venerdì 14 ottobre 2016

Taciuta verità

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    (questo racconto l'ho scritto anni addietro, quando ancora l'argomento omosessualità era discriminante e pungente)
   


   Una nuvola di raso e perline luccicanti occhieggiava nella penombra della camera che vedeva il nuovo giorno. Rosa osservava il sontuoso abito e un groppo in gola le faceva detestare quello sfavillio ingannevole come la sua partecipazione. Fra un po’ avrebbe preso il via la musicalità del giorno più importante, se tale fosse stato… anche per lei. Si agitavano pensieri in tumulto, sensazioni che non aveva osato confidare e che l’avrebbero schiacciata, mettendola nel dileggio familiare. Non aveva osato rivelare la sua vera natura, quella che aveva scoperto di possedere e che avrebbe causato uno sconvolgimento.
   Gli amori giovanili nascono anche sui banchi di scuola e Rosa era stata corteggiata dal primo della classe, Ivan, che si era proposto di aiutarla nelle versioni di greco così ostiche per lei. Un ragazzo educato che aveva ricevuto la piena approvazione dalla mamma di Rosa.
   “Mamma quella lingua morta, è un vero tormento.” si lamentava, e di rimando sua madre: “C’è Ivan, lo sai quant’è bravo!” divenne un membro di quella famiglia e la ragazza subì anche la sua corte.
    Nacque così un fidanzamento, approvato da tutti, che si protrasse nel tempo, per via della giovane età di entrambi che dopo il liceo frequentarono anche la stessa facoltà. I giorni si susseguirono in un crescente di vicende e di emozioni; nei pensieri di lui lo studio e Rosa che amava alla follia; in quelli di lei anche l’amore quieto per lui.
   Dopo la laurea Ivan iniziò il praticantato nello studio del padre avvocato, mentre Rosa in quello di un amico di famiglia. Ada, segretaria efficiente, dal volto mascolino, ma con un aspetto intrigante, strinse subito amicizia con Rosa, elargendole spiegazioni e consigli.
   Rosa era inquieta: da quando frequentava quello studio, la sua vita interiore era mutata. Non riusciva a capire cosa fosse e la sua pacatezza aveva fatto posto all’irrequietezza che si acuiva tutte le volte in cui Ada le si rivolgeva con il suo ammiccante sorriso.
   “Vorresti accompagnarmi alla sfilata di moda questa sera?” cantilenò Ada, dopo vari mesi. “Andiamo via da sole, il tuo Ivan farà altro!”
   Erano davanti al portone di casa di Rosa, la serata si era svolta bene, la nuova collezione aveva riscosso successo, quando Ada l’abbracciò  e le cercò le labbra.
   “Vieni da me!” sussurrò “Ti farò conoscere l’amore, conosco la tua inquietudine!”
   Cominciò una relazione nascosta che portò ad alte sfere Rosa, la quale visse la sua duplice vita all’insaputa di tutti. Il fine settimana fra le lenzuola con Ivan, al quale concedeva una spenta passione, e nei giorni lavorativi fra vari espedienti si appartava con la segretaria. Quella celata passione le apparteneva a tal punto che bramava Ada, come mai aveva desiderato il suo futuro marito. Ada era un’amante eccezionale, romantica, premurosa e sapeva come accenderla di desiderio.
   “Ti rendi conto Ada, abbiamo fissato la data delle nozze e incominciano fra un po’ anche i preparativi. Sono nell’inferno, ti desidero e mi detesto!”
   Rosa conosceva il moralismo della sua famiglia, i loro preconcetti, e continuò con la sua farsa che la stava uccidendo.
   Il giorno delle nozze era giunto, fra un po’ quella casa si sarebbe animata per lei che aveva il cuore in lutto.
   Non se la sentiva di giurare sull’altare, non poteva offendere la sacralità del luogo. Era una codarda: non aveva la forza di rivelare la verità, solo un gesto estremo l’avrebbe salvata. Uscì di corsa, ancora tutti dormivano e si diresse all’auto, entrò e mise in moto raggiungendo l’abitazione di Ada, luogo deserto; scese dalla sua vettura, tappò il tubo di scappamento, entrò nuovamente, bloccò ermeticamente i finestrini dell’auto, accese il motore e poi attese che il sonno eterno le desse la libertà.


   



   

4 commenti:

  1. Risposte
    1. Ti ringrazio, cara Alessandra, per l'apprezzamento, per fortuna ora molti tabù sono superati. Buon pomeriggio, un abbraccio. Annamaria

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  2. ciao Annamaria,
    per fortuna queste soluzioni estreme sono in calando, comunque il tuo racconto è attualissimo, questa società non ha ancora metabolizzato le diversità, forse perché non ancora educata al farlo.

    grande penna, chapeau!!!

    un caro abbraccio

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    1. Troppo buono, il tuo gratificante commento mi entusiasma.
      Ricambio l'abbraccio di cuore.
      buona serata
      annamaria

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