domenica 22 febbraio 2015

Inatteso epilogo

                       
 

   Un giorno, mancava un giorno, solo ventiquattr'ore e avrebbe dovuto scrivere l'epilogo di quella storia nata per un'esigenza. Chiuse gli occhi e s'impose di dormire: durante la notte avrebbe elaborato il finale perfetto.
   Che fastidioso prurito, forse un molesto insetto era la causa del disturbo. La parte gli prudeva e cominciò a sfregarsi senza sollievo, ma non aveva la forza di accendere la luce e di alzarsi per andare in bagno: nell'armadietto dei medicinali ricordava di avere una pomata antistaminica proprio adatta al caso. Passò la notte agitato e insonne, una specie di dormiveglia tormentato, una lotta col prurito. Al mattino scese dal letto e si guardò allo specchio, una grossa macchia violacea ricopriva buona parte dell'avambraccio e fu tentato di strofinarsi ancora: il prurito era più acuto. Cercò la pomata e la spalmò sull'eritema, finalmente un po' di sollievo, ma durò poco, molto poco: passò l'intera giornata a ungersi con l'unguento e ad applicare cubetti di ghiaccio sulla parte infiammata. Sperava che il fenomeno regredisse, del resto altre volte era successo: stranamente da qualche tempo era divenuto allergico alle punture d'insetto, in particolar modo a quelle della zanzara tigre. 
   La vita scorreva alla meno peggio, il lavoro d'amministratore aziendale, nonostante il fastidio che non accennava a diminuire, riusciva a svolgerlo, anzi nei momenti di massima concentrazione finiva per non grattarsi molto. S'accorse del problema un collega di ufficio, era anche un caro amico che lo esortò a recarsi da uno specialista. 
   "Ma dai," rispose Fulvio "che vuoi che sia. E' solo un banale prurito!" 
   "Banale non direi, cocciuto che non sei altro. Sai che facciamo, domani vieni con me dal dermatologo, devo farmi controllare una cisti che ho qui sul collo." 
   "E da quando si è manifestato il prurito?" chiese lo specialista "Ma davvero! Va avanti così da un mese, e come ha fatto ad avere una vita normale?"
   "Non capisco, è solo un prurito che si attenua con la crema e di notte riesco ad addormentarmi."
   "No, non è solo un prurito, un brufolo, come lei l'ha denominato. Vede questa escrescenza e l'alone violaceo intorno al brufolo, ho il sospetto che sia qualcosa di grave."
   Fu prelevato un piccolo frammento e analizzato, il referto fu catastrofico: ogni speranza era abbandonata: e non aveva neanche il tempo per metabolizzare il tutto, essendo un male all'ultimo stadio.
   L'amico era scioccato, ma doveva trovare delle parole di conforto e visto mai di possibilità di diagnosi errata o di guarigione improvvisa e inspiegabile. Fulvio si lasciò guidare: non aveva parenti, era solo a questo mondo, dopo che i suoi genitori erano scomparsi in un tragico incidente; l'unico punto di riferimento era il suo caro collega che era come un fratello per lui. Nei momenti di solitudine, quando si ritrovava nell'intimità di casa sua, finì per apprezzare tutto ciò che prima non riteneva importante e la paura di morire gli dette un senso di rilassamento mai provato prima, come se non gli importasse più nulla degli eventi. "Non avendo un futuro," si diceva "vivo con calma gli istanti che ancora possiedo."
   Dove trovasse la forza era un mistero e ancora di più, dove trovasse quella filosofia di vita. L'amico se lo chiedeva e avrebbe voluto scuoterlo: non gli sembrava normale un tale distacco, era a due passi dalla condanna e non scalpitava neanche un po'.
   Cominciò il decorso ospedaliero, la routine da protocollo e Fulvio rassegnato non batteva ciglio: si sottoponeva con forza alla devastante terapia, chi ne soffriva maggiormente era il suo amico fraterno. Ci fu una leggera ripresa e poi un peggioramento, un ricovero d'urgenza fu indispensabile, quando al dolore acuto subentrò una crisi respiratoria.
   "No, non è giusto, perché i migliori devono andar via, un ragazzo d'oro, era lui a incoraggiarmi!"
   Si svegliò madido di sudore e si tastò, lui c'era e si guardò il braccio scoperto, nulla non c'era nulla e non aveva prurito, però che incubo che strano sogno, aveva un cervello che non si riposava neanche di notte. Ma sì la risoluzione al problema, a quella storia andata oltre e alla quale avrebbe dovuto mettere una pietra sopra: gli serviva un epilogo perfetto. L'incubo evidentemente scaturiva dalle sue preoccupazioni, la situazione che si era creata non era facile e ancora più complicato era uscirne senza danno.
   Oggi toccava a lui aprire lo studio perché la sua assistente sarebbe giunta più tardi: gli aveva chiesto quel permesso in via eccezionale per motivi di famiglia. Fulvio lesse l'agenda degli appuntamenti e vide che alla prima paziente avrebbe dovuto devitalizzare un canino. Era un medico dentista e doveva la sua veloce ascesa proprio a quella paziente: una persona di spicco in città che contava conoscenze di riguardo, peccato lui avesse imbastito una tresca amorosa, una relazione che gli stava stretta e alla quale stava per mettere la parola fine.
   "Giulia, accomodati, oggi sei la prima. Vedrai non te ne accorgerai nemmeno!"
   "Ma come, neanche un bacio prima dell'intervento, ho la bocca profumata." e si avvicinò a lui vogliosa.
   Fulvio la allontanò con delicatezza, fingendo un attacco di tosse.
   "Sei raffreddato, mio caro? Se non stai bene possiamo rimandare."
   "Non preoccuparti, non è così grave."
   La devitalizzazione si svolse nel migliore dei modi, Fulvio nel tempo era divenuto un dentista esperto e buona parte della città si rivolgeva a lui, ed essendo un piccolo centro abitato la parola d'apprezzamento si diffondeva in fretta. Ma lui non stava bene con se stesso: era stanco di quella relazione con una donna sposata e non tanto giovane. Lei era la moglie del sindaco e quando si erano conosciuti in palestra, lui, che non aspettava altro, aveva fatto il cascamorto con la bella signora proprio per accaparrarsi possibili clienti. E così era andata, in brevissimo tempo lo studio divenne frequentato dalla gente bene, Giulia spargeva la voce in fretta e lui sapeva essere un buon amante.
   "Giulia, accomodati, dovrei parlarti."
   "Oh che faccia seria! Ci vediamo nel pomeriggio al solito posto, mi dirai tutto dopo, ora c'è mio marito che mi aspetta per una colazione di lavoro."
   "No, quello che devo dirti non può aspettare. La nostra storia non può continuare, dobbiamo lasciarci. Io non ti amo più e ho diritto a rifarmi una vita, ad avere dei figli. Resteremo buoni amici, io ti stimo tantissimo e conserverò sempre un buon ricordo di te, oltre che la mia gratitudine sarà eterna."
   "Ma davvero!" esclamò lei accesa in volto. "Ti andavo bene all'inizio della tua professione, cosa credi che non l'avessi un po' intuito. Ma mi dicevo, forse non è così, diamogli una chance, io conosco tanta gente, posso dargli una mano e forse non è come sembra. Però essere messa da parte in fretta e in malo modo, no e poi no. Io decido quando e come, misero verme!"
   La macchia violacea sull'avambraccio, dovuta alla caduta, si ricoprì di sangue che zampillava dal cranio fracassato; così lo ritrovò l'assistente quando aprì la porta dello studio impregnato ora del solo odore della morte. 

6 commenti:

  1. Un racconto stupendo, cara amica!
    L'ho divorato fino all'"inatteso epilogo".

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    1. Buongiorno, cara Ale, ti ringrazio.
      Un bacione
      annamaria

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  2. Ciao annmaria!
    Un racconto bellissimo che ho letto tutto d'un fiato,mi è piaciuto cara amica
    Certo che la vita a volte riserva amare sorprese come fosse uno scherzo del destino..
    Un abbraccio per la sera :)

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    1. Ed è come dici, per questo la vita va raccontata in ogni sfaccettatura e capita di far riferimento a quegli argomenti non propriamente lieti.
      Ti ringrazio infinitamente e ti auguro una buona giornata.
      tante affettuosità
      annamaria

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  3. Le storie non dovrebbero nascere per esigenze materiali, ma nessuna storia merita di finire con la vendetta e il sangue.
    Complimenti per la prosa scorrevole e delicata nonostante gli argomenti trattati siano da paura.
    Un abbraccio, ciao

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    1. Non dovrebbero, cara Marirò, ma quante volte i calcoli hanno il sopravvento? Direi in varie occasioni l'uomo avido si comporta così.
      Ti ringrazio per il giudizio gratificante e purtroppo occorre trattare anche argomenti spinosi che un po' terrorizzano.
      Buona giornata
      un bacione
      annamaria

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