sabato 21 gennaio 2017

Una perdita preziosa

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   La morte è preziosa? Non perché lo sia veramente, figuriamoci andar via, abbandonare la vita alla quale teniamo con tutte le nostre forze! E combattiamo mille battaglie, affrontiamo dispiaceri, pericoli, impegni, sacrifici, sudiamo e impregniamo del nostro sudore non solo le camicie che possediamo, ma anche quelle che vorremmo avere. Lottiamo, afferriamo con i denti ogni briciola della nostra vita per tenerle tutte insieme perché ci donano l'esistenza alla quale teniamo e che vorremmo prolungare all’infinito. La vita è una sola e quand'anche ci vedesse sofferenti, con le unghie e con i denti andremmo avanti per restarci anche se non ci concede il giusto merito; e lo sappiamo, ce ne dispiace, oh quanto ce ne dispiace! Vi sono alcuni che neanche s'accorgono di noi, delle fatiche che facciamo, della prodigalità delle nostre azioni; pare che siamo trasparenti oppure non gli siamo simpatici: ci contestano e non apprezzano il nostro modo di fare; alcuni ci denigrano anche alle spalle o fanno finta di assecondarci, altri ci evitano. Però se dovessimo lasciare questo mondo, se dovessimo assurgere al gaudio eterno, ahinoi, diverremmo speciali, laboriosi, talentuosi, di grande generosità; in definitiva una persona che mai avrebbero voluto perdere! Peccato che solo dopo la morte emergano tutte queste virtù, emergano nel senso che già c'erano, ma sono considerate solo post mortem perché verrebbero lodate.
   Da dove nasce questo lungo incipit, sicuramente anche voi avrete notato che quando parlano di una persona passata a miglior vita ne decantano le virtù passate, virtù che in vita erano criticate nonostante i meriti speciali, oppure non erano elogiate con la stessa enfasi del dopo. Si potrebbe scrivere tanto su questo argomento e ci sarebbe tutta una serie di nomi che potrei elencare, ma guardando a personaggi più recenti, nel senso di trapasso non molto lontano, è successo per un politico molto osteggiato e considerato un plateale che con i suoi digiuni ad oltranza accentrava l’interesse su di sé e non sulle questioni che voleva richiamare all’attenzione. Pannella era un combattente, grazie a lui sono nati i referendum e non solo, lui si esponeva in prima persona eppure per tanti era un personaggio scomodo, ma dopo la sua morte la situazione si è ribaltata e ho letto commenti di lode nei suoi confronti, per ultimo frasi del genere – non nasceranno più uomini così, è stato il nostro Mentore! Lo stesso è accaduto ultimamente per Dario Fo, il cui Nobel fu messo in discussione e anche ora di quel Premio Nobel non si dice che Dario e Franca con quei soldi comprarono dei pulmini per il trasporto disabili e li donarono al Comune di Milano. Ora a parte il Nobel per la letteratura, la cui motivazione è: “seguendo la tradizione dei giullari medievali, ha dileggiato il potere restituendo dignità agli oppressi”,  non si possono negare le sue grandi doti d'attore, drammaturgo, scrittore, pittore e attivista italiano; una persona generosa con un forte carisma, una persona di grande talento ma anche una persona scomoda che portava in scena la politica e la satira pericolosa. Ebbene quand'era in vita tanti lo osteggiavano proprio perché si batteva per la verità e manifestava il suo disappunto in varie occasioni e sul palcoscenico dove raccontava storie di disagio di persone comuni: era un ascoltatore delle classi sfruttate,  dei lavoratori, era vicino a chi subisce la soverchieria del potere. Suo figlio Jacopo al funerale ha parlato del padre e della sua vita, ha raccontato aneddoti e ha espresso con profondo rammarico il concetto del valore post mortem; di quel merito biasimato ma che nel “dopo” fa erigere altari sulle presunte scomodità della vita!




lunedì 9 gennaio 2017

Riflessioni di lettura

                                                            

                                Risultati immagini per la ragazza del treno libro
   

   Osservare la vita attraverso il finestrino del treno, percorrere sempre lo stesso tratto tutti i giorni per raggiungere il presunto posto di lavoro; essere depresse per un matrimonio finito e per un lavoro che si finge di avere ancora, sono situazioni idonee a cercare un’evasione mentale e a fantasticare sulle vite altrui osservate dall’interno di un vagone ferroviario.
   Rachel è la protagonista principale della storia, è un’alcolizzata divenuta tale in seguito alla delusione e al tormento di una maternità rincorsa e mai avvenuta; i rapporti fra lei e il marito, Tom, degenerano in un divorzio quando la donna scopre di essere tradita dall’uomo che amava e del quale si fidava. Rachel, abbandonando la casa coniugale, cerca di barcamenarsi in un mondo di finzioni, mente a tutti e anche alla sua amica coinquilina non rivelandole di aver perso il lavoro. E allora continua a prendere il treno, uscendo di casa agli stessi orari di prima come se dovesse andare al lavoro, e durante la corsa osserva cosa accade fuori: allo stesso incrocio più avanti, esattamente accanto alla villetta che lei occupava con il suo ex marito, c’è una coppia alla quale dà nomi di fantasia. Immagina per loro una situazione sentimentale perfetta, quella che lei avrebbe voluto avere: lui è così protettivo e premuroso, lei minuta e graziosa. Ogni giorno li vede in veranda compiere gli stessi gesti di tenerezza, ma questa immagine di perfezione si sgretolerà quando vedrà la donna baciare fuori in giardino un altro uomo.
   Rachel è ossessionata dalla maternità mancata, dal suo matrimonio naufragato e ora dal pensiero della scomparsa di quella donna che vedeva attraverso il finestrino: Megan, questo il suo vero nome, non è più tornata a casa e la notizia è di dominio pubblico. Rachel cercherà di fare chiarezza in una storia che sente anche sua, in quanto alla sua memoria confusa manca un tassello che non le dà pace: la notte della scomparsa di Megan lei è tornata a casa ferita. E allora, nel tentativo di cercare risposte, avvicinerà il marito della donna scomparsa, sarà sospettata dalla polizia e  farà domande anche al suo ex marito e alla nuova moglie di lui, Anna che temerà per la sua bambina; la coppia ha infatti una figlia, quella che Raquel avrebbe voluto avere. Ma Raquel è inaffidabile, una squilibrata e cercano di evitarla, solo che nella sua confusione mentale appaiono immagini sfocate di un testimone sconosciuto e di Tom che si allontana con una donna e non comprende; i pensieri si aggroviglieranno maggiormente e tornerà a fare ulteriori domande al suo ex marito e al marito della vittima.    
   Una serie di situazioni altalenanti terranno il lettore incollato alle pagine del libro in una sorta di lettura compulsiva di un thriller che poi è divenuto un film, un romanzo che ha venduto milioni di copie ed è stato tradotto in trenta lingue. Il finale inaspettato farà chiarezza e ci farà comprendere che l’apparenza è spesso falsata dalla realtà.

   In questo romanzo è stata usata una tecnica di scrittura per me inusuale, il racconto temporale che si adopera nel diario: giorno, data e anche momento della giornata; ma ciò che inizialmente non avevo compreso era che a parlare non fosse sempre la stessa persona: il diario di bordo è tenuto dalle tre protagoniste principali. Apprenderemo di volta in volta le loro storie, le antecedenti collegate a quelle attuali; tutto in un intreccio perfetto per farci comprendere lo svolgimento dei fatti, il torbido che a volte c’è nella vita di periferia e di come la solitudine scavi i cuori tormentandoli.