venerdì 8 novembre 2019

Riflessione di.lettura





 
Ho appena terminato la lettura di un libro di Diego de Silva a titolo "Non avevo capito niente". Non avevo mai letto niente di quest'autore e sinceramente il libro all'inizio non mi entusiasmava; poi proseguendo nella lettura il testo è divenuto più interessante per la scorrevolezza ironica.
Il protagonista è un avvocato del foro di Napoli, un legale che cerca di sopravvivere  alla meno peggio occupandosi di pratiche legali riguardanti sinistri assicurativi.
L'avvocato Vincenzo Malinconico è separato e conduce una vita da single in un modesto appartamento. È padre di due figli adolescenti con i quali ha un discreto rapporto, l'ex moglie continua a cercarlo solo per il sesso. È costretto a difendere un camorrista, il cui scagnozzo appare più volte nella vita di Vincenzo che riluttante non sa come fare per evitarne la presenza. Quando la moglie gli confida di essere ancora innamorata di lui, Malinconico comprende che quell'amore per il quale aveva sofferto non esiste più e che il suo cuore batte per un'altra donna con la quale ha cominciato da poco una relazione.
Il titolo del libro "Non avevo capito niente", è un'allusione alla  vita coniugale del protagonista e al potere di quel mondo torbido presente ovunque. Lo stile è semplice, forse troppo, e la scrittura rispecchia il  linguaggio attuale.

lunedì 21 ottobre 2019

Il ritorno


Un boato improvviso la destò dall’avvilimento nel quale era sprofondata da qualche tempo. Corse fuori e vide altre persone che si spingevano e si dirigevano verso l’uscita di quel residence condominiale. Il percorso pullulava di volti angosciati appartenenti a gente ignota che abitava lì da poco: il grande condominio nel centro cittadino era sorto di recente e tutti gli occupanti probabilmente non si erano ancora incontrati, degli estranei uniti ora da quel frangente inspiegabile e allarmante. La luce dei lampioni rifletteva le loro perlacee espressioni ed Ethel immersa in quel bagno di folla fu trascinata come un automa: le sue capacità reattive erano bloccate dal panico dilagante. Il silenzio era agghiacciante, dopo il fragore, solo movimenti di corpi silenziosi: non si udiva né lo scalpiccio dei passi, né il mormorio delle voci, tutto era assente da suoni.
Ethel frastornata si sedette a un muretto appartato, angosciata e annichilita osservava quella calca umana in abiti desueti che proseguiva il cammino.
“Dove vanno?” si chiese. “Dove sono finita?” pensò stringendo il capo fra le mani.
“Cos’era quello scoppio? Perché nessuno parlava e anche lei non poteva esprimere a voce i suoi pensieri?” continuò ad interrogarsi in un’angoscia crescente.
Solo allora si accorse che quell’abito che indossava non le apparteneva: la variopinta gonna lunga sino alle caviglie non poteva essere sua, detestava le gambe coperte e la blusa con quegli strani fiocchi scoperta generosamente sul seno, dove l’aveva presa? No! Si disse, per un’assurdità inspiegabile si trovava in un altro mondo e non le piaceva, doveva riappropriarsi della sua identità. Rivoleva la sua precedente vita, l’aveva rifiutata per destino avverso, ma ora ...
Ripensò a tutta la sua esistenza, alle subdole manovre del suo prossimo, alle cattiverie infide e distruttive che le avevano obnubilato l’orizzonte un tempo roseo. Ripensò alla sua bellezza genuina, alla sua bravura merito delle naturali capacità, rivolse il suo pensiero al suo uomo pazzo di lei e votato a lei. Troppe frecce al suo arco, constatò, e per chi non ne possiede e si rode, l’unico scopo è quello di impossessarsi della faretra luminosa solo per ferire il suo possessore. La carriera precipitò in seguito a calunnie sparse come la zizzania che ammorbò e avvelenò anche l’amore, e si ritrovò vilipesa e sola, soltanto il vuoto intorno a lei che non ebbe la forza di combattere e precipitò nel buio interiore, rifiutando anche se stessa.
Ethel viveva in quel condominio da poco e non conosceva nessuno, si era stabilita in quella cittadina proprio per tagliare i ponti con il passato, ma non avrebbe mai immaginato che quegli inquilini fossero tutti insani di mente, e il loro abbigliamento retrò lo testimoniava .
Si alzò ... voleva capire, seguì quella muta onda umana e giunse a un baratro, uno squarcio enorme al centro della strada, uno alla volta tutti venivano risucchiati da una forza misteriosa. Lei stava per allontanarsi impaurita, quando sentì due mani poderose che la spingevano, si volse e vide un volto paonazzo che la inorridiva con i suoi occhi schizzati di sangue e l’espressione furente, era terrorizzata, voleva dileguarsi, ma non aveva la forza di opporsi a tanta forza; mancava poco e anche lei sarebbe finita nel tunnel dell’inferno.
“No, no!” urlò e la sua voce si udì finalmente, si girò e non c’era più nessuno, era tornata nella sua camera, nella stanza che dapprima aveva odiato e che ora amava.
Tirò un sospiro di sollievo, si asciugò la fronte; stancamente si osservò nello specchio che aveva davanti e sibilò:
“Ma è stato solo un incubo?”
Guardò fuori, era da tanto che non lo faceva con interesse, e vide una giovane signora che le indicava il vialetto, uscì sul balcone e si accorse di un cucciolo meticcio che guaiva. Aveva la zampetta ripiegata che sanguinava, doveva scendere e correre da quell’esserino bisognoso delle sue cure. Era un veterinario, un ottimo veterinario e il cagnolino non poteva attendere!

lunedì 9 settembre 2019

Sala d’aspetto

Risultato immagini per sala d'aspetto




   Le sale d'aspetto non conoscono noia: si affollano di gente di quartiere e non; si trastullano con gli umori dei presenti; si arricchiscono di storie e di aspettative disilluse, si impregnano di odori e  di occhiate furtive. Le sale d'aspetto avrebbero tanto da raccontare,  se avessero voce.
   Un tipo anonimo, calzoncino corto, modello pigiama, credo di maglina del genere tessuto fresco cotone dal colore sbiadito; al di sopra una maglietta slabbrata dello stesso tessuto stinto; occhiali da vista con montatura azzurra che lascia intravedere occhi vivaci, velati da rassegnazione che ben si accompagna alla furbizia, un ossimoro di sensazioni per me osservatrice forzata. Il tipo anonimo muove dei passi per raggiungere una giovane donna che,  se fosse stata di un'altra estrazione sociale, avrebbe  esaltato la sua bellezza. Discorrono a voce alta, nel loro dialetto incomprensibile: sono tanti i vernacoli  che sembrano lingue arcaiche di quel passato fatto di insediamenti di vari popoli. Una donna divorziata  lamenta un mantenimento esiguo per suo figlio che frequenta il liceo musicale; la donna dice di ricevere un aiuto economico in generi alimentari dai suoi parenti e intanto consulta il suo cellulare e mostra il braccio tatuato. Due ragazze attendono il loro turno e rovistano in una cartella alla ricerca dei documenti riposti in un raccoglitore di cellophane. Due anziani a passo lento abbandonano con mestizia la sala d'aspetto, dopo essere usciti dal salone d'accoglienza. Un giovane discute del mancato arrivo della bolletta Tari, è lì per quella informazione. Un Caf, uno dei tanti che offre assistenza fiscale, un porto di mare, che oggi ha il display spento e ci si dà voce con il numerino cartaceo. Tocca a me, ricevo le informazioni del caso, sono rapida, quando esco scorgo sguardi riconoscenti.   Fuori splende il sole e ripenso a quelle persone, alle loro vite e a una donna che vive in un appartamentino umido che gocciola acqua dal soffitto, mentre c'è chi gozzoviglia raccogliendo anche le lacrime!

sabato 10 agosto 2019

Auguri

Buon Ferragosto a tutti, a chi c'è e a chi non c'è; a chi passa, a chi scruta, a chi ha dimenticato questa riva, un tempo zona ristoratrice.
Buon Ferragosto proprio a tutti! 🙂💥💥🌝

sabato 18 maggio 2019

Cambiamento radicale

                      Risultati immagini per cambiamento radicale



   La politica impazza: siamo sotto le votazioni e via con bigliettini vari dalle facce sorridenti e il parente di turno che sponsorizza il tal ammiccante sconosciuto, che per chissà quale percorso ce lo ritroviamo fra le mani e potrebbe salvarci dalla rovina se gli concederemo il prezioso voto.
   "Vota Antonio, vota Antonio", reiterava un Grande della comicità e la musica non è cambiata: che si fa per assicurarsi la preziosa poltrona! E una volta che ci si siede tutto si ripete, pochi tentano di onorare il voto; altri o per loro volere o per imposizione del partito di turno reiterano solo gli errori.
E intanto l’Italia si sgretola, frana assieme ai detriti che le piogge impazzite riversano sulle case, sulle strade e la gente fa la conta dei danni; non si fa in tempo a cercare di salvare il salvabile che sopraggiunge una nuova tragedia che si compatta con le precedenti e nel frattempo si erano assicurati appalti milionari i soliti lestofanti che succhiano il sangue dei loro stessi connazionali.
   La gente stanca e sbigottita non sa da che parte andare e i santini sorridenti sono tanti: in passato ci avevano deluso altri santini dal medesimo sorriso convincente. Siamo talmente spossati che vorremmo affidare il comando a una squadra di giustizieri, una squadra che faccia piazza pulita degli impostori, dei succhia denaro dei poveri, di coloro che non sapendo da dove approvvigionarsi attingono anche dalle pensioni, reddito sicuro.
   E le scuole sono fatiscenti, idem i ponti, le strade, gli ospedali, i palazzi imbruttiti dalle scritte realizzate dai possessori di bombolette costose; le buche stradali attentano alla nostra incolumità, gli ospedali covo di insetti attentano ugualmente alla nostra salute che avremmo voluto recuperare; i fiumi traboccano perché discariche di rifiuti stazionano senza essere rimossi e che dire dei mari centro raccolta plastiche e altro genere di sporcizia!
    Il lavoro manca ed è una piaga, e chi ce l’ha se ne infischia e va in giro per sue commissioni e perché no, durante la bella stagione la puntatina al mare ci sta bene! E che dire di coloro che nel terzo millennio sono schiavizzati con compensi da fame e affrontano turni massacranti; chi fa il furbo e chi subisce lasciandoci la pelle!
  La politica e i suoi rappresentanti hanno portato questo sconquasso, sono pessimi gestori e pessimi modelli: la Fallaci diceva che si fan la guerra anche all’interno dello stesso partito, piccini e biliosi e ancora non è cambiato nulla, figuriamoci se non si fanno la guerra le coalizioni!
   Io non ho tendenze, una volta cominciai ad averne una e poi mi ha deluso con il disastro che ci ritroviamo, ma possiamo continuare a farci salire il fango che sta per coprirci? Possiamo lasciare questo mondo schifoso ai nostri figli, nipoti senza sentirci in colpa per non averci almeno provato? Ognuno ha i suoi mezzi, io lo faccio alla mia maniera con la parola scritta e altri che adoperino le loro competenze in altro ramo. E' vero che il marcio è tanto, ma c’è ancora una parte intatta che deve adoperarsi per far rinascere i frutti buoni: l’Italia ne ha bisogno, la bella Italia dei Grandi Maestri conosciuti in tutto il mondo e se all’inizio avremo bisogno di un polso duro che ben venga per riportarci in riga, per farci respirare aria nuova e pulita!

giovedì 4 aprile 2019

Riflessioni di lettura


                                         Risultati immagini per l'amore finché resta perrone                                                              

  
   Quando muovevo i primi passi nel mondo del web, colsi l’occasione di scrivere un racconto per un concorso, i migliori racconti sarebbero stati selezionati per l’antologia a tema; l’editore, Giulio Perrone, dava la possibilità ai partecipanti di vivere l’emozione della pubblicazione, emozione che vissi anche con altri miei scritti selezionati. A distanza di anni sono qui a parlarvi di un romanzo pubblicato da Giulio Perrone, l’editore ora è dall’altra parte della scena: deve emozionare i lettori.
   La storia narra uno spaccato di vita di questa società, un matrimonio che naufraga di punto in bianco per disinteresse e per disprezzo da parte di lei, ricca figlia di un notaio, nei confronti di lui, un terapeuta figlio, invece, di un umile dipendente delle poste.
   Quartiere Parioli a Roma, Tommaso guarda dall’attico, dono dei suoceri, la città eterna, mentre sua moglie con malcelato rancore lo informa di lasciare l’appartamento: le sue valigie sono pronte all’ingresso e i contatti avverranno tramite avvocato. La coppia ha un figlio, Piero, un ragazzino di dieci anni affezionato al padre, nonostante quest’ultimo non sia stato presente assiduamente come genitore: impegnato com’era nello svolgimento della sua professione e nei vari tradimenti. Ma quando la vita presenta il conto le cose cambiano e Tommaso, costretto a ritornare da sua madre nel vecchio quartiere popolare, trovandosi improvvisamente povero, lascia i panni del professionista per riprendere il lavoro di barman, mestiere che svolgeva da studente per sbarcare il lunario. In questa condizione diviene padre modello: stabilisce un vero dialogo con il figlio, cerca di risolvere la situazione finanziaria di sua madre nei pagamenti insoluti del mutuo della casa popolare e conosce l’amore vero. Ma non solo: prenderà delle decisioni che gli restituiranno dignità e consapevolezza che finché resta l’amore, tutto è possibile!
   La scrittura fluida e accattivante rende il libro piacevole e fruibile. Il personaggio di Tommaso non lascia indifferenti perché reale ed interessante, apre uno spiraglio sul mondo del web che spesso offre un’opportunità lavorativa a chi riesce a metterci la faccia con competenza e convincimento. Infatti il terapeuta si trova, convinto da due ex pazienti, a registrare dei video per youtube in qualità di psicologo e nonostante il successo che scatenerà l’interesse anche di un editore per un suo manoscritto, Tommaso tornerà nel reale e darà un calcio a quel guadagno che lo costringeva ad interpretare un ruolo che non sentiva suo. In definitiva un libro che con la sua chiave di lettura induce a riflessioni non banali.






mercoledì 27 febbraio 2019

Riflessioni di lettura (Venuto al mondo)


                                                                                                     

                               Venuto al mondo - Margaret Mazzantini - copertina


   Sono tortuose le vie della speranza, del raggiungimento di un sogno; poi tutto accade e quando il momento è compiuto anche a distanza di anni la situazione si ribalta e mai avremmo pensato che quel regalo così ardentemente agognato, fosse un incrocio di frutti spinosi.
   “Venuto al mondo” libro prolisso, ma ben articolato, scorrevole e ricco di particolari che portano a creare una quiescenza mentale, una sorta di allontanamento. All’inizio ho dovuto abbandonarlo, poi lo osservavo e desideravo proseguire la lettura: sentivo che mi sarei addentrata in una storia non banale. Infatti, poi, tutto incalza e prende quota, l’interesse cattura e si coglie il bello della scrittura e della storia che, anche se cruda in tante situazioni, è coinvolgente, pregnante: la Mazzantini conosce l’arte narrativa.
   Olimpiadi invernali del 1984, la protagonista approda a Sarajevo per una tesi su di un personaggio di spicco bosniaco, ad attenderla c’è l’amico poeta, Gojko, l’amore mancato che le farà da interprete e autista. Gemma conoscerà il vero amore della sua vita, il fotografo delle pozzanghere, Diego, un genovese strampalato. Entrambi si innamoreranno e vivranno una relazione intensa che non distoglierà Gemma dal rientrare in Italia e sposare il suo promesso sposo, ma quando lei si accorge di essere incinta di Diego, interrompe il suo matrimonio e va a cercare Diego a Genova, i due rientrano a Roma e vivono insieme. Purtroppo lei ha un aborto spontaneo e da quel momento la gravidanza tanto desiderata non arriva; Gemma ha una serie di aborti e dopo controlli vari apprende di essere divenuta sterile.
   E qui il libro prende quota: comincia la storia fatta di aspettative, ricerche e affanni per realizzare il sogno di maternità. Ultima spiaggia, l’utero in affitto che porterà la coppia a tornare in Bosnia e vivranno la cruenta guerra che coinvolge l’ex Iugoslavia.  Entreranno a far parte della storia personaggi interessanti per il loro vissuto, parteciperemo ai dolori della sopravvivenza e di come finalmente Gemma realizzerà il suo sogno di maternità. Una giovane musicista, Aska, sarà l’utero in affitto per il concepimento con il seme di Diego che, pur di accontentare sua moglie, farebbe qualunque cosa.
   Gemma resta in Bosnia per tutto il tempo della gravidanza e quando nasce il bambino, mentre imperversa il cruento conflitto, dopo aver consegnato il denaro pattuito ad Aska, scappa dalla guerra col neonato e all’aeroporto incontrerà il futuro padre di Pietro, bimbo nato in circostanze disperate. Diego non salirà su quell’aereo, dirà di aver perso il passaporto, ma solo verso la fine del libro comprenderemo il perché.
   La storia ci riserverà un colpo di scena che mai avremmo pensato ed è per questo che il libro “Venuto al mondo” è un elogio alla vita in qualunque modo e sempre, e di come l’amore per la vita possa trasformare una distruzione in una creazione.
   La narrazione non è consequenziale, ha sbalzi temporali che, intrecciati ai vari flashback, rimandano al presente in cui il bimbo venuto al mondo è un adolescente costretto a tornare con sua madre in Bosnia per conoscere i luoghi della sua nascita; luoghi che mostrano ancora le ferite della passata guerra. E soprattutto per conoscere Sarajevo, città dell’incontro fra sua madre e il padre, il fotografo delle pozzanghere al quale è dedicata una mostra fotografica post mortem. Spunto per riprendere in mano una storia che scorreva ormai nella tranquilla quotidianità di chi vive la libertà di uno Stato in pace. Su quest’ultimo concetto si sofferma la protagonista nel suo quotidiano, anche quando vede scorrere acqua dal rubinetto di casa per funzioni di spreco e rimembra le difficoltà del periodo bellico in Bosnia; considerazione banale per chi non ha vissuto il dramma della guerra che tutto annulla e questa storia ci offre vari argomenti sui quali riflettere.
   E ci offre nel finale a sorpresa una sconvolgente rivelazione che mai avremmo pensato, anche se la bestialità umana dà il meglio di sé durante i conflitti, quasi avesse il passaporto per compiere misfatti d’ogni genere.