sabato 27 aprile 2013

Tutto è possibile!


   
                      
                                                                   

  

   Aveva parcheggiato l’auto e s’avviava, come ogni giorno, al capezzale di un caro amico, un prezioso amico. Ettore aveva un’adrenalina coinvolgente: egli sprizzava un’energia capace di smuovere ogni cosa ed ora era in quel letto in attesa della fine. Vichy provava rabbia e rancore: era impotente dinanzi a quel corpo che avrebbe voluto smuovere per donargli nuova vita.
   “Perché vuoi per te le persone migliori? Chi sei stupida signora dal volto enigmatico?” si chiedeva.
   “Va in altri luoghi, c’è una miriade di gente immeritevole e, invece, tu le lasci in vita. Perché? Perché vuoi per te le persone come Ettore?”
   Il candore di quella stanza d’ospedale le aggrovigliava maggiormente i dolenti pensieri, quasi che quel luogo la rendesse più adirata. Guardava l’amico e soffriva, non riusciva a sottrarsi dalle meditazioni rabbiose che fluivano come un’onda impetuosa. 
   “Siamo nel terzo millennio,” pensava “scoperte in campo medico, scientifico e tecnologico, eppure ancora non sanno come curare, te, generoso Ettore. Odio tutti i medici, odio questa vita, se esiste un Dio dovrebbe far qualcosa!”
   Si erano conosciuti alla fiera del libro, Vichy ed Ettore, e avevano subito simpatizzato. Egli era un lettore accanito, oltre che un insegnante di lettere pregno di passione: trascinava i suoi alunni all’apprendimento anche dei grandi classici, era difficile resistergli; le sue lezioni erano coinvolgenti e mai tediose. Il pomeriggio nei ritagli di tempo, si occupava anche di volontariato, andava in giro per gli ospedali in veste di clown per portare un sorriso ai bimbi in fase terminale. Vichy aderì a quella splendida e lodevole iniziativa, la vita della giovane ebbe una svolta positiva: apprezzò l’esistenza da un’altra prospettiva e cominciò a riflettere sulla generosità umana e sulla possibilità che ci fosse un’entità superiore, pian-piano si stava convertendo alla fede, il miracolo lo compiva Ettore.
   Vichy, precedentemente, era una persona scettica; varie delusioni, sia nel campo affettivo sia in quello lavorativo, avvaloravano le sue convinzioni: la bontà e la disponibilità non premiano. La giovane svolgeva una professione non nobile, dopo essere stata introdotta nel giro dal suo ex fidanzato, vendeva il suo corpo e non sapeva come uscirne: la paura l’attanagliava, non voleva finire su di un piano di marmo all’obitorio.    Con Ettore comprese che la dignità va perseguita, a qualunque costo, ma non aveva ancora trovato il coraggio di smettere e si riprometteva che avrebbe fatto il possibile per farla finita. Ora la vita le crollava e non sapeva come fare. I tortuosi sentieri dell’impotenza la bloccavano e le ostacolavano il cammino, si vide in un campo senza uscita, i cui rovi spinosi le sbarravano il passaggio. In ospedale c’era una statua di un Santo, non lo conosceva e mai avrebbe voluto sapere chi fosse, anzi la sua presenza la irritava. Lo guardò rabbiosa e con sprezzo gli rivolse i più avvilenti e dissacratori pensieri.
   “Smettila di stare su quel piedistallo!” gli disse, osservandolo con un ghigno beffardo “Bello prendersi gli onori. Se tu me lo fai tornare come prima, ti giuro che la faccio finita con la mia squallida vita!”
   Erano trascorsi due mesi, due lunghi estenuanti mesi, Vichy sapeva che l’attendeva un giorno difficile. Ettore era agli estremi: era in coma profondo, la giovane s’era preparata a vivere con lui l’ultimo viaggio. Parcheggiò l’auto, salì all’ultimo piano del reparto oncologico e quando giunse nella stanza il letto era vuoto.
   “Dove l’hanno portato?” chiese alterata “Avevo lasciato il mio numero di cellulare, volevo essere informata della sua morte!”
   “Stia calma, stanno eseguendo una risonanza al paziente. L’abbiamo trovato in piedi, in perfetta salute.” rispose gioiosa l’infermiera di turno.
   Il referto di dimissioni fu esplicito: “Guarigione avvenuta per cause inspiegabili!

giovedì 25 aprile 2013

Cambiamento

                    


   Si cambia per migliorare una determinata condizione, si cambia quando ci sono i presupposti che portano a desiderare il cambiamento. Un tempo i nostri predecessori con saggezza dicevano: "Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova." Frase che trova un riscontro anche ora: sono tante le situazioni in cui ci si pente di aver intrapreso un nuovo cammino. Ma attualmente, chi si ferma convinto che diversamente l'orizzonte è incerto e poco affidabile, finisce per non essere al passo con i tempi e resta tagliato fuori da tutto un programma che accomuna nella comprensione di molte situazioni. Ho fatto tutto un giro di parole per dirvi che io ho semplicemente cambiato gestore telefonico: ho aderito ad una proposta che consente più velocità di navigazione e al giorno d'oggi non possiamo restare indietro e farci sorpassare, anche perché, mal che vada, possiamo tranquillamente cambiare nave quando lo vogliamo, siamo liberi da vincoli di sorta. L'unico intoppo è l'attesa che si effettui lo spostamento e devo dire che in questi giorni, per quanto mi sia dedicata a ciò che avevo lasciato in sospeso, il web mi mancava, come se la vita oramai fosse impostata su ritmi precisi che ci rendono dipendenti, come lo siamo per molte consuetudini. 
   Ebbene dopo questo preambolo, vi auguro un buon 25 aprile, "Festa della liberazione nazi-fascista", festa che ci ricorda il sacrificio di tanti e festa che ci liberò dall'oppressione. Festa che mai come in questo momento sentiamo nostra: anche oggi abbiamo bisogno di essere liberati dall'oppressione ingiusta che sta tarpando le ali della nostra vita!"

lunedì 15 aprile 2013

La svolta

                                  


   Comincia una nuova settimana, siamo al 15 aprile e manca poco alle elezioni del nuovo Capo dello Stato. I politici sono in disaccordo, non abbiamo ancora un governo e gli occhi del mondo sono puntati su di noi; no perché, dovete sapere che la nostra Italia attira l'attenzione globale. L'Italia dell'arte, delle belle zone paesaggistiche e dell'arte culinaria, così stimata e apprezzata. 
   La nostra Italia non sta vivendo un periodo felice e se rinvanghiamo la storia, un secolo fa gli italiani emigrarono altrove in cerca di un lavoro e di una nuova vita: la miseria imperversava. Gli italiani portarono con sé le loro esperienze, attitudini e creatività; ora, quando si trasferiscono, portano anche i loro titoli accademici. Quegli stati che li ospitarono dettero loro benessere, ma ricevettero in cambio il loro operato beneficiandone. 
   Spero che la mia terra, la vostra, non si trasformi in un luogo abitato da solo attempati signori e che le giovani menti non debbano a tutti costi strappare le loro radici. Persino la cultura non sortisce un buon effetto, e le colpe? Il sistema, la leggerezza, l'euforia del benessere precedente, tutto ciò ha creato delle crepe sempre più profonde e purtroppo è sempre il più debole a pagarne le conseguenze, anche se molti che erano forti stanno franando o lo sono già. 
   Una svolta, una svolta vera: quando la malattia è curabile, si conosce la terapia!

martedì 9 aprile 2013

Riflessioni di lettura


                                                    “Hena” di Grazia Giordani
                                      
   
   Il talento inizialmente dimenticato, il talento caduto in ombra post mortem a causa della guerra: questo è un romanzo che pur narrando la storia di Hena, bellissima madre dell’autrice, vuole soprattutto far conoscere ai più l’artista padre,scultore di talento, morto trentacinquenne nel pieno della fama. Il romanzo racconta anche la vita del secondo marito di Hena: Ennio, veterinario. E’ una biografia romanzata che abbraccia un periodo che va dagli anni trenta sino agli inizi anni novanta, uno spaccato di vita intessuta di cultura, arte e sentimento.
   Sin dalle prime righe conosciamo Hena e la sua infanzia in quel di Codigoro, dove divenne una graziosa fanciulla che sognava una vita lontana dalla provincia. La giovane frequentò in seguito un collegio a Ferrara, dove si distinse negli studi umanistici e nei componimenti poetici. La sua vita ebbe una svolta quando, nel pieno della sua bellezza, si trasferì a Bologna a causa degli studi universitari della sorella. Hena, splendida ragazza, non passava inosservata e conquistò il giovane scultore, Giorgio, dal fascino irresistibile. I due si conobbero casualmente per strada e dopo vari tentennamenti di lei e un periodo di fidanzamento interrotto a causa delle intemperanze di lui, giunse il matrimonio. I coniugi conducevano una vita agiata, lo scultore con la vendita delle statue molto apprezzate assicurò un tenor di vita di pregio non solo per il benessere economico, ma anche per gli incontri artistici e culturali . Dopo quattro anni di matrimonio nacque la figlia Grazia che trascorse la sua infanzia dalla nonna e dalle zie. La bambina non ricevette la presenza costante materna e porterà nel cuore questa mancanza, solo più tardi ci sarà un riavvicinamento e nascerà un’amicizia profonda fra le due donne. Hena posò per suo marito Giorgio, esiste una scultura esposta nell’atrio di un ministero romano denominata “La Bagnante” e raffigura una fanciulla dal corpo agile e scultorio che si libera dell’indumento superiore.  Giorgio era un conquistatore, un uomo seducente, ma anche una persona generosa, purtroppo nel pieno della sua notorietà artistica, ancora giovanissimo, morì, tutta Bologna sfilò in corteo. Hena, dopo la vedovanza, conobbe un veterinario che aveva fama di rubacuori, ma il fascino della donna lo conquistò e i due si sposarono. La donna visse il nuovo matrimonio in provincia, facendo confronti con la precedente vita intellettuale e artistica in città. Grazia fu molto amata dal patrigno, con il quale s’instaurò un rapporto di complicità.
   Frammenti di vita che s’intrecciano, ricordi impressi in un diario scritto da Hena, diario che andò semi distrutto in un incendio. Una narrazione fluida che non ha nulla di ampolloso: la scrittrice narra in terza persona, come se lei fosse estranea ai fatti e guardasse di riflesso la vicenda non con la mente del cuore, ma con il suo spiccato senso critico che ben le ha dato stima come giornalista e critico d’arte.
   L’arte ritorna, è nel DNA di Grazia Giordani che pur non avendo ricordi tangibili di suo padre, aveva solo un anno al suo decesso, ha impresso nel cuore l’ammirazione per lui, per il suo talento, per la bellezza delle sue opere scultoree e pittoriche. L’amico fraterno, Luciano Minguzzi, in una pagina biografica, sottolinea come “Giordani abbia rappresentato l’esempio di uno dei più importanti scultori del Novecento”.  
   Il libro è corredato di lettere autentiche, foto e documenti.                                           

Annamaria T.               
 






lunedì 8 aprile 2013

Foglia

Recentemente è stato commemorato in tv il grande Trilussa, poeta romanesco eclettico che collaborava con alcune testate giornalistiche, per la sua lirica satirica fu definito il poeta commentatore e venti giorni prima che morisse fu nominato senatore a vita. Ebbene, rileggendo fra i miei scritti, tempo fa prendendo spunto da una poesia di Trilussa, avevo elaborato una riflessione dedicata alla foglia.


   Foglie gialle


Ma dove ve ne andate,
povere foglie gialle                                                     
come farfalle
spensierate?
Venite da lontano o da vicino
Da un bosco o da un giardino?
E non sentite la malinconia
Del vento stesso che vi porta via?
          ( Trilussa)

Segue un mio scritto, omaggio al componimento del grande poeta.                                                                      
 


   Delicata, robusta, spinosa, dentellata, aghiforme, setosa, liscia, quanti aggettivi tutti per lei espressione di trasformazione che dona la vita.
   Comincia con una piccola escrescenza il suo affacciarsi timido nel mondo, per poi proseguire il cammino estendendosi e aprendo le sue pagine rivolte alla luce, nutrimento essenziale.
   Mani protese verso il cielo in segno di ringraziamento, mani desiderose d’affetto, mani rifugio e passaggio di visitatori appartenenti al suo mondo.
   Vita silenziosa e negletta che attraverso processi chimici permette la crescita e lo sviluppo della sua domus la quale rilascia a sua volta un elemento indispensabile per la vita.
   Corpo che si lascia andare quando il legame s' interrompe, volteggiando leggero, sinuoso nel vento, lieve come una nuvola che percorre spazi infiniti e si posa su ogni dove come soffici piume. S'inerpica e scende, farfalla svolazzante di un processo che la vede nascere e poi perire; mai banale e pur collaboratrice con altri elementi naturali.
   Nervature contorte, lineari, contenenti linfa vitale per chi non ha voce e cresce in sordina, in un canto delicato di essenze e di processi meravigliosi che rendono possibile lo spettacolare teatro dell’esistenza organica. Una parte, quindi, dello scenario naturale, una parte regolata da sistemi di trasformazione perfetta che regola la vita, una parte che merita un po’ della nostra riflessione.
   Foglia, ti osservo e ti seguo mentre ti posi soavemente ai miei piedi, ti raccolgo e ti sfioro; hai terminato il tuo viaggio e sei passata da me per un saluto, anche tu sarai polvere e il fulgore della giovinezza apparterrà ad altre sorelle che renderanno possibile il fascino della vita.   



mercoledì 3 aprile 2013

Reazione a catena

           
   


   Uscì a grandi passi: era in ritardo; aveva riposato male durante la notte e ormai da qualche tempo le accadeva sempre più spesso. Entrò trafelata e indossò il camice da lavoro, bianco e immacolato, simile a quello medico con la differenza che lei era dietro al bancone - reparto salumeria del supermercato “Più –Gusto”, sicuramente più in molte cose.
   Concetta all’anagrafe, Tina per tutti, aveva conseguito la laurea in medicina: era il suo sogno, la sua passione. In tanti avevano cercato di dissuaderla.
   “Non ci sono opportunità.” le ricordavano “I medici, ormai, sono come gli avvocati. Lascia perdere, tenta un’altra strada!” Lei era convinta, invece, che con i meriti e l’impegno avrebbe svolto la professione di pediatra, avrebbe curato amorevolmente i bambini dalla nascita in poi.
   Si era sposata con un rappresentante di commercio, un amore all’unisono. Lui addolorato e comprensivo la confortava, cercando di mitigare la sua frustrazione: la professione non ancora esercitata.
   “Vedrai che ti chiameranno, amore mio; non ci manca nulla, siamo felici lo stesso.”
   Le parole di Pasquale blandivano soltanto le delusioni della donna.
   “Mi chiameranno?” rispondeva mestamente “Lo faranno quando avrò dimenticato i miei studi! Senza la pratica i sacrifici si vanificano!”
   L’amore non era più sufficiente a colmare le disattese aspettative, tra l’altro non poteva mettere al servizio le sue competenze neanche con bambini suoi, dopo cinque anni di matrimonio non era ancora rimasta incinta: il concepimento non avveniva per problemi patologici, ma per cause emotive.
   Smise di pensare a se stessa il giorno in cui suo marito, furente, tornò a casa pieno di rancore.
   “Mi hanno licenziato, riassetto del personale - hanno detto, ed io che faccio? Dove lo trovo un altro lavoro?” esclamò singhiozzando e tempestando di pugni il cuscino del divano.
   “Amore!” proruppe Tina “Io che ci sto a fare qui, ho fatto la signora troppo a lungo. Hanno aperto un nuovo supermercato nel capoluogo, andrò a chiedere lavoro!”
   “Ma tu sei un medico, vorrai umiliarti per colpa mia!” rispose lui accorato e lacrimevole.
   “Uniti nella buona e cattiva sorte, ora tocca a me governare la barca.” disse determinata, mostrando una grinta che non sapeva di possedere.
   Al negozio nessuno sapeva della competenza medica di Tina e lei con modestia lavorava alacremente, sempre efficiente e corretta, cordiale e disponibile con i clienti che preferivano farsi servire da lei. Sembrava quasi che con quell’occupazione, avesse messo da parte le sue insoddisfazioni: ora era lei a confortare il marito e a ricordargli di non disperare, sarebbe giunta anche per lui un’altra opportunità.
   Le saracinesche si erano aperte da poco al Supermercato “Più - Gusto”, Tina stava indossando il camice, quando udì all’altoparlante la voce angosciata della cassiera: “Abbiamo un cliente svenuto sul pavimento, se c’è un medico che si faccia avanti!”
   Concetta non ci pensò due volte e percorse a grandi balzi il corridoio, si chinò sull’uomo, gli ascoltò il cuore, lo esaminò velocemente e gli praticò la compressione del torace, un massaggio cardiaco in perfetta sincronia. Quando il malcapitato si ridestò, lo rassicurò e gli disse di non muoversi, mentre gli poneva un cuscino sotto i piedi. Si era fatto un capannello di persone, tutti la osservavano stupiti.
   “Forza, un’ambulanza!”esortò lei “Allontanatevi, il paziente ha bisogno di aria!”
   La vita sa come intrecciare i fili del destino, tesse un ordito che completa la trama. Il tessuto ormai era pronto: quel signore sconosciuto salvato in extremis, era un Primario rinomato che ricambiò il favore assumendo Tina. A volte la vita è anche questo!