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lunedì 13 maggio 2013

Adorato maialino

              

   Si apre una nuova settimana, bello esserci! Bello poter essere qui a pigiare tasti nella speranza che nascano idee. Bello leggere i vostri pensieri. Bello organizzarsi la giornata che, se anche fosse sempre uguale, è comunque la nostra giornata. 
   I problemi sono sempre gli stessi: spiragli di cambiamento sembrano confusi, ingarbugliati. Ma il sole è sorto ancora una volta per noi, abbiamo guardato il cielo, sereno o velato o completamente coperto, è pur sempre il nostro cielo: quello non ce lo toglie nessuno, che meraviglia! 
   E allora? C'è che, nonostante tutto, sinché ci siamo e la vita continua tutto potrebbe accadere, tutto potrebbe risolversi.
    Il ministro dell'economia ex direttore della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni, più aperto al sociale e con un orientamento più morbido, in un'intervista ci ha rassicurati sulla crisi attuale. Lui ha vissuto varie crisi e sostiene che anche questa passerà, perché quando c'è un problema anche se importante, il dopo nel rinnovamento è senz'altro migliore. 
   Devo crederci, dobbiamo crederci? Ma certamente: non abbiamo altra scelta e la positività conforta ed aiuta a trovare nuove strategie per il benessere pubblico. 
   Rivedremo un maialino più in carne, meno ossuto e con un aspetto più florido? Torneremo a dare nutrimento al nostalgico salvadanaio, tintinnante di monete festanti che tornavano utili nei momenti più disparati? Quante situazioni divenivano risolvibili con quei risparmi, non solo la fascia d'età giovanile, ma anche quella più matura si affidava ai risparmi per una spesa extra. Ricordo che una signora di mia conoscenza, accantonando volutamente solo i due euro, riuscì a fare un acquisto importante e l'anno successivo andò in ferie. Ora quelle monete sono utili nel quotidiano e i maialini denutriti hanno smesso di suonarci il suono melodioso. Ma la ripresa è alle porte, speriamo!

venerdì 15 febbraio 2013

A tutto c'è rimedio


Un piccolo racconto, una sfida: solo 1900 battute, e tutto per riflettere sul  prezioso dono della vita. Le difficoltà la rendono difficile, ma sinché lei esiste val la pena combattere.                         



                                                                      

   "Guarda c'è una stella nel cielo, è proprio una e brilla come un faro!" Lentamente alzò gli occhi: faceva fatica, veniva fuori da un gran brutto momento, aveva perso il lavoro e non sapeva come fare a comunicarlo alla donna della sua vita.
   Erano in macchina e lui si era fermato un attimo con una scusa qualunque. Aveva rallentato e aveva accostato al bordo della strada, la zona riservata alle soste d'emergenza. Aveva l'animo in tumulto: il suo capo l'aveva convocato proprio quella mattina, aveva una faccia seria, cupa e tergiversava. Erano giunte voci di una probabile chiusura della fabbrica, ma lui sperava che fossero solo voci. Le ordinazioni c'erano e ogni giorno lavoravano come matti anche oltre gli orari consentiti; spesso, spessissimo restavano in fabbrica sino alla mezzanotte. Tornava a casa stanco ma felice: lui lavorava ancora e con il clima d'incertezze conservarsi un'occupazione era divenuto un regalo da custodire. Le commesse si moltiplicavano: era un settore fiorente che non risentiva della crisi. Lui s'era appena messo un mutuo, quando era stato in banca gliel'avevano concesso: era operaio specializzato di una fabbrica fiore all'occhiello, un vanto per la nazione. E invece anche quel fiore era stato spazzato via dalla tormenta. Ma cosa era successo, non se lo spiegava e nemmeno aveva compreso cosa fosse accaduto.
   "Signor Terenzi, mi rincresce, mi duole forse più di lei. Ma... non so come dirglielo, da domani questa fabbrica chiuderà i battenti. Non si preoccupi, c'è la Cassa Integrazione, lo Stato non vi lascerà in miseria, dopo si vedrà, si vedrà. E' un brutto momento, mi creda; sarei voluto scomparire, ma non ce l'ho fatta a farmi fuori, sono un vigliacco."
   "Commendatore, cosa dice?Allora era vero, era tutto vero. Chi glielo dice a mia moglie, stiamo per avere un figlio. La crisi è arrivata pure qui." 
   La cassa integrazione, non sarebbe stata sufficiente, e poi, doveva cercare un nuovo lavoro; ma dove, dove? Questi pensieri gli martellavano la mente, erano tamburi a percussione e lui non sapeva come comunicarlo alla moglie.
    "Amore, sai perché brilla quella stella nel cielo?" disse lei, come a voler interrompere quel silenzio forzato e opprimente. "Ci ricorda che possediamo il dono della vita in salute. Oggi la mia amica ha avuto una spiacevole notizia, suo marito ha un brutto male, gli restano sei mesi di vita!"

domenica 9 dicembre 2012

L'attesa

                


   C'è chi sa attendere. C'è chi si siede sulla riva destra e pazientemente attende il suo turno o per meglio dire, per usare un suo termine, attende la sua entrata in campo, ossia il suo ritorno.
   La vendetta è un piatto che va servito freddo, infatti solo la pazienza e l'attesa portano al compimento dei propri desideri. Per cui, a parer suo, molto meglio farsi da parte, dare nuovo respiro, ossia dare la possibilità all'aria satura della sua presenza di ossigenarsi con elementi differenti magari più tecnici, di tipo meccanico: ciò che conta è una nuova ventilazione. Risultato... un peggioramento della respirazione, una dispnea preoccupante che non ha assicurato un adeguato scambio gassoso. Però prima del soffocamento si affaccia aria fresca all'orizzonte, aria di tipo salubre, naturale che non abbisogna di ventilazione artificiale: è talmente carica che può dar nuovo ossigeno all'ambiente. Ma il cielo pubblico, ormai abituato allo smog e al grigiore, non sa che farsene della freschezza, sarebbe come riabituare i polmoni ad aria d'alta quota; sai com'è, la respirazione farebbe fatica, fischierebbero le orecchie, tanto meglio la vecchia anidride più sicura, più attestata.
   Chi attendeva all'ombra delle sue certezze coglie l'attimo, sapeva che il suo cielo non avrebbe accettato una corrente nuova, un bel maestrale che spazza via le impurità; sapeva che il suo libeccio carico di sabbia sarebbe stato atteso.
   Forza costruiamo castelli di sabbia, gettiamo polvere negli occhi e nei polmoni e se l'orizzonte è sempre lo stesso ed è costellato da un marajà asservito dai suoi beduini, poco importa: ciò che conta è respirare aria vecchia. Sai com'è: è difficile rinunciare alle antiche abitudini!

giovedì 27 settembre 2012

Il Camminante

      

   Un Incontro Nazionale politico, premetto che non ho mai partecipato in passato a tali manifestazioni, un incontro con una tre giorni di spunti riflessivi inframmezzati da una serata dedicata ad una rappresentazione teatrale e da un'altra impastata di satira politica davvero interessante per la qualità dell'intervento.  La rappresentazione teatrale si è svolta con un monologo interpretato da un bravissimo giovane attore, il cui regista ha messo in scena uno spettacolo che ha preso il via l'anno scorso in memoria di un attivista poeta "Arturo Giovannitti", noto a noi per il Premio Nazionale di poesia a lui dedicato. La storia, di quest'uomo di cultura, accadde in un contesto socio-economico simile ai giorni nostri: dopo un secolo, l'evoluzione dello scorrere del tempo non ha cambiato le cose e il lavoratore continua ad essere sfruttato e a combattere il disagio della crisi. 
   Giovannitti, anche appartenendo ad una famiglia benestante, fu dalla parte dei più deboli, degli ultimi diremmo e si impegnò nelle lotte operaie. I genitori a tale scopo per allontanarlo, all'età di diciassette anni lo inviarono in America dove completò gli studi umanistici intrapresi in Italia. Giovannitti oltre oceano partecipò ugualmente alle lotte operaie, aderì alla Federazione Socialista Italiana e in seguito al Sindacato Rivoluzionario; fu editore e grande oratore in difesa degli operai. Durante uno sciopero fu uccisa una sedicenne operaia tessile e lui, assieme ad altri due organizzatori, fu ritenuto responsabile dell'accaduto, venne processato e poi prosciolto: riuscì a convincere la giuria fornendo un'accalorata autodifesa, un monologo in perfetto inglese passato alla storia come un inno di civiltà che esaltava le lotte lavoratrici. 
   La rappresentazione teatrale è intitolata "l'Autodafè del Camminante" ed è tratta da "The Walker" (il Camminante), scritto da Giovannitti durante i mesi di permanenza in carcere. La recita comincia con il rumore dei passi sopra la testa dell'unico interprete, rumore di tacchi pesanti che scandiscono il tempo come una goccia insinuante e penetrante che ricorda il luogo e l'accusa ingiusta. 
   In difesa dell'intellettuale si mossero le associazioni di mezzo  mondo, ma fu con la sua celebre oratoria che convinse la giuria, infatti nel monologo verso le ultime battute Giovannitti sottolineò l'importanza della cultura, dicendo: "Se non avessi avuto cultura, non avrei potuto difendermi allo stesso modo."
   Giovannitti continuò a impegnarsi nelle lotte operaie e successivamente si adoperò per la causa di Sacco e Vanzetti, due lavoratori anarchici ingiustamente accusati e purtroppo finiti ugualmente sulla sedia elettrica. 
   Perché mi ha colpito quest'intervento culturale? Primo per la bravura dell'attore e secondo per la storia facilmente rapportabile ai giorni nostri, infatti il regista nell'intervento iniziale ha sottolineato la similitudine con l'attuale momento di crisi e sfruttamento dei lavoratori. Ancora una volta l'uomo non impara dai suoi stessi errori: la storia si ripete. 
   A quell'epoca giunse la crisi del '29, poi la seconda guerra mondiale e dopo circa vent'anni si poté assaporare il benessere, ora quanto dovremmo attendere? L'uomo crea, ma disfa a velocità supersonica. Il titolo dell'opera lo trovo così allusivo: ne abbiamo di passi da compiere!