mercoledì 8 maggio 2013

Ulteriore rinuncia

   (Ripropongo, per la dolcezza del tema, un mio passato racconto: amore è anche rinuncia incondizionata.)


                      

                                                         

   Si librò in volo disperata per l’estremo viaggio: le certezze erano cresciute assieme all’unica convinzione che si frantumava. Angelica tornò da quel limbo lontano e ripercorse il tunnel che la fece riappropriare del suo corpo dolente, salvo per miracolo. Lunghi giorni di degenza sofferta e di cure mediche restituirono ad Angelica il suo splendido corpo, assieme alle ferite dell’anima che furono risanate da Carlo, fedele compagno di studi. L’amore fu l’unguento per quelle ferite sanguinolenti che si rimarginarono e la fecero tornare alla vita.
   “Vuoi tu Carlo, come tua sposa la qui presente…”
   Il rito solenne unì in matrimonio i due giovani che partirono per trasferirsi in un’altra terra; nuovi orizzonti, nuovi profumi e nuove culture.
   Angelica aveva lo spirito creativo, al liceo artistico dipingeva con maestria e nel matrimonio trovò maggiormente la sua ispirazione; dalle sue mani nascevano dipinti impressionisti di pregio, per lei mostrare l’opera a suo marito era una gioia senza pari. Albe e tramonti si susseguirono nella scena della sua vita che fu radiosa, lo spettro lontano della morte voluta era sepolto nel suo cuore in festa.
   Angelica fu amata e ricompensata dalla nascita, in breve tempo, di quattro figli ai quali lei si dedicò, mettendo da parte la sua arte.
   A nulla valsero le esortazioni sincere e cortesi d’un successo artistico, a nulla valse un invito al vernissage allestito per lei dal premuroso Carlo che volle stupirla, organizzando la mostra a sua insaputa. Angelica mise in primo piano la famiglia e scelse lei.
   Mai un giorno, affiorò nel suo cuore il tarlo dell’insoddisfazione, mai si sentì perdente o frustrata: la vita terrena l’aveva ripresa fra le sue braccia, donandole la maternità nella quale si specchiava fiera.
   Erano trascorsi quindici anni, il suo uomo era sempre innamorato e fedele, i ragazzi stavano crescendo ed Angelica cominciava ad avere più tempo per se stessa, per i suoi spazi; stava riprendendo in mano la sua passione e guardava al futuro rimembrando quelle proposte passate e poi scacciate.
   Quando tutto brillava, si riaffacciò la sofferenza: un’emorragia di sangue fu determinante per un ricovero d’urgenza. All’età di trentasei anni, Angelica fu privata dei suoi organi riproduttivi; un carcinoma all’utero, radicato nella sua intimità stava ramificando in essa. La pianta malvagia fu estirpata assieme alle sue metastasi ed Angelica per una seconda volta tornò in vita, tornò ai beni terreni ed ai suoi cari.
   Quella insoddisfazione che non l’aveva sfiorata con la rinuncia all’arte, ora stava nascendo in lei: il caro Carlo, l’amorevole marito era cambiato, lei sentiva che lui non le apparteneva più. Dolcemente e velatamente egli non la considerò più donna: sera, dopo sera alzò un muro invisibile. Durante il giorno il comportamento non era mutato, Carlo era sempre lo stesso marito, lo stesso padre esemplare, ma la sera egli faceva in modo che non si creasse il frangente amoroso carnale.
   Angelica si sentiva rifiutata. Era una splendida ragazza, la maternità aveva abbellito il suo corpo armonizzandolo, qualunque uomo si sarebbe acceso di desiderio per lei che era l’incarnazione della sensualità. Passavano i giorni e Carlo non mutava, la verità era che lui vedeva sua moglie come un vetro rotto e poi incollato, temeva di infrangerlo e non osava confidarsi con lei. I silenzi divennero agghiaccianti e quando lei chiedeva spiegazioni, lui evadeva il problema e con estrema abilità riusciva a schivare le risposte.
   La rabbia cresceva nel cuore della donna che alla fine stanca si rassegnò a condurre  una vita da asessuata e nuovamente si specchiò nei suoi figli, come per l’arte alla quale rinunciò, per amori dei suoi gioielli accettò la mancanza d’amore carnale in nome della famiglia unita. Condussero una vita di facciata, nessuno s’accorse mai che quella coppia esemplare era unita solo da amore fraterno, il loro comportamento non faceva supporre quella divisione forzata.
   Angelica, anche non avendo la luce nel cuore, trovò la pace nelle sue opere artistiche che realizzò per lei e per i suoi figli ormai sposati e si dedicò alla scrittura di liriche profonde.
   Lei e suo marito conducevano due vite parallele che non s’incrociavano, due binari dello stesso treno che si guardavano senza sfiorarsi.
   Poi un giorno Angelica si iscrisse ad un corso d’informatica, suo figlio maggiore le aveva regalato un computer portatile dicendo: “Mamma, impara ad usarlo, lì c’è tutto un mondo, potrai mettere le tue poesie in vetrina ed interloquire con altri artisti.”
   Scoprì così quel mondo e dette uno scopo alla sua esistenza, in breve tempo divenne tanto brava da occuparsi di un blog tutto suo dove ben presto fu apprezzata ricevendo consensi ed elogi. Lei era per gli amici del Web la poetessa dall’animo gentile, l’artista a tutto tondo che finalmente pubblicò una silloge di poesie , recensita da un critico importante. Internet divenne la sua vita e le fece ritrovare l’amore, un amore virtuale fatto di confidenze, di rime baciate, di spiritualità elegante, di comunicazioni telematiche. Il desiderio sopito negli anni tornò a riaccendersi ed a bruciare ardentemente, la comunione spirituale elevò ad alte sfere quel puro sentimento. L’utente innamorato era tanto più giovane di Angelica, li separavano più di quindici anni, ma nella visione attraverso uno schermo l’età non conta, l’immagine di un viso telegenico migliora.
   Flavio, nonostante avesse un matrimonio stabile e volesse bene alla sua famiglia, si innamorò perdutamente della poetessa gentile, si innamorò della sua essenza, della sua spiritualità, del concerto delle sue parole.
L’appuntamento in rete quotidiano divenne vitale per entrambi: essi si raccontavano, condividendo i momenti della giornata; Angelica dimenticò le sue pene e si animò di nuove energie. La luce traspariva dal suo volto che ringiovanì, assumendo i passati bagliori. Flavio premeva d’incontrarla: era stanco di quell’amore virtuale e lei tornò a tribolare, a macerarsi nel groviglio interiore.
   “Non posso.” diceva accorata. “Non potrei guardare in faccia i miei figli, in passato ho scelto loro ed ora non posso tradirli!”
   “Una volta sola, mio sublime amore.” supplicava Flavio attraverso il video.
   Condividevano la passione per l’opera, tante volte si erano soffermati sui vari autori e sulle loro composizioni. A Milano inauguravano la stagione teatrale con la prima della Boheme di Puccini, Angelica per quella serata speciale aveva ricevuto l’invito da suo figlio, professore al Conservatorio, e lei lo comunicò a Flavio.
   “Se vorrai vedermi di persona, sarò a teatro con mio figlio. Quando mi vedrai non mi amerai più e capirai che sono vecchia per te.”
   Il Teatro alla Scala pullulava di gente elegante e ricercata, era tutto un vociare sommesso che attendeva. Lei fra la gente intravide Flavio che le sorrise languido. Le note di “Una gelida manina” non riuscirono a mitigare le sensazioni esplosive del suo cuore, cercò di darsi un tono,  non voleva che suo figlio s’accorgesse. Alla fine della rappresentazione, tanti s’avviarono ai ridotti, altri all’uscita, Angelica seguita dal suo primogenito stava per lasciare il teatro, quando fu avvicinata da Flavio.
   “Signora, ha perso il libretto. Prego, l’ho recuperato per lei.”
   “La ringrazio, molto gentile.” rispose imbarazzata con voce tremante.
   Tornata a casa, nella solitudine della sua camera privata, quella in cui s’appartava per creare e per interagire con gli utenti del Web, sfogliò quel libretto e vi trovò una dedica.
   “Rosa delicata, vorrei coglierti ora, vorrei sfiorarti, vorrei farti mia!”
   Si commosse e si fece forza, mentre calde lacrime rigarono il suo volto. Accese il computer, si connesse ed inviò un messaggio privato a Flavio.
   “Non potrò mai essere tua, ancora una volta ho scelto ‘loro’, le mie creature adorate.”   

5 commenti:

  1. Bellissimo, cara!
    E, comunque, non ditemi che il web è solo virtuale.
    Un bacione grande ^^

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    1. Grazie, cara Ale.

      Ricambio con un abbraccio.
      annamaria

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  2. Un racconto davvero intenso ed emozionante, scritto con grande delicatezza e al tempo stesso con la forza dirompente della commozione...
    un abbraccio

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    1. Grazie infinite, carissima Maria, il tuo apprezzamento mi onora.
      Ti auguro una buona giornata, un bacio.
      annamaria

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  3. presa da vicende familiari molto serie, non ero riuscita a commentare.
    e anche se l'ho fatto la prima volta che lo hai pubblicato, commossa ancora una volta dalla lettura, ti ringrazio per questa bella storia d'amore.

    un abbraccio affettuoso
    cri

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