giovedì 29 novembre 2012

Aria nuova

   

 

   C'è aria nuova all'orizzonte, aria più salubre che non tollera i compromessi, la demagogia da strapazzo, gli opportunismi.
   Aria dall'ossigeno non contaminato dalle prese di potere, dal promettere e non mantenere, dal dire-dire e nulla fare.
   Aria dalla faccia pulita, dal sorriso buono, dagli occhi puri che si animano di coraggio e di passione.
   Aria che ama tutto il suo cielo; ama coloro che sono schiacciati dagli abusi, dai demeriti, dall'illegalità.
   Aria che piange con chi soffre e si preoccupa del futuro privo di aspettative.
   Aria che stanca di udire le solite lamentele dice basta al sistema del "Non fare", del disfattismo, della burocrazia cavillosa che porta danno.
   Aria che soffia fra la gente comune, che non ha timore di mettere nero su bianco i suoi percorsi sempre alla luce del sole.
   Aria che s'impegna, e già lo fa, ad allentare le pressioni sul cittadino per dargli la possibilità di godere del poco che possiede che diversamente sarebbe nullo.
   Aria che dice basta ai favoritismi, alle agevolazioni in corso e vitalizi perpetui.
   Aria che dice "NO" al numero eccessivo delle vecchie ondate di vento che  non giovano alla salute pubblica.
   Non credo serva che vi dica di chi sia quel volto, io spero che abbia la possibilità di spazzare via l'aria stantia e maleodorante e di soffiare fiera aiutata da altra aria fresca e pura.

martedì 27 novembre 2012

San Lupo


   

   Non sapevo esistesse in Italia un borgo di nome San Lupo, non sapevo neanche l'esistenza di un Santo con il nome di un animale che ancora oggi atterrisce. Le antiche fiabe narravano di lupi famelici che sarebbero giunti a divorare i bimbi cattivi, il lupo poverino ancora non gode di un'ottima fama, ma lui è un animale che non attacca propriamente l'uomo, si avvicina alle greggi per fame.
   Tornando al paese in questione, San Lupo, situato in provincia di Benevento, ho potuto ammirarlo qualche mese fa e i miei occhi sono rimasti conquistati dalla sua bellezza medievale, dalle sue viuzze strette inquadrate da archi e pontili. La chiesa maggiore del paese conserva al suo interno la statua a mezzo busto di San Lupo, venerato con profondo sentimento dai sanlupesi, i quali, in parte emigrati da tempo, non mancano di partecipare alla festa patronale: anche trovandosi oltre oceano, puntualmente giungono in occasione della festa che si tiene alla fine di luglio. Il comitato feste, in precedenza, convoca le varie bande e sceglie la migliore per affidarle la parte musicale che darà quel tocco particolare ai solenni festeggiamenti in onore del Santo che tanto amò il suo popolo. 
   Si racconta che l'adorato Santo compì nel 1831 il miracolo della pioggia abbondante: essendo un paese prevalentemente agricolo, la pioggia era considerata condizione di benessere per i suoi abitanti.  Quindi una popolazione attaccata alla sua storia e compatta nonostante la migrazione, una popolazione che non dimentica e tiene alte le proprie origini.
   Il paese è caratteristico anche per altre bellezze artistiche, come la Fontana Sant'Angelo dotata di tre getti d'acqua, Palazzo Iacobelli risalente al settecento e altri siti interessanti. Il borgo offre inoltre un bellissimo panorama: è situato a circa 881 m. d'altitudine e dal belvedere si può ammirare la bellezza dei monti e delle vallate lussureggianti e variopinte.
   Il tempo sembra essersi fermato a San Lupo: si respira un'atmosfera retrò così lontana dal caos cittadino, ma pregna di sentimenti che non si disperdono nelle distanze causate dalla migrazione forzata di una parte del suo popolo. 

mercoledì 21 novembre 2012

Mai dire mai

   

   L'atmosfera autunnale melanconica crea un'aura magica e rilassante, dovrebbe essere così, ma le vicende incalzanti e il disagio in cui viviamo offuscano la dolcezza della natura. Conosciamo gli avvenimenti che aleggiano sulle nostre teste, ne facciamo parte e ne siamo imbevuti: chi decide per noi ha fatto in modo che si sciupasse il bello che ci è consentito.
   Siamo vittime o artefici del nostro destino? Bella domanda: a primo acchito verrebbe da rispondere che chi si lascia condurre con il paraocchi merita poi di raccogliere i cocci della sua accondiscendenza. Dove eravamo quando le crepe si facevano più profonde? Dove eravamo quando sapevamo che per concludere trattative o per realizzare un tal progetto si scendeva a compromessi? Perché non sempre è dato non sapere, è dato anche far finta di non sapere, questo è il punto; ma a noi forse faceva comodo una tal situazione, come dire una mano lava l'altra ed entrambe si lavano ancora meglio. Avere il coraggio di mettere i puntini sulle "i", avere il coraggio di dire basta e non di chiudere gli occhi per continuare a campare.
   Ogni giorno veniamo informati di intrallazzi vari, di sotterfugi ai danni della comunità e che dire di quelle notizie che lasciano senza parole, di quella fiducia calpestata da chi dovrebbe insegnare la moralità; no perché se un cappellano si approfitta sessualmente dei suoi detenuti che sono lì per espiare una colpa e comprenderne gli errori, cos'altro dobbiamo aspettarci dal genere umano?
   Oh, certamente, sappiamo di religiosi pedofili, che vergogna, che triste realtà! Sappiamo di aguzzini che hanno perpetrato e perpetrano atti indegni e mostruosi ai danni dell'umanità. Sappiamo di strani delitti familiari, da ultimo il ritrovamento delle due donne decedute otto anni fa e ritrovate cadavere solo ora. Sappiamo di teatri spettrali che inscenano il crimine per scopi personali lucrativi e i bambini ne sono vittime innocenti, ma che un religioso dei nostri giorni usasse un luogo di pena per le sue voglie sessuali, questa non mi va giù. Non sto difendendo i carcerati, ma è il luogo, l'atmosfera e poi il cappellano deve portare una parola di conforto e non soddisfare la sua depravazione, le sue voglie.
   Sono venuta a conoscenza di una vicenda punitiva per chi dichiarava e fingeva di essere un invalido, un certo signore che godeva da quindici anni dei benefici della sua invalidità, un certo signore che stanco e ormai prossimo alla pensione decide di recarsi a Lourdes per inscenare il miracolo e ci riesce, ma la punizione divina lo attende sulla gradinata facendolo cadere rovinosamente, risultato frattura di una vertebra e sedia a rotelle per il resto della vita.
   Con questo non voglio augurare che piovino dal cielo strali punitivi ai tal usurpatori di nostra conoscenza e non, a tutti coloro che sotto mentite spoglie s'insinuano nelle nostre vite ammorbandocela per portarci là dove non avremmo voluto, a tutti coloro nei quali avevamo riposto la nostra fiducia. Non voglio augurare però... è bene riflettere che sporadicamente esiste una giustizia superiore!

martedì 13 novembre 2012

Si può, si deve!


                                                                
  


   Albeggiava, s'era incamminata ancor con quegli sprazzi lunari che lasciavano il posto ad un nuovo giorno; l'aurora in quella zona aveva un fascino sempre nuovo: il fascino della malinconia, della dolcezza, della perpetuazione della vita. Entrò in auto, la piccola campagnola dalle ruote motrici adatte al luogo era sempre in attesa. Partì ad una velocità moderata, accese la radio e si sintonizzò sulla frequenza preferita. Le giunsero le note di Chopin, il suo autore classico preferito, il "Notturno" era dolce e inebriante, proprio quello che le serviva per lenire il suo cuore ancora lacerato dal dolore. Non sapeva ancora cosa l'aspettasse, era sempre così quando s'avviava ad un'ora inconsueta. Era a disposizione, reperibilità assoluta: l'aveva chiesta lei, nel nuovo alloggio nulla la tratteneva, niente vincoli familiari, sola con se stessa e la sua umanità. Ed era quella che le dava la forza per la sopravvivenza, era come una linfa che le consentiva di continuare la sua amara esistenza, diversamente non sarebbe più risalita dal baratro della disperazione.
   Aveva scambiato il turno con una collega, sarebbe toccato a lei fare il turno di notte in ospedale ma il bambino dell'amica era ammalato, febbre alta per via della bronchite, e lei, Giovanna, si era offerta di prendere servizio al posto suo.
   "Non pensarci, per me non è un problema, sai che Ugo è comprensivo. Ceneranno senza di me, il maritino e le mie due bambine, dopo vedranno un bel DVD e andranno a letto, quando si sveglieranno io sarò con loro."
   Durante la notte era scoppiato un temporale, mai s'era vista scendere tanta acqua dal cielo, Giovanna ne sentiva lo scrosciare, un vero putiferio. Pensò con dolcezza alle sue bambine avvolte nel piumone, la grande era da un passo per diventare donna: le si era gonfiato il seno ed era comparsa la peluria sul pube. Aveva notato il suo imbarazzo quando l'aiutava a farsi il bagno e non solo: l'aveva colta mentre si provava un reggiseno.
   'Crescono in fretta.' si disse 'Magari fra un po' mi presenta anche il fidanzato e sicuramente deciderà di truccarsi, poi mi chiederà il permesso per andare in discoteca. Dovrò sbrigarmela io. Ugo è troppo permissivo e tenero, non riesce a dire di no alle figlie e neanche a me. Che perla di marito, non mi posso lamentare, un gran onesto lavoratore e un uomo sempre innamorato.'
   Durante la notte quando era in ospedale come medico internista, se l'atmosfera era tranquilla, Giovanna finiva per pensare alla sua vita privata e i suoi pensieri erano sempre benevoli: aveva una bella famiglia unita e solidale, una vera rarità. Finì per addormentarsi con lo scroscio della pioggia, si svegliò che il chiarore invadeva la cameretta. Faceva giorno prima: erano in primavera inoltrata, la stagione del risveglio della natura ma anche delle piogge. Non vedeva l'ora di tornare a casa, si era ricordata che avrebbe dovuto accompagnare la più grande delle figlie a scegliersi un nuovo pantalone, lo desiderava aderente di quelli tanto di moda da indossare con gli stivaletti alla caviglia, c'era la festa di compleanno della sua migliore amica.  
   "Signora, " le disse il vigile urbano "deve percorrere questa deviazione, c'è stata una frana." Più avanzava e più si rendeva conto che era successo un disastro: la zona era allagata e si notavano detriti e grossi massi come se pezzi di collina fossero scesi a valle; giunse in un punto in cui fu costretta a lasciare l'auto e s'incamminò a piedi. Mentre avanzava con ansia crescente, cercava fra la gente i volti comuni, quelli della sua cittadina; nulla: non vi era una faccia amica, solo una gran confusione, mezzi di soccorso e operatori della protezione civile. Non riusciva ad avvicinare nessuno, erano tutti frenetici, sfuggevoli e molto affaccendati. Giovanna desiderava giungere quanto prima alla sua abitazione, una casetta a due piani con il tetto rosso.  Era una delizia collocata in uno scenario paesaggistico invidiabile e la casa era ai piedi della collina, non proprio sotto, ma guardando dall'altra parte sembrava che la lussureggiante vegetazione facesse da mantello alla villetta indipendente. Restò senza fiato, impietrita e non ancora cosciente, le sembrava di vivere un incubo: la sua casa era davanti a lei piegata di fianco, solo macerie e nient'altro. Non le pareva vero, tutto le turbinava, immagini, suoni soffocati e quel silenzio sinistro; le giunsero delle voci ovattate che commentavano la notizia, sentì che avevano individuato i corpi dei suoi cari. Si buttò per terra, in mezzo al fango, e urlò un "No" così disperato e fragoroso che fece eco nel silenzio del disastro, dopo s'accasciò nella melma, si risvegliò in un letto d'ospedale.
   Visse lontana dal mondo per un lungo periodo, in quell'ospedale la tennero in cura e le assegnarono una piccola stanzetta che divideva con il medico di turno, era la stessa che le toccava quando la sua vita era normale ed esercitava la professione.
   "Basta!" Che noia questo film, non potevi scegliere un altro DVD? Siamo già afflitti dai nostri problemi, dobbiamo farci carico di quelli del regista e dello sceneggiatore; perché per me chi scrive storie così e le mette in scena non è tanto normale."
   "Ma, Carlo!" esclamò la donna "Il film, come un buon libro, manda un messaggio, sta a noi coglierlo per riflettere e migliorare le cose. Vedi per quanto riguarda il film che tratta una storia vera, io penso che quel disastro non sarebbe accaduto se la collina non fosse stata vittima della costruzione selvaggia degli anni settanta, il disboscamento lascia via libera alle frane. Spero che quella dottoressa abbia ripreso a vivere.”
   Giovanna entrò in ospedale, non era più il suo, quello del paese: dopo la sua ripresa interiore s'era trasferita in Africa e faceva parte dell'organizzazione Medici senza Frontiere. Aveva dato il suo manoscritto, riguardante la storia della sua vita, a un aspirante regista che aveva realizzato il film inserendo scene vere che lui stesso aveva fotografato: anche la sua famiglia era stata portata via dalla frana. Egli era un volontario che  combatteva, come lei, contro la disperazione e il dolore della vita sconvolta dall'alluvione. Entrambi avevano preso la destinazione Africa per mettersi al servizio dei bambini africani affetti da infezioni gastro-intestinali causate dalla mancanza d’acqua, servizi igienici e ripari. In quel clima ove si combatte per la sopravvivenza al limite dell’impossibile, le azioni umanitarie ridanno speranza alla popolazione del luogo e i medici impegnati nell’assistenza lasciano alle spalle il loro vissuto, per donarsi totalmente a chi vive in condizioni lontane dal nostro immaginario.
   Il mantello paesaggistico delle loro radici era solo un ricordo per Giovanna e il nuovo amico, ora le distese del territorio africano, che si tingeva della luminosità del cielo, accompagnavano la loro umanità, unico scopo della nuova vita.

venerdì 9 novembre 2012

Curiosità


                                                     

   L’essere umano, sin dopo i primi mesi di vita, sviluppa qualità sensoriali che gli permetteranno l’accrescimento cognitivo. I bambini con normali capacità mentali dimostreranno interesse per il mondo che li circonda e i loro occhi frugheranno alla ricerca della conoscenza. Crescendo i piccoli individui potenzieranno quel desiderio, indagando e interessandosi ad ogni cosa; faranno ricerche e domande che saranno poi sempre più insistenti: il mondo dei “perché” sarà in cima ai loro pensieri. Più il bambino sarà curioso, più cercherà, scruterà, esplorerà; un bambino intelligente e reattivo mostrerà tutti questi comportamenti che rafforzeranno la sua naturale intelligenza.   
   Il giovane individuo nasce e cresce con qualità e tendenze benevoli, saranno i futuri percorsi a migliorare o a deteriorare quelle qualità. Un adulto curioso, nel corso della sua vita, farà progressi in vari campi e varie discipline, si approccerà al mondo con la sua sete di conoscenza che lo porterà a fare scoperte utili non solo per se stesso. La sua sarà, quindi, una curiosità esplorativa con effetto a catena: altre curiosità nasceranno e prolificheranno tutte a vantaggio dell’umanità.
   Un individuo curioso sarà un ottimo ricercatore, uno scienziato, un investigatore, un uomo alla ricerca della verità e della purezza delle cose, tutti sentimenti utili e nobili che animeranno la sana curiosità.
   Esiste un’altra faccia della medaglia: come sempre l’uomo non si accontenta e intorbidisce i desideri creativi vantaggiosi per il genere umano. Mi riferisco alla curiosità che indaga nell’esistenza umana, che scava nelle sue intimità, che non si ferma dinanzi a nulla e usa qualunque mezzo per farsi gli affari altrui. E’ una curiosità distruttiva capace di ferire e mettere alla berlina un qualunque individuo per motivi disparati e logici secondo il curioso, animato solo dalla sete diffamatrice.
   Ma la curiosità malevola non si ferma solo a queste mire, vi è la curiosità di stampa, degli organi d’informazione via etere e di tutto quel complesso di persone che s’impegnano, per appagare la sete della curiosità pubblica nel caso di tragedie familiari. Curiosità che affonda il suo desiderio nelle ferite delle famiglie costrette a subire gli attacchi curiosi che accentuano e alimentano il fuoco della loro sofferenza.
   Riflettori puntati sul teatro della tragedia, come fosse una fiction romanzata; uno sceneggiato reale da vivere non solo sullo schermo ma anche sul luogo dell’accaduto per sperimentare emozioni diverse. Quindi cosa c’è di meglio, se non organizzare tour di massa per giungere in quel luogo e scrutare la via, la casa, il tale cancello: nei luoghi sinistri è più appagante, ha un sapore emozionante, e a tal riguardo ricordo il caso di Avetrana.
   Se un adulto decide di vivere forti emozioni che lo faccia pure, ma lasci a casa i bambini: a loro serve la curiosità costruttiva che migliori il mondo. E’ vero che l’organo d’informazione ci parla insistentemente di quelle vicende dolorose e la televisione è ormai un membro familiare, ma è altrettanto vero che un genitore può fornire quelle spiegazioni giuste che non condizionano il bambino e gli fanno comprendere che esiste anche il male: il recarsi sui luoghi omicidi forse alimenta inconsciamente nell’animo un desiderio d’emulazione. E se anche il genitore decidesse di spegnere l'apparecchio televisivo, il bambino comunque ne sarebbe informato da altri, per cui sono per una spiegazione all'interno della propria famiglia, un dialogo costruttivo che presenta la vita nelle sue sfaccettature: chiudersi in una campana non giova, rende fragili e insicuri.

lunedì 5 novembre 2012

L'uomo che sussurra ai leoni

                                       

   L'uomo che sussurra ai leoni, essere in contatto ravvicinato con loro, gli animali feroci, e uscirne indenne ed appagato.
   Stavo seguendo ieri un programma che m'interessa per la qualità dei servizi, è una trasmissione come ormai ce ne sono poche: scevra da volgarità e con un occhio sul mondo. E' una sorta di documentario supportato da una voce narrante che descrive i luoghi della terra, i commenti non sono mai banali e quando si tratta di viaggi realmente compiuti il commentatore con la sua voce sostituisce il viaggiatore e in prima persona descrive le sue emozioni e sensazioni. Il programma non si occupa solo di viaggi ma presenta argomenti interessanti riguardanti la natura e tutto il suo insieme. Ebbene è stato ospite un giovane uomo di trentotto anni, Kevin Richardson, che dall'età di cinque anni ha manifestato il suo amore per gli animali divenendo zoologo in età adulta. Egli è del Sud Africa e dopo varie difficoltà ha ottenuto la direzione di un Parco riservato ai leoni. Questi felini sono a rischio estinzione e Richardson si prodiga nella tutela dei leoni, vive con loro e li tratta come esseri umani bisognosi d'affetto e cure. I leoni sono altrettanto teneri con lui e gli riservano coccole affettuose come fossero creature umane. Il segreto di questo feeling è il paziente amore di Kevin, la disponibilità e l'intuito, egli è in grado di comprendere quando non è desiderato nel recinto e quando invece può anche dormire insieme ai felini. Lui sostiene che gli animali non sono cattivi e che bisogna interpretare il loro pensiero; la bestia con la sua sensibilità percepisce le buone intenzioni dell'uomo e sa se l'uomo vuole stabilire un rapporto d'amicizia e rispetto, ossia non intende essere un predatore. Kevin è stato denominato l'uomo che sussurra ai leoni e in effetti egli parla con loro, si stringe a loro mormorando parole e comprende il loro linguaggio, sembra inverosimile ma è tutto reale.
   Ho visto nello sguardo di Kevin una dolcezza e tenerezza davvero sorprendente, non un attimo di sgomento ma tanta serenità. Vi sono passioni nella vita difficili da comprendere e sinceramente l'idea che un grosso felino possa essere mio amico non rientra nel mio immaginario, ma per Kevin sì e considerando la cattiveria umana, credo che lui abbia ragione nel sostenere che l'animale, considerato feroce, lo diventa solo quando si sente attaccato e l'uomo sa come essere molto pericoloso e crudele.