lunedì 28 gennaio 2013

Ma quale giustizia?

                
   
   
   Premetto che non sono dalla parte di un tizio che per vivere si apposta come un ladruncolo e coglie i momenti di privacy della persona influente, della tal persona nota e mettendo a fuoco quei momenti li immortala come prova e poi li esibisce al malcapitato di turno chiedendo un pagamento in cambio del silenzio, un ricatto in piena regola. Inutile dirvi di chi sto parlando: lo sapete, lo sappiamo, per cui farne il nome è irrilevante. Ma ciò che mi procura rabbia è il sistema: per lui si scatena la giustizia, la quale fa il suo corso. Perfetto, nulla da eccepire, fosse così la legge vivremmo in un Paese giusto: chi sbaglia paga, questo dovrebbe essere, anche il ricatto è illegale e non bisogna farla franca. Ma il nostro sistema non funziona sempre così: chi compie misfatti orrendi, chi stupra, ad esempio, vive ai domiciliari, sconta la pena fra le comodità di casa sua, continua a dormire nel suo letto, a cibarsi alla sua tavola assieme alla sua famiglia, che se ne facessi parte me ne guarderei bene dal vivergli accanto; quindi lui non va in galera e quand'anche ci andasse, ne uscirebbe dopo un po'. 
   Vogliamo paragonare lo stupro al ricatto? Vogliamo mettere sullo stesso piatto della bilancia, l'omicidio colposo di chi passando a tutta velocità e toglie la vita ad un bambino, ad una famiglia, ad una coppia che per una fortuita coincidenza stava transitando di lì in quel preciso momento? Vogliamo paragonare un'imprudenza di chi ha in mano le sorti di un folto numero di persone, una leggerezza che costa vite umane e causa un disastro non solo economico? 
   Non ho a cuore la sorte del tal menzionato, figuriamoci i suoi trascorsi non sono propriamente trasparenti e anche quell'aria da bulletto di quartiere non mi sta particolarmente simpatica, è solo il paradosso che m'infastidisce. Una scritta famosa recita che la legge è uguale per tutti, ma quale mi chiedo? Sono giunta ad una conclusione che ricattare i potenti smuove la giustizia, mentre stuprare un'anonima donna o togliere la vita ad un'anonima persona non riceve la stessa attenzione. 
   In definitiva la legge chiude un occhio, anzi due quando lo decide "Lei". Poveri noi!

6 commenti:

  1. Non è uno stinco di santo e per i reati da lui commessi la pena è quella che gli è stata comminata. La nostra legge non è perfetta, ma ce la invidiano ancora: ci sono difatti paesi, moltissimi paesi democratici, dove accade ben di peggio. Non mi preoccupo per lui, avrà i domiciliari: e la cosa un po' mi dà fastidio, perché chiunque altro al suo posto non avrebbe avuto modo di lanciare alcun appello. Adesso la mamma ha fatto appello al buon cuore di Napolitano passando in tivù e su tanti altri media cartacei e non che hanno ripreso la notizia-appello. Continua a essere un privilegiato, troppo a mio avviso.

    Sono però d'accordo sul fatto che stupratori e assassini dovrebbero subire pene ben più severe: ci dovrebbero marcire in galera. Simili crimini non si possono perdonare.

    Buona serata

    beppe

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    1. Non è uno stinco di santo, infatti, ma vorrei che la giustizia si adoperasse anche e soprattutto per coloro i quali continuano a reiterare il crimine.

      Grazie, Beppe, per il tuo pensiero.
      un abbraccio mattutino.
      annamaria

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  2. In realtà il buon Fabri non sa neanche fare una foto (dichiarazione reiterata in svariate occasioni) e se la prende molto quando lo chiamano "paparazzo" (senza pensare che la parola si richiama a uno dei più bei film dell'intera storia del cinema ed è stata inventata da Ennio Flaiano, letterato a tutto tondo e in quella occasione sceneggiatore de "La dolce vita"): si limita a coordinare (ed a lucrarvi sopra) l'attività dei poveracci che rischiano l'incolumità personale e la faccia per fare un lavoro, probabilmente anche discretamente pagato ma moralmente riprovevole, che lui ben si guarderebbe dal fare.

    Per certi versi quello che dici è vero, i reati ascritti a Corona in questa occasione sono risibili, è il mercato dell'informazione e del gossip che ha queste regole. Altri hanno pagato meno di lui o sono usciti prosciolti perché "il fatto non costituisce reato" (come dire: Così fan tutti, e alòra?).

    Ma un PM accusa, e un giudice condanna, anche in base al contesto criminale dell'imputato. E Corona ne ha combinate più di Bertoldo in Francia.

    Questo aspetto è in parte esplicitamente previsto dal codice penale, e in parte frutto di pulsioni moralistiche largamente inconsce (ma talvolta no) che sono le stesse che (e qui dico una cosa che mi ripugna ma la mia onestà intellettuale mi spinge ad ammetterla)rendono PM e giudici mediamente più severi con un filibustiere come Berlusconi, in parte anche come inarginabile desiderio di "occhio per occhio dente per dente" contro uno che delegittima la magistratura un giorno sì e l'altro pure.

    Con Berlusconi e Corona l'intera magistratura sta perdendo la pazienza. E secondo me fa anche perfino quasi bene.

    Un abbraccio.

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    1. Sono d'accordo, anche sul Berlusconi, caro Luca; ma vorrei, vorremmo, che chi commette reati gravissimi, come l'omicidio, lo stupro e altro restino in galera per tantissimo tempo e invece poi escono e reiterano il reato, a parte qualcuno che realmente si pente.
      Grazie, Luca, per il commento esaustivo, quasi un altro post; ti auguro una bella giornata.
      un affettuoso saluto
      annamaria

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  3. Verissimo, cara Annamaria!
    E poi non scordiamoci che chi "non si vuole fare vedere" non si fa vedere! Quante foto ci sono state di Lucio Battisti o di Mina?
    Abbraccio!

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    1. Cara Ale, forse questi personaggi noti hanno voglia di farsi riprendere, hai ben ragione.
      Grazie, cara, felice giornata.

      ricambio affettuosamente
      annamaria

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