venerdì 10 luglio 2015

Macchinazione (parte dodicesima)



          

    Nel nostro DNA riceviamo anche i geni caratteriali, il percorso della vita altera o smussa quei geni e Nicola a sua volta era stato educato al rigore, alla durezza di sentimenti, alla disciplina avulsa da sentimentalismi. Col matrimonio aveva in serbo di trasmettere al futuro figlio quanto aveva ricevuto, una sorta di riscatto dalle sofferenze patite, come se la mancanza d’amore scatenasse altra mancanza: sono gli esempi che formano l’individuo o possono generare in lui un addolcimento che eviti le stesse pene. Caterina non riuscì a dare un figlio a Nicola e lui un giorno per rabbia, che coltivava da tempo, stuprò una domestica che si trovava in una casa di una signora che aveva chiesto l’intervento dello stagnino più conosciuto del paese.

   La giovane lo ricevette con atteggiamento provocatorio, lei non si rendeva conto d’essere oggetto di desiderio: aveva un problema a livello mentale, ora diremmo diversamente abile, per cui non si preoccupava se l’abito era fuori posto e metteva in evidenza le sue grazie. Fiorenza era una bella creatura dall’aspetto provocante, ma con la mente era molto indietro rispetto alla sua crescita fisica: era rimasta una bambina ubbidiente e smaliziata. Prestava servizio alla signora più in vista del borgo, era la moglie del sindaco che l’accolse dopo che i genitori di lei erano morti per malattia, un tifo li aveva stroncati a breve distanza l’uno dall’altro. La tal signora si dispiaceva del ritardo mentale della giovane ma non sapeva che fare e oltre a darle ospitalità e un lavoro, capitava che di tanto le affidasse, in sua assenza, incarichi poco impegnativi: accogliere l’idraulico per una riparazione era cosa che, secondo lei, la ragazza poteva adempiere.
   Nicola aveva terminato di riparare il tubo della vasca in pietra che era in giardino, faceva caldo, molto caldo, quell’estate la calura era insopportabile. Egli osservò la ragazza, la luce fosforescente che filtrava dalle foglie della magnolia illuminavano il corpo di Fiorenza, lo esaltavano, i seni turgidi premevano attraverso il misero abitino in cotone che con l’umidità s’era appiccicato addosso, s’intravedeva persino la mutandina; non ce la fece più e chiese un bicchier d’acqua, nel mentre la seguì. La prese di spalle e la strinse forte, in casa non c’era nessuno, e cominciò a baciarla sul collo e poi scese là, dove era cominciato il suo oggetto del desiderio. Lei non capiva credeva che lui volesse dimostrarle affetto: nel suo ricordo c’era ancora il papà tanto bravo e amorevole, il caro padre che aveva attenzioni d’affetto e di premura come un buon padre sa fare. Quel papà non era scomparso dai suoi ricordi e la mente bambina era ancora ferma a quei dolci momenti familiari, fatti di risate, di abbracci, di condivisione, di attenzioni. L’abbraccio si fece più intenso, animalesco e lui le strappò l’abitino, la mutandina, lei non capiva: il suo papà non la spogliava con forza, il suo papà era tenero e gentile. Sprazzi di pensieri che non ebbero il tempo di avere una risposta, un dolore lancinante le fece perdere coscienza, la penetrazione violenta e fulminea le causò un dolore insopportabile, mai provato. Nicola scappò, via, e quando Fiorenza si ridestò, non ricordava perché era lì per terra, era rimasta al momento del bicchiere d’acqua che doveva portare al buon stagnino.

(continua)

8 commenti:

  1. Continuo a seguirti e aspetto la continuazione del racconto!
    Un abbraccio e buona domenica da Beatris

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    1. Grazie, Beatrice. Ricambio di cuore e ti auguro un buon proseguimento domenicale.
      affettuosità
      annamaria

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  2. Hai descritto magnificamente bene una di quelle scene terribili di violenza di cui quasi ogni giorno leggiamo sui giornali o ascoltiamo nei telegiornali.
    Fiorenza è una ragazza ritardata mentalmente ma lo stesso sarebbe accaduto in ogni caso: quando la violenza animalesca prende il sopravvento per le povere vittime c'è ben poco da fare!

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    1. Bentornata, cara Giusi. Non so se hai letto le precedenti puntate, comunque in questa sei venuta in contatto con il padre adottivo del personaggio chiave del racconto. La violenza è un sopruso che viola la dignità e segna per sempre e purtroppo ancora è perpetrata da gente che non riesce a frenare gli istinti, come ben dici, animaleschi.
      Grazie mille e buona serata domenicale.
      A presto, un caro saluto
      annamaria

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    1. Troppo buona, cara Alessandra, è ti ringrazio di cuore.
      Un bacione
      Annamaria

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  4. Che brutto capitolo! Brutto per la tematica che tratta, tra le più indegne dell'essere umano, inoltre con una ragazza ingenua e diversamente abile. davvero vergognoso!
    Tu, cara Annamaria, hai reso benissimo la scena della violenza, con pennellate sicure ed efficaci, mai volgari o pruriginose.Complimenti :))
    Un saluto assolato,
    Marirò

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    1. Grazie per l'attenta lettura e per le gratificanti parole alla mia scrittura. Lo stupro è un atto di violenza che non conosce barriere, come se il violentatore provasse maggiore piacere con le persone incapaci di difendersi. Buona serata, carissima, a presto.
      Annamaria

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