martedì 19 maggio 2015

Macchinazione (parte sesta)

    

   Tutto sembrava scorrere nella normalità, il matrimonio non le dava problemi e la sua vita poteva dirsi appagata, ma a tratti le tornava in mente il volto avvilito della sua amica, lei la conosceva troppo bene non era mai stata capace di architettare qualcosa ai danni di chicchessia, né tantomeno nei suoi confronti: avevano condiviso momenti importanti, erano cresciute insieme come sorelle. E i sogni, le promesse, la fedeltà assoluta all’amicizia?  Possibile che, si chiese, l’amore non corrisposto possa mutare una persona a tal punto da trasformarla in un essere diffamatore che passa sopra agli affetti di una vita trascorsa insieme? Decise di far domande a sua madre, senza farle intendere a chi fosse rivolto il suo dubbio, non si capiva perché non ne facesse menzione, in qualche modo voleva tenere per sé le sue inquietudini sofferte, come se a priori desse per scontata l’innocenza del marito.
   “Ma certo, figlia mia, conosco storie di sorelle che si son rubate il marito, figuriamoci un’amica! Come anche mariti perbene che hanno saputo gestire tresche e relazioni mai scoperte. Una volta seppi di un uomo talmente scialbo, timido, ben educato, sai di quei tipi a testa bassa che si fanno da parte con rispetto, bene… lui era uno stupratore a livello familiare: violentò la cognata, la cugina e l’amica intima della moglie, ma la cosa assurda è che le vittime mantennero il segreto, pare che fosse un amante eccezionale e che le stesse divennero succube di lui. La passione fa perdere i lumi della ragione, fa passare sopra ai principi morali; la carne è debole e fa fare pazzie, ma c’è chi sa dove fermarsi e mai farebbe del male a chi gli sta a cuore, perché chi si comporta subendo e reiterando il momento, in fondo in fondo è amorale e non sa controllarsi, mai perdere il controllo di se stessi!”
   Giuditta prese a controllare il marito fuori di casa, a spiarlo; si appostava dinanzi all’atelier di moda, oppure compariva all’improvviso all’interno della casa di moda con la scusa di voler dare uno sguardo all’ultima collezione o con l’intento di voler scegliere quel tale capo che ancora le mancava. Giungeva senza preavviso e con disinvoltura si recava all’improvviso nell’ufficio del marito e se non lo trovava, percorreva tutti i corridoi dell’immenso atelier per cogliere di sorpresa Victor che astutamente, anche in assenza della moglie, ebbe un comportamento irreprensibile: aveva immaginato che  sicuramente messa al corrente del tentativo di violenza, come gli bruciava la sconfitta, avrebbe tacitamente indagato.
   E i mesi passavano, il matrimonio non s’incrinò e dell’amicizia stretta con Marisa e genitori non se ne parlò più, tutti sembravano accettare quell’allontanamento, anzi nella mente della madre di Giuditta si fece strada l’idea che i loro amici-parenti sicuramente fossero talmente gelosi del matrimonio ben riuscito di sua figlia da giungere a troncare ogni rapporto.
   “Morto un papa, se ne fa un altro! Figlia mia.” disse una mattina quando colse lo sguardo malinconico di sua figlia che osservava una di quelle vecchie foto di gruppo esposte sul cassettone.
   “Che vuol dire, mamma?”
    “Mi riferisco ai nostri amici, alla tua amica del cuore, non ci vediamo più, neanche una telefonata come se avessimo fatto loro uno sgarbo. Anni insieme cancellati così, senza una spiegazione, per questo ti dico non ci pensare più e frequenta quella coppia tanto a modo che ti ha fatto conoscere Victor.”
   Eleonora stretta collaboratrice di Victor all’interno dell’atelier era da qualche tempo la di lui pupilla, ma Eleonora era anche la moglie di Eugenio, amico storico, di Victor, erano loro la coppia che faceva visita a Giuditta, recalcitrante a voler instaurare un rapporto stretto.
   “Io e mio marito ce la faremo, amore, a divenire amici stretti di tua moglie. E allora avremo più occasioni, ora dobbiamo continuare ad accontentarci della toilette della tua casa di moda.”
   “Comunque è più eccitante.” replicò Victor “La rapidità e il nascondimento aumentano la passione.”


(continua)

7 commenti:

  1. mi sembra di assistere ad un bello sceneggiato. La storia di questo matrimonio singolare incuriosisce sempre di più.. Tornerò a leggere il continuo. Buon we, mia cara Annamaria

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    1. La narrativa riprende le storie familiari nel suo percorso, spero ti stia piacendo, cara Licia. Ti ringrazio e ricambio di cuore.
      un abbraccio
      annamaria

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    2. certo che mi sta piacendo! :-) Moltissimo! A volte è solo il tempo che mi manca.... vedi a che ore passo?

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  2. Di te, cara Annamaria, ho sempre apprezzato la scorrevolezza nello stile di scrittura e la capacità di analisi. Le ritrovo anche qui: capitolo divorato.
    Un caro abbraccio.

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    1. Grazie mille, cara Ale. Il tutto è nato per caso, avevo cominciato a scrivere la storia e non potendo completarlo ho pensato di sospenderlo, poi man mano ci ho preso gusto e devo dire che scrivere di volta in volta un capitolo è stimolante. Buona domenica.
      ricambio di cuore
      annamaria

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  3. Il tarlo del dubbio fa il suo tremendo lavoro...e meno male, visti gli atteggiamenti del caro maritino...
    Avvincente lettura, corro a leggere il prossimo capitolo

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    1. Grazie infinite per passare da un capitolo all'altro.

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