lunedì 7 marzo 2016

Riflessioni di lettura

                                                                   
                                                                      
                                                                          
                                                                             
    Il titolo esplicativo ci introduce in una storia che ci riguarda e della quale siamo spettatori non più ignari ma consapevoli e riluttanti. Una storia scritta con capacità descrittiva e narrativa, una vicenda che accende i riflettori sulla corruzione che non risparmia gli affetti; un romanzo che si è aggiudicato il LXIX Premio Strega. Stiamo parlando del romanzo intitolato: “La Ferocia”, scritto da Nicola Lagioia, nato a Bari nel 1973. Per Einaudi ha pubblicato “Occidente per principianti” e “Riportando tutto a casa”.    
   Siamo agli inizi anni settanta, la scalata al benessere è un passepartout  per l’elevazione sociale, per approdare nel mondo dei notabili della città. Si procede per astuzia, si raggirano gli ostacoli con quell’intuito tipico di chi considera il potere dei soldi, l’unico modo per ottenere considerazione e rispetto.
   E allora, cosa c’è di meglio se l’arricchimento può giungere velocemente, ottenendo ciò che avrebbe avuto bisogno di tempi più lunghi o di rifiuti se ci fossero state trasparenza e correttezza? Dilaga la corruzione, si chiude un occhio sulle gravità che potrebbero nascere dai permessi illegali in ogni campo e il valore umano è messo in secondo piano: l’obiettivo è arricchirsi per concedersi lussi e considerazioni nell’ambiente che conta.
   La famiglia Salvemini ha come capostipite un costruttore in vista che farà largo uso di quella corruzione, comincerà il suo esordio nella scalata sociale acquistando come dimora una villa adiacente al circolo più “in” della città. Una villa appartenuta sotto la dinastia borbonica a un proprietario terriero, in seguito a un podestà, poi era toccata a un senatore. Per Vittorio Salvemini vivere accanto al luogo frequentato dalla gente più in vista, è una sorta di trampolino di lancio per appartenere a quel mondo tanto ambito. Uno stratagemma, un astuto stratagemma per poter entrare nella lista dei soci del circolo tennis, ove l’ingresso è consentito a coloro che abbiano almeno cinque amici iscritti. In seguito Vittorio vincerà la prima gara d’appalto, farà la spola fra la Sardegna e la Costa Brava e la sua famiglia composta dalla moglie e quattro figli si potrà permettere ogni sorta di lusso e circoli esclusivi. Tutto è lecito per  l’imprenditore barese che corromperà alti vertici e ne resterà avviluppato sino alla fine, in un turbinio di eventi difficili da disinnescare.
   La moglie, Annamaria, è ben contenta di beneficiare di cotanta ricchezza e poco conta tutto il resto; e per assicurarsi tutto ciò, si fingerà generosa nei confronti di Michele, figlio illegittimo del marito, allevandolo. Figlio che invece percepirà la mancanza d’affetto della matrigna, ma stabilirà un contatto con Clara, sorella maggiore, il personaggio chiave della storia che poi si tingerà di noir.
   Nella famiglia protagonista vi sono altri due figli, un maschio e una femmina; il primogenito diverrà un oncologo e Clara, la maggiore, anche essendo sposata, passerà da un tradimento all’altro col tacito assenso del marito. Clara è una ragazza sensibile che stabilirà un legame con il fratellastro, il quale a causa delle distanze affettive avrà seri problemi psichici e passerà la sua esistenza da giovane ragazzo nelle case di cura psichiatriche trasferendosi a Roma, dove cercherà anche di coltivare la passione del giornalismo. Il vuoto familiare si ripercuoterà su Clara che trascinerà la sua giovane vita fra tradimenti e cocaina.
   Nel frattempo i genitori impegnati nei loro affari di denaro per lui e di come spenderli per lei, porteranno Clara all’atto finale, fulcro di questa storia: Clara muore all’età di trentasei anni, l’ultima volta che è stata vista viva stava percorrendo la statale Bari-Taranto con il corpo nudo ricoperto di sangue e lividi. A questo punto della storia entra in scena Michele molto legato alla sorella deceduta, egli indagherà su quella morte e scoprirà gli scuri rapporti della sua famiglia con il mondo politico, economico e accademico. Nonostante gli avvertimenti, Il figlio incompreso e non completamente amato farà pulizia e chiuderà così un capitolo sulle corruzioni, trasgressioni, connivenze sospette.
   La vita alla fine porta il conto e per Salvemini senior sarà il male incurabile, mentre per il resto della famiglia il fango della denuncia scoperchierà un pentolone d'intrighi a catena che farà crollare l’impero economico dell’imprenditore più in vista della città.
   La scrittura è coinvolgente ma in alcuni tratti ampollosa e nella parte iniziale, per quanto ci introduca nel dramma del ritrovamento del corpo di Clara, si perde il filo conduttore della storia per il ritmo complesso e incrociato. Ma quando entra in scena il personaggio scomodo, il figlio illegittimo, lo stile cambia struttura con frasi brevi, punteggiatura sincronizzata, dialoghi secchi il tutto in linea con Michele, ragazzo rancoroso e sensibile, amante della verità priva di fronzoli.
   I flashback, con l’alternanza del presente, rendono la narrazione interessante: Nicola Lagioia, con intensità, affonda la penna nei mali di questa società!





4 commenti:

  1. Recensione esemplare, proprio perché obiettiva.
    Abbraccione!

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    1. Grazie, cara, ho potuto pubblicarla perché l'avevo scritta precedentemente al mio intervento.
      A presto, un abbraccio
      annamaria

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  2. ciao Annamaria,
    non ho letto questo libro ma la tua recensione mi ha fatto venire in mente un telefilm a puntate interpretato da Enrico Maria Salerno negli anni '80. Le difficoltà, a volte tragiche, che incontrano gli arricchiti respinti dal bel mondo, Mohamed Abdel Moneim Fayed, il padre del defunto Dodi, era uno degli uomini più ricchi di Inghilterra ma non è mai stato accettato nel Rotary club Londinese.

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    1. Oltre il denaro, occorre un certo stile innato, comunque qui si parla anche di corruzione, di appalti facili, di manovre illecite per arricchirsi, insomma di tutto quel clima che ancora ci perseguita e che nasce soprattutto a partire dagli anni settanta.
      Grazie, un caro saluto
      annamaria

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