venerdì 18 ottobre 2013

Odio represso

                           

   Dette una spinta, lanciò un urlo e lui uscì con una manina sul visetto: pareva, volesse proteggersi dalle brutture del mondo. Un fagotto, un pulcino dalla pelle chiara e con una spruzzatina di peli biondissimi sulla testa.
   "Ma che bellino, pare un topolino. Speriamo che cresca forte come me." diceva il suo papà che aveva atteso la nascita fuori di casa, dinanzi all'uscio, facendo passi frenetici sul selciato.
   "Franz, è il nostro primo figlio; quanto mi ha fatto soffrire!"
   "Dovrà rigar dritto!" rispose il marito," Non mi piacciono le mammole con i pantaloni."
   "Ma Franz è solo un neonato, si vedrà!"
   "No, no è meglio aver le idee chiare, per l'educazione ci penserò io!"
   "Ma non lo abbracci, vieni, sono certa che appena lo prenderai, penserai solo a coccolarlo."
   Un bell'esordio non c'è che dire, prospettive di un futuro rigido per Hans che imparò ben presto a mettere da parte le lacrime; sua madre nulla poteva contro la collera del marito, uomo inflessibile temuto dai detenuti del penitenziario, dove svolgeva il lavoro di guardia carceraria.
   "Bambino mio, tuo padre a modo suo ti vuole bene, lo fa per educarti. Hai visto il cagnolino, se non lo sgridiamo non ubbidisce. Tu imparerai e sarai bravo."
   Hans covò dentro di sé tanta rabbia repressa che all'età di diciassette anni si arruolò volontario nel corpo d'armata dell'esercito tedesco, suo padre ne fu fiero.
   "Fa strage di buoni a nulla!" gli disse "Prima o poi ci scappa una guerra e tu sarai pronto a far giustizia d'incapaci!"
   E la guerra ci fu, un conflitto che oltre alle mire espansioniste del suo fautore aveva come obiettivo perseguire i buoni a nulla della società, incapaci da sopprimere secondo la mente malata del dittatore capo, uomo prepotente e crudele privo d'ogni briciolo di umanità, uomo razzista, antisemita e despota.
   Hans lo adorò: era colui che gli dava la possibilità di scaricare la rabbia repressa sugli immeritevoli della società, come aveva detto suo padre. E si distinse in soppressioni di massa: dove lui giungeva con il suo sguardo freddo e glaciale ogni vita era cancellata, divenne ben presto il più temuto dell'esercito tedesco.
   Sua madre non sapeva ancora del cambiamento, non sapeva che il suo figliolo era divenuto un carnefice di gente innocente di qualunque ordine e grado.  E Hans non sapeva, a sua volta, che avrebbe dovuto giustiziare proprio la madre, ebrea sin dalla nascita;  la madre che prima di cadere sul selciato gli trafisse il cuore con il suo sguardo puro; la madre, l'unica creatura che lo avesse mai amato.
   Allora... dopo, aspettò il padre dinanzi all'uscio di casa e lo freddò con la pistola d'ordinanza, poi si sparò egli stesso un colpo al cuore.


(Un mini racconto che mette in luce l'educazione sbagliata e autoritaria impartita da genitori privi di cuore, genitori che a loro volta hanno forse subito violenze psicologiche. Menti malate che vanno allontanate dai loro figli. Un tempo era difficile ribellarsi, ora ancora lo è, ma con gli strumenti attuali qualcosa si può e si deve fare per interrompere la spirale di violenza: abbiamo il dovere di consegnare alla società un' umanità giusta che sappia amare.)


12 commenti:

  1. Essere ribelli oggi è solo apparentemente più facile: ci si rifiuta di seguire un modello ma finendo per seguirne un altro spesso ancora più sbagliato.
    Un racconto il tuo che mi è piaciuto perché hai saputo trasmettere concetti duri e di "spessore" in poche righe. Avresti potuto tranquillamente costruirci un romanzo di molte e molte pagine ;-)
    Un salutone :-)

    www.wolfghost.com

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    1. Grazie, caro amico, hai ragione meriterebbe più respiro questa storia, è come se ne avessi gettato le basi. Ma per il blog preferisco storie brevi per non stancare il lettore, oramai i blog non sono più quelli di una volta, pare che tutti abbiano fretta. Aspettiamo tempi migliori e nel frattempo si fa quello che va bene per chi legge.
      Ricambio di cuore.
      annamaria

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  2. Un racconto molto ben scritto e molto veritiero!, mi è subito venuto in mente Priebke, e tanti altri come lui, nati e cresciuti in una società delirante che incitava all'odio e alla violenza e che è diventato poi il carnefice, il boia di tanti innocenti.
    L'odio si espande attorno a sé e si moltiplica cosi come l'amore!

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    1. Sai Giusi è proprio a Priebke che mi sono ispirata, credo che questi carnefici abbiano ricevuto una crudele educazione, secondo me le cause vanno cercate nell'infanzia.
      Grazie per il bel commento, a presto.
      un bacione
      annamaria

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  3. è il padrone che fa il cane, è il padre che fa il figlio... qualche dubbio ce l'ho.
    io credo sia importantissima l'educazione ricevuta ma non nego l'esistenza di una predisposizione genetica, malvagità e cattiveria si acquisiscono relativamente. Chi nasce "bastardo dentro" tale rimarrà per sempre

    i tuoi post sono sempre molto interessanti

    TADS

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    1. Anch'io credo sulla predisposizione genetica, e i geni che ereditiamo ci vengono dai nostri genitori, per cui essi ci educano e ci danno una bella eredità che magari ci giunge dai nostri avi ma apparteniamo a quel ceppo. L'educazione, le esperienze di vita, gli incontri sono fondamentali, forgiano l'individuo e poi vi sono i geni che non cerchiamo.
      Grazie infinite per l'apprezzamento, troppo buono: detto da te è molto lusinghiero.
      un caro saluto
      annamaria

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  4. Un brivido questo racconto.
    Tutto, o quasi, ruota attorno all'educazione familiare, scolastica e della società. Possono subentrare fatti e situazioni particolari e personali che accentuano, in varie direzioni, gli insegnamenti ricevuti. La predisposizione genetica...sì, incide sicuramente anch'essa, ma ritengo in parte. Indole personale e condizionamenti completano il quadro.
    -l'albero che nasce storto non raddrizzerà mai i suoi rami- Lo dice un proverbio spagnolo. Non sono molto d'accordo: su un albero giovane puoi ancora intervenire.
    Ciao,
    complimenti per il racconto.
    Marirò

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    1. Grazie per l'elogio, Marirò e benvenuta.
      Infatti sull'albero giovane si può intervenire: lasciarlo crescere senza interventi pregiudicherebbe la crescita. L'infanzia è fondamentale, ovvio le situazioni, l'eredità incidono e plasmano il carattere.
      Buona serata e a presto.
      annamaria

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  5. Dura, ma bravissima!
    Un abbraccio

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  6. ogni bambino nasce innocente, in due cose l'uomo è del tutto uguale ad ogni altro uomo, nella nascita e nella morte, in mezzo c'è la vita, una vita che per ognuno è diversa anche perché si nasce in ambienti, in nazioni in religioni che si differenziano, ma al primo posto su tutto in una persona normale c'è il libero arbitrio, perché nessuno mi verrà a raccontare che non si sa cosa sia il bene o il male,,,ogni scelta che si fa in bene o in male rifletterà le nostre scelte, e con queste l'essere in grado di gestire con umanità e giustizia quello che ci viene dato
    bello il tuo racconto, scorrevole e piacevole
    ciao

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    1. Condivido le tue opinioni, siamo uguali nella nascita e nella morte, sarà il percorso di vita a condizionare l'individuo; per quanto riguarda il libero arbitrio hai ragione esiste, siamo liberi nelle nostre scelte, scelte che purtroppo subiscono i condizionamenti del percorso di vita.
      Grazie, buona giornata.
      un bacio
      annamaria

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