martedì 20 marzo 2018

Odio represso

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   Dette una spinta, lanciò un urlo e lui uscì con una manina sul visetto: pareva, volesse proteggersi dalle brutture del mondo. Un fagotto, un pulcino dalla pelle chiara e con una spruzzatina di peli biondissimi sulla testa.
   "Ma che bellino, pare un topolino. Speriamo che cresca forte come me." diceva il suo papà che aveva atteso la nascita fuori di casa, dinanzi all'uscio, facendo passi frenetici sul selciato.
   "Franz, è il nostro primo figlio; quanto mi ha fatto soffrire!"
   "Dovrà rigar dritto!" rispose il marito," Non mi piacciono le mammole con i pantaloni."
   "Ma Franz è solo un neonato, si vedrà!"
   "No, no è meglio aver le idee chiare, per l'educazione ci penserò io!"
   "Ma non lo abbracci? vieni, sono certa che appena lo prenderai, penserai solo a coccolarlo!"
   Un bell'esordio non c'è che dire, prospettive di un futuro rigido per Hans che imparò ben presto a mettere da parte le lacrime; sua madre nulla poteva contro la collera del marito, uomo inflessibile temuto dai detenuti del penitenziario, dove svolgeva il lavoro di guardia carceraria.
   "Bambino mio, tuo padre a modo suo ti vuole bene, lo fa per educarti. Hai visto il cagnolino, se non lo sgridiamo non ubbidisce. Tu imparerai e sarai bravo."
   Hans covò dentro di sé tanta rabbia repressa che all'età di diciassette anni si arruolò volontario nel corpo d'armata dell'esercito tedesco, suo padre ne fu fiero.
   "Fa strage di buoni a nulla!" gli disse "Prima o poi ci scappa una guerra e tu sarai pronto a far giustizia d'incapaci!"
   E la guerra ci fu, un conflitto che, oltre alle mire espansioniste del suo fautore, aveva come obiettivo perseguire i buoni a nulla della società e gli emarginati, gente da sopprimere secondo la mente malata del dittatore capo, uomo prepotente e crudele privo d'ogni briciolo di umanità, uomo razzista, antisemita e despota.
   Hans lo adorò: era colui che gli dava la possibilità di scaricare la rabbia repressa sugli immeritevoli della società, come aveva detto suo padre. E si distinse in soppressioni di massa: dove lui giungeva con il suo sguardo freddo e glaciale ogni vita era cancellata; divenne ben presto il più temuto dell'esercito tedesco.
   Sua madre non sapeva ancora del cambiamento, non sapeva che il suo figliolo era divenuto un carnefice di gente innocente di qualunque ordine e grado.  E Hans non sapeva, a sua volta, che avrebbe dovuto giustiziare proprio la madre, ebrea sin dalla nascita;  la madre che prima di cadere sul selciato gli trafisse il cuore con il suo sguardo puro; la madre, l'unica creatura che lo avesse mai amato.
   Allora... dopo, aspettò il padre dinanzi all'uscio di casa e lo freddò con la pistola d'ordinanza, poi si sparò egli stesso un colpo al cuore.


(Un mini racconto che mette in luce l'educazione sbagliata e autoritaria impartita da genitori privi di cuore, genitori che a loro volta hanno forse subito violenze psicologiche. Menti malate che vanno allontanate dai loro figli. Un tempo era difficile ribellarsi, ora ancora lo è, ma con gli strumenti attuali qualcosa si può e si deve fare per interrompere la spirale di violenza e curare anche quella predisposizione genetica che, assieme all'ambiente e alle esperienze di vita plasmano l'essere umano: abbiamo il dovere di consegnare alla società un'umanità giusta che sappia amare.)