sabato 5 aprile 2014

L'isola di Arturo

                  

   Mai che sbagliassero previsioni, accidenti a loro! Con questa imprecazione cominciò la giornata. Dopo aver premuto il pulsante delle tapparelle elettriche, che bella invenzione conveniva ogni giorno, specialmente al mattino appena sveglia quando le capacità fisiche erano meno reattive, la luce esterna entrò fioca, cielo plumbeo e grigiore ovunque; avevano preannunciato una giornata coperta con piogge in arrivo e la situazione si presentava proprio così. E dire che aveva acconsentito a un fine settimana a Procida, un pacchetto di due giorni conveniente, la proposta le era giunta al telefono dalla sua amica dell'agenzia viaggi.
   Ma tu guarda, si disse, che iella nera, non mi sposto quasi mai, e dire che mi son lasciata tentare da quella storia del mio romanzo preferito ambientato proprio su Procida. Tanto cosa ho da rimetterci, mi porterò un ombrello a due posti, quello che mi hanno rifilato all'angolo del crocevia durante la pioggia di giovedì scorso, gli extracomunitari sanno cogliere l'occasione. Già, però è ingombrante, servirebbe uno richiudibile che ci sta nel borsone da viaggio assieme alle poche cose che mi serviranno: si viaggia in pullman e dovrò sistemare la borsa sul vano porta oggetti. La mia non è una valigia e resta con me, non l'affido al controllore per inserirla nella pancia dell'autobus, verrebbe scaraventata senza grazia, si imbratterebbe assieme alle altre e chissà se la recupererei: la mia borsa potrebbe far gola a qualche intenditore, è un regalo del mio secondo marito, pace all'anima sua era un raffinato, si fa per dire, e spese una fortuna. Metti che accanto a me si sieda una mano lesta dalla faccia inequivocabile, alzerebbe il braccio per simulare chissà che e me la porterebbe via, il mio defunto coniuge si rivolterebbe nella tomba. Ma cosa vado a pensare, però però, anche a Procida potrebbero portarmela via, devo pure salire sul traghetto, chissà che calca, chissà quanti scugnizzi vengono mandati per compiere furti, loro hanno le mani addestrate. No, non mi va di stare in ansia, pazienza vorrà dire che rinuncio alla quota d'adesione, meglio perdere una somma modesta che essere sgraffignata una borsa di quel valore, alla quale tengo moltissimo, molto di più che a colui che me l'ha regalata a suo tempo. Lo detestavo, ci stavo insieme solo per i suoi soldi, ogni qual volta si avvicinava l'odore del suo corpo mi nauseava, che schifo: non si lavava prima di venire a letto. Al mattino tutto profumato prima di andare in ufficio, faceva il manager e i soldi gli uscivano dalle orecchie, soldi che mi dava col contagocce: era lui ad amministrare il tutto, io godevo solo dei suoi costosi regali e quando voleva un trattamento speciale mi porgeva il regalo, ma il patto era che dovevo sottostare al suo puzzolente corpo. Dopo una giornata passata fuori del profumo mattutino non restava più traccia: soffriva di un disturbo alle ghiandole sudoripare e oltre un determinato numero di ore avrebbe dovuto rilavarsi e deodorarsi. Ma a lui piaceva sentirsi il puzzo, si eccitava maggiormente e avrebbe voluto che anch'io fossi sudicia e maleodorante. Ma valli a capire questi ricconi, quando è stramazzato a terra per un infarto me ne sono liberata, ma il lercio non mi ha lasciato un becco d'un quattrino, spendeva tutto in puttane, non gli bastavo io, schifoso! Tra l'altro l'avevano rimosso dalla carica di manager e poi ho saputo che negli ultimi tempi si arrabattava come poteva in lavoretti di secondo grado. Ora sono single e me la godo, per quello che posso, accidenti ho dovuto pagargli i debiti, per fortuna che non ho mai lasciato il mio lavoro di commessa allo showroom di Armani, è stato lì che ci siamo conosciuti. Tutto ho dovuto vendere: gioielli, pellicce, ma il borsone firmato no, a quello ci tengo! Forse potrei acquistare una borsa da viaggio economica, una taroccata o un'anonima, anche con la pioggia passerei due giorni in un posto incantevole, non ci sono mai stata. Mi hanno detto che è un'isola fantastica, un vero paradiso; insenature mozzafiato e architetture spontanee dai colori pastello che danno un volto speciale all'isola. Ok, ho deciso, parto e non m'importa del mal tempo in arrivo, anche se potrebbe non esser vero: a volte non azzeccano le previsioni, è successo che gli albergatori abbiano protestato per via di quei sorridenti metereologi azzeccagarbugli.
   Dlan, dlan, sinfonia di Beethoven con vibrazione sussultoria del cellulare.
   "Dimmi, Antonia?"
   "C'è stato un errore di prenotazione, purtroppo siamo al completo, sarà per la prossima volta!"
   Ma tu guarda, si disse, tutte quelle seghe mentali, per usare un termine non appropriato e che il suo primo marito, uno psicologo, usava spesso nei suoi confronti, dopo dieci anni di onorato servizio coniugale l'unico rimedio fu la separazione per giusta causa, stop fine della storia. Come vorrei essere ora quello scorfano, pensò, rammentando il bellissimo passaggio tratto da un brano del romanzo l'Isola di Arturo di Elsa Morante. 
   
   "Ah, io non chiederei di essere un gabbiano, né un delfino; mi accontenterei di essere uno scorfano, ch'è il pesce più brutto del mare, pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell'acqua.
   
   Riprese il libro e decise d'immergersi nuovamente nella lettura del suo romanzo preferito. Leggere è come viaggiare! esclamò. E si accomodò sul suo comodo divano.











5 commenti:

  1. Beh, no, leggere è un piacere, viaggiare è un altro piacere della vita, ma sono due piaceri diversi.
    Una persona con tutte quelle paure e quelle tensioni difficilmente ricaverà il giusto piacere che un viaggio, una gita, un'esplorazione possono darti. Che resti, quindi, sul comodo divano a coltivare un altro e più tranquillo piacere.
    Bel racconto, scorrevole e ben connotato. Complimenti!
    Marirò

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, Marirò, per l'apprezzamento, in questo racconto ho voluto proprio evidenziare quelle persone fortemente ansiose che ingigantiscono i problemi e vivono fra mille congetture.
      Buona serata.
      affettuosità
      annamaria

      Elimina
  2. Non sarà anche lei un po' matta questa signora? E via! La trovo abbastanza spietata. L'ha sposato per i soldi e non ha parlato per niente con quest'uomo, che certo puzza, ma avrà puzzato anche durante il fidanzamento. È un racconto insolito, che mette il dito sul tasto dolente del silenzio fra marito e moglie.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come sempre, cara Mimma, riesci a interpretare le pieghe nascoste. Il dialogo è sempre più merce rara, e invece se ci si parlasse molte situazioni si risolverebbero, purtroppo accade non solo fra coniugi ma anche fra genitori e figli.
      E' insolito, dici, non so ho voluto sperimentare un genere diverso.
      un bacione
      annamaria

      Elimina
  3. Beh... anche Napoleone...
    Racconto molto insolito, ma bello!

    RispondiElimina