
Scroscia furiosamente la pioggia, il ritmo incessante crea un'atmosfera cupa, l'acqua s'insinua ovunque, bagna tutto lo scenario e pare voglia entrare nelle case; il silenzio è interrotto dal rumore persistente dei goccioloni che s'infrangono. Uno sbattere di sportelli di anonime auto che hanno ricondotto a casa occupanti desiderosi di rientrare. Ombrelli variopinti di ogni misura proteggono il capo di coloro che sono per strada: la vita non si ferma e occorre andare. Si ode il rumore dei clacson: strombazzano maggiormente quando piove, le auto sono in coda e la visibilità si fa scarsa. La pioggia torrenziale non riesce a defluire totalmente, si otturano i tombini e le strade sono intasate d'acqua. I pedoni non riescono ad attraversare, immergono le calzature nelle pozzanghere, si bagnano, alcuni sono fradici di pioggia: non l'avevano prevista e non sono al riparo di un ombrello, cercano una sistemazione di fortuna, corrono, inciampano, si coprono alla meno peggio. Passa un carretto ricoperto di un telo plastificato, il guidatore è allo scoperto e si protegge con una mantella di gomma che il vento scosta e fa passare la pioggia inclemente. Un barbone si accomoda sotto un porticato, sistema il suo cartone paravento e pone il suo viso sotto l'acqua. Stende le mani e si ricorda di possedere un pezzetto di saponetta, lo strofina nei palmi producendo una schiuma profumata; le mani portano la schiuma al viso e si deterge con l'acqua piovana, una sala da bagno a cielo aperto, lui si lava e sorride. Le piante ringraziano, era da tempo che non scendeva acqua dal cielo, la natura tutta ringrazia.
Delia si sta recando al suo primo appuntamento di lavoro: deve andare, deve monetizzare, quell'Iphone di ultima generazione deve essere suo. Per l'occasione ha messo i tacchi a spillo, la mini similpelle e il bomber stretto grigio topo; quand'è uscita il cielo era solo leggermente nuvoloso, l'aveva ignorato e si era detta che il meteo non aveva preannunciato una pioggia imminente. La pioggia la sorprende all'improvviso, tenta di attraversare: difronte c'è un negozio di articoli vari e vuole comprarsi un ombrellino, giusto per ripararsi. Invece non ce la fa e si spezza un tacco lasciandolo nel tombino, i capelli acconciati di fresco si riducono ad una poltiglia gocciolante e per giunta il trucco si liquefa miseramente sul volto ora striato di nero. Giunge allo stesso porticato del barbone sorridente, lo guarda stranita e si ferma un attimo a pensare. Si toglie anche l'altra scarpa, stava anchilosando su di una, le getta in aria e s'avvicina al misterioso clochard, lo ringrazia, lui non comprende. Lei riprende la strada di casa, è felice, si sente leggera, corre persino: sa che ora potrà guardare i suoi ancora a viso alto.