martedì 5 giugno 2012

Vendetta



                                                  
                  



Sapevo che prima o poi sarebbe successo, era solo questione di tempo. E poi bisogna saperlo fare. Scappare intendo. Mi sedetti sullo sgabello vicino alla finestra e pensai che sarebbe stata troppo impegnativa, per me, la fuga.
La mia mente e la mia mano avevano agito in simultanea, non c’era stato il momento in cui avevo elaborato a livello mentale e il momento successivo in cui avevo agito. L’avevo fatto e basta. Il pensiero era stato azione ed era la prima volta che mi succedeva. “Una donna così riflessiva e  contenuta.” questo diceva di me mio marito.
Da un po’ di tempo mia sorella non era più la stessa da quando l’aveva conosciuto e iniziato a frequentare. Era una persona intelligente mia sorella, ma lui le diceva cosa fare, cosa pensare, in cosa doveva credere e lei ubbidiva e pagava per ubbidire. I soldi, sporchi e maledetti, in cambio di una guarigione, di una liberazione da influenze negative, dal malocchio! I soldi e il corpo come merce di scambio perché senza un contatto fisico, senza un miscuglio di odori e umori e capelli e peli, la magia non funziona: questo lui affermava. Beh, la mia magia aveva funzionato! Grazie alla mia professione di infermiera era stato facile reperire l’anestetico, il bisturi e tutto ciò che occorreva, ma anche delle grosse corde per immobilizzarlo. Quindici minuti di tempo per privarlo della sua prepotente virilità. Per sempre!
Sentii la sirena farsi sempre più vicina, ma non mi mossi dalla posizione in cui mi trovavo. Udii lo sbattere degli sportelli delle auto e pochi secondi dopo i poliziotti erano già nel mio salotto. Mi trovarono lì seduta e abbassarono le armi. Probabilmente avevano colto nei miei occhi l’immobilità di chi non ha la voglia di lottare. L’uomo in divisa più alto fece un passo verso di me ed io alzai lo sguardo su di lui.
“L’autopsia ha confermato la morte di sua sorella per overdose. Lui… lo stanno interrogando… in ospedale. Ora sia gentile, deve venire con noi”.
Aveva parlato piano, quasi con dolcezza e anche i suoi occhi mi guardavano come se temesse di farmi del male in qualche modo. Non capivano tutti quegli uomini che ormai niente e nessuno potevano più farmi nulla, poiché non avevo più niente e perciò ero libera. Lo sarei stata per sempre, pensai mentre mi alzavo e mi dirigevo a passi lenti verso le loro auto ferme davanti alla mia casa. Loro mi seguivano: udivo il loro incedere pesante. A me pareva, invece, di sentirmi sempre più leggera a tal punto che avrei potuto alzarmi in volo. Respirai ad ampi polmoni e sorrisi.

12 commenti:

  1. Cosa riesce a fare la disperazione, Annamaria cara.... E questa volta non c'è il finale a sorpresa (o forse non sono stata cpace di coglierlo?) Anche una persona dpolce, riflessiva, può compeiere gesti di cui neanche si sentirebbe capace. Doloroso e bellissimo. <tu, brava come sempre. Un abbraccio, amica cara

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    1. Buongiorno, cara Rossella, scusa se rispondo in ritardo: sono stata presa dal vortice delle mie quotidianità.
      E' vero non c'è il finale a sorpresa, questa volta ho scelto una narrazione diversa: già il titolo introduce e fa comprendere lo svolgimento.
      Ti ringrazio per il gratificante giudizio.
      ricambio con crescente affetto
      annamaria

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  2. Il male che ci assedia, è facile che metta i panni più insoliti e inaspettati. Anche la Vendetta è talmente astuta da insinuarsi in noi, sotto mentite sembianze, fingendosi il più caritatevole dei gesti.
    Perfino l'attentato di Brindisi, viene a dirci quanto IL MALE ASSOLUTO possa assumere le sembianze del più insospettabile individuo. Il tuo raccontare può essere letto su più piani. Io scelgo di scorgerci una consapevolezza ironica e beffarda di chi tutto questo, lo sa.
    Hannan Arendt è lì seduta in un angolo della scena ad osservare attenta la concatenzazione degli eventi. Un caro saluto.
    Carlo

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    1. Caro amico, il male assedia le fragilità umane: anche quando ci sono tutte le motivazioni del caso, occorre avere un animo predisposto per compiere l'atto finale.
      Ti ringrazio per essere tornato, ricambio il saluto di vero cuore.
      annamaria

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  3. Racconto cupo e insinuante, e nello stesso tempo dolce ed etereo.
    Il piccolo colpo di scena della morte (riferita) della sorella mi sembra un ottimo escamotage nella costruzione della breve storia, per rendere del tutto verosimile l'atteggiamento delicato dei poliziotti.

    Una pagina che rivela grandi doti di scrittura!

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    1. Caro Franz, molto spesso si ascoltano storie di cartomanti, di maghi improvvisati che plagiano creature fragili al punto di piegarle allo loro volontà deleteria; ho scritto questa storia pensando a quelle donne che divengono vittime delle loro fragilità.
      Ti ringrazio per l'apprezzamento lusinghiero.
      affettuosità
      annamaria

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  4. scritto veramente benissimo!
    ottimo effetto, su basi psicologiche ma anche realistiche.
    grazie
    un abbraccio
    cr

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    1. Grazie mille, carissima Cristina, il tuo apprezzamento mi lusinga.
      ricambio con affetto.
      annamaria

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  5. Ci sono dei romanzi che assomigliano a cattedrali, e racconti (come il tuo) che rassomigliano a mosaici bizantini.

    Ogni tessera gettata lì con apparente noncuranza prende significato da un'altra tessera e da un'altra ancora. Devi fare un passo indietro per apprezzare l'insieme, magari due o tre, e poi ti avvolge un'arcana fascinazione.

    "Amo scrivere". Anche quelle due parole apparentemente banali e noncuranti aprono un mondo.

    Annamaria, meno male che ci sei.

    Un abbraccio.

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    1. Troppo buono, Luca, mi disorienti, forse non merito tanto.
      La tua metafora sui mosaici bizantini è davvero bella e raffinata, del resto conosco la tua scrittura di qualità e questo commento ne è una prova.

      Grazie mille, ricambio affettuosamente.
      annamaria

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  6. Una vendetta che trova riscontro in alcuni fatti di cronaca: l'evirazione non è cosa nuova, da parte di alcune donne che hanno sofferto a causa di un uomo. Viviamo purtroppo in una società che è incivile, dove la lotta fra i sessi è continua, dove uno si crede migliore dell'altro e dove il corpo viene sempre più utilizzato come merce di scambio e questo vale tanto per le donne quanto per gli uomini.

    Hai fatto molto bene a evidenziare il problema attraverso questo racconto, cara Annamaria. Ma io mi sarei vendicato in maniera più trucolenta e ferale. Credo che questo tu possa immaginarlo: l'evirazione è davvero poca cosa di fronte a simili drammi.

    Bacione e buona serata

    beppe

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    1. Sì, hai ragione Beppe mi sono ispirata ai fatti di cronaca, specialmente a quei tali santoni che s'approfittano delle fragilità umane.
      So bene che avresti scritto in maniera diversa: tu sei più diretto e crudo. Ognuno si esprime come sente e tu sai farlo molto bene, da vero professionista; la mia non è retorica, non ne sarei capace: dico quello che penso.
      Ricambio di vero cuore.
      annamaria

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