Nel nostro DNA riceviamo anche i geni caratteriali, il percorso della
vita altera o smussa quei geni e Nicola a sua volta era stato educato al
rigore, alla durezza di sentimenti, alla disciplina avulsa da sentimentalismi. Col matrimonio aveva in serbo di trasmettere al futuro figlio quanto aveva
ricevuto, una sorta di riscatto dalle sofferenze patite, come se la mancanza d’amore scatenasse altra mancanza: sono gli esempi che formano l’individuo o possono
generare in lui un addolcimento che eviti le stesse pene. Caterina non riuscì a
dare un figlio a Nicola e lui un giorno per rabbia, che coltivava da tempo, stuprò
una domestica che si trovava in una casa di una signora che aveva chiesto l’intervento
dello stagnino più conosciuto del paese.
La giovane lo ricevette con atteggiamento provocatorio, lei non si
rendeva conto d’essere oggetto di desiderio: aveva un problema a livello
mentale, ora diremmo diversamente abile, per cui non si preoccupava se l’abito
era fuori posto e metteva in evidenza le sue grazie. Fiorenza era una bella
creatura dall’aspetto provocante, ma con la mente era molto indietro rispetto
alla sua crescita fisica: era rimasta una bambina ubbidiente e smaliziata.
Prestava servizio alla signora più in vista del borgo, era la moglie del
sindaco che l’accolse dopo che i genitori di lei erano morti per malattia, un
tifo li aveva stroncati a breve distanza l’uno dall’altro. La tal signora si
dispiaceva del ritardo mentale della giovane ma non sapeva che fare e oltre a
darle ospitalità e un lavoro, capitava che di tanto le affidasse, in sua assenza,
incarichi poco impegnativi: accogliere l’idraulico per una riparazione era cosa
che, secondo lei, la ragazza poteva adempiere.
Nicola aveva terminato di riparare il tubo
della vasca in pietra che era in giardino, faceva caldo, molto caldo, quell’estate
la calura era insopportabile. Egli osservò la ragazza, la luce fosforescente che
filtrava dalle foglie della magnolia illuminavano il corpo di Fiorenza, lo
esaltavano, i seni turgidi premevano attraverso il misero abitino in cotone che
con l’umidità s’era appiccicato addosso, s’intravedeva persino la mutandina;
non ce la fece più e chiese un bicchier d’acqua, nel mentre la seguì. La prese
di spalle e la strinse forte, in casa non c’era nessuno, e cominciò a baciarla
sul collo e poi scese là, dove era cominciato il suo oggetto del desiderio. Lei
non capiva credeva che lui volesse dimostrarle affetto: nel suo ricordo c’era
ancora il papà tanto bravo e amorevole, il caro padre che aveva attenzioni d’affetto
e di premura come un buon padre sa fare. Quel papà non era scomparso dai suoi
ricordi e la mente bambina era ancora ferma a quei dolci momenti familiari,
fatti di risate, di abbracci, di condivisione, di attenzioni. L’abbraccio si
fece più intenso, animalesco e lui le strappò l’abitino, la mutandina, lei non
capiva: il suo papà non la spogliava con forza, il suo papà era tenero e
gentile. Sprazzi di pensieri che non ebbero il tempo di avere una risposta, un
dolore lancinante le fece perdere coscienza, la penetrazione violenta e fulminea
le causò un dolore insopportabile, mai provato. Nicola scappò, via, e quando Fiorenza si ridestò,
non ricordava perché era lì per terra, era rimasta al momento del bicchiere d’acqua
che doveva portare al buon stagnino.(continua)
Continuo a seguirti e aspetto la continuazione del racconto!
RispondiEliminaUn abbraccio e buona domenica da Beatris
Grazie, Beatrice. Ricambio di cuore e ti auguro un buon proseguimento domenicale.
Eliminaaffettuosità
annamaria
Hai descritto magnificamente bene una di quelle scene terribili di violenza di cui quasi ogni giorno leggiamo sui giornali o ascoltiamo nei telegiornali.
RispondiEliminaFiorenza è una ragazza ritardata mentalmente ma lo stesso sarebbe accaduto in ogni caso: quando la violenza animalesca prende il sopravvento per le povere vittime c'è ben poco da fare!
Bentornata, cara Giusi. Non so se hai letto le precedenti puntate, comunque in questa sei venuta in contatto con il padre adottivo del personaggio chiave del racconto. La violenza è un sopruso che viola la dignità e segna per sempre e purtroppo ancora è perpetrata da gente che non riesce a frenare gli istinti, come ben dici, animaleschi.
EliminaGrazie mille e buona serata domenicale.
A presto, un caro saluto
annamaria
Sei sempre più brava, cara!
RispondiEliminaTroppo buona, cara Alessandra, è ti ringrazio di cuore.
EliminaUn bacione
Annamaria
Che brutto capitolo! Brutto per la tematica che tratta, tra le più indegne dell'essere umano, inoltre con una ragazza ingenua e diversamente abile. davvero vergognoso!
RispondiEliminaTu, cara Annamaria, hai reso benissimo la scena della violenza, con pennellate sicure ed efficaci, mai volgari o pruriginose.Complimenti :))
Un saluto assolato,
Marirò
Grazie per l'attenta lettura e per le gratificanti parole alla mia scrittura. Lo stupro è un atto di violenza che non conosce barriere, come se il violentatore provasse maggiore piacere con le persone incapaci di difendersi. Buona serata, carissima, a presto.
EliminaAnnamaria