mercoledì 27 febbraio 2019

Riflessioni di lettura (Venuto al mondo)


                                                                                                     

                               Venuto al mondo - Margaret Mazzantini - copertina


   Sono tortuose le vie della speranza, del raggiungimento di un sogno; poi tutto accade e quando il momento è compiuto anche a distanza di anni la situazione si ribalta e mai avremmo pensato che quel regalo così ardentemente agognato, fosse un incrocio di frutti spinosi.
   “Venuto al mondo” libro prolisso, ma ben articolato, scorrevole e ricco di particolari che portano a creare una quiescenza mentale, una sorta di allontanamento. All’inizio ho dovuto abbandonarlo, poi lo osservavo e desideravo proseguire la lettura: sentivo che mi sarei addentrata in una storia non banale. Infatti, poi, tutto incalza e prende quota, l’interesse cattura e si coglie il bello della scrittura e della storia che, anche se cruda in tante situazioni, è coinvolgente, pregnante: la Mazzantini conosce l’arte narrativa.
   Olimpiadi invernali del 1984, la protagonista approda a Sarajevo per una tesi su di un personaggio di spicco bosniaco, ad attenderla c’è l’amico poeta, Gojko, l’amore mancato che le farà da interprete e autista. Gemma conoscerà il vero amore della sua vita, il fotografo delle pozzanghere, Diego, un genovese strampalato. Entrambi si innamoreranno e vivranno una relazione intensa che non distoglierà Gemma dal rientrare in Italia e sposare il suo promesso sposo, ma quando lei si accorge di essere incinta di Diego, interrompe il suo matrimonio e va a cercare Diego a Genova, i due rientrano a Roma e vivono insieme. Purtroppo lei ha un aborto spontaneo e da quel momento la gravidanza tanto desiderata non arriva; Gemma ha una serie di aborti e dopo controlli vari apprende di essere divenuta sterile.
   E qui il libro prende quota: comincia la storia fatta di aspettative, ricerche e affanni per realizzare il sogno di maternità. Ultima spiaggia, l’utero in affitto che porterà la coppia a tornare in Bosnia e vivranno la cruenta guerra che coinvolge l’ex Iugoslavia.  Entreranno a far parte della storia personaggi interessanti per il loro vissuto, parteciperemo ai dolori della sopravvivenza e di come finalmente Gemma realizzerà il suo sogno di maternità. Una giovane musicista, Aska, sarà l’utero in affitto per il concepimento con il seme di Diego che, pur di accontentare sua moglie, farebbe qualunque cosa.
   Gemma resta in Bosnia per tutto il tempo della gravidanza e quando nasce il bambino, mentre imperversa il cruento conflitto, dopo aver consegnato il denaro pattuito ad Aska, scappa dalla guerra col neonato e all’aeroporto incontrerà il futuro padre di Pietro, bimbo nato in circostanze disperate. Diego non salirà su quell’aereo, dirà di aver perso il passaporto, ma solo verso la fine del libro comprenderemo il perché.
   La storia ci riserverà un colpo di scena che mai avremmo pensato ed è per questo che il libro “Venuto al mondo” è un elogio alla vita in qualunque modo e sempre, e di come l’amore per la vita possa trasformare una distruzione in una creazione.
   La narrazione non è consequenziale, ha sbalzi temporali che, intrecciati ai vari flashback, rimandano al presente in cui il bimbo venuto al mondo è un adolescente costretto a tornare con sua madre in Bosnia per conoscere i luoghi della sua nascita; luoghi che mostrano ancora le ferite della passata guerra. E soprattutto per conoscere Sarajevo, città dell’incontro fra sua madre e il padre, il fotografo delle pozzanghere al quale è dedicata una mostra fotografica post mortem. Spunto per riprendere in mano una storia che scorreva ormai nella tranquilla quotidianità di chi vive la libertà di uno Stato in pace. Su quest’ultimo concetto si sofferma la protagonista nel suo quotidiano, anche quando vede scorrere acqua dal rubinetto di casa per funzioni di spreco e rimembra le difficoltà del periodo bellico in Bosnia; considerazione banale per chi non ha vissuto il dramma della guerra che tutto annulla e questa storia ci offre vari argomenti sui quali riflettere.
   E ci offre nel finale a sorpresa una sconvolgente rivelazione che mai avremmo pensato, anche se la bestialità umana dà il meglio di sé durante i conflitti, quasi avesse il passaporto per compiere misfatti d’ogni genere.





6 commenti:

  1. buongiorno Annamaria,
    come va, tutto bene?
    dopo lunga latitanza sono tornato sulla blogsfera, dopo tanti anni è un po' come risentirsi a casa ;)

    come sempre le tue recensioni di taglio professionale incantano, mi pare un libro impegnativo ma degno di essere letto.

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  2. Bentornato e grazie mille, troppo buono!
    Ti auguro una buona serata, a presto.
    Annamaria

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  3. Ciao Annamaria,
    leggo con piacere questa tua appassionata recensione che mi riporta a un paio di anni fa quando lessi questo libro e alle emozioni che provai. Come te inizialmente quasi lo chiusi, troppa sofferenza, poi trovai la forza di andare avanti nella lettura fino a farmi totalmente rapire.
    Non è un libro facile, molti della Mazzantini non sono romanzetti e, come te, ne consiglio la lettura.
    Un caro saluto, a presto spero.
    Marirò

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    1. Grazie, cara Marirò, ti auguro un piacevole proseguimento di giornata.
      Annamaria

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  4. "prolisso" è un aggettivo che ha sempre avuto il potere di allontanare da me numerosi libri :-D Questo dunque mi rende ancora più preziosa la tua capacità di sintesi in questa recensione, anche se, ovviamente, resterà in me la curiosità di quel finale non detto :-D Ma è giusto così, per coloro che vorranno affrontare la lettura del libro ;-)
    Riguardo alle belle righe di introduzione della recensione, il nostro presente (così come sarà per il nostro futuro) è il risultato di una innumerevole serie di cause che incontrano le circostanze adatte così da permettere ai fatti di avvenire. La nostra capacità di interagire per facilitare l'accadimento di ciò che desideriamo è concreta ma necessariamente limitata. Il pensiero di avere controllo pieno sul nostro futuro è illusorio. Ciò non significa naturalmente rinunciare a metterci del nostro e diventare passivi, anzi sappiamo che ogni cosa che facciamo produrrà dei risultati futuri, significa sapere ed accettare che per quanto ci daremo da fare non potremo mai avere certezza che i risultati saranno quelli da noi sperati.
    Legge dei grandi obiettivi, minime aspettative, sforzi costanti.
    Sono andato fuori tema? :-)
    www.wolfghost.com

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  5. Caro amico, il libro non tratta il tema della capacità di previsione del futuro: è una storia impregnata d'amore per la vita a tal punto da spingere la protagonista a cercarsi un utero in affitto e in questo contesto si inseriscono gli avvenimenti bellici drammatici della guerra in Bosnia. La realtà presente fa riflettere sull'importanza della libertà e di ogni sua sfaccettatura.
    Grazie, buona giornata.

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