martedì 28 novembre 2017

Esercitazione

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L’effimero

Cosa sei? Rifletto. Mi piace la tua parola in quanto armoniosa, sobria, imponente, raffinata, compita e delicata con le due effe sinuose.
Però dimmi del significato? Mi sussurra la voce che non mi lascia scampo.

Dai lo sappiamo, lo sanno, lasciamo perdere.

Ma come? Insiste il pensiero molesto.  

Ti devo rispondere

Certo: tu duri un giorno e basti per un giorno.
Non nel senso che il tuo lemma scompare, no!
Ciò che è espresso con la tua parola ha vita breve.
Tu hai il tuo bel vocabolo per sempre, ma il tuo significato è fugace.

Ci sarebbe anche la cultura dell’effimero. Mi ricorda la voce.

Ma certo, quelle attività ricreative e manifestazioni culturali organizzate dalle amministrazioni locali per lo svago della gente e della durata di un breve periodo di tempo. Quindi un vocabolo che esprime brevità e che poi ha valenza nella cultura.
Sei adorabile! Gli rispondo muta. Pardon, sei importante!  

La cultura è per sempre, resta nel tempo. Riprendo, per appagare la domanda della voce. La cultura, continuo, anche se sceglie come complemento di specificazione il vocabolo “effimero" per il suo significato intrinseco, trasmette un messaggio che può essere imperituro o temporaneo.
La cultura dell’effimero, quindi, pur essendo fuggevole, può lasciare il segno nelle menti recettive.


giovedì 23 novembre 2017

Possibile amore

 


   Quella voce... ormai viveva solo per quella, immaginava e fantasticava, altro non poteva: il lui della voce era lontano, molto lontano. Era successo per caso, una pura fatalità: stava sintonizzandosi sulla stessa emittente quando fu catturata da una voce di un'altra stazione radio, una stazione agli antipodi dal posto dove lei viveva.
   "Oggi parleremo di rapporti amorosi di vecchia data, quelli che si trascinano da troppo tempo. Ma sì,  amiche mie, quante coppie vivono una storia da quindici anni o giù di lì e non hanno voglia né di una convivenza né di un matrimonio? Parliamone, sono qui attendo le vostre telefonate."
   Era rimasta immobile al centro della stanza, poi si era lasciata andare sulla poltrona buona del salotto, quella che di solito non sfiorava se non per darle una spolveratina. Poi si era alzata, aveva aumentato il sonoro della radio e sentiva un fremito, una malia mai provata prima. C'era l'intermezzo musicale e lei attendeva che lo speaker misterioso parlasse nuovamente. E parlò, per comunicare che c'era una telefonata in linea. Fu comprensivo, garbato, lievemente ironico, abile consigliere. Senza schierarsi completamente, seppe indicare il percorso giusto, la soluzione più idonea; la telefonata terminò con un ringraziamento da parte dell'ascoltatrice. Il programma andò avanti per circa due ore, centoventi minuti di diretta condotti da lui e il pubblico delle ascoltatrici che sciorinavano i loro problemi intimi con disinvolta nonchalance. Era come se fossero dal confessore, con la differenza che la loro storia era di dominio pubblico restando nell'anonimato.      Il programma andava in onda nel pomeriggio inoltrato e Terry non perse un appuntamento, ovunque fosse si sintonizzava, in macchina poi era il massimo. I quesiti cambiavano registro ogni giorno e non erano mai banali, ma ciò che era interessante, era la conduzione del presentatore: oltre la sua voce calibrata, spiccava la capacità di valorizzare qualunque argomento con una dialettica appropriata e un'analisi perfetta, lui sapeva anche redarguire e puntare il dito sull'errore facendo riflettere, e non per questo la persona di turno si sentiva accusata, anzi accettava il consiglio elogiando la bravura dello speaker.
   Terry cominciò a fare indagini, voleva conoscere l'identità fisica del presentatore o avere notizie sulla sua vita fuori dalla sfera radiofonica; seppe il cognome ma null'altro, silenzio assoluto. Prese la decisione, avrebbe fatto chilometri pur d'incontrarlo e così giunse alla sede di quell'emittente abbastanza nota. Entrò in sala registrazione, stavano provando un programma da mandare in onda successivamente e lei udì la voce che la tormentava anche in sogno. Fece qualche passo e lo vide, non corrispondeva al suo immaginario: era goffo, sui cinquant'anni e... disabile, si spostava sulla carrozzina a motore.
   "Cercava me?"
   "Come fa a saperlo?"
   "Ne sono venute altre e così come sono entrate, sono andate via."
   "Non rientra nei miei programmi, Max, dovrai buttarmi fuori rincorrendomi con la carrozzina."
   Amiche mie, oggi voglio formularvi questo quesito: "Esiste la pietà in amore? O esiste l'amore impossibile che diventa possibile?"
   Max cercava ancora una risposta

mercoledì 8 novembre 2017

Rivoluzione


     Ricorre il centenario della Rivoluzione Russa, denominata anche Rivoluzione d'Inverno o Rivoluzione d'Ottobre; pochi studenti universitari intervistati hanno saputo rispondere in merito alla Rivoluzione Russa che soppresse la monarchia e instaurò la Repubblica sovietica a regime socialista, partito degli operai, soldati, contadini.

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   Questa ricorrenza mi ha riportato alla mia amata scrittrice: "Irene Némirovsky" di origini russe e costretta a fuggire con la sua famiglia al tempo della rivoluzione, quando i Soviet misero una taglia sulla testa del padre, ricco banchiere. La fuga, dopo varie peripezie, li portò in Francia dove lei, pur essendo stimata come scrittrice di talento, non ebbe mai la cittadinanza che l'avrebbe salvata dalla deportazione nazista.
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   Da sempre le rivoluzioni, le guerre hanno segnato la storia del mondo e ancora oggi le ribellioni cruenti esplodono dopo periodi di tartassamento e ingiustizie che producono malcontento. Ma i conflitti generano morte, miseria, dolore, e chi ne fa le spese è spesso il ceto più vessato; anche le dittature provocano sofferenze, tribolazioni, privazione dei diritti umani, pianto e sgomento, lacrime di sangue versate dagli albori della storia.
Oggi le ribellioni sono spesso manifestazioni disturbate da violenti perturbatori che distolgono dal fine stesso dell'oggetto del contendere.

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   E regnano così: insofferenza, disagio, peggioramento economico, demeritocrazia, favoritismi. Fiumi d'inchiostro sono stati versati sull'argomento in questione, la ribellione esplode anche per iscritto e le parole sanno centrare il bersaglio, eppure l'assuefazione ha fatto in modo che quelle parole fossero arginate e combattute con altrettanto parole orali carismatiche di convincimento e il magnetismo fa sciocchi adepti.
 
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   Arriverà anche per noi il giorno della riscossa, della presa del potere, del cambiamento vantaggioso per chi versa il sudore del proprio lavoro, del suo impegno e delle sue capacità? Arriveranno la riconoscenza del merito, il premio alla legalità, la salvaguardia del contesto abitativo, il recupero e rispetto dell'arte ereditata, della natura e del genere umano? O tutto resterà come un bel sogno utopistico? Possibile che siamo manovrati a tal punto che ESSI decidono per noi, il mercato decide per noi, il sistema decide per noi? Forse? Ma ciò che pavento è che arriverà un despota dal pugno di ferro che annullerà persino la libertà, se ancora possiamo chiamarla così!