Il cicalino partiva
in sordina e diveniva sempre più insistente. “Dlin-dlin, dlin-dlin”, un suono
in crescita martellante si diffondeva nella casa alle sei e quindici in punto.
Ogni giorno stesso rituale e Federica controvoglia si poneva a sedere sul letto,
senza aprire gli occhi spostava i piedi per infilarli nelle pantofole che faticava
a trovare: ogni sera le lasciava scompostamente. Giungeva confusa in cucina e
restava al buio, le dava fastidio la luce della plafoniera, preferiva muoversi
con quei pochi riflessi di luce proveniente dalla strada: abitava a un primo
piano e attraverso le fessure delle tapparelle la casa s'illuminava lievemente.
Erano sempre quei cinque minuti di primo mattino, a farle desiderare la casa in
penombra, poi, Federica prendeva vigore e tornava alla realtà, ma in quei cinque
minuti niente e nessuno doveva disturbarla, neanche Fede, il marito.
Era proprio strana
la vita! Aveva fatto incontrare due persone con lo stesso nome, avevano anche
sorriso quando s’erano presentati: “Federica – Federico. No!” esclamarono
all’unisono. Lei accorciò a lui il nome, in quel simpatico diminutivo. La loro
era un’unione scandita dall’amore e dagli scherzi di lui che le rallegrava l'esistenza mai banale, movimentata da quei momenti felici
e spensierati.
Quando Federica
quella mattina cominciò a connettere, si rese conto che non erano le sei e
quindici, bensì le sette in punto; adirata rivolse il suo pensiero al caro
marito buontempone e fra i denti borbottò: “Quando torni, te la farò pagare!
Sicuramente hai cambiato l’impostazione della sveglia!”Fede era fuori sede per
un congresso: era un medico.
Come una forsennata
si lavò velocemente: il tratto che la separava dall’ospedale era lungo e non le
piaceva giungere in ritardo; come medico del reparto gradiva dare il buon
esempio ed era sempre giunta in perfetto orario, non avrebbe voluto che mettessero
in giro false voci su supposizioni di comodo: aveva ottenuto il lavoro
per meriti e non perché moglie del primario.
Federica sbatté la
porta di casa con rabbia e scese velocemente le scale, quella mattina anche
l’ascensore le dava buca, era bloccato al piano superiore. Entrò in auto e partì
velocemente, nonostante la pioggia battente avesse reso le strade poco
praticabili. Percorse la città superando i limiti di velocità consentiti.
“Sarò multata per
eccesso di velocità!” si disse “La giornata è cominciata male e prosegue male,
tutto a causa tua, stupido uomo!”imprecò “E rischio anche un incidente!”
Stava per giungere
in ospedale, quando si accorse che un assembramento di persone e auto bloccavano
la strada, era il tratto che immetteva al ponte, quel vetusto ponte non ancora
ammodernato. Federica accostò, scese dall’auto per rendersi conto del motivo
dello sbarramento, mentre la pioggia implacabile scrosciava fittamente. Tutta
l’ansia accumulata lasciò il posto allo stupore e allo sconcerto: il ponte era
crollato e sotto di esso s'intravedevano auto schiacciate, macerie, fango,
corpi di persone, e si udivano lamenti, urla. Sopraggiunsero i vigili, la
polizia e le ambulanze, era uno spettacolo irreale. Lei si fece largo e a un
poliziotto disse: “Sono un medico!” Prestò i primi soccorsi ed entrò in
ambulanza, l’intera giornata la trascorse in ospedale, fortunatamente tanti
erano stati tratti in salvo e assistiti egregiamente, l’unico deceduto era il
giovane sul motorino.
Fede aprì la porta
di casa con circospezione: si aspettava una sfuriata da sua moglie; lui, quando
lei s’inalberava, amava farsi perdonare, cingendola per la vita e baciandola
con passione. Era un medico a contatto con le tristi realtà, ma nel quotidiano
amava sdrammatizzare divertendosi un po’, proprio per addolcire l’esistenza così
preziosa.
La cercò e la trovò
appisolata sul divano, si accostò e delicatamente le sfiorò la guancia con un
bacio; lei, diversamente dalle altre volte, gli saltò al collo e lo strinse con
trasporto.
“Amore, grazie, il
tuo scherzo mi ha salvato la vita!” annunciò con emozione.
Federica aveva
appreso che la tragedia si era verificata alla stessa ora in cui lei
sistematicamente percorreva il ponte ogni mattina.
Molto bello, mia cara amica.
RispondiEliminaMi è piaciuto il finale :-)
Buona serata!
Grazie, cara Alessandra.
EliminaA presto, un bacio
annamaria
Molto bello!! bravissima Annamaria! Felice weekend!
EliminaGrazie, Mattia, per il giudizio e per l'apprezzamento.
Eliminaricambio di cuore salutandoti affettuosamente.
annamaria
Fortunata coincidenza! Ma perchè Fede aveva cambiato l'impostazione della sveglia? Forse uno scherzo o forse desiderava far riposare di più la moglie. Comunque, bene quel che finisce bene.
RispondiEliminaE a te un grazie per averci proposto un racconto fresco e con un finale lieto :-)
Fede amava scherzare e a volte eccedeva. Ho conosciuto persone così infantili, persone che preferiscono non essere adulti fino in fondo, persone che poi sul posto di lavoro sono ineccepibili.
RispondiEliminaGrazie a te e buona giornata.
annamaria