mercoledì 19 settembre 2012

Patologia affettiva


            

   "Ma dai cosa vai a pensare, diamine non cambi mai!"
   Si alzò di botto, si dette una sbirciatina allo specchio: a quella non avrebbe mai rinunciato, l'immagine, la cura dell'insieme di una persona erano essenziali per lui; aveva portato avanti una professione proprio per quella cura estetica dei particolari  e constatò che era piuttosto gradevole, allora uscì di casa in tutta fretta, così come era entrato. Paola, sua madre, lo conosceva, sapeva che sarebbe tornato; lei quando gli insinuava il dubbio e gli comunicava una notizia, inizialmente otteneva un effetto di incredulità, poi Dario ci ripensava e tornava concludendo che in definitiva doveva esserci un fondo di verità. Paola sapeva che anche questa volta il suo bel figliolo sarebbe tornato molto presto, anzi prestissimo.
   Fuori cominciò a sibilare un vento gelido, non c'era prima, e Dario si urtò per quel cambiamento climatico, gli scompigliava i bei capelli brizzolati; aveva quarant'anni ed erano spuntati i primi fili grigi da un bel po', servivano a conferirgli un fascino maggiore. Era un single ostinato e per ovvie ragioni non gli importava: si godeva la vita. Il lavoro nel mondo della moda, era il curatore delle sfilate più importanti, lo metteva in contatto con donne di ogni bellezza; non gli interessavano le modelle, troppo giovani e troppo secche, questo diceva; il corpo femminile doveva essere per lui in carne, rigoglioso e maturo quanto lui. In quel mondo, comunque, fare incontri non era difficile, la moda attrae molte donne, per cui ogni sfilata lo portava a intraprendere nuove conoscenze o a rinsaldare le precedenti; quando intraprendeva una nuova relazione, interrompeva le antecedenti, detestava la promiscuità sentimentale ed esigeva lo stesso dalla sua patner. 
   Dario cominciò ad infastidirsi seriamente per quel vento, aveva lasciato l'auto parecchio distante: quel giorno aveva sentito il bisogno di fare quattro passi in più; la casa della madre era dal lato mare di quella cittadina che si era sviluppata più a ridosso della collina, erano rimaste solo le vecchie dimore affacciate sul lungomare; sua madre aveva preferito abitare da quel versante per respirarne lo iodio: era una marinaia mancata. Dario ricordava ancora le traversate in barca a vela quando, da piccino, Paola lo conduceva con sé durante le sue imprese folli; ma sua madre era così, essendosi separata dal marito, che aveva preferito stabilirsi in Sud America, le decisioni le prendeva da sola e nessuno le teneva testa, tanto meno i suoi nonni che non avevano voce in capitolo. 
   Dario si fermò un attimo, si appoggiò alla balaustra del muretto affacciato sul mare, osservò lo specchio d'acqua increspato dalle onde, a tratti scorse il fondale e le rocce ricoperte di alghe, la schiuma marina che ricopriva ogni cosa interruppe quella la visione e come in un flash lo riportò indietro di qualche anno, a quel giorno in cui, nonostante gli avvertimenti materni, gli crollò il mondo addosso.
   "Non tornare a casa, resta ancora un po' qui con me!" raccomandò Paola. Dario s'innervosì e sfoderò una serie di parole contrariate: quella madre l'aveva scocciato seriamente, non ce la faceva più, doveva mettere un freno a quell'intromissione nella sua vita. Si tirò con foga l'uscio della casa materna dietro le spalle e s'avviò a grandi passi verso la sua abitazione, verso il nido dell'amore, come l'aveva soprannominato la sua dolce Angela. Quanto l'amava! Doveva sposarla: lei era diversa dalle altre, lei era speciale; casa e lavoro, casa e amore per lui. Decise all'improvviso, doveva farle una sorpresa, di solito le telefonava: "Amore, sto arrivando." Questa volta no, voleva sorprenderla con un bouquet di girasoli, i suoi fiori preferiti. Immaginava già il suo bel sorriso, immaginava che poi sarebbero finiti a letto, immaginava e già la desiderava: mai donna lo aveva coinvolto così! Interruppe i suoi ricordi, ancora gli procuravano lacerazione al cuore, del resto, si disse, anche avesse dato ascolto alla madre, non avrebbe saputo, avrebbe portato avanti una storia improntata sull'ambiguità, e questo lui lo detestava. Forse avrebbe dovuto tener conto del fatto che Angela non era piaciuta da subito a sua madre che aveva espresso parere negativo: la ragazza non le sembrava sincera per via dei suoi occhi oscuri.
   Ma i ricordi dolorosi non si cancellano e Dario si rivide in quella camera da letto, alcova di un amore che credeva tale. Lei era sul loro talamo con uno sconosciuto, era avvinghiata e gli mormorava frasi di piacere. Li cacciò via e sprofondò in un'apatia pericolosa, sua madre lo trovò incredulo e molto irritato, occorse del tempo per riportarlo alla normalità.
   Seppe di un amico, di un caro amico che era in fase terminale; la notizia fu una doccia fredda che lo riportò in vita, si disse che lui aveva la salute e che c'era ancora tutto un mondo fuori che lo attendeva, ma mai più avrebbe annullato se stesso per amore anche dopo quella tremenda delusione. Ora non aveva una storia seria: non ne aveva più avute e allora perché la madre lo metteva in guardia?
   "Ma Dario non mi riferivo alle tue storie sentimentali, guardati le spalle dalla nuova arrivata, vuole scavalcarti e non ha un briciolo del tuo talento. Questa città non fa per te!"
   "Come fai ad essere così informata, dimmi come fai?"
   "Intuito materno, tutto qui!"
   Lui invece sentiva che si poteva fidare: ormai lo conoscevano, sapevano della sua professionalità. Era vero che quella volta Paola aveva subodorato la verità, ma non poteva essere sempre così, nonostante tutto, dopo essere risalito dalla china, lui credeva ancora nel genere umano. Se ci pensava, però, a sua madre non gliene andava mai bene una, intendeva di donne, come se avesse timore di essere accantonata. Dario rischiava di terminare la sua vita in solitudine, anche se questa volta riguardava il lavoro; comunque non credeva fosse, la tal Lorena, un'arrampicatrice sociale, lui era convinto che, per il fatto che fosse solo una donna, era vista da sua madre sotto una luce diversa.
   Lorena invece stava tessendo una tela ai danni di Dario, ormai credevano solo a lei e le proposte di lavoro si diradarono, quasi nessun stilista lo cercava più.
   "Te l'avevo detto." esordì Paola "Ma tu non mi credi. Dai, pianta tutto e andiamocene via da questo posto. Io ho già un acquirente della casa, tu ed io ci trasferiamo all'estero. Avrai altre chances ed io mi occuperò di te."    
   "Mamma questa è una faccenda che devo risolvere senza i tuoi consigli, non sono più il tuo bambino!"
   Dario l'aspettò all'uscita della sua abitazione, era furente; Lorena quando lo vide fece un cenno di assenso, non fu infastidita anzi sembrava quasi che non vedesse l'ora di parlargli.
   "Era ora!" esclamò "Ascolta, io in quattro e quattr'otto ti restituisco il tuo buon nome e restituisco anche quei soldi alla tua cara mammina. Sta a sentire, fila lontano, cambia aria, tua madre ti scava la fossa, ti vuole tutto per sé. Falla curare, caro collega."
   Il Central Park era molto frequentato quel pomeriggio, il polmone verde di New York era un'oasi irresistibile e Dario dopo la pausa lavoro vi faceva una capatina per ossigenarsi un po', prese il telefono e comunicò a Lorena che quella sera avrebbero fatto un salto nella Little Italy: aveva voglia di un piatto di spaghetti. La vita era davvero bellissima senza la "cara" madre troppo onnipresente.

   (Vi sono genitori che, per affetto morboso, impediscono la crescita interiore dei figli e vi sono figli che si lasciano condizionare.)

18 commenti:

  1. Non è facile essere genitori equilibrati, soprattutto se di figli unici. Nostro compito dovrebbe essere quello di dare sicurezza, aliena da morbosità, ai nostri "pargoli".
    Pensi sia sempre facile, Annamaria?
    Comunque, i tuoi bozzetti a sfondo morale - soprattutto nel mondo d'oggi così inquinato e difficile - fanno bene al cuore, accarezzando i buoni sentimenti.
    Abbraccio tardopomeridiano.
    grazia
    http://giornalistacuriosa.wordpress.com

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  2. Non è facile, cara Grazia: solo chi è al di fuori riesce ad essere obiettivo. Il figlio unico incorre nella morbosità materna, ma anche paterna, forse sta a lui far comprendere che il famoso cordone occorre tagliarlo e che, anche formandosi una famiglia tutta sua, i genitori saranno sempre considerati e amati. Comunque se questi figli non riescono a fare il grande passo, sarà anche perché non incontrano la persona giusta.
    Ti ringrazio per le belle parole e ricambio il tuo abbraccio che ora è mattutino.
    Felice giornata
    annamaria*

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    1. Le tue parole, Annamaria, spesso carezzano le mie malinconie.Sono io a ringraziarti, amica cara.
      grazia
      http://giornalistacuriosa.wordpress.com

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    2. Sei davvero speciale, cara Grazia.
      un bacio
      annamaria*

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  3. Com'è pieno di cose, di aromi gusti sapori suggestioni stimoli questo tuo racconto. A volte un racconto ben scritto vale diversi trattati di psicoanalisi, e il tuo non fa ovviamente eccezione.

    A parte gli sprazzi che profumano di Adriatico (come a volte capita anche per i racconti di Milvia) che da soli renderebbero magico ogni racconto, visto che non esiste un mare così intimo e misterioso su tutta la faccia della Terra, in Dario ci sono tutte le contraddizioni, il bello e il brutto di una mamma che ti protegge oltre i limiti estremi del bene e del male: anche il suo narcisismo lievemente autodistruttivo nasce sicuramente da lì, da una mamma che ti induce a costruire un'immagine stupenda, vin dove puoi vai avanti a colpi di dieta ginnastica abbigliamento estetismi vari e dove non puoi ci metti anche la fantasia.

    Ma se da una parte, razionalmente, quella mamma da grande ti scoccia e ti stressa, nel profondo ha lasciato tracce incancellabili e pretenderai da ogni donna a cui piacerai il suo stesso standard di dedizione e di adorazione assoluta. Capirai nel tempo, a tue spese, che il sillogismo ha delle lacune. Ma magari quando sarà drammaticamente troppo tardi.

    Buona vita e buona scrittura.

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    1. Buongiorno, Luca, alcune mamme sono deleterie con il loro eccessivo attaccamento: sono capaci di manipolare mentalmente i figli, e tu ne hai evidenziato gli aspetti.
      Ti ringrazio per l'apprezzamento, troppo buono; detto da te, che hai una capacità scrittoria non comune, mi lusinga, per cui grazie mille.
      Buona domenica, affettuosità.
      annamaria

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  4. Sono d'accordissimo: non li svezzano mai e s'infilano continuamente nella vita dei pargoli brizzolati. Se sono buoni per avere una rigogliosa vita sessuale, potranno essere anche capaci di lavorare, ripulirsi e mantenersi senza ricorrere a mamma e papà. Il vero amore lascia libero l'altro e gli fa prendere coscienza di sè e della vita.

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    1. Buongiorno, Mimma, condivido, il vero amore è libertà: tarpare le ali ai figli vuol dire non dare loro la possibilità di crescere e di affrontare la vita. Anche Gesù ha detto: "I figli lasceranno il loro nido!"
      Grazie, buona domenica.
      un bacio
      annamaria

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  5. Come si fa a trovare la giusta misura quando si è caratterialmente eccessivi e dunque asfissianti come la madre del racconto (che è identica a molte madri "reali")? Oltre all'importante messaggio che lanci tu a proposito della crescita interiore, allargando la visione, il comportamento di molte madri di figli maschi è anche una delle principali cause dell'oppressione femminile nel mondo. Le donne sono le carnefici di se stesse e preferiscono far credere ai propri figli di essere dominanti, superiori e minacciati da qualsiasi essere femminile, pur di andare contro le altre donne, anziché educarli al rispetto dell'altro, maschio o femmina che sia, e dunque di se stessi. Da lì la crescita e la libertà interiori sono diretta conseguenza...
    Per fortuna conosco tante madri che hanno avviato questo processo di annullamento dei ruoli per lasciare spazio all'individuo, che naturalmente non ha connotazioni sessuali, ma semplicemente "è".
    un forte abbraccio cara Annamaria...

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    1. Buongiorno, cara Maria, hai espresso magnificamente il concetto. Tali donne distruttive per eccessivo affetto non si rendono conto che non amano i loro figli maschi, anzi io vedo in tale comportamento una sorta di mancanza d'amore verso il proprio patner, amore che poi s'intende ricevere dalla propria creatura.
      L'individuo è, certamente cara, l'individuo avvia il processo quando lascia il proprio nido in tutti i sensi.
      Grazie e buona domenica.
      un abbraccio affettuoso
      annamaria

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  6. Che splendido racconto, Annamaria, mi ha coinvolto subito, sin dalle prime righe ed è diventato sempre più interessante da leggere sino al finale positivo e liberatorio.
    E' vero, troppo spesso i genitori tendono a soffocare i figli col loro amore che, in questi casi, più che amore è egoismo perché li vorrebbero sempre per sè, vorrebbero che restassero sempre i loro "cuccioli, e in questo modo ne impediscono la crescita interiore e la capacità di relazionarsi positivamente con gli altri.
    Un abbraccio, Annamaria, leggerti è sempre un piacere.

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    1. Cara Giusi, sapessi quante mamme si comportano così, anche se fingono di non esserlo sotto sotto scavano la trappola e i cari figli giungono senza saperlo a cinquant'anni che sono ancora a casa a far da badanti. Non è giusto: anch'essi hanno diritto ad una vita propria e al tempo stesso il danno è che si relazionano male con gli altri.
      Grazie infinite per l'apprezzamento.
      Ti auguro una buona domenica.
      affettuosità
      annamaria

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  7. Se decidi d'avere dei figli, devi esser cosciente e capace d'accettare che non potrai tenerli sotto di te per sempre. Un genitore vorrebbe il meglio per i propri figli, ma spesso volendo il meglio per loro li conducono sulla strada dell'insicurezza, dell'incapacità di essere autonomi e di esser quindi capaci di gestire la propria vita. Non si può risparmiare a nessuno di avere delle delusioni: queste fanno parte di quel processo che è "diventare grandi". Anche le delusioni, in amore e nel lavoro, servono a far di un uomo un uomo e di una donna una donna. Quand'anche un genitore riuscisse per anni e anni a risparmiare delusioni agli amati figli, arriverà di certo il giorno in cui rimarranno delusi, delusi di sé stessi andando così forse incontro alla follia.

    Un caro saluto

    beppe

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    1. Buongiorno, Beppe, il mestiere più difficile è quello di genitori e tanti finiscono per commettere errori per eccessivo affetto. Difficile farlo comprendere a chi crede di essere nel giusto, tu saresti un bravo genitore: sai già come comportarti.
      Grazie, ti auguro una buona giornata.
      affettuosità
      annamaria

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  8. Ciao Annamaria,

    l'attaccamento morboso, la gelosia morbosa che alcuni genitori hanno nei confronti dei figli di sesso opposto, è più vicino alle pulsioni incestuose che non a sentimenti nobili fuori controllo

    la febbre del possesso e del controllo si cela sotto le mentite spoglie di un istinto protettivo, in realtà è un guazzabuglio fatto di proiezioni inconfessabili

    TADS

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    1. Purtroppo per alcuni è così, caro amico: la soglia è lì pericolosamente vera. Difficile per molti genitori comprenderlo.
      Grazie, ti auguro una buona giornata.
      annamaria

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  9. Certo che è molto difficile distinguere tra amore e senso di possesso, la linea che separa questi due sentimenti è davvero molto sottile ma resistente come l'acciaio e può soffocare la crescita dei figli, rendendoli fragili, immaturi e complessati.
    Un sorriso affettuoso, cara Annamaria..

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    1. Cara Giusi, l'uomo commette errori e non riesce a trovarne in se stesso, sarebbe facile se potesse.
      Ti ringrazio e ti abbraccio con affetto.
      annamaria

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