domenica 19 gennaio 2014

Fascino misterioso

   
                  
                                                              



   Aveva un modo di reclinare il capo e di volgere lo sguardo che affascinava. Lui si era innamorato di quel volto armonioso e gentile, ora nobile ora misterioso. Doveva conoscerla, doveva parlarle. Non sapeva quando avvicinarla e si beava del suo arrivo puntuale: non disattendeva un appuntamento.
   Egli era un solerte cameriere, faceva servizio al bar del centro durante il periodo estivo; gli occorreva quell’entrata extra: i soldi dei genitori non erano sufficienti a concedergli qualche sfizio, come studente non se la passava bene e, all’insaputa dei suoi che vivevano altrove, si era trovato quel lavoro.
   La signora fascinosa l’aveva conosciuta seduta al tavolino quando gli avevano detto di servire un frappè in fondo alla sala. Pioveva quel pomeriggio e i tavolini erano sistemati al riparo, sotto un pergolato protetto da una tettoia, si udiva il ticchettio della pioggia e il cielo plumbeo creava un’atmosfera misteriosa.
   Si era accostato gentilmente, stava per deporre il frappé al caffè, quando la consumatrice che volgeva le spalle, si girò lentamente e gettando il capo all’indietro mormorò a fior di labbra: “Merci!” fu allora che lui, il giovane uomo, s’innamorò, il suo cuore s’infiammò e al contempo ne fu intimidito, mai riservatezza l’aveva così pervaso.
   Egli era un tipo spavaldo e sicuro, non conosceva titubanza, le ragazze le prendeva e le lasciava per il suo essere spudoratamente vero, un gran simpaticone rubacuori; nessuna gli resisteva e nessuna gli portava rancore, anche dopo essere stata gentilmente accantonata.
   “Restiamo amici, vuoi? Non ha funzionato!” soleva dire lui dopo la storia sentimentale e loro non infierivano, era troppo gentile, nonostante tutto, era troppo ogni cosa.
   L’estate volgeva al termine e lui sapeva che doveva farsi coraggio, ormai la sua vita non era più la stessa, per quanto avesse spiato la misteriosa donna, non aveva colto nulla del suo vissuto. Lei arrivava, consumava e poi scompariva velocemente in un’auto rossa, una monovolume comune a tante altre. Non aveva neanche l’opportunità di poterla pedinare e al bar non la conoscevano, non doveva essere del luogo, sicuramente una vacanziera che aveva affittato una casa, oppure viveva in una pensione.
   Il tormento lo ossessionava, non sapeva se fosse per il fatto che non le avesse neanche parlato o perché lei era rimasta insensibile al suo fascino maschile. Il giovane cameriere quando giungeva al tavolo, per prendere l’ordinazione, la guardava con occhi desiderosi, ma gli s’inceppava la lingua e dopo averle detto solamente: “Prego, signora! Desidera altro?” si allontanava con il suo sorriso stampato e con la coda fra le gambe, come avesse commesso chissà quale misfatto. La signora, dal canto suo, non agevolava la conversazione: era sempre misteriosa e formale e non mostrava stupore nell’essere servita sempre dallo stesso cameriere.
   Il giorno dopo il locale avrebbe chiuso, la stagione era terminata, lui non si presentò al lavoro e si appostò: voleva spiare, senza essere visto. Era a bordo del suo motorino, si era calato il casco sulla testa, quindi era irriconoscibile. La vide giungere e sedersi al solito posto, lei non batté ciglio quando si presentò un altro cameriere per l’ordinazione; dopo aver terminato il suo rituale frappé, si alzò e con passo sinuoso si avviò alla sua auto che aveva parcheggiato poco distante dall’entrata del bar. Quel pomeriggio era ancora più elegante, indossava un tailleur albicocca dalla cui giacca scollata s’intravedeva il femminile seno, al centro di esso un cammeo illuminava il decolté; il volto bellissimo contornato da una cascata di capelli corvini era rilassato e sereno, sembrava felice, di una gioia mai vista prima.
   Lui colse tutti i particolari, era allo stremo, oggi le avrebbe parlato, ma doveva farlo fuori da quell’ambiente: se l’avesse allontanato infastidita, almeno nessuno avrebbe udito. Era trascorso tutto quel tempo ma ora la decisione era presa. Lei entrò in auto e partì; lui dietro con il suo motorino, non doveva perderla di vista, non c’era traffico, tutto sembrava essere dalla sua parte.
   La misteriosa donna, che poteva avere un’età compresa fra i trentacinque - quarant’anni, giunse a destinazione; era un caseggiato fuori mano dall’aspetto fatiscente, strano posto per una donna di quella classe. Lui la vide scendere dall’auto, mentre rispondeva al cellulare, e udì la sua voce alterata e rauca, molto diversa da quella gentile e femminile che le sentiva al bar.  Non capiva e provò delusione, comunque aveva deciso doveva parlarle. Parcheggiò il motorino e percorse il breve tratto non asfaltato per raggiungerla, quando fu avvicinato da un tipo losco dall’aspetto volgare per niente incoraggiante.
   “Sei venuto per Reneé? Si paga in anticipo!” disse l’uomo con sguardo minaccioso.
    “Io vorrei parlare con la signora che è uscita dall’auto rossa.” rispose lui.

   “Certo, Reneé. Giovanotto non fare il tonto. Ti piace il francese, vero?”

9 commenti:

  1. Wow! fantastico! eh eh eh...non si sa se sia la rivincita di una donna che potrebbe incarnare la vendetta di tutte le sue precedenti conquiste abbandonate o l'ingenuità di un macho che si crede tanto seduttore, ma in realtà è uno sprovveduto. Ma forse la morale è che nei sentimenti bisogna metterci sempre (oltre al cuore e all'attrazione) la TESTA! Grazie Annamaria: altamente godibile. Un abbraccio!

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    1. Ti ringrazio per aver apprezzato, sono lusingata.
      Buona giornata.
      a presto, spero
      annamaria

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  2. In assoluto, uno dei tuoi racconti più belli e coinvolgenti! Scritto in modo superbo.
    Sei bravissima, amica mia.

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    1. E se lo dici tu, superba narratrice, è un onore.
      un abbraccio
      annamaria

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  3. ...
    C' è un senso di piacere a leggerti cara Annamaria
    racconto scorrevole, coinvolgente e scritto splendidamente!
    Molto piaciuto..

    Ti lascio un sorriso e un abbraccio
    sia dolce il proseguo di settimana!
    Michelle

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    1. Grazie mille, cara Michelle, sono contenta che ti sia piaciuto.
      Ricambio di cuore e ti auguro una buona giornata.
      annamaria

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  4. Il tuo stile è diventato più agile e moderno e questo senz'altro valorizza il tuo bel racconto.

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    1. Che gioia leggere le tue parole, cara Mimma: il tuo giudizio mi onora.
      Ti auguro una serena giornata.
      affettuosità
      annamaria

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  5. oh, povero ragazzo, alle prese con le prime delusioni della vita!
    Peccato, però. Una conclusione meno amara ci sarebbe stata dopo la gentilezza del racconto, ma c'est la vie...
    Complimenti per la scorrevolezza e la raffinatezza dei particolari.
    Affettuosamente,
    Marirò

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