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lunedì 4 gennaio 2016

Perseverare, ancora perseverare


                     




   E il nuovo anno è partito da qualche giorno, mi sono proposta per quest'anno più grinta e voglia di continuare, ma in cosa vi starete chiedendo? Continuare a scrivere con più impegno per me stessa, per chi mi segue e per qualcuno che potrebbe farlo. 
   Durante un percorso di qualunque genere le strade non sempre sono scorrevoli, anzi sono proprio le interruzioni e le sconfitte che danno quello sprone necessario al miglioramento e alla voglia di fare, alla voglia di dare il massimo. 
   Ho già affrontato quest'argomento e non voglio tediarvi ancora, per cui partirei dal fatto che anche se le porte non si aprono e i tentativi falliscono, ciò non toglie che la speranza debba essere più forte. Uno scrittore desidera pubblicare, un pittore desidera esporre la sua opera e un musicista è felice quando ha un pubblico pronto ad ascoltarlo, ma per giungere a questi livelli la strada è irta di ostacoli, a volte di compromessi. Ed è qui il nocciolo della mia questione, i compromessi. 
   A me non va giù, ora che so o credo di sapere, che per pubblicare bisogna pagarsi l'opera. Quando ero agli albori in questo campo, non avendo esperienze e mal consigliata, foraggiai a mie spese la mia opera prima, risultato: scarsa attenzione e critiche negative penalizzanti proprio per l'autofinanziamento. Da allora ho detto stop, non verserò più un centesimo, anche se il discorso dell'auto pubblicazione non farebbe una piega: l'esordiente è un investimento al buio. 
   Ma allora le case editrici che accettano i manoscritti, rispondendo dopo che sono degni di pubblicazione, potrebbero risparmiarsi tutto l'iter, in quanto l'essere degni emerge dalla speculazione che si fa ai danni degli scrittori o pseudo tali. Non sarebbe meglio dire loro "l'opera non merita attenzione, occorre migliorarla perché ci mettiamo la nostra faccia". 
   So che l'Italia abundat in scrittori e scarseggia in lettori e che le case editrici devono pur campare e so anche che all'inizio non vogliono mettere a rischio i loro denari, ma se facessero una cernita e dessero più visibilità ai meritevoli, forse le cose cambierebbero. Discorso di non facile accettazione, ma ci sta in questi primi giorni dell'anno nuovo in cui sentiamo dirci che le cose stanno cambiando e che cambieranno ancora. Avrei voluto che invece della risposta siamo interessati e "bla-bla", dicessero che l'opera andrebbe riscritta, l'argomento non rientra nell'interesse comune, lo stile è pessimo e "non è stata selezionata come meritevole", e che comunque, a prescindere, le pubblicazioni sono a pagamento! 
   Non so se ci avete fatto caso, appaiono sempre più spesso annunci adescatori, tipo: "Inviate le vostre opere le selezioneremo in tempi brevi.". Allora si fanno delle ricerche e non si comprende che c'è sotto l'inghippo perché sia gli annunci che le risposte sono ingannevoli e fuorvianti. 
   Ma ci sono anche le case editrici non a pagamento e quelle sono difficilmente accessibili o non rispondono per il semplice fatto che cestinano a priori i manoscritti. Ma io non mi arrendo, ecco questo è il monito che terrò a mente per tutto il 2016, non mi arrendo e nel frattempo mi consolo con voi, con questi spazi virtuali che gratificano e tengono viva la passione, è come fare sport non smettendo di allenarsi.

venerdì 23 maggio 2014

Duplice ossessione

                              

   Elena era cresciuta e non si piaceva. Tutti dicevano di lei che era bellissima, ma con un carattere riottoso. Difficile starle accanto. Il malumore l'accompagnava, come anche l'insoddisfazione. Non le piaceva nulla di suo, ma ciò che apparteneva agli altri era per lei sempre migliore. Ed era per questo che le rodeva il cuore. Non era cresciuta interiormente: era rimasta allo stadio infantile, a quando apprezzava la bambola di sua sorella e la desiderava strappandogliela di mano, eppure le bambole erano simili. E la situazione non cambiò anche durante la giovinezza; la collanina, le scarpe, il golf, ogni cosa di sua sorella le piaceva, anche facendo acquisti simili desiderava ciò che indossava la sorella. Quando giunse l'amore, s'innamorò del fidanzato della sorella e poiché la situazione era delicata, preferì trasferirsi altrove. La vita, così generosa con lei sia per l'aspetto fisico che per le capacità intellettive, non fu vissuta allo stesso modo.
   "Devi farti curare.", le disse un giorno una collega di lavoro che le era anche amica ed era dispiaciuta di cogliere quello sguardo carico di rabbia.
   "Io non ho bisogno di cure." rispose Elena "Mi manca la comprensione."
   "Vieni con me!" rispose quella collega "Ti porto in un posto speciale."
   Acconsentì e si trovò in una realtà che mai avrebbe immaginato, certo si conoscono determinate verità, ma solo per sentito dire e non per contatto diretto. Un centro per disabili, giovani, tanti giovani. Chi in carrozzella, chi senza ma con andatura anchilosante, chi con una fissità sul volto e uno strano sorriso, chi si muoveva con movimenti irregolari e chi non riusciva a tenersi fermo, chi emetteva suoni gutturali e chi aveva una fisicità non propriamente umana. Ma tutti con una luce, strano a dirsi, serena, una luce lontana dal desiderio inconcepibile, una luce che non aveva nulla dell'insoddisfazione.
   Ma come, si disse lei, loro avrebbero mille motivi per essere insofferenti dentro e non lo sono, loro amano la vita così come l'hanno ricevuta. Forse si è felici quando non si comprende? Ecco, convenne, il cervello umano meno comprende meglio è.
   "No!" le rispose l'amica quando seppe. "Si desidera ciò che non ci appartiene. Quando esaudiscono sempre i nostri desideri: il rifiuto, il rimprovero sferzante unito alla dolcezza formano l'individuo."
   E allora lei andò indietro nel tempo, a quando i suoi capricci erano esauditi, a quando le dicevano che era la più bella e la più brava e a quando era riservato un trattamento diverso a sua sorella: lei godeva di favoritismi e la sorella no. Ma perché? Doveva saperne di più, doveva comprendere.
   "Tu me lo devi dire, mamma, perché mi concedevi tutto e a Monica no? Perché io ero coccolata e Monica sempre rimproverata aspramente? Ora ricordo il suo viso rigato di lacrime. Ma rammento anche come lei ostentasse sicurezza e soddisfazione, quasi una risposta al mio sguardo compiaciuto d'essere la privilegiata."
   "Tu sei mia figlia, Monica non lo è." rispose la madre.
   "Che vuol dire, siamo così simili, somigliamo tanto al papà."
   "Tuo padre aveva una relazione con mia sorella che morì di parto, io vi ho cresciute insieme, ma non ho mai perdonato."
   "Il tuo odio ha fatto di me una persona infelice."
   I meccanismi della vita, quando si ottiene si finisce per essere insoddisfatti, mentre la mancanza d'attenzione e la durezza temprano lo spirito.
   Che stupidità, si disse Giulia, mai letto un libro più banale, e poi chi gioisce e riceve affetto è infelice, ma valli a capire questi scrittori e noi che acquistiamo le loro scemenze; prese il libro e lo sbatté contro il muro; meno male che Gianluca non era uno scrittore di quel genere e stava per incontrarlo. L'aveva conosciuto alla presentazione del suo ultimo libro ed erano entrati subito in sintonia, era uno importante, vendeva centomila e passa copie, aveva un nome e appena pubblicava un libro, andava a ruba: la gente acquistava a scatola chiusa. 
   Gettò lo sguardo sul libro miseramente finito sul pavimento e vide la foto di Gianluca che spuntava dall'interno, non vi aveva fatto caso prima. Caspita, si disse, ma è lui, gli farò delle domande per comprendere il senso del libro sciocco che ho appena terminato. Non ricevette delle adeguate risposte: lui tergiversava e cercava di cambiare argomento, ma non solo tentava di essere fastidiosamente ironico, quasi a voler mettere in dubbio le sue qualità di lettrice. Giulia s'irritò e cominciò a insospettirsi, le avevano detto che tanti scrittori di successo, quando pubblicano con una certa consuetudine, hanno uno staff preposto che dopo aver preso visione del canovaccio sviluppano la storia; egli sicuramente non aveva neanche letto l'ultima stesura. Cosa fa il successo, una volta ottenuto è come una rendita in omne tempus.
   Giulia era, anch'essa, una scrittrice ma anonima, aveva provato a inviare i suoi manoscritti, le rispondevano che per pubblicarli avrebbe dovuto comprarsi le copie. Figuriamoci, pagare il proprio lavoro; meglio restare in ombra e continuare a coltivare la sua passione. Un giorno lesse un brano del suo ultimo lavoro a Gianluca, col quale oramai aveva intrecciato una relazione, e lui le chiese di entrare a far parte del suo staff.
   "Sai, si tratta di revisionare i miei lavori, di apportare qualche modifica o di elaborarla; servono varie riletture esterne. Tu hai stoffa da vendere e stando da noi potresti migliorare la tecnica di scrittura e imparare quegli accorgimenti necessari affinché un libro diventi appetibile."
   Giulia accettò e cominciò a collaborare. Gianluca consegnava la bozza e i collaboratori la perfezionavano, lui neanche la rileggeva e il lavoro ultimato finiva alle stampe come lei aveva supposto. La cosa non le andava giù, perché doveva prendersi il merito che non gli spettava?
   Nuova presentazione dell'ultimo libro di Gianluca Fortori dal titolo inquietante: "Duplice ossessione". Un folto pubblico occupava le poltroncine in plexiglass all'aperto di quella piazza rinomata, dopo i convenevoli e la recensione accattivante del critico di turno, una voce si levò dal pubblico: "Ci spieghi, signor Fortori, l'epilogo della storia e nel sesto capitolo perché quel flashback così inusuale?"
   "Duplice ossessione" fece flop e Giulia perse un probabile fidanzato.

sabato 25 gennaio 2014

Blog in caduta? Meglio non scoraggiarsi.

                      

   Gestire un blog vuol dire, e questo lo sappiamo, avere la possibilità di curare una pagina pubblica, una sorta di giornale on line dove pubblicare i propri pensieri che possono interessare come anche non rientrare nelle corde del possibile lettore. Tutto ok: il discorso non fa una grinza, ma ciò che non comprendo è il fatto che, per ricevere una possibile lettura, occorre farsi un giro di ricognizione e lasciare il proprio pensiero, non che non sia gradevole farlo, ma mi sembra una sorta di passaggio obbligato per ricevere il contraccambio, è come se non vi fosse spontaneità in tutta la procedura. Non sarebbe bello invece che ognuno scelga liberamente le sue visitine per il gusto di farle, senza aspettarsi in cambio nulla? Non sarebbe bello che i visitatori giungano per il gusto di leggere e non perché si sentano quasi obbligati a farlo? Se vi fosse spontaneità, ci si sentirebbe maggiormente gratificati dalla loro lettura e il lavoro svolto avrebbe più senso, perché è vero che ciò che conta è avere uno spazio dove scrivere, ma è vero anche che sia più importante un parere sincero scevro da obblighi di comodo.
   Fino a qualche tempo fa accadeva così, almeno per me, giungevano visite di persone
sconosciute, il loro pensiero era sincero e si capiva che non avevano alcun interesse, con questo non voglio dire che i miei amici di sempre siano da meno, anzi sono molto importanti, ci tengo alle loro opinioni e poi loro sono estremamente sinceri: ormai ci conosciamo da tanto e possiamo concederci  la libertà della franchezza. Allora dove porta questo mio sfogo? Datemi un attimo: devo pensarci.
   Ho notato che i commenti sono divenuti come oasi nel deserto, tanti delusi hanno anche chiuso il blog. Sino a poco tempo fa vi era un flusso molto stimolante che faceva nascere spontaneamente la curiosità della conoscenza, mentre ora tutto langue e chi passa a leggere non lascia nemmeno un segno del suo passaggio, neanche un modesto saluto. E' forza colpa del social network? Io sono iscritta a facebook eppure non dimentico il mio blog e i miei amici, per me resta il blog di scrittura il posto di qualità dove misurarsi e mettersi in gioco, mentre facebook è solo una vetrina amichevole nella quale entrare lasciare due righe se il tempo c'è, nulla d'impegnativo come accade per un blog.
   Ma io non demordo e continuerò a occuparmi di questo spazio: entro e mi cibo delle mie stesse parole che vedo scorrere su queste righe. Chi ama farlo ne sente il bisogno, così come un pittore ha necessità di dipingere una tela. Il blog di scrittura è, appunto, uno spazio destinato a chi condivide la passione per la lettura, per la prosa e  per la poesia, ma anche per gli articoli di attualità e per le recensioni, quindi un posto di nicchia davvero creativo e gratificante, perché qualunque sia il grado di cultura c'è uno scambio d'informazioni che arricchisce. E voi, amici di sempre e amici occasionali, che ne pensate?