giovedì 20 dicembre 2012

Un papà speciale


                                                                                           

   (Il Natale è alle porte, allora... m'ispirano storie così. 
   Che sia un Natale di aggregazione familiare e di buoni propositi: ciò che conta è quella sensazione speciale nel cuore che alimenta la luce della speranza e del rinnovamento. Non siete i soli a sorridere scetticamente: anch'io in questo momento ho qualche perplessità. Ma è Natale, rilassiamoci  e facciamo festa, con poco e con quello che c'è. In barba a tutti i grovigli politici, sociali e agli antichi Maya, anticipatamente, BUONE FESTE A TUTTI VOI!)


   Doveva farlo, non c’erano altri mezzi: era l’unico bene che possedesse, allora l’aveva donato.
   L’adorata figlia necessitava di un intervento costoso: la sua vita si stava spegnendo assieme alla luce che irradiava. L’aveva vista crescere e fiorire come un bocciolo prezioso, l’aveva vista fare i primi passi nel mondo della danza come una libellula leggera, leggiadra e armoniosa, Martino era un genitore a senso unico e quella figlia era il fulcro della sua esistenza vuota.
   “Papà, la mamma non ci serve, ha preferito un’altra vita a noi.” diceva Letizia. “Noi siamo felici così!”
Gioia dei suoi occhi, felicità smisurata. Bimba modello a scuola e nella vita, poi, adolescente esemplare, bella nell’aspetto e nell’anima. Martino s’impegnava tutto il giorno, dividendosi fra il lavoro e la sua creatura, fra il lavoro e la casa. Mai un attimo di malinconia, mai un momento di stanchezza: gli bastavano il sorriso di Letizia e la sua amorevole attenzione. Un pomeriggio durante le prove del Balletto “Il lago dei cigni”, la ragazza si accasciò al pavimento, risuonò il tonfo, la disperazione e il tormento si abbatterono su Martino. Analisi ed esami estenuanti, non si comprendeva cosa avesse infierito sul giovane corpo; Letizia passò il calvario da un ospedale all’altro, i medici brancolavano nel buio mentre lei lentamente si allontanava dalla vita. Martino non aveva più lacrime e da solo chiuso nel suo dolore, visse momenti di annientamento interiore, giunse anche a pensare di farla finita. Ricordò il sorriso beffardo di sua moglie il giorno che la sorprese con la valigia dell’addio.
   “Sei un ometto, sempre la stessa vita morigerata, casa e laboratorio, passeggiata domenicale e null’altro. Ho voglia di conoscere il mondo, la bambina te la regalo. E’ una piagnona come te che ti piangi addosso!”
Non la vide più e con il passar del tempo quella ferita si rimarginò, la piccola Letizia divenne tutta la sua vita. Si adattò a svolgere la doppia mansione, non aveva nessun parente che potesse aiutarlo e centellinò il suo stipendio di restauratore di libri antichi fra spese domestiche ed extra; la piccolina, quando lui era al lavoro, era affidata alle cure di una fidata baby sitter, in seguito ai migliori istituti a pagamento.
   Gli risuonava la lamentela della moglie: “Ti piangi addosso”, non aveva avuto il tempo di occuparsi dei suoi problemi di salute, nonostante l’età ancora giovane, soffriva di una forma di artrosi agli arti inferiori che si accentuava nei cambi stagionali. Giunse il referto, Letizia era affetta da una grave patologia rara, l’unico centro ospedaliero dove effettuavano quel particolare intervento, che avrebbe salvato la vita alla ragazza, si trovava in Hillinois e le possibilità di recupero erano da considerarsi buone.
   Si accese una speranza, tornò la luce nel cuore di Martino, ma i tempi erano brevi: bisognava intervenire al più presto, il filo sottile che teneva in vita Letizia stava per spezzarsi. Il pover’uomo fu felice ma al contempo disperato: urgevano i soldi per partire e per la costosa parcella medica ed ospedaliera.
   L’idea gli venne ascoltando la confidenza di un affezionato cliente che cercava un rene per sua moglie debilitata da ripetute dialisi; la lista d’attesa era lunga, avrebbe pagato bene se avesse trovato un donatore. Tacitamente Martino si sottopose all’espianto e il giorno stesso in cui fu dimesso volò sull’oceano assieme a Letizia, passeggera speciale.
   Le note di Chaikovskij vibravano ancora nell’aria, sul palco della Scala gli applausi scroscianti si fondevano al brusio dei presenti.  La ballerina esordiente, giovane promessa della danza, dopo l’inchino finale prese il microfono e col fiato grosso, indirizzando lo sguardo a un uomo speciale seduto fra la folla, annunciò un breve: “Grazie papà!”     

26 commenti:

  1. Qui non lasciano più commentare!

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  2. Sono Alessandra!

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  3. Cara Annamaria, il tuo post è splendido.
    Ma temo che questa piattaforma attualmente non funzioni.
    Ale

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    1. Io non so cosa stia accadendo, ho provato ad entrare per capirne le funzioni, ma non c'è una voce che mi fa capire come risolvere il problema. Io non sono addentrata in funzioni tecniche, cara Ale, figuriamoci cambiare e trasferire. Vediamo un po' come va. Grazie per l'apprezzamento.
      un abbraccio
      annamaria

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    2. Se si ponesse più attenzione...
      "Non c'è una voce che mi FACCIA capire, ecc."
      ciao, Ale.

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  4. bella e commovente storia!
    un abbraccio e tanti auguri di buone feste
    cri

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    1. Buongiorno, cara Cristina, ti ringrazio e ricambio di vero cuore.
      Comunque, poi, ti rinnoverò gli auguri.
      un abbraccio
      annamaria

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  5. Cara Annamaria, a parte il bel gesto di un padre disperato, il tuo racconto offre tanti spunti su argomenti spinosi. Il fatto che a volte un genitore non possa salvare i propri figli per la mancanza di mezzi economici è un problema che in una società civile non dovrebbe presentarsi e poi non bisogna dimenticare il terribile mercato che sta dietro l'espianto di organi. A parte i casi di gente consenziente che comunque è spinta sempre da una tragedia personale, c'è tutto un mondo spietato e senza scrupoli le cui vittime preferite sono i bambini...
    un forte abbraccio e tanti auguri di buone feste.

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    1. Cara Maria, l'argomento è veramente spinoso ed estremamente delicato, purtroppo il mercato dell'espianto organi è disumano, so bene di quei bambini che scompaiono e vengono ritrovati morti. Dove può arrivare un essere umano, uccidere un piccolo innocente a scopo di lucro, beneficiare uno per sopprimere un altro; mentre tutto potrebbe svolgersi normalmente, se dalle persone decedute, dopo averne accertato la morte, si potesse espiantarne gli organi, ciò accade ma è solo per una minoranza.

      Grazie, carissima, ricambio con sincero affetto.
      annamaria

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  6. Ciao Anamaria!
    Un abbraccio d'amicizia per augurarti Felice Natale circondata dagli affetti più'grandi
    Bacio e sorriso

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    1. Grazie, cara Claudia, ti auguro anch'io un Natale Gioioso assieme ai tuoi cari, del resto lo spirito del vero Natale è questo: solidarietà, aggregazione familiare.

      un affettuoso abbraccio
      annamaria

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  7. Buon Natale, mia carissima amica! Che sia lieto e sereno*

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  8. Una fiaba natalizia..commovente
    Ciao carissima..buone e serene feste...
    Carla
    ^^

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  9. Affettuosissimi auguri belli.
    grazia

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  10. L'anonimo sono io Grazia Giordani

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  11. L'anonimo sono io Grazia Giordani

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  12. Una storia bellissima per attendere questo Natale...una storia che ci lascia anche alla speranza...
    Tanti cari auguri di un sereno Natale...un abbraccio
    lella

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  13. I miei migliori auguri di Buon Natale a Te e Famiglia!
    Con affetto
    Elvira

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  14. @: Ringrazio TUTTI GLI AMICI per le belle parole augurali, siete molto cari.
    Ricambio di vero cuore e vi abbraccio con affetto.
    annamaria

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  15. Mia carissima Annamaria, buongiorno e buon Natale a te e alla tua famiglia! :-) Scusami se oggi non leggo il tuo post se non le prime righe, ma vado di fretta..è molto tardi e devo preparare... Ti mando un abbraccione grande :-) Licia

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    1. Grazie, cara, a questo punto Buon Anno.
      ricambio affettuosamente
      annamaria

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  16. Un post meraviglioso che sprigiona emozioni bellissime!
    Grazie per questo tuo "dono"
    Un abbraccio caro augurando a te e famiglia buon Natale di pace e serenità!

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    1. Grazie a te, cara Luisa.
      Sentitamente ti auguro Buon Anno e ricambio di cuore.
      annamaria

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  17. Anch'io l'avrei fatto per una figlia di un così grande dolore. È bello a Natale, pigliare coscienza che il cuore umano è un gigante nell'amore oltre che capace di innominabili ignominie, che non tutto è perduto, anzi rinasce sorprendentemente.

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    1. Cara Mimma, le tue considerazioni sono perfette, ti ringrazio e ti auguro a questo punto un Felice Anno Nuovo.
      un abbraccio
      annamaria

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  18. Ho già tentato un paio di volte senza successo di commentare questo post, spero che questa sia la volta buona.

    E' una bella storia di Natale, lineare e toccante, senza quei colpi di scena che a volte dissemini nei tuoi racconti, e che costringono (in modo gradevole e stimolante, s'intende) il lettore a riconnotare trama e personaggi.

    Nell'ambito di questo "Canto di Natale" (spero che l'accostamento al grande Dickens ti vada a genio) c'è un padre che sfata i luoghi comuni per cui i mariti abbandonati, e spesso anche quelli abbandonanti, senza la moglie vanno nel pallone più totale ed assoluto e si abbandonano ad imperdonabili nequizie e nefandezze.

    Questo garbato signore mi ricorda il "Ragazzo padre" di Enzo Jannacci, tira fuori quel po' di raziocinio e di spirito organizzativo che ogni tanto anche gli uomini (non solo le donne, intellettualmente superiori da che mondo e mondo e costrette a subire le prepotenze dei maschi che, direbbero a Roma, "nun ce vonno stà") riescono a mettere insieme.

    Forse, prima di essere così arrogantemente e vigliaccamente abbandonato, quest'uomo era veramente un piagnone, un perdente, probabilmente colpevole di non ricordarsi che una donna merita di essere ri-conquistata ogni giorno e di non sentirsi mai una presenza sicura e scontata. Ma dopo l'abbandono ha saputo dimostrare a se stesso che la moglie, vivaddio, si sbagliava. (Sai che mi piace immaginare che i personaggi, come magistralmente ci ha insegnato Pirandello, pre-esistono ai loro "scopritori" più che "ideatori" e vivono in qualche modo di vita propria).

    In questa conclusione di un annus horribilis ma horribilis sine ulla dubitatione, mi piace rinnovarti i complimenti per il tuo luminoso tlento letterario, e augurarti sempre nuove avventure e nuove "scoperte" di personaggi, trame, storie ed emozioni per te che scrivi e noi che volentieri ti leggiamo.


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