giovedì 24 novembre 2011

A mia nonna

Il bagliore della luce mattutina, che filtra goloso dalle imposte socchiuse, mi riporta indietro nel tempo a quei pomeriggi estivi vissuti nella quiete della casa di mia nonna; un’abitazione senza pretese situata in un vicolo di paese, luogo dei ricordi che emergono struggenti e nostalgici di un passato senza ritorno. Giorni avviluppati da affetto ricambiato e mai banale. Occhi adolescenziali dalla curiosità ostinata che esigeva risposte sempre più particolareggiate.

Una nonna giuliva e paziente, una nonna dal volto ameno e rilassante, una donna dall’aspetto semplice e tenero che irradiava amore. Un’intesa profonda fra me e mia nonna che continua a vivere nei miei pensieri e affiora, quando un flash mi riporta piacevolmente a quei giorni trascorsi con lei, a quei momenti.

Era una gioia per me trascorrere le settimane estive con lei che aveva sempre una risposta esauriente alla mia insaziabile voglia di sapere. Ogni suo gesto richiamava la mia attenzione ed io mi beavo di starle accanto, di comprendere il suo vissuto e di apprendere il suo passato per me glorioso. Non dimentico il tenero amore che nutriva per mio nonno, che attendeva trepidante mattina e sera come una fanciulla al primo appuntamento. Vive in me quel sentimento che credo pochi hanno conosciuto. Il suo indugiare dinanzi alla finestra, il suo spiare veloce e poi il tornare sui suoi passi frettolosa; rimestare la minestra, assaggiarla, accomodare la sedia ben diritta sotto il tavolo, controllare che non mancasse niente in tavola e poi nuovamente alla finestra, e sentirmi dire con enfasi: “Tuo nonno sta arrivando!” e poi accoglierlo con letizia, sfilargli la giacca candida e appenderla accuratamente all’uomo morto in ferro battuto; sedergli accanto, dopo avergli servito la pietanza fumante e … pendere dalle sue labbra.

Osservo il mio frigo e torno col pensiero a mia nonna che possedeva una sola mensola a cielo aperto, un davanzale all’ombra ove riponeva il latte di giornata acquistato per me e qualche ortaggio per il brodo vegetale, il cui profumo si diffondeva come una prelibatezza, ed è quella pietanza che ricordo più delle altre: la cura nella preparazione, il modo di porgere e di assaporare facevano di quella minestra un piatto prelibato.

I pomeriggi assolati ci vedevano insieme a chiacchierare, che delizia quelle confidenze, nonna - nipote, quel parlottio sommesso per non disturbare il quieto sonnellino del nonno, e poi il premio settimanale, la visione all’unico cinema del paese del film in programmazione, un film per tutti, divertente o struggente, ma sempre con una morale.

Ricordo, nonna, il tuo scaffale incassato nel muro con i libri allineati, i romanzi corposi, quei tomi dalle copertine consunte che avevano visto altri proprietari: era un passa mano del sapere, uno scambio di letteratura, di storie, di amore per la lettura. Cara nonna sapevi solo leggere e scrivere, ma amavi leggere i romanzi importanti e passavi i pomeriggi, durante l’attesa del ritorno del nonno, allo sgabello in cucina col romanzo fra le mani, del quale poi mi raccontavi la storia, aggiungendo particolari divertenti e interessanti.

Non ho mai visto i tuoi occhi spenti, rassegnati, apatici, stanchi, tu vivevi in nome dell’amore per la vita e per la famiglia. Avevi subito due guerre, varie vicissitudini eppure … non avevi perso l’entusiasmo per le cose, e anche nelle ristrettezze trovavi il bello della vita, tanto da trasformare una privazione in una gioia.

Ora sono qui a dirti grazie nonna: non mi hai riempito di smancerie da palcoscenico, ma mi hai dato tanto di più che vive ancora in me!

domenica 20 novembre 2011

Il dubbio


“Meglio agitarsi nel dubbio che riposare nell’errore!” Citazione importante di Alessandro Manzoni che mette in luce gli aspetti del dubbio, chi non ne ha non possiede gli strumenti per mettere in discussione una verità e si adagia nell’ottusità.

La conoscenza porta alla cogitazione, alla ricerca cavillosa della veridicità, al desiderio del sapere. L’uomo interessato dubiterà delle sue e altrui riflessioni: quanto più nascerà il dubbio, tanto più troverà le risposte. Colui che accetta ogni verità non cogliendone le differenze, vivrà per alcuni versi un’esistenza sbagliata non solo per se stesso, ma anche per gli altri: il suo operato potrebbe essere negativo e ricadere sul prossimo.

Immaginiamo una qualunque professione, se il dubbio non sorge negli animi di coloro che si approcciano di volta in volta, il miglioramento non avviene e si continua a offrire un lavoro scadente e poco creativo. Chi dà per certo ciò che pratica e non va alla ricerca del perfezionamento, continuerà a percorrere le strade dell’errore.

Quanti errori commettiamo, quante superficialità, quante imprecisioni? Se non nasce il dubbio, continueremo a errare in ogni campo. Purtroppo l’ignoranza chiude la mente alle sollecitazioni e il refolo prezioso non è percepito dalle menti dormienti, ma vi sono anche menti saccenti che non vengono sfiorate dal dubbio: le loro certezze sono inconfutabili. Ebbene anche questo è un errore: è come riposare sotto coltri tappezzate di damasco ma imbottite di paglia.

Chi dubita, analizza le situazioni, compie indagini e ricerche approfondite: la sua agitazione sarà prolifica e benefica per l'umanità, oltre che per se stesso. Il ricercatore del vero dubita delle false illusioni che gli sbarrano la strada: non si lascia abbindolare e scava nel profondo. Quindi per approdare alla verità occorre dubitare, ma al tempo stesso non mettere in discussione il dubbio stesso che ha generato l’opinabile!

mercoledì 16 novembre 2011

Abitabilità






Quando si entra in un nuovo luogo ci si guarda intorno con circospezione, inizialmente si è scettici e non si colgono i lati positivi: ciò che si è lasciato alle spalle, vuoi per nostalgia o per affezione, è senz'altro migliore. Poi per forza di cose bisogna adattarsi ed emergono ai nostri occhi le positività, e se anche non fossero molte dobbiamo rilevarle: non possiamo trascorrere il tempo crogiolandoci in qualcosa che si sta perdendo o non c'è più.
Io sono qui da qualche giorno, non è stato facile fare questo passo e spero tanto che il mio luogo precedente resti così com'è, e questa casa diventi per me una seconda casa, un posto d'evasione da collocare in montagna o in collina, o perché no al mare, dipenderà dalle emozioni del momento con la fantasia tutto si può, ma nel caso fosse la prima tutto si concentrerebbe in questa dimora. Spero di rendere ospitale questa casa, di abbellirla senza pretese, il minimo indispensabile che dia delle risposte a coloro che transiteranno di qui. Occorre del tempo, io non ho fretta e voi?
Attualmente uno è il problema del quale avere fretta: bisogna che si mettano a posto le cose con perizia, saggezza e professionalità per rendere vivibile la casa di tutti, per donare speranze e prospettive a chi le ha perse: la nostra casa comune ha tanto da dare, perché tanto possiede.

martedì 15 novembre 2011

Esperienza tecnica

   Oggi qualcuno più esperto di me ha completato l'accesso a questa nuova piattaforma. Devo imparare ad esplorarla, a conoscerla e a gestirla. Tutto è cominciato domenica scorsa quando per caso mi sono trovata qui, avevo anche pubblicato poche righe riguardanti il primo post, poi quando sono tornata indietro non mi era permesso l'accesso e tutto per un'installazione di un semplice programma. 
   Ora ci sono e spero che i miei vecchi amici passino, e che si aggiungano anche dei nuovi.


Un saluto a tutti e buona giornata
Annamaria