"Ma dai cosa vai a pensare, diamine non cambi mai!"
Si alzò di botto, si dette una sbirciatina allo specchio: a quella non avrebbe mai rinunciato, l'immagine, la cura dell'insieme di una persona erano essenziali per lui; aveva portato avanti una professione proprio per quella cura estetica dei particolari e constatò che era piuttosto gradevole, allora uscì di casa in tutta fretta, così come era entrato. Paola, sua madre, lo conosceva, sapeva che sarebbe tornato; lei quando gli insinuava il dubbio e gli comunicava una notizia, inizialmente otteneva un effetto di incredulità, poi Dario ci ripensava e tornava concludendo che in definitiva doveva esserci un fondo di verità. Paola sapeva che anche questa volta il suo bel figliolo sarebbe tornato molto presto, anzi prestissimo.
Fuori cominciò a sibilare un vento gelido, non c'era prima, e Dario si urtò per quel cambiamento climatico, gli scompigliava i bei capelli brizzolati; aveva quarant'anni ed erano spuntati i primi fili grigi da un bel po', servivano a conferirgli un fascino maggiore. Era un single ostinato e per ovvie ragioni non gli importava: si godeva la vita. Il lavoro nel mondo della moda, era il curatore delle sfilate più importanti, lo metteva in contatto con donne di ogni bellezza; non gli interessavano le modelle, troppo giovani e troppo secche, questo diceva; il corpo femminile doveva essere per lui in carne, rigoglioso e maturo quanto lui. In quel mondo, comunque, fare incontri non era difficile, la moda attrae molte donne, per cui ogni sfilata lo portava a intraprendere nuove conoscenze o a rinsaldare le precedenti; quando intraprendeva una nuova relazione, interrompeva le antecedenti, detestava la promiscuità sentimentale ed esigeva lo stesso dalla sua patner.
Dario cominciò ad infastidirsi seriamente per quel vento, aveva lasciato l'auto parecchio distante: quel giorno aveva sentito il bisogno di fare quattro passi in più; la casa della madre era dal lato mare di quella cittadina che si era sviluppata più a ridosso della collina, erano rimaste solo le vecchie dimore affacciate sul lungomare; sua madre aveva preferito abitare da quel versante per respirarne lo iodio: era una marinaia mancata. Dario ricordava ancora le traversate in barca a vela quando, da piccino, Paola lo conduceva con sé durante le sue imprese folli; ma sua madre era così, essendosi separata dal marito, che aveva preferito stabilirsi in Sud America, le decisioni le prendeva da sola e nessuno le teneva testa, tanto meno i suoi nonni che non avevano voce in capitolo.
Dario si fermò un attimo, si appoggiò alla balaustra del muretto affacciato sul mare, osservò lo specchio d'acqua increspato dalle onde, a tratti scorse il fondale e le rocce ricoperte di alghe, la schiuma marina che ricopriva ogni cosa interruppe quella la visione e come in un flash lo riportò indietro di qualche anno, a quel giorno in cui, nonostante gli avvertimenti materni, gli crollò il mondo addosso.
"Non tornare a casa, resta ancora un po' qui con me!" raccomandò Paola. Dario s'innervosì e sfoderò una serie di parole contrariate: quella madre l'aveva scocciato seriamente, non ce la faceva più, doveva mettere un freno a quell'intromissione nella sua vita. Si tirò con foga l'uscio della casa materna dietro le spalle e s'avviò a grandi passi verso la sua abitazione, verso il nido dell'amore, come l'aveva soprannominato la sua dolce Angela. Quanto l'amava! Doveva sposarla: lei era diversa dalle altre, lei era speciale; casa e lavoro, casa e amore per lui. Decise all'improvviso, doveva farle una sorpresa, di solito le telefonava: "Amore, sto arrivando." Questa volta no, voleva sorprenderla con un bouquet di girasoli, i suoi fiori preferiti. Immaginava già il suo bel sorriso, immaginava che poi sarebbero finiti a letto, immaginava e già la desiderava: mai donna lo aveva coinvolto così! Interruppe i suoi ricordi, ancora gli procuravano lacerazione al cuore, del resto, si disse, anche avesse dato ascolto alla madre, non avrebbe saputo, avrebbe portato avanti una storia improntata sull'ambiguità, e questo lui lo detestava. Forse avrebbe dovuto tener conto del fatto che Angela non era piaciuta da subito a sua madre che aveva espresso parere negativo: la ragazza non le sembrava sincera per via dei suoi occhi oscuri.
Ma i ricordi dolorosi non si cancellano e Dario si rivide in quella camera da letto, alcova di un amore che credeva tale. Lei era sul loro talamo con uno sconosciuto, era avvinghiata e gli mormorava frasi di piacere. Li cacciò via e sprofondò in un'apatia pericolosa, sua madre lo trovò incredulo e molto irritato, occorse del tempo per riportarlo alla normalità.
Seppe di un amico, di un caro amico che era in fase terminale; la notizia fu una doccia fredda che lo riportò in vita, si disse che lui aveva la salute e che c'era ancora tutto un mondo fuori che lo attendeva, ma mai più avrebbe annullato se stesso per amore anche dopo quella tremenda delusione. Ora non aveva una storia seria: non ne aveva più avute e allora perché la madre lo metteva in guardia?
"Ma Dario non mi riferivo alle tue storie sentimentali, guardati le spalle dalla nuova arrivata, vuole scavalcarti e non ha un briciolo del tuo talento. Questa città non fa per te!"
"Come fai ad essere così informata, dimmi come fai?"
"Intuito materno, tutto qui!"
Lui invece sentiva che si poteva fidare: ormai lo conoscevano, sapevano della sua professionalità. Era vero che quella volta Paola aveva subodorato la verità, ma non poteva essere sempre così, nonostante tutto, dopo essere risalito dalla china, lui credeva ancora nel genere umano. Se ci pensava, però, a sua madre non gliene andava mai bene una, intendeva di donne, come se avesse timore di essere accantonata. Dario rischiava di terminare la sua vita in solitudine, anche se questa volta riguardava il lavoro; comunque non credeva fosse, la tal Lorena, un'arrampicatrice sociale, lui era convinto che, per il fatto che fosse solo una donna, era vista da sua madre sotto una luce diversa.
Lorena invece stava tessendo una tela ai danni di Dario, ormai credevano solo a lei e le proposte di lavoro si diradarono, quasi nessun stilista lo cercava più.
"Te l'avevo detto." esordì Paola "Ma tu non mi credi. Dai, pianta tutto e andiamocene via da questo posto. Io ho già un acquirente della casa, tu ed io ci trasferiamo all'estero. Avrai altre chances ed io mi occuperò di te."
"Mamma questa è una faccenda che devo risolvere senza i tuoi consigli, non sono più il tuo bambino!"
Dario l'aspettò all'uscita della sua abitazione, era furente; Lorena quando lo vide fece un cenno di assenso, non fu infastidita anzi sembrava quasi che non vedesse l'ora di parlargli.
"Era ora!" esclamò "Ascolta, io in quattro e quattr'otto ti restituisco il tuo buon nome e restituisco anche quei soldi alla tua cara mammina. Sta a sentire, fila lontano, cambia aria, tua madre ti scava la fossa, ti vuole tutto per sé. Falla curare, caro collega."
Il Central Park era molto frequentato quel pomeriggio, il polmone verde di New York era un'oasi irresistibile e Dario dopo la pausa lavoro vi faceva una capatina per ossigenarsi un po', prese il telefono e comunicò a Lorena che quella sera avrebbero fatto un salto nella Little Italy: aveva voglia di un piatto di spaghetti. La vita era davvero bellissima senza la "cara" madre troppo onnipresente.
(Vi sono genitori che, per affetto morboso, impediscono la crescita interiore dei figli e vi sono figli che si lasciano condizionare.)