lunedì 14 gennaio 2013

Inquietudine



                

   Non riusciva a sentirsi in pace: tutto la infastidiva e non le andava bene, covava dentro di sé sempre un'inquietudine che a stento soffocava. Doris amava il protagonismo, non quello eclatante: era una persona timida in fin dei conti. Però le piaceva essere elogiata senza apparire, una sorta di gratificazione velata che le piaceva leggere negli sguardi e nei commenti positivi a lei rivolti. Mai avrebbe svolto una professione di pubblico dominio: vedersi e ascoltarsi la metteva a disagio e le faceva cogliere tutti gli aspetti negativi di sé che invece doveva risultare perfetta proprio per sentirsi al di sopra delle parti; infatti, i giudizi altrui la preoccupavano, essere sotto esame la turbava. Una serie di elucubrazioni la mandavano in tilt e  cercava di mascherare ogni cosa; come era difficile l'esistenza per lei, difficile in seguito ai suoi arrovellamenti: se non fosse stata sempre esaltata dai suoi come una personcina speciale, sicuramente non avrebbe desiderato di essere giudicata la migliore. Nessuno s'accorgeva del suo malessere e del fatto che soffriva di mania di protagonismo, i più la ritenevano una donna modesta sempre al servizio degli altri: dispensava buoni consigli e si prodigava nell'ascolto e nell'accomodamento delle situazioni. Pareva quasi che lei fosse la mediatrice dei rapporti umani e che il suo ruolo fosse quasi una missione, mentre lei tacitamente godeva a sentirsi elogiata, ecco perché cercava soluzioni, lo faceva per il gusto di ricevere quegli encomi sottili che la inorgoglivano e le donavano il sapore della magnificenza personale. Senza farsi intendere faceva in modo che denigrassero il comportamento della tal persona, mettendo in buona luce il suo operato. Ma non lo faceva apertamente: aveva una tecnica speciale, sferrava l'attacco e poi si ritraeva fingendo di ricordare che forse lei in tale situazione era stata più accorta e paziente.  Una sorta di missionaria che traeva vigore proprio dalla riconoscenza che leggeva negli occhi della gente, mentre a lei non importava, poi, molto se andava a buon fine il suo intervento; ciò che le premeva era solo la sua gratificazione e sentirsi dire: "Quanto sei buona e brava!"

   Curava il suo aspetto nei minimi dettagli e nessuno la sorprendeva con un capello fuori posto, era come un manichino sempre parato per l'esposizione e  la sua immagine si nutriva, infatti, di quegli sguardi colmi d'ammirazione. Ma lei sapeva di non meritare eccessivi elogi, eppure faceva in modo che glieli tributassero: nascondeva abilmente le sue imperfezioni con una cura paziente e costante. Tutto doveva ruotare intorno a lei, in maniera tale da renderla migliore agli occhi della gente, così come lo era stata per i suoi che mettevano in ombra sua sorella per esaltare lei e solo lei. Quella condizione, comunque, non la rendeva felice: il dover recitare sempre la stessa parte, non la rilassava, ecco perché provava inquietudine.
   Come può essere determinante il ruolo dei genitori: sono essi che plasmano e marchiano il futuro individuo. L'eccessiva esaltazione del proprio figlio non giova al figlio stesso che sarà in lotta perenne con se stesso: il protagonismo ed egocentrismo sono ruoli che annullano la spontaneità e semplicità d'animo!
   Lui non esaltò il suo comportamento: la considerò per quello che era, una donna con i suoi difetti e imperfezioni. Lui s'innamorò di lei per la sua anima e non certo per le opere missionarie che tra l'altro non rilevava: secondo lui tanti esseri umani erano simili a lei, ma non per questo erano da considerarsi speciali. Ognuno fa ciò che più gli aggrada, questo lui diceva, per cui meno protagonismo o esemplarità. Lui cominciò a far franare le sue certezze e Doris smise di sentirsi unica, smise di dover dimostrare d'essere accomodante e comprensiva, fu se stessa come non lo era mai stata. Inizialmente ne soffrì, poi imparò a guadagnarsi la stima in maniera differente, con autenticità che le veniva dal cuore. Più lui la sminuiva e coglieva difetti, più lei s'impegnava a correggersi; ciò che contava ora per lei era l'amore del suo uomo, imparò a non dover sempre attendere riconoscimenti ed elogi, finalmente crebbe interiormente e divenne adulta. Allora le tornarono in mente le parole della sua insegnante di francese che un giorno la prese in disparte e le disse: "Ricordati che la vita non riserva solo gratificazioni, la vita è fatta  anche di rifiuti e di lotte. Ora va tutto bene, ma quando ti chiuderanno le porte in faccia dovrai essere pronta a combattere, per non subire delusioni."

18 commenti:

  1. E brava la prof di francese che ha avuto la forza di dirle la verità, ma ancora più ammirabile l'uomo che ha saputo guardare dentro e non fermarsi all'apparenza, perchè diciamocela tutta: una personcina da te così ben descritta (complimenti!!) non è che sia proprio accostabile, eh?
    L'amore vince sempre.
    Buona giornata e buon inizio di settimana
    Tea

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Buongiorno, cara Tea, infatti una personcina che credeva di essere sempre la migliore, difficile viverle accanto.
      Ti ringrazio per l'apprezzamento lusinghiero, troppo generosa.

      Ricambio e ti abbraccio con affetto.
      annamaria

      Elimina
  2. "...Doris smise di sentirsi unica, smise di dover dimostrare d'essere accomodante e comprensiva, fu se stessa come non lo era mai stata...."

    Cara Annamaria,
    credo che in questo virgolettato alberghi la sostanza del post, molte persone vivono in superficie, senza rendersi conto che la realtà del mare la si può vedere e ammirare solo in profondità.
    Grande. Come sempre un post/metafora garbatamente incisivo da leggere con attenzione.

    TADS

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Troppo buono, caro amico, mi confondi. Ecco tu hai espresso bene: ciò che vive in profondità, il mare è una metafora stupenda.
      Grazie mille, buona giornata e chiedo scusa per aver risposto in ritardo, vi sono giorni densi d'impegni.
      un bacione
      annamaria

      Elimina
  3. Hai saputo descrivere benissimo, come sempre, gli abissi pieni di mistero, di contraddizioni, di insondabili intrecci che albergano nella mente umana, il più prodigioso apparato che l'uomo conosca (al suo confronto l'intero universo coi suoi milioni di galassie è una robetta banale e meccanicistica).

    Il groviglio fra essere e dover essere, fra Io e Sè (senza anadare a scomodare il ruolo dell'Io già schiacciato di suo fra le imperiose esigenze dell'Es e la tendenza sistematica ad un intollerante sadismo del Super-Io) è una delle maledizioni del vivere sociale.

    Questo non poter esistere se non nello sguardo degli altri è una strettoia inevitabile ma spesso fonte di dolore.

    Come molti degli eroi (spesso femminili, ma ricordo anche un padre che, maltrattato e piantato in asso da un'insopportabile moglie, si rivale fino al sacrificio supremo per sua figlia) dei tuoi racconti, non tutti perché la vita a volte si lascia piegare e altre volte esige il suo triste tributo, questa donna forse alla fine trova la quadratura del circolo e potrà essere felice. Forse.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quanti elogi, anche tu troppo generoso nei miei riguardi. Il tuo commento arricchisce il mio raccontino, la tua disamina è perfetta, come sempre lo dico anch'io: sai quanto io apprezzi la tua scrittura.
      Il punto cruciale è, in definitiva, quella gratificazione che si vuole leggere negli occhi degli altri: tanti non vivono di questi riconoscimenti, ma tanti altri si cibano molto di quegli sguardi e di quelle parole. La felicità, chi vive così forse la raggiunge se raggiunge una maturità interiore, perché credo che la crescita sia importante.
      Grazie mille, un caro saluto.
      annamaria

      Elimina
  4. Cara Annamaria, Doris ha trovato l'uomo giusto!
    Questo è un racconto mirabile per la psicologia con cui hai saputo descrivere la protagonista, in modo assolutamente reale e credibile.
    Un abbraccio!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Alessandra, ti ringrazio per il giudizio davvero gratificante; anche tu sei troppo buona.
      Il lato psicologico fa entrare in contatto con il personaggio, grazie per avermi detto che ho saputo descriverne i lati interiori.


      ricambio affettuosamente e
      ti auguro una bella giornata.
      annamaria

      Elimina
  5. L'amore cambia la vita
    ^^

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Proprio così, cara Carla, l'amore ha una forza speciale.
      Un sorriso anche a te.
      annamaria

      Elimina
  6. Una "personcina" come Doris, diciamolo pure, potrebbe risultare estremamente noiosa...o almeno annoierebbe mortalmente la scrivente.

    Sono per l'elogio dell'imperfezione, in accordo al pensiero della grande Rita Levi-Montalcini. E', infatti, l'imperfezione a spingere l'essere umano al miglioramento, e non mi riferisco soltanto all'interiorità individuale, bensì ad una visione più ampia che contempla il progresso della conoscenza.

    Lode, quindi, all'uomo che ha saputo penetrare la smielata corazza di Doris, trovando qualcosa di interessante. A volte, sotto la corazza...niente!

    Grazie, carissima. Un abbraccio.

    PS: quando hai un attimo, qui c'è un delicatissimo ed istruttivo racconto di un caro amico, che vale la pena leggere.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Convengo, carissima Annarita: dall'imperfezione nasce il miglioramento, coloro che si ritengono perfetti finiscono per non cogliere gli errori e non smussano le loro irregolarità. L'amore ha una marcia in più: il sentimento compie un cambiamento miracoloso, è come se si aprissero gli occhi sulla verità.
      Ti ringrazio e ricambio affettuosamente
      annamaria

      p.s.(grazie mille per la segnalazione mi hai dato l'opportunità di leggere un racconto altamente educativo scritto con estremo garbo e bellezza.)

      Elimina
  7. Cara Annamaria, come si evince bene dal finale, ciò che importa è che avvenga la presa di coscienza, quando si riesce a fare autocritica e ci si rende conto della percezione che hanno gli altri di noi, e quindi inizia un cambiamento radicale, tutto poi riesce ad incastrarsi nel posto giusto... purtroppo a molti non basta una vita per accorgersi che tutto quello che di negativo sembra arrivare dall'esterno, in verità proviene da sé, dalla propria interiorità...
    un abbraccio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dici bene, cara Maria, la propria interiorità è a volte sbagliata: in fin dei conti la negatività vive in noi. Accorgersi, farsi autocritica non è facile, ma l'amore ha questa grande capacità: porta a guardarsi dentro e a cercare una soluzione.
      Ti ringrazio e ricambio di cuore.
      annamaria

      Elimina
  8. non sono poi così buono, nemmeno voglio confonderti, semplicemente ti "stimo" (guarda che in 15 anni di web questa cosa l'ho detta a pochissime persone) :D

    TADS

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che dire, Tullio, se non grazie; la stima comunque è reciproca.

      Buona serata, affettuosità.
      annamaria

      Elimina
  9. Noi esseri umani siamo mescolanze di bene e di male e talora diciamo bianco per nero e viceversa, tutto per avere una lode. Quest'uomo non sarà poi così perfetto da aprirle gli occhi su tale grave cosa così facilmente oppure è la forza dell'innamoramento? Un cambiamento può esserci dopo la presa di coscienza, ma ci vuole il suo tempo. Argomento interessante.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'innamoramento fa miracoli, cara Mimma, non sempre, ma a volte è capace di trasformazioni incredibili. La presa di coscienza avviene quando il cuore batte per un vero sentimento.
      Ti ringrazio per aver giudicato l'argomento interessante.
      un bacio
      annamaria

      Elimina