venerdì 12 settembre 2014

Fiction

                    

   Le storie familiari in Tv riscuotono molto successo: quando vanno in onda milioni di telespettatori restano incollati al video. Vi siete mai chiesti il perché? Quelle storie potrebbero riguardare un po' tutti, quindi è come se sbirciassimo dal buco della serratura le vicende della porta accanto o del piano di sopra, ancor di più del tal dei tali che vediamo passare, ma che non abbiamo l'opportunità di conoscere a fondo. Siamo un popolo di curiosi, ciò che più ci mette in desiderata aspettativa è quel morboso interesse per i fatti altrui, quei fatti che ci tacciono per mancata conoscenza diretta o per discrezione. 
   Dio, quanto ci manda in visibilio origliare attraverso le mura, sentire quelle parole che a volte sono urlate, altre sussurrate; peccato non possedere il dono dell'ubiquità o di una vista a raggi laser, pensate un po' che tempo fa vendevano strumenti capaci di vedere attraverso le pareti. E poi ci piace anche il passa parola, quelle notizie esclusive che  non teniamo per noi, figuriamoci! Le diffondiamo e strada facendo, esse si gonfiano di particolari inesistenti per poi giungere alla fonte con una realtà diversa. 
   Ma le storie familiari trasmesse, quando sono di qualità, possiedono anche un messaggio, una morale, sono un po' come le favole che nacquero in età remota per gli adulti e non per i bambini. Al tempo quando scendeva la sera, la gente si radunava nelle stalle e nei fienili e attraverso figure simboliche ricorrenti esternava le proprie ansie interiori e le concrete paure. Non dimentichiamoci che dovevano combattere per la sopravvivenza e subivano attacchi da parte di animali selvatici, e non da ultima incombeva la minaccia della miseria e della carestia. 
   Le storie attuali sono indirizzate a un pubblico più evoluto culturalmente rispetto a quello del passato e se incuriosiscono per le vicende personali, sono utili come confronto con la nostra realtà: ci portano a trarre spunti  e a relazionarci con i personaggi della storia.
    Lo stesso messaggio ci giunge da una sana lettura, in una dimensione scelta dalla nostra capacità d'interpretazione. 
   Spesso è così: per riflettere su di noi, dobbiamo prima riflettere sul nostro prossimo!

2 commenti:

  1. Concordo: dimmi cosa leggi, o cosa guardi, e ti dirò chi sei ;-) Tuttavia credo anche che diventiamo, almeno un po', ciò che leggiamo, guardiamo o ascoltiamo. Perché diventiamo ciò che pensiamo, e ciò che pensiamo è condizionato dagli input esterni... che dovremmo perciò scegliere, almeno quando possiamo farlo, con grande attenzione.
    Assolutamente le fiction hanno successo proprio perché hanno parecchi punti di contatto con la vita di ciascuno di noi. Niente di male in questo, anche se penso che chi vuole "evolversi" non dovrebbe fermarsi a ciò che è.
    Francamente resto invece perplesso da trasmissioni come "Il grande fratello" e tutta la pletora di robaccia che l'ha seguito. Se siamo simili anche lontanamente a queste trasmissioni... allora poveri noi! :-P

    www.wolfghost.com

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    1. Io spero di no: "grande fratello" ci mostra la vita di alcuni giovani che amano trasgredire impudicamente fra le quattro mura, con la differenza che milioni di occhi stanno a guardare. I giovani non sono tutti così, anzi molti s'impegnano per raggiungere i loro obiettivi, spesso vanificati da questa società in regressione.
      un saluto
      annamaria

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