mercoledì 1 ottobre 2014

Radici

                      

   Un tempo lei desiderava evadere dalla sua realtà per andare incontro a nuovi orizzonti, nuove culture, nuovi stili di vita. Non le importava delle sue radici che tra l'altro le stavano strette: troppe responsabilità e catene, aveva voglia di sciogliere quelle catene. Gli affetti richiedono impegno che mal si combina con i propri impegni, l'importante era per lei trasferirsi con la nuova famiglia che aveva creato.
    E si vedeva proiettata in una nuova dimensione, lontana dal mondo che da sempre le era appartenuto; quel mondo privo di interesse, oramai era sempre lo stesso, con i suoi difetti e le sue precarietà e il suo discutibile modus vivendi così lontano dalle sue aspettative. Non era una campanilista e se doveva sparare a zero contro la sua città, lo faceva senza remore alcune, avrebbe voluto essere nata altrove.
   L'idea di migrazione trovò maggiore conferma, quando per la prima volta conobbe un posto tanto lontano dal suo, dove la vita era completamente diversa. Quella città era ben tenuta, in ogni angolo regnavano ordine e pulizia, i cittadini ben educati con quel parlare sciolto dall'inflessione melodiosa, nulla avevano a che vedere con quegli zoticoni del suo quartiere così degradato. Ma perché, si diceva, era dovuta nascere proprio lì, quasi si vergognava a dire il luogo d'appartenenza: finivano per pensare che anche lei fosse zoticona e incivile. Eppure non erano tutti così i suoi concittadini, vi erano fior di menti con culture elevate, raffinati professionisti, tanti avevano dato lustro al luogo e non solo; ma purtroppo gli era stata appiccicata l'etichetta della cafoneria e chissà perché finivano per parlare solo di quelli che denigravano il luogo. Si era convinta che doveva andarsene, avrebbe convinto il marito a fare richiesta di trasferimento, i suoi figli dovevano crescere altrove.
   Un giorno una parente, che da tempo viveva dove avrebbe voluto trasferirsi lei, venne in vacanza nella sua terra che amava tanto e della quale sentiva una profonda nostalgia. "Ah, come avrei voluto aver fatto un incontro diverso." disse quella parente. "Ma a cosa ti riferisci, zia carissima?"  "Al fatto che ho sposato un uomo freddo e privo di umanità, mentre da noi siamo così uniti, ci rispettiamo e ci vogliamo bene. Per noi la famiglia è importante, mentre per la gente del posto, dove vivo, ognuno va dove vuole, e non si amano, non si rispettano. Rispettano le città, ma non i loro focolari." rispose la zia.
   Passò del tempo e lei aveva abbandonato le sue idee di migrazione, tutte le volte che tornava dalle vacanze, amava ancor di più le sue radici e ne coglieva aspetti che prima non notava. La cafoneria di alcuni divenne per lei  folclore puro, la parlata locale non propriamente aggraziata fu quel vernacolo, nobile lingua, da conservare come testimonianza di venti secoli di storia. E il degrado della città lo vide come un momento di negligenza amministrativa da superare: un tempo, le diceva sua madre, quel posto era un salotto perbene e rispettato. E poi il calore della sua gente, la loro disponibilità, la familiarità, i valori ancora presenti, in due parole erano le sue radici e tutto il resto non aveva importanza.

8 commenti:

  1. molto bella questa introspezione, è un conflitto interiore che affligge un po' tutti gli esseri umani, l'uomo nasce nomade e solo dopo millenni diventa prevalentemente stanziale ma con delle recrudescenze.
    Anche se caliamo l'ancora in noi è sempre presente il desiderio di migrare, cambiare città, a volte anche nazione però, per fortuna, quando riusciamo a cogliere il buono che ci circonda, come nel tuo racconto, lasciamo che le radici diventino più forti.

    TADS

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    1. Grazie per l'apprezzamento e per la bellissima analisi. E' vero dentro di noi siamo nomadi, desideriamo andare, fare nuove conoscenze e con questo desiderio finiamo per dimenticarci delle nostre origini da difendere nonostante tutto.
      Felice serata, un abbraccio e a presto.
      annamaria

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    2. Un post che rispecchia perfettamente la realtà a cui sono abituata. Comprendo benissimo i due sentimenti, il rifiuto di una società malata e piena di degrado e l'amore per la propria terra, terra ricca di tradizioni e passato illustre. Io ho scelto le radici, infatti. Nonostante la mia terra sia insanguinata e pienissima di difetti, l'amo, e la chiamo casa. Baci cara e grazie per questo splendido brano. Buona giornata^^ Baci. :* ps: ah io sono Siciliana :D

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    3. La Sicilia è una bellissima terra ricca di tradizioni culturali e artistici, un vero patrimonio anche paesaggistico. Hai fatto bene, cara amica, dobbiamo amare la nostra terra, l'amore vince su ogni cosa.
      Un abbraccio.
      annamaria

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  2. da Siciliana,ancorata alle Radici, mi unisco al commento di Ethelweis. A differenza, però, della protagonista del tuo racconto, non cerco di vedere diversamente le brutture che ci sono. Sono brutture e restano brutture da combattere, da denunciare, da trasformare, da eliminare. Esalto, invece, il bello che c'è, che c'è sempre stato e che mai potrà essere totalmente sovrastato dal negativo. E dal bello si traccia la strada di casa e della vita.
    Un abbraccio e complimenti per il bel post
    Marirò

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    1. Per non ripetermi sulla bellezza della tua terra, l'ho già scritto all'amica precedente, ti dico che hai fatto benissimo, altrove non avresti trovato quello che la Sicilia possiede. La protagonista, infatti, poi se ne rende conto, e apprezza le sue radici che vanno difese, amate e valorizzate.
      Buona giornata e grazie mille.
      ricambio di cuore
      annamaria

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  3. Molto, molto bello, mia carissima amica!
    Dopo aver letto i commenti - tutti significativi - mi associo al parere di ILI6.
    Un caro abbraccio.

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    1. Ed io ti ringrazio infinitamente per il bel giudizio.
      Felice giornata, a presto.
      con affetto
      annamaria

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