mercoledì 3 febbraio 2016

Affittopoli e non solo


                    



Oggi un breve comunicato, lo prendo pari- pari dalla mia pagina facebook, anch'io sono su facebook; non volevo, non ci credevo, lo snobbavo e poi visto l'afflusso anche di persone di un certo calibro mentale, sono entrata nel giro. Questo è accaduto un paio d'anni fa, dapprima a rilento con un certo distacco, uno gettare lo sguardo quando mi andava, ora da quando posseggo uno smartphone, un regalo, le comunicazioni in presa diretta mi giungono tramite telefonino, il brr-brr è lì, costante, non smette; se volessi, potrei mettere il silenziatore e non mi disturberebbe, se disturbo diverrebbe in talune circostanze. Leggo, quindi, quando posso e se ritengo utile rispondo. I nostri blog restano una bella vetrina di qualità, un posto per amanti di un certo tipo di prodotto, un posto dove diamo spazio all'informazione di qualità e a quegli scritti interessanti che non si trovano neanche sui libri al primo posto delle vendite: sui blog faccio letture di pregio. Ora tornando al discorso comunicato su facebook, ho puntato il dito sulle truffe, sui dolori e difficoltà di gente provata dalla miseria che prima non gli apparteneva, su quel lucrare tipico dei codardi parassiti.

                                           

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Affittopoli, città degli affitti facili, aggiungo io, e sappiamo di cosa sto parlando. Come sappiamo che c'è chi, non possedendo i soldi per l'affitto, e qui si parla di affitti spropositati, finisce per non farcela e viene sfrattato e si ritrova sotto i ponti o sulle panchine di una stazione, se le panchine sono libere. Mentre chi ha denaro, chi è un professionista di un certo calibro, può occupare un appartamento in una zona di prestigio e versare un piccolo obolo. Ma si sa siamo una nazione degli ECCESSI: noi facciamo le cose in grande, o tutto o niente. Noi doniamo ai ricchi e togliamo ai poveri, il modello Robin Hood è per noi superato. Pensate che per avvallare quest'idea, una Onlus ritirava prodotti ortofrutticoli a costo zero da aziende che donano alle associazioni umanitarie e anziché distribuire quei prodotti alle associazioni, li vendeva a utile pieno, nel senso che era tutto guadagno, quattro milioni d'euro complessivi. 
Lucrare sui dolori, lucrare sulle miserie, lucrare sulle difficoltà: BEH, CHI RIESCE A FARE QUESTO NON E' DEGNO D'APPARTENERE A QUESTO MONDO! Un momento, un momento: è degno di trovarsi nel mondo dei pusillanimi dalle ore contate, spero! E anche non fossero contate, la ruota gira!

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