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martedì 3 marzo 2015

Meravigliosa infanzia

                        

   Due occhioni scintillanti mi osservano radiosi, le guanciotte s'increspano compiaciute alla vista della mia presenza e poi una corsa veloce, un gioco già sperimentato, un gioco antico: il nascondino, cucù per te piccolino. E poi il soffio all'aperto su di un fiore che rilascia i pelati come piccole libellule.
   La tenerezza di un bimbo, la sua fresca ingenuità che vive della semplicità di un momento, nulla a che vedere con le elaborazioni di una mente adulta alla ricerca dell'impossibile. Una conta veloce, un fingere la ricerca che scatena gioia in una convinzione di bravura; ah, il mondo dei piccolini che meraviglia! La felicità e la soddisfazione di essere bravi a far compiere il volo ai piccoli ovattati petali. E quel mondo ci apparteneva, quel mondo fatto di timori e di gioie, di dipendenza e di affetti; un mondo in cui le responsabilità non gravavano sulle nostre spalle. Spalle fragili al tempo, spalle la cui crescita era affidata a chi ci aveva generato, e sentirsi leggeri e sicuri che nel momento del bisogno avremmo ricevuto aiuto e consolazione. Che sensazione di leggerezza!
   Quand'è che si cresce veramente? Quando ci si sente adulti e pronti ad affrontare le difficoltà, le decisioni e non avere ripensamenti, dubbi? Quando si è sicuri che sapremo cavarceli da soli e che riusciremo a camminare con le nostre gambe?
   Crediamo di essere autonomi, autosufficienti, anzi il solo fatto che la nostra gestione è affidata a noi stessi, ci fa sentire fieri e pensiamo che saremo forti per affrontare il mondo, il peso degli anni che scorreranno, le beghe, le complicazioni, i travagli, i malintesi, i dolori, ci piace tutto: saremo noi a gestire ogni cosa, che meravigliosa sensazione! Ma non è così: giunge un momento in cui ci accorgiamo che quelle mani che un tempo ci sostenevano e ci guidavano e delle quali non vedevamo l'ora di liberarcene, quelle mani ci mancano e vorremmo riafferrarle per avere quel sostegno, quel calore, quella sicurezza che scaturiva anche da una parola, da un ascolto.
   Dentro di noi non siamo mai completamente adulti: in un angolino del nostro cuore una piccolissima parte è sempre ancorata a chi ci ha messo al mondo. Il distacco, il taglio di quel cordone ce lo portiamo dentro come una cicatrice rimarginata sì, ma presente: questo lo si comprende quando quel collegamento affettivo si allontana per sempre. Ed è allora che diveniamo ADULTI, che parolona: quando perdiamo inevitabilmente quel contatto!
   Il mondo degli adulti è complicato, difficile, spesso cattivo: ingarbugliato  e intricato da sentieri bui. Il sospetto è dietro l'angolo, l'angoscia è dietro l'angolo, la crudeltà è dietro l'angolo, la sopraffazione è dietro l'angolo, come sarebbe bello fermare le lancette dell'orologio e vivere da piccolini sapendo che, nello standard di una società normale, l'unica paura sarà solo il rimprovero e lo sforzo di compiere il proprio dovere secondo le regole della buona educazione, e che qualunque cosa accadrà, saremo sorretti e guidati da chi ci ha messo al mondo.
   Ma esiste un'altra faccia della medaglia: vi sono bimbi, purtroppo, che, nascendo nei posti dove l'infanzia è calpestata, vivono come fossero adulti subendo la condizione del loro crudele e malvagio mondo. E poco possono i loro genitori ai quali è impedito di sostenerli, proteggerli e guidarli nel difficile cammino della vita: vita che in quei luoghi è al limite della sopravvivenza e dei pregiudizi inconcepibili. Nei luoghi ove vigono concezioni ataviche lontane dal rispetto, il cordone ombelicale viene reciso anche nel cuore di quei bimbi  sfortunati che hanno ancora l'età della scuola per l'infanzia.
   

giovedì 12 febbraio 2015

Vittime innocenti

                   Risultati immagini per vittime bambini                                                                  

   Non c’è mai fine al dolore: gli occhi lacrimanti dei bimbi vittime delle atrocità dell’uomo implorano aiuto, implorano pace. Il loro sguardo penetra il cuore: sono occhi di sofferenza e di condanna per un mondo esacerbato ancora dal potere di sopraffazione. La religione, sentimento di rispetto per una divinità, alimenta cuori al servizio del male. Il fanatismo religioso è, purtroppo, un’arma acuminata per gente invasata che, calpestando ogni diritto umano, assoggetta a sé con violenza e martirio persone innocenti nate per sbaglio in un posto ove la sopravvivenza è ancora una sfida. 
   Gli occhi di quei bimbi conoscono il terrore del nascondimento, della fuga: molti sono nati sotto le bombe, molti sono venuti al mondo mentre le loro mamme fuggivano dall’orco cattivo. I fanatici crudeli alimentano la loro sete di rigidità, di asservimento con il sangue e lo strazio delle loro vittime; i loro proclami nascono da una credenza esasperata d'intolleranza verso chi ha idee diverse dalle loro. 
   Dall’inizio dei tempi l’uomo ha lottato per la sopravvivenza, ha dovuto difendersi dalle avversità, lo faceva secondo la sua conoscenza e con i mezzi che la comprensione gli portava a reperire; man mano l’esperienza ha forgiato le capacità di intuizione, ha affinato le tecniche, ma ancora non è riuscita a usare l’intelligenza con rispetto e amore.  
   Sono dei nostri giorni le notizie di guerre fratricide che insanguinano i luoghi in cui nacque la civiltà umana, luoghi in cui le religioni stridono fra loro per differente scuola di pensiero. Sono dei nostri giorni notizie di barbare uccisioni di bambini appesi a delle croci, il solo pensiero mi stringe il cuore fino allo spasimo. Sono dei nostri giorni notizie di bambini e adulti obbligati a morire e sono dei nostri giorni  informazioni di pulizie etniche da parte di dittatori assetati di sangue.
    In occidente esiste una condizione di libertà decisionale: la fede non ci è imposta e ancora la dittatura non ci appartiene, ma la vita anche in un mondo libero dai fanatismi è oramai una lotta. Crisi economiche la stanno impoverendo, l’uomo è sempre più disperato; per di più, a causa di queste guerre nei paesi extra-comunitari, frotte in fuga cercano riparo in un'Europa esasperata dalla crisi e l'Italia, essendo la porta del Mediterraneo, è l'unico accesso disponibile.
   Esiste un ago della bilancia, un oscillatore di valutazione capace d’interagire positivamente: vari Stati democratici si adoperano per trovare una soluzione che accordi le fazioni contrastanti e a volte le soluzioni finiscono per essere armate, e anche qui ci sarebbe da disquisire in quanto le armi producono commercio. 
   L’età del ferro segnò l’inizio del cambiamento, dell’evoluzione nelle tecniche di lavorazione, ma caratterizzò anche la fabbricazione di armi nate per la difesa: l’uomo non è capace di dialogare, ancora oggi la parola non stabilisce l’intesa.
   La Vita dono meraviglioso in ogni sfaccettatura viene calpestata da credenze esasperate, follie, dittature, possesso, prevaricazioni, domini, umiliazioni e atrocità che vanno oltre l’immaginabile. Ma la vita, ancora mistero per chi da sempre ne studia le origini, è un dono superbo, un dono per cui lottare in armonia e senza spargimento di sangue: un sorriso ricevuto è ricchezza interiore!





sabato 20 dicembre 2014

Ma dire mai.

     

   Trattare un argomento d'attualità, vorrebbe dire, almeno per me, ripercorrere un sentiero doloroso: viviamo in un clima che di buono non ha quasi più nulla. Rubiamo, ammazziamo, lucriamo sui dolori, ditemi Voi se c'è qualcosa che possa essere affrontata senza incappare in questo sfacelo di valori e disumanità? Sinceramente non ricordo un periodo peggiore, ma è proprio così? 
      Gli anni settanta sono stati caratterizzati da stragi e rivolte, i famigerati "Anni di Piombo" e non solo, anche la crisi non dette tregua, scioperi dei metalmeccanici e di altre classi operaie, il periodo di ripresa precedente, ossia degli anni sessanta, attraversò un vero declino e cominciò così a farsi strada, almeno credo, il debito pubblico. All'epoca dei fatti io c'ero, ma non ricordo di aver vissuto momenti di angoscia e di sconforto, come non ricordo la famigerata crisi. Forse ero troppo giovane per aver assimilato il dramma della popolazione, come anche il terrore di un nuovo attentato: ce ne furono in varie città d'Italia e poi l'exploit delle Brigate Rosse che sequestrarono e uccisero Moro. 
      Credo che anche allora non si vivessero momenti felici, il terrorismo dilagava nel nostro Paese e non solo quello, non si navigava certamente nel benessere. Ma allora cosa c'è di diverso da quei giorni ai tempi odierni? Per me, c'è la consapevolezza attuale degli avvenimenti, il fatto che la saggezza della maturità mi porta a comprendere molte più cose di prima e poi anche perché sono seriamente preoccupata per la classe giovanile che non avendo prospettive non ha futuro. Comunque non è solo questione di lavoro e di denaro, trovo che la società attuale sia più cruenta del passato: si consumano più delitti familiari e il terrorismo al quale siamo ora abituati, ha un comportamento diverso dagli anni settanta, ora si fanno stragi di bambini in massa, all'epoca morivano anche innocenti nelle stragi, ma ora c'è proprio un accanimento verso le categorie sociali più indifese. 
   Oggi apprendere notizie è divenuto un tormento, accendere il televisore e sintonizzarsi sul canale che sta trasmettendo un notiziario, vuol dire provocare un blocco allo stomaco e allontanare il piatto, che tra l'altro non si trova dietro l'angolo o giunge a casa per donazione di qualche magnanimo vicino. Certamente mi si potrebbe dire che non vale la pena accendere la tv, bisogna dialogare, ma anche facendo conversazione si finisce inevitabilmente per parlare della quotidianità che non è sempre personale, non vorremmo essere tacciati d'insensibilità verso gli avvenimenti esterni, anche perché l'informazione è cultura.
   Cosa dovremmo fare, ignorare, cercare di sdrammatizzare, pensare al nostro recinto, oppure rimandare ai momenti di pausa l'informazione? In qualunque modo ci comportiamo, siamo talmente pregni di ciò che ci circonda che anche se fingiamo di non pensarci, portiamo stampato in faccia il clima che si respira; e dire che manca poco al Natale, simbolo per antonomasia di un'atmosfera conviviale aggregante.
   Non volevo ripercorrere un sentiero doloroso e ne sono scivolata ugualmente, difficile è costruirsi un limbo speciale, lontano da tutto e da tutti: con i mezzi attuali verrebbero a scovarci anche lì. Ma come la storia c'insegna i cambiamenti sono dietro l'angolo, ecco quella che, maturità a parte, non ho perso, è la speranza che ci sia una svolta sociale, politica e umana; anche se qualcuno pensa che non vedremo sorgere un nuovo sole, per me anche un solo piccolissimo raggio darà vita all'astro tanto atteso.  
   E con questi presupposti Vi auguro "BUON NATALE"  

martedì 7 ottobre 2014

Aggressività

                             

   Che sta succedendo alle famiglie? Ogni giorno ci comunicano notizie di uccisioni familiari, coniugi che massacrano la propria moglie o convivente e figli piccini che assistono all'omicidio efferato, bimbi che a volte subiscono la stessa sorte. Anche prima, vari decenni fa, la situazione economica non era agevole: imperversava la miseria e la vita era affrontata con rinunce e sacrifici. Cosa è cambiato nell'animo umano? Forse ora è più fragile, o invece è lasciato solo? Oppure riceve sollecitazioni sbagliate e istigatrici?
   Tanti anni fa la povera gente si arrangiava come poteva: non aveva conosciuto il benessere e viveva di quelle risorse sufficienti a garantirle la sopravvivenza. Oggi non si accetta più il disagio perché veniamo da tempi floridi e tornare indietro non è facile: non siamo ancora abbastanza temprati alle rinunce e all'accettazione di una vita spartana. 
   E' vero anche che tanti stanno sperimentando un nuovo modo di vivere, più attento, più oculato, ma è difficile rinunciare a ciò che appartiene alla massa e che è divenuto uno status symbol moderno. Si potrebbe pensare di uscire di casa senza il proprio cellulare, oramai uno smartpfone che ha la possibilità di connettersi, di orientarsi lungo le strade, di caricare foto ed inviarle, e tanto altro. Ma il telefonino, oltre a tutto a ciò, fa parte di noi, ci identifica quasi e essendo raggiungibili, siamo sempre in contatto con il mondo e forse ci sentiamo meno soli. Il male di questa società è anche la solitudine che cerchiamo di allontanare correndo sul web e per via satellitare. I rapporti umani non sono più gli stessi: ci isoliamo e rimuginiamo sui nostri problemi, e senza una valvola di sfogo finiamo per metabolizzare negativamente, non cercando soluzioni alternative; la mancanza di rapporti umani, inevitabilmente, ci porta nel magma dell'infelicità.
   L'attuale società sta seminando disastri in ogni campo, il clima di sfiducia indebolisce gli animi e al tempo stesso li muta in esseri poveri di sentimenti. Arrivano all'onor di cronaca i gialli, i misteri, i casi irrisolti e ciò che spaventa è la fame di notizie truci con particolari agghiaccianti, come se la gente si consolasse in questo modo dei suoi mali. Il fatto che ora certe notizie siano da tg, fa capire il clima greve in cui si vive e il progressivo inasprirsi delle serie televisive, girate tra menti criminali e obitori, crea quasi un effetto emulativo. 
   Per decenni si è coltivato un buonismo oltre misura, inesistente, perché si viveva in anni di relativo benessere e di pace, ora pare che l'intento pedagogico miri a tener sveglia l'aggressività. Fondamentalmente l'essere umano è buono, ma la sua naturale inclinazione è disturbata dalle tensioni che si creano nella società corrotta. La società impone delle regole affinché l'aggressività presente a causa dei contrasti non provochi danni, ma al tempo stesso l'energia distruttiva repressa produce frustrazione. Forse questo spiegherebbe quei raptus improvvisi, o ancora è tutto il sistema inefficiente e corrotto a causare squilibri che falciano le famiglie? 
   Che sarà di questa generazione cresciuta a spot adescatori, notizie agghiaccianti e disumane? Che sarà di quei bimbi spettatori della barbara uccisione dei loro stessi genitori? Come riusciranno a metabolizzare la perdita, lo strappo doloroso? Come affronteranno la loro vita futura da adulti, quando le domande emergeranno impietose, saranno essi capaci di darsi risposte esaurienti che li faranno seguire la strada della bellezza della vita? Questa è una situazione sulla quale riflettere! 
   Dall'altra parte abbiamo equipe d'esperti che seguono queste creature sfortunate e non solo: esse sono affidate alle loro famiglie d'appartenenza che si adoperano per la loro ripresa e inserimento nella futura società da costruire.