da parte di lei, era  solo un puro sentimento d'amicizia: un giorno Lucy lo respinse in malo modo.
   "Non sopporto le manacce che mi sfiorano, lui mi piace ma perché non essere solo amici?"
   "Forse a te non piace veramente. Essere toccate o accarezzate è una delizia, non si aspetta altro; per quelle poche esperienze che ho avuto è così."
    "Lo lascio a te, e sai cosa faccio mi tolgo di mezzo, te lo puoi anche sposare!" sfoderò una grinta amara che non le conoscevo.
    S'interruppe un'amicizia, io ne ero addolorata, per fortuna la scuola era terminata da un pezzo, ormai ero all'università, sicuramente una diversa da quella scelta da Lucy, quindi le nostre strade non s'incrociarono più, sino ad ora. 
   "Raccontami, amica cara, quanto ti ho pensato! Ti venni pure a cercare e mi dissero che vi eravate trasferiti, tuo padre aveva ricevuto l'incarico di occuparsi di un ospedale di un'altra città."
   "Sì, tutto vero. Vieni accomodiamoci al bar, ti offro qualcosa e nello stesso tempo ti racconto la storia della bella-infelice che ebbe la sventura di nascere in una famiglia..."
   "Perché ti sei interrotta, io ti sono stata vicino per svariati anni e per quelle volte che venivo da te, ho visto dei genitori molto gentili e amabili."
 "Giusto per quelle poche volte, recitavano una parte. Loro non erano così, loro mi tormentavano, per questo motivo ero sempre da te, cara Giorgia."
   Si fermò un attimo, come a voler prendere respiro, e  proseguì: "Io sono nata diversa, capita a tante che  vivono ugualmente la loro vita, alla fine si fanno accettare, per me non è stato così. Io ti amavo, Giorgia, tu non l'hai mai capito, la mia insoddisfazione nasceva dal fatto che tu non l'avessi mai capito, mentre lo comprese mia madre, colei che mi amava come non avrebbe dovuto, anche mio padre sapeva e fingeva. Che bella famiglia di pervertiti! Se avessi parlato mi avrebbero smentito, loro erano stimati, per cui fandonie di una ragazzina pazza, mio padre era deciso a farmi internare se avessi parlato. Quando la mamma s'accorse che volevo te, cercò il modo di strapparmi da te. Da allora non ho provato più un sentimento simile. In seguito andai via di casa e ho avuto tante storie, quando ti venni a cercare seppi che ti eri sposata, oggi sono qui per caso."
   A casa ripensai a Lucy, mai avrei immaginato quale fosse il suo problema, anzi la sua natura; quell'incontro giungeva in un momento particolare della mia vita, era come una sferzata ai miei pregiudizi. Sapevo che Peter, mio figlio era maschio solo per il nome, sapevo che in futuro non si sarebbe costruito una famiglia normale, sapevo ma non gliene parlavo: l'idea di vederlo con un altro uomo mi contrariava moltissimo, mi procurava risentimento e fastidio, per questo non avevo mai affrontato l'argomento, anche se mio marito tentava di mediare. Ripensai alle parole della mia amica, al suo disagio, alla sua sofferenza e al fatto che avesse abbandonato la famiglia; io mi sarei crogiolata in eterno se ciò fosse accaduto, non me lo sarei perdonato. Scorsi, attraverso la vetrata che dava sul giardino, il mio Peter in atteggiamento confidenziale con "lui", il lui che da qualche tempo era sempre da noi e che spesso si fermava a dormire da noi nella stanza degli ospiti. Uscii in giardino e andai incontro a mio figlio, lo guardai negli occhi e indirizzando lo sguardo al suo amore, ammiccai con un sorriso molto eloquente.      
  

domenica 24 giugno 2012

Cane lasciato morire

                 


   Un povero cane, saltando da un muretto, finisce in un fusto di catrame. Il randagio comincia a dimenarsi e a guaire, alcuni abitanti richiamati dai guaiti si attivano telefonando alla ASL e ad altri centri di soccorso, mentre il cagnolino disperato continua ad annaspare nella massa melmosa che lo avvinghia e lo spinge in basso. Allora quei cittadini si rivolgono ad un veterinario il quale, dopo averlo visitato ed essersi accorto che si trattava di un COMUNE BASTARDO senza collare e quindi senza padrone, si allontana disinteressato. Il randagio è morto dopo atroci sofferenze.
   
   Questa notizia l'ho ascoltata per radio, mi capita di sintonizzarmi su di una radio nazionale quando ho la possibilità di farlo, non conosco tutti i particolari, ho fatto ricerche e le informazioni non sono abbastanza esaustive per me. Ciò che non capisco, è  perchè quegli stessi abitanti, dopo i vari rifiuti, non si sono adoperati per il salvataggio. Sono rimasta di stucco e molto addolorata nell'apprendere che nessuno, dico nessuno abbia avuto un cuore.
   La Asl non ha mosso un dito, forse troppo fastidio, troppo intralcio alle loro pause pagate. E il veterinario, se quello che ho ascoltato corrisponde alla pura verità lo farei radiare, non ha pensato al da farsi perché il povero cane non aveva un pedigree raffinato e di tutto rispetto. Ma come, esiste una distinzione di razza per ricevere soccorso o la cagnolina di milady merita di vivere perché metterà al mondo altri cagnetti blasonati.
   La vita è una e merita rispetto, la sofferenza è una e non la si può ignorare! 
  

martedì 19 giugno 2012

Goal

         


   I Campionati Europei impazzano, bandiere sventolanti e televisori a tutto volume sintonizzati all'ora stabilita, abbiamo seri problemi ma devo riconoscere che queste kermesse calcistiche servono a distrarre gli animi, ad alleggerirli ed anche a fare aggregazione, ne abbiamo bisogno! 
   Non avrei mai pensato d'affrontare un argomento calcistico, non sono una tifosa, peraltro il calcio non rientra fra gli sport preferiti e direi a giusta ragione: conosciamo tutti i recenti scandali del calcio scommesse. Tornando all'argomento, ne parlo perché sono rimasta leggermente infastidita quando hanno montato su un problema di stato sul calciatore noto a mezzo mondo, Antonio Cassano che durante un'intervista, in riferimento alla presenza di gay in Nazionale, ha avuto l'infelice idea di rispondere che si augura non ce ne siano, aggiungendo poi che la cosa comunque non lo riguarda.    A questo punto vi starete domandando il perché di questo mio sfogo, tutto nasce da quando su di un social-network hanno preso di mira il calciatore denigrandolo e offendendolo, ebbene questo comportamento non mi va giù. Il ragazzo si è fatto da sé, è onesto e purtroppo non ha la furbizia di velare le parole, di esprimerle astutamente, tant'è vero che col sorriso buono sempre in quella intervista ha affermato che il suo mister l'aveva messo in guardia, ma lui era tanto felice di essere tornato a giocare sui campi di calcio, aveva temuto di non farcela per via di quel problema al cuore. Da quel giorno Cassano è ancora l'obiettivo preferito, è stato accusato di omofobia e in tanti hanno sperato che non giocasse più in Nazionale ed invece lui ieri sera ha segnato e ha dato uno smacco a coloro che avrebbero voluto fosse da qualche altra parte.   Sicuramente non intendeva schierarsi contro i gay, infatti il giorno dopo ha spiegato l'equivoco, ma ciò che m'infastidisce, ripeto, sono le offese attribuite ad un ragazzo che con l'onesto sacrificio ha dato smalto alla nostra Italia. Sono di parte, non credo! Di lui ho apprezzato anche l'impegno nello smussare la sua crudezza ed eccessiva spontaneità: quando si proviene da un quartiere povero le caratteristiche non sono eccelse, per cui se prima non mi interessavo di Antonio Cassano, ora lo faccio. Non si offende per partito preso!

domenica 10 giugno 2012

I falò dell'autunno


                                                                


   “Vedi, sono i falò dell’autunno; purificano la terra, la preparano per nuove semine. Voi siete giovani. Nella vostra vita, questi grandi falò non hanno cominciato ad ardere. Si accenderanno. Devasteranno molte cose.” E’ il punto focale della storia, la nonna della protagonista, poco prima di morire vede in sogno lei stessa che prende per mano sua nipote, Thérèse,  e insieme a lei attraversa i campi in cui ardono dei falò che purificano la terra e la preparano per nuove sementi. Thérèse non comprende: non sa ancora che la sua vita dovrà sostenere molte battaglie e che per giungere alla rinascita dovrà subire incendi sconvolgenti.
   La storia, che vede protagoniste tre famiglie piccolo borghesi, è ambientata nella Parigi precedente alla prima guerra mondiale e si snoda sino alla fine della seconda guerra mondiale. Tutto comincia da una delle tre famiglie sedute intorno al tavolo per il pranzo domenicale. A capotavola siede il padrone di casa, vedovo da anni, un bell’uomo di circa quarant’anni; alla stessa tavola siedono la figlia quindicenne, la suocera, il nipote e un’altra famiglia composta da tre persone, genitori e un figlio quindicenne, Bernard, ancora con i pantaloni corti. Essi discorrono amenamente; è una bella domenica e il nipote, un giovane di ventisette anni studente di Medicina, parla dei suoi esami, delle notti passate a studiare, dei due anni che lo separano dalla laurea, delle sue ambizioni e dei suoi propositi futuri; in cima ai suoi pensieri vi è il matrimonio con la donna del cuore. Thérèse in quella conversazione si sente a disagio, intuisce che lo sguardo del cugino è su di lei, ma lei prova per Martial un sentimento fraterno: lo conosce da bambina, tra l’altro lui non brilla per bellezza, ha un aspetto incolore anche nel comportamento pregno di timidezza.
   Leggendo possiamo facilmente immaginare l’ambiente e i personaggi della storia: la Némirovsky descrive con raffinate sfumature ogni particolare persino la gabbia dei canarini sul balcone e il gesto del giovane Bernard che in un eccesso di disagio si tira il nodo della cravatta fino a romperla, a quindici anni gli adolescenti erano timidi alla presenza degli adulti con le loro domande inquisitorie. La scrittrice, oltre a offrirci una panoramica degli ambienti nella loro totalità, scandaglia l’animo dei protagonisti: lei è nota per come analizza il lato psicologico.
   La prima guerra mondiale in questa storia è attraversata da due tappe importanti: Martial consegue la laurea, è medico, e poco prima dello scoppio della guerra sposa Thérèse, divenuta ormai una bella signorina che si lascia travolgere dal sentimento del cugino, e Bernard che preso dai bollori giovanili decide di arruolarsi per servire la patria. La vicenda prende quota e narra delle vicissitudini affrontate dai soldati, narra della morte in guerra di Martial, sposo per sole poche ore, e narra del cambiamento interiore di Bernard che il conflitto trasformerà da timido fanciullo in un egoista approfittatore.
   Il primo falò per Thérèse è la morte del marito, devoto uomo che morirà per salvare un malato in un campo ospedale con il pensiero alla sua adorata moglie. Thérèse da sempre attratta da Bernard, quando la guerra sarà terminata, dopo varie peripezie potrà unirsi a lui in matrimonio e mettere al mondo un figlio maschio e due bambine, ma la sua vita non sarà felice. Bernard che credeva nell’eroismo e nell’onore, dopo aver scoperto che la guerra è solo morte e distruzione, tornerà cambiato dal fronte: sarà un uomo diverso, uno sciacallo avido e senza scrupoli, per di più infedele che cederà alle lusinghe del denaro facile.  A Parigi, mentre i soldati sacrificano la vita, c’è chi si arricchisce con loschi traffici, ma non solo la gente è cambiata moralmente e non crede più nei precedenti valori d’onestà, giustizia, castigatezza, fedeltà.
   L’esistenza di Thérèse si accenderà di un altro falò ardente: la morte anche del figlio durante la seconda guerra mondiale, un figlio che sarà ritrovato con due foto sul petto, quella di sua madre e del suo primo marito. Bernard con il suo comportamento corrotto e avido non si è mai meritato l’affetto filiale, sarà la sua sposa fedele l’ancora di salvezza alla sua vita dissoluta e dalle ceneri nascerà una vita migliore: la fedele Thérèse lo accoglierà ancora una volta a braccia aperte, solo per lei, che nonostante tutto ha sempre creduto nei valori veri, la famiglia si ricompatterà.
   La Némirovsky in questo romanzo mette sotto accusa una società avida pronta a speculare per i piaceri personali; la società dei profittatori di ogni genere: speculatori, politici corrotti, ladri e intrallazzatori; la Némirovsky punta il dito contro la Francia impreparata militarmente e contro il suo popolo.
    Al termine di questa lettura coinvolgente e di classe mi è sorta spontanea una riflessione: lo scorrere del tempo non ha mutato gli eventi e le persone!


 (queste mie modeste considerazioni nascono dal fatto che, dopo aver letto un libro, ho bisogno di sintetizzarlo per imprimerlo meglio nella memoria: mi sono accorta che quando non facevo quest'esercizio dimenticavo.)

martedì 5 giugno 2012

Vendetta



                                                  
                  



Sapevo che prima o poi sarebbe successo, era solo questione di tempo. E poi bisogna saperlo fare. Scappare intendo. Mi sedetti sullo sgabello vicino alla finestra e pensai che sarebbe stata troppo impegnativa, per me, la fuga.
La mia mente e la mia mano avevano agito in simultanea, non c’era stato il momento in cui avevo elaborato a livello mentale e il momento successivo in cui avevo agito. L’avevo fatto e basta. Il pensiero era stato azione ed era la prima volta che mi succedeva. “Una donna così riflessiva e  contenuta.” questo diceva di me mio marito.
Da un po’ di tempo mia sorella non era più la stessa da quando l’aveva conosciuto e iniziato a frequentare. Era una persona intelligente mia sorella, ma lui le diceva cosa fare, cosa pensare, in cosa doveva credere e lei ubbidiva e pagava per ubbidire. I soldi, sporchi e maledetti, in cambio di una guarigione, di una liberazione da influenze negative, dal malocchio! I soldi e il corpo come merce di scambio perché senza un contatto fisico, senza un miscuglio di odori e umori e capelli e peli, la magia non funziona: questo lui affermava. Beh, la mia magia aveva funzionato! Grazie alla mia professione di infermiera era stato facile reperire l’anestetico, il bisturi e tutto ciò che occorreva, ma anche delle grosse corde per immobilizzarlo. Quindici minuti di tempo per privarlo della sua prepotente virilità. Per sempre!
Sentii la sirena farsi sempre più vicina, ma non mi mossi dalla posizione in cui mi trovavo. Udii lo sbattere degli sportelli delle auto e pochi secondi dopo i poliziotti erano già nel mio salotto. Mi trovarono lì seduta e abbassarono le armi. Probabilmente avevano colto nei miei occhi l’immobilità di chi non ha la voglia di lottare. L’uomo in divisa più alto fece un passo verso di me ed io alzai lo sguardo su di lui.
“L’autopsia ha confermato la morte di sua sorella per overdose. Lui… lo stanno interrogando… in ospedale. Ora sia gentile, deve venire con noi”.
Aveva parlato piano, quasi con dolcezza e anche i suoi occhi mi guardavano come se temesse di farmi del male in qualche modo. Non capivano tutti quegli uomini che ormai niente e nessuno potevano più farmi nulla, poiché non avevo più niente e perciò ero libera. Lo sarei stata per sempre, pensai mentre mi alzavo e mi dirigevo a passi lenti verso le loro auto ferme davanti alla mia casa. Loro mi seguivano: udivo il loro incedere pesante. A me pareva, invece, di sentirmi sempre più leggera a tal punto che avrei potuto alzarmi in volo. Respirai ad ampi polmoni e sorrisi.

lunedì 4 giugno 2012

Lutto Nazionale


                        

   Oggi, 4 giugno 2012, è stato dichiarato il "Lutto Nazionale", una giornata dedicata alle vittime del terremoto che ha investito l'Emilia.
   Una lodevole iniziativa da parte di uno Stato che piange per i suoi morti, piange per la distruzione del passato che ci era stato consegnato, piange per altro ancora.
   Ma lo stesso Stato dov'era quando si lasciava fare al caso, all'imperizia, al dopo si vedrà. Dov'era?  
   Mi fermo su questo interrogativo e mi unisco a tutti coloro che piangono, le loro lacrime daranno vita a nuovi fiori, saranno i fiori della speranza,  del cambiamento; ora lo Stato dovrà esserci: è finito il tempo del pressapochismo.
   Una prece per i defunti,  che quelle bandiere a mezz'asta facciano riflettere!