martedì 18 dicembre 2012

"Lettera a mia madre"

            


         (forse è il clima, ma ho avuto nostalgia per questo scritto di qualche anno fa)


   Le parole migrano e raggiungono spazi infiniti, superando le barriere dell’impossibile. Le parole sono duttili come la materia e sono magiche come le note di un concerto ben orchestrato. Questo mio suono vorrei giungesse a te, mamma, per dirti grazie o musa, amante dell’arte della Parola!
   I tuoi occhi cagionevoli, sin da tenera età non t’impedirono di nutrire il tuo spirito con i grandi classici della letteratura; alla flebile luce della lampada a petrolio tutte le sere fino a notte fonda, non mancavi all’appuntamento con i personaggi misteriosi del romanziere di turno. Passione che coltivasti sempre e che trasmettesti a me, mamma. Pendevo dalle tue labbra, la tua conoscenza andava al di là della formazione scolastica mancata: tu eri lettrice ed affabulatrice… grande dispensatrice di parole.
   Poi calò il buio e la fonte della tua vita non cessò di mancarti: i miei occhi furono i tuoi, per venti lunghi anni continuai a leggere per te. La stanchezza s’impadroniva di me quando la mia mente era altrove, impegnata nel mio vissuto familiare. La sopportazione soffocata prendeva il sopravvento e tu lo percepivi dal tono della mia voce che non riusciva a mascherare le mie sensazioni interiori.
   Ti rispondevo a monosillabi stentati, mentre pensavo che forse non avrei retto per molto e che avrei voluto scrollarmi di dosso quel fardello, non perché non amassi la letteratura, solo che… avrei voluto leggere da sola, appartata nella mia camera in raccoglimento. Quando la gola era secca e la testa intontita, finivo per invidiare quasi tutti gli orfani esistenti sulla faccia della terra. Mi sono nutrita di storie leggendarie, di storie fantastiche, di storie emozionali che sono penetrate in me, inconsapevolmente, come lo stillare continuo della goccia che plasma.
   Ricordo il tuo volto luminoso quando udivi il lento sfogliare delle pagine delle quali volevi prima sentirne il profumo: quell’effluvio ti poneva in simbiosi con le parole pronunciate dalle mie labbra.
Le frasi salienti dovevo rileggerle: una sola volta non bastava; tornavo indietro e ripetevo, mentre t’ immedesimavi calandoti nella sequenza ascoltata; dal tuo volto si intuivano le emozioni e le sensazioni che stavi vivendo: mamma, tu eri sì fruitrice, ma anche trascinatrice!
   Dicevi: “Questo è il bello della lettura. Ognuno raffigura immagini secondo la propria comprensione e le colloca in una sua realtà, se dovessimo mettere a confronto le diverse immaginazioni, avremmo una stessa storia con personaggi di differente aspetto esteriore ed interiore. Ci sono lettori che giustificano gli errori ed altri che li condannano: i commenti sono diversi, non c’è nulla di più vario della interpretazione letteraria!”
   Quanta saggezza nelle tue parole: le tue erano riflessioni filosofiche profonde, degne di meditazione. In quegli anni ho imparato ed accumulato un bagaglio culturale senza eguali.
   Mi attendevi al mattino, verso metà giornata. Mi accomodavo alla sedia accanto alla tua poltrona preferita e dopo il rituale: “Tutto bene, mamma?”, riprendevo la lettura dalla parte sospesa il pomeriggio precedente (già… ti facevo visita due volte al giorno). Mi dicevi: “Ti stancherai di me? Nessuno potrebbe prendere il tuo posto! Tu sei una lettrice che ci mette l’anima!”
   Mamma, ora so che il tuo attaccamento per la lettura era anche un modo per trascorrere più tempo con me: i tuoi occhi erano spenti, ma non il tuo cuore carico d’amore, e quel sentimento vive in me, mi parla, mi esorta, mi loda.
   Quei vent’anni passati nella ricerca di nuovi libri, quegli anni vissuti fra bancarelle a buon mercato, quegli anni odorosi di fogli cartacei narrati, hanno alimentato in me la passione per la scrittura che covava sotto la cenere.
   Quando i tuoi occhi si sono spenti per sempre, io ho alitato su quella cenere il vento della tua passione, che ha acceso, mamma, il fuoco dell’amore per le storie narrate, per le vicende senza tempo.

       

8 commenti:

  1. C'è poco da fare: per un essere umano di sesso maschile cercare di riflettere sulla maternità è un esercizio spesso ozioso e stucchevole: non c'è fantasia e immaginazione che tenga, la concreta realtà di una creatura che ti cresce dentro e per 9 mesi condivide i tuoi ritmi, respira e si alimenta attraverso di te, e forse sperimenta attraverso di te i primi rudimenti del benessere e della sofferenza... tutto questo è qualcosa che può essere esposto razionalmente, ma non è possibile cogliere neppure in modo approssimativo il vortice emozionale che si porta dietro.

    Il modo in cui hai saputo descrivere il tuo essere figlia si appoggia e si compenetra con la tua grande capacità di evocare attraverso la parola qualcosa che va oltre la descrizione. E chi legge questo tuo intensissimo post quasi trattiene il fiato e cammina in punta di piedi per non violare l'intimità di un rapporto così carico di sentimenti e significati.

    Essere l'occhio e la voce di una madre che dolcemente invecchia e prende per gradi congedo dalla vita, e tanto che prende lentamente congedo la percepisce sempre più dall'alto e chissà quanti ricordi le affollano la mente, è un'esperienza che taglia trasversalmente una vita intera e ti offre delle risorse uniche. E adesso possiamo capire meglio tante cose di te, del tuo essere, del tuo scrivere, del tuo pensare e dello sguardo critico e indulgente insieme con cui guardi e quasi accarezzi questo benedetto mondo di uomini così bello e così dannato.

    Con tantissima stima e rispetto

    Luca

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    1. Grazie infinite, caro Luca, troppo buono.
      Vi sono tantissimi figli che si adoperano per i loro genitori, come ve ne sono altri ingrati, credo comunque che tutto parta dall'educazione ricevuta. Quando in famiglia c'è armonia e ascolto i figli lo terranno a mente; io ho avuto genitori così, per cui essere disponibile dopo è stato il minimo per me.

      Ti ringrazio per la stima e per le toccanti e profonde parole.
      ricambio di vero cuore
      annamaria

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  2. Cara, non riesco a commentare.
    Sto piangendo.

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    1. Mi spiace tanto, carissima.
      un bacione
      annamaria

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  3. Chiedo scusa ma questo post mi ha commossa troppo!

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    1. Non avrei voluto, ma è Natale e ho rispolverato questo vecchio scritto.
      Grazie.
      un abbraccio
      annamaria

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  4. Annamaria, grazie per questa splendida emozione!
    La vorrei, me la regali? la sento, come il profumo intenso di quelle pagine sfogliate dall'amore materno che vorrei tanto accarezzare ancora*

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    1. Cara Luisa, puoi prenderla, ti ringrazio per averla apprezzata così tanto.
      un bacio
      annamaria

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