lunedì 25 gennaio 2016

La gratitudine

                                                                        

   La gratitudine è ancora un sentimento di riconoscenza, di apprezzamento? Siamo in grado di mostrare un qualunque segno di affetto, di gratitudine per il bene ricevuto?
   L’umanità è imperversata da atti cruenti, da escalation di violenza volti a minare la stabilità umana: sovvertire l’ordine per creare il caos e la regressione dei popoli, con conseguente assoggettamento al di lui orchestratore del machiavellico piano.  La sete di potere, il fanatismo religioso, la mancanza di una Costituzione negli stati islamici destabilizzano la pace, la quotidiana vita che già arranca fra mille problemi e cerca disperatamente di trovare un giusto equilibrio. Gli stati in lotta hanno perso di vista ogni forma di apprezzamento a quei valori e sentimenti che rendono la vita uno splendido dono. I popoli perseguitati fuggono da quel caos che mettono al primo posto l’atroce violenza, l’oppressione, l’esaltazione di interpretazioni religiose errate. L’amore per un’idea religiosa non si manifesta andando contro l’amore stesso, in quanto la soppressione di un essere umano non è gradito a Colui che si vorrebbe amare.
   Tornando al discorso gratitudine, là dove esiste carneficina non c’è riconoscenza e non può manifestarsi un qualunque sentimento di apprezzamento: in quegli animi si coltiva l’odio che sedimenta in rabbia la quale genera altra violenza. Ma è possibile comunicare con chi ha la mente impastata da falsi ideali, da concetti atavici fuorvianti? E’ possibile entrare in quei meandri intellettivi, stabilire una sinapsi che faccia comprendere la luce della verità?
   Occorrerebbe andare a ritroso nel tempo a quando la religione, la stessa religione, ebbe una spaccatura creando due fazioni antagoniste, una rivalità e incomprensione che non ha seguito l’evoluzione dei tempi: la tecnologia ha reso facile architettare i piani, ma non ha fatto chiarezza in quelle radicate convinzioni.  A tutto questo si è aggiunto il rancore per il subito colonialismo, per il dominio altrui su terre da depredare delle loro risorse naturali e l’aggregazione coatta di luoghi un tempo indipendenti. I problemi mai risolti ricadono su tutti e se ci troviamo ad affrontare una situazione ostica, difficile da gestire, se viviamo nell’angoscia di possibili ripercussioni, un po’ di domande dovremmo farcele. Anche noi, con il nostro Credo, affrontammo battaglie sanguinarie che crearono culti diversi, ma noi dopo abbiamo avuto una marcia in più: la Costituzione e non la legge esclusiva dell’interpretazione dei testi sacri.
   I popoli che scappano lo sanno, quei popoli perseguitati vivevano un tempo nella pace, nella crescita, nella modernità, nel progresso, nel benessere. I volti dei fuggitivi manifestano paura, angoscia, terrore, ma manifestano gioia, gratitudine quando riescono a farsi accogliere e a lasciarsi alle spalle i promotori della morte.
   La gratitudine ha il volto dell’accoglienza ricevuta, dell’attenzione, della solidarietà, dell’umanità, ecco chi vive situazioni estreme sa manifestare la gratitudine e lo fa con uno sguardo, con un sorriso, diversamente da chi vivendo una situazione di normalità non sempre esprime gratitudine alla vita e a chi si prodiga per essa, come se il dolore aprisse il varco alla riconoscenza.

martedì 12 gennaio 2016

Mani, croce e delizia.

                       

   Mani da vera pianista, ne era incantato. Andava in quello "spazio aperto" tutte le volte che poteva: aveva i suoi impegni di lavoro, la famiglia e poi doveva far coincidere il giorno in cui non lasciare l'auto alla moglie. Lavoravano entrambi, erano una famiglia a doppio reddito, ma le entrate sommate fra loro non riuscivano a raggiungere la somma di un discreto stipendio, per cui non potevano permettersi una seconda auto e facevano i turni secondo le esigenze e le priorità avevano la precedenza. Lui, esigenza a parte, desiderava recarsi in quel luogo, osservare le mani del piacere; si era fatto un calendario personale e considerando le necessità della moglie, restavano libere solo alcune giornate, per cui si faceva in quattro affinché non subentrassero cambiamenti al suo piano organizzativo. Un giorno la moglie insospettita gli chiese, perché puntualmente ogni martedì sera e venerdì pomeriggio volesse la macchina tutta per sé? Giunse a pensare che avesse un'altra relazione e lui la guardò rassicurante, spiegandole che sarebbe stata una sorpresa molto gradita: lui si adoperava per il bene altrui, ma al momento non poteva svelarle nulla. 
   E le osservava quelle mani, si metteva in un cantuccio isolato e, nonostante l'assembramento di ragazzini, aveva trovato una postazione felice che lo metteva in ombra e gli dava la gioia della vista indisturbata. Tutto era cominciato un giorno quando, passando per caso dinanzi a un vecchio capannone in periferia, fu attratto da un suono melodioso, entrò e vide collocato in un angolo di quell'open space pubblico un pianoforte suonato dalle mani divine di una donna.  Danzavano quelle mani, erano affusolate, sinuose, eleganti, seguivano il ritmo della raffinatezza, quanto si deliziava! Era solo quel particolare a mandarlo in visibilio, non si era mai preoccupato di guardare il volto della persona a cui appartenevano quelle mani di velluto. Lui era fatto così, amava i particolari, mentre altri osservavano la totalità di una figura, lui amava il dettaglio e si concentrava su quello. Aveva cominciato da bambino: della prima automobilina ricevuta lui focalizzò il volante e tutto il resto lo ignorò; ogni automobilina era puntualmente privata del volante, custodiva una bella collezione di sterzi in miniatura. Crescendo l'attenzione si era spostata su altri dettagli e ne faceva collezione, era capace a scuola di appostarsi e far sparire oggetti personali delle sue compagne di classe: penne, gommine, carte di merendine; nella sua camera aveva una nicchia segreta che custodiva oggetti strani, tutti ben riposti e con l'anno di appartenenza. Ma durante l'adolescenza il fenomeno "dettaglio" subì un cambiamento, non desiderava più gli oggetti ma osservava i particolari corporei delle persone femminili, quando si appartava in camera sua raggiungeva alti livelli di eccitazione al pensiero di quel dettaglio. Nessuno mai si accorse di questa sua predilezione e continuò la crescita intellettiva e fisica con quel segreto, con quella ossessione.  Saziava la sua voglia di particolari sottraendo bambole per accarezzarne le mani, palparle, leccarle, bambole di ogni genere, l'importante era che avessero delle belle manine e intanto la sua inconsueta collezione cresceva. 
   La sua vita era stata costellata da menzogne, si era sposato per adempiere a una promessa che aveva fatto a sua madre in punto di morte e come moglie si era scelto una donna dalle mani rozze e tozze, meno tentazioni e tra l'altro non voleva che fosse a conoscenza del suo segreto: in lei vedeva la donna che gli sarebbe stato accanto nei momenti di necessità, quindi una persona preposta al compito di compagna, futura madre, infermiera. Sesso normale no: solo pochi rapporti occasionali per non dare adito a supposizioni; gli altri giorni lui godeva in bagno con le mani della bambola di turno che prelevava dal suo posto inaccessibile: era riuscito a trovare un nascondiglio perfetto per tutti i suoi feticci .
   Ma ora era stanco di mani artificiali, doveva toccare quelle in carne per sentirne il contatto, accarezzarne la pelle, per sentirne il calore; doveva esporsi, e dopo giorni di appostamenti in quel luogo abbastanza frequentato, mise a puntino un piano. Avrebbe avvicinato quella donna, si sarebbe presentato come profondo estimatore della musica da pianoforte, le avrebbe stretto inizialmente la mano e poi chissà? Forse sarebbe riuscito a privarla almeno di una mano, un incidente, un fatale incidente; dopo l'avrebbe anche accompagnata in ospedale, avrebbero creato una protesi per lei, facevano miracoli al giorno d'oggi, tutto sarebbe tornato a posto e lui avrebbe avuto la vera mano, messa in un barattolo con un liquido speciale per evitarne il disfacimento. Tutte queste elucubrazioni non facevano che accrescere il suo delirio perverso, stava per esporsi quando qualcosa lo bloccò: vide sua moglie, apparsa all'improvviso, avvicinarsi a quella pianista d'eccezione per abbracciarla, per elogiarla. La ragazza si alzò dallo sgabello, annaspò e si appoggiò al braccio della donna: era non vedente, si avviarono insieme alla ricerca di un posto appartato; le vide chiacchierare, sorridere e piangere, piangere, sentì su di lui quelle lacrime e tutta la miseria che gli apparteneva, cercò di fare chiarezza con se stesso, non ci riusciva, non ci era mai riuscito,  Si portava dentro quella diversità, forse avrebbe avuto bisogno di parlare con qualcuno, per capire, almeno per capire. Fu attratto da una locandina, erano stampate le varie attività di "Spazio Aperto", una gran bella iniziativa offerta a tutti gratuitamente; un luogo di quartiere creato dal comune per aggregare bambini e adolescenti in attività ludiche e artistiche, un modo per togliere i ragazzini dalla strada e seguirli nel percorso difficile della crescita per dare loro un'opportunità e gli esperti offrivano una competenza no profit. In quella locandina appariva a chiare lettere il cognome di uno psicologo, prese nota e uscì.
   Mentre risaliva in macchina ripensò a quelle mani, ma in un modo diverso; che gli prendeva, stava diventando sensibile? Non ci credeva: lui aveva bisogno di un particolare, se non l'avesse avuto si sarebbe dilaniato nel martirio della sofferenza; era un diverso punto e basta e la cecità di quella pianista sarebbe stato sicuramente un aiuto: lei non l'avrebbe mai riconosciuto. Tornò a casa e prese quella piccola mannaia che sua moglie custodiva nel cassetto, era una specie di trincia pollo molto acuminato, lo mise in tasca e uscì; avrebbe atteso il momento opportuno per portare a termine il suo piano, avrebbe atteso. Ma al tempo stesso si disse: 'Perché non comunicarlo allo psicologo di Spazio Aperto?' Questo pensiero lo elettrizzò e proseguì soddisfatto!   

lunedì 4 gennaio 2016

Perseverare, ancora perseverare


                     




   E il nuovo anno è partito da qualche giorno, mi sono proposta per quest'anno più grinta e voglia di continuare, ma in cosa vi starete chiedendo? Continuare a scrivere con più impegno per me stessa, per chi mi segue e per qualcuno che potrebbe farlo. 
   Durante un percorso di qualunque genere le strade non sempre sono scorrevoli, anzi sono proprio le interruzioni e le sconfitte che danno quello sprone necessario al miglioramento e alla voglia di fare, alla voglia di dare il massimo. 
   Ho già affrontato quest'argomento e non voglio tediarvi ancora, per cui partirei dal fatto che anche se le porte non si aprono e i tentativi falliscono, ciò non toglie che la speranza debba essere più forte. Uno scrittore desidera pubblicare, un pittore desidera esporre la sua opera e un musicista è felice quando ha un pubblico pronto ad ascoltarlo, ma per giungere a questi livelli la strada è irta di ostacoli, a volte di compromessi. Ed è qui il nocciolo della mia questione, i compromessi. 
   A me non va giù, ora che so o credo di sapere, che per pubblicare bisogna pagarsi l'opera. Quando ero agli albori in questo campo, non avendo esperienze e mal consigliata, foraggiai a mie spese la mia opera prima, risultato: scarsa attenzione e critiche negative penalizzanti proprio per l'autofinanziamento. Da allora ho detto stop, non verserò più un centesimo, anche se il discorso dell'auto pubblicazione non farebbe una piega: l'esordiente è un investimento al buio. 
   Ma allora le case editrici che accettano i manoscritti, rispondendo dopo che sono degni di pubblicazione, potrebbero risparmiarsi tutto l'iter, in quanto l'essere degni emerge dalla speculazione che si fa ai danni degli scrittori o pseudo tali. Non sarebbe meglio dire loro "l'opera non merita attenzione, occorre migliorarla perché ci mettiamo la nostra faccia". 
   So che l'Italia abundat in scrittori e scarseggia in lettori e che le case editrici devono pur campare e so anche che all'inizio non vogliono mettere a rischio i loro denari, ma se facessero una cernita e dessero più visibilità ai meritevoli, forse le cose cambierebbero. Discorso di non facile accettazione, ma ci sta in questi primi giorni dell'anno nuovo in cui sentiamo dirci che le cose stanno cambiando e che cambieranno ancora. Avrei voluto che invece della risposta siamo interessati e "bla-bla", dicessero che l'opera andrebbe riscritta, l'argomento non rientra nell'interesse comune, lo stile è pessimo e "non è stata selezionata come meritevole", e che comunque, a prescindere, le pubblicazioni sono a pagamento! 
   Non so se ci avete fatto caso, appaiono sempre più spesso annunci adescatori, tipo: "Inviate le vostre opere le selezioneremo in tempi brevi.". Allora si fanno delle ricerche e non si comprende che c'è sotto l'inghippo perché sia gli annunci che le risposte sono ingannevoli e fuorvianti. 
   Ma ci sono anche le case editrici non a pagamento e quelle sono difficilmente accessibili o non rispondono per il semplice fatto che cestinano a priori i manoscritti. Ma io non mi arrendo, ecco questo è il monito che terrò a mente per tutto il 2016, non mi arrendo e nel frattempo mi consolo con voi, con questi spazi virtuali che gratificano e tengono viva la passione, è come fare sport non smettendo di allenarsi.