giovedì 5 febbraio 2015

Sfortunato amore

  

 (Anche se siamo nel terzo millennio, una storia vintage realmente accaduta è sempre interessante da raccontare, è come fare un tuffo in un passato ormai lontano. Di passi avanti ne sono stati compiuti, alcuni positivi e altri meno, ma ciò che conta è aver conquistato la libertà di amare la persona che riteniamo giusta per noi, o anche di non abbandonare il frutto di quell'amore.) 

    Lisia, dal nome altisonante, non ebbe una vita al pari del suo nome: fu obbligata dai genitori a rinunciare al grande amore della sua vita e costretta a legarsi in matrimonio ad un uomo invalido che la rese infelice da subito. Lisia era una bella ragazza dai capelli rossi, lunghi ed ondulati, raccolti lateralmente all’altezza delle tempie ornate con pettini e nastrini di raso; era anche una sempliciotta di bassa statura, ma con un corpicino niente male. All'età di diciassette anni, la madre le dette il permesso di frequentare il laboratorio da modista di una boutique di prestigio e, con impegno e passione, imparò a confezionare i cappellini di quell’epoca, siamo nel 1935. 
   Lisia si recava puntualmente ogni giorno al laboratorio e sicuramente non passava inosservata: un giorno accadde che un ragazzo di buona famiglia, un certo Pietro, si accorgesse di lei e da allora prese l’abitudine di aspettarla ogni giorno, solo per vederla passare. Lisia gli piaceva e spinto dal bisogno di parlarle, trovò un giorno il coraggio di raggiungerla e fermarla. Alla ragazza non dispiacque quell'incontro, così quotidianamente  presero l'abitudine di percorrere un bel pezzo di strada insieme e chiacchierando del più e del meno, nacque un'attrazione e un forte sentimento. Pietro e Lisia iniziarono ad appartarsi nei portoni poco frequentati, parlavano, si confidavano segreti, si scambiavano tenerezze e facevano progetti per il futuro; purtroppo i genitori di entrambi i ragazzi vennero a conoscenza di quello che stava accadendo e ambedue le famiglie convocarono separatamente la fanciulla.
   La madre di Pietro fu molto schietta con Lisia e, anche se la conosceva ben poco, le parlò sinceramente:
   “Vedi, cara, anche se non so molto di te, si vede chiaramente che sei una brava ragazza e che sei fatta per il matrimonio e per vivere un futuro felice, un futuro che, figlia mia, te lo dico come se fossi tua madre, Pietro non potrà mai offrirti! Egli non lavora, è un ragazzo viziato e se è così è tutta colpa mia." La donna era sinceramente accorata e se per il figlio non nutriva speranze di una buona riuscita, voleva mettere in guardia la sfortunata ragazza. "Io ho esaudito sempre tutte le sue richieste, i soldi non ci mancavano,  gestiamo un ristorante che ci ha permesso una vita più che dignitosa. Pietro, purtroppo, ci sta consumando tutto, ora siamo quasi sul lastrico e noi non possiamo più finanziarlo. Sai cosa fa Pietro ora per vivere? Il borseggiatore e un giorno o l’altro lo arresteranno, la nostra famiglia sarà del tutto infangata e io non so se avrò la forza di accettare un figlio tanto disgraziato!" lo disse con le lacrime agli occhi e tanta tristezza "Rassegnati, cara... lascialo perdere, tipi come lui non cambiano!”
   Lisia era sconvolta, lasciò quella casa con il cuore a pezzi, consapevole del fatto che amava Pietro e che per stare con lui era andata contro le regole del tempo: gli si era concessa e questo segreto, che non aveva raccontato a nessuno, neppure alla sua nipote-amica, ora le pesava come un macigno sul cuore.
   La madre di Lisia fu ancora più diretta e dura con la figlia.
   “Devi dimenticarlo, cancellarlo del tutto dai tuoi pensieri! Sappiamo bene chi è, cosa fa e quanto fa disperare quella povera donna di sua madre che avrebbe dovuto castigarlo al momento opportuno! Noi ti vogliamo bene, Lisia, ed è per il tuo bene che abbiamo deciso di darti in sposa a quella degna persona che l’altro giorno ci ha chiesto la tua mano! Oronzo ha solo un piccolo difetto fisico, non ha un udito eccezionale, ma in compenso ha un ottimo lavoro, fa il rilegatore di libri per una rinomata congregazione dei salesiani. Vedrai,ti farà felice!”
   Lisia ascoltò senza interrompere le parole della madre: non poteva opporsi alle regole del tempo e tra l'altro sapeva ormai di aspettare un bambino. Quella notizia non l'aveva ancora comunicata a Pietro che sicuramente sarebbe stato felice e le avrebbe chiesto di sposarlo. Ma dopo le parole della madre capì di non avere scelta, avrebbe rischiato, avrebbe sposato il non udente, anzi avrebbe dovuto farlo al più presto, prima che si fossero notate le sue rotondità.
   Quando Pietro apprese la notizia del matrimonio della sua “adorata fidanzata” andò su tutte le furie! Ogni giorno si appostava nell’attesa di vederla passare: era diventato difficile incontrarla da sola, Lisia non andava neanche più in laboratorio, non stava bene e la gravidanza taciuta incominciava a procurarle problemi di salute. Un giorno però Pietro esasperato avvicinò la giovane anche se era in compagnia  della madre e pur sapendo di non entrare nelle grazie della famiglia di lei, non poteva più attendere.
   “ Ma cosa ti ho fatto? Dovevamo sposarci, tutti i nostri progetti per il futuro! Il nostro amore! “ la incalzò disperato "Cosa ti è successo all’improvviso, hai smesso di amarmi?"
   Lisia, a testa bassa, non riusciva a guardarlo. Intervenne prontamente la madre che senza mezzi termini gli intimò di sparire per sempre: sua figlia stava per sposarsi con un brav’uomo al quale era stata già promessa.
   Il matrimonio ebbe luogo e Lisia iniziò la sua vita da moglie accanto a un uomo che non amava. Oronzo inizialmente fu gentile e comprensivo e seppe attendere che la bella moglie fosse pronta al proprio dovere di sposa. Quando giunse il momento l’uomo non si accorse di non essere il primo, in quanto scambiò la sofferenza di Lisia, che lo detestava, per patimento fisico d’altro tipo.
   Con il passare delle settimane la pancia divenne sempre più evidente e in famiglia, marito compreso, si pensava che sarebbe stato un parto gemellare per la crescita della pancia in così breve tempo, (all’epoca non esisteva l’ecografia e si procedeva per congetture). Lisia portava quel segreto nel cuore e sperava che alla nascita nessuno se ne sarebbe accorto: voleva far credere a tutti che il bambino veniva al mondo prematuro, ossia di sette mesi.
   Cominciarono le doglie, fu convocata l’ostetrica e fu preparato il necessario per il parto in casa; tutto avvenne senza complicazioni e venne alla luce un sano maschietto che l’ostetrica pose nelle mani del presunto padre felice attorniato dai nonni esultanti.
   “Complimenti! Auguri a tutti voi! È nato un bimbo sano e vispo!
   La madre di Lisia sollevata rispose:
   “Oh, per fortuna! Temevamo che fosse sotto peso, essendo un settimino!”
   “Ma quale settimino?" esclamò l’ostetrica, ignara del danno che stava per arrecare "Il bambino è al nono mese, perfetto per la nascita!”
   Tutti si guardarono in silenzio per lo stupore e in un attimo compresero che Lisia li aveva raggirati: quel bambino era il frutto del precedente e peccaminoso amore della donna.
   Nella casa salì l’agitazione, si udirono le urla e in pochi minuti cominciarono ad arrivare altri parenti informati dell’accaduto. Incuranti delle condizioni della partoriente, ognuno urlava contro di lei e qualcuno cercò di picchiarla. Lisia comprendendo la gravità della situazione, in preda al panico e ancora stordita dal parto, balzò fuori dal letto e cercò di raggiungere la porta della stanza con il sangue e i residui di placenta che le sporcavano le gambe. In camicia da notte corse a rifugiarsi nel cortiletto retrostante la casa. Il fratello, i suoceri e i genitori la chiamavano a gran voce, urlavano richiamando l’attenzione dei passanti e dei vicini sempre più incuriositi.
   “Venite, venite pure, entrate, c’è qui una puttana, una furba puttana!”
   Volevano picchiarla, ma non riuscivano a trovarla e si indispettivano ancora di più! Alla fine furono messi alla porta dal marito, tradito e umiliato! Da quel giorno ebbe inizio per Lisia una vita tormentata. Oronzo, il marito, non la perdonò per il resto della sua vita e poiché il suo udito non era un granché, fraintendeva ogni parola e gesto della moglie e tutto alla fine si ripercuoteva sulla poveretta che ebbe solo la sventura di incappare in un precedente amore sbagliato.
   Il bambino per i primi anni fu affidato ad una coppia di parenti senza figli e quel bambino Lisia lo vedeva sempre poco e di nascosto: il marito vigilava e controllava, proibendole ogni incontro.
   Storie di altri tempi, le ragazze madri erano una  vergogna per la famiglia, per cui o si sposavano con costrizione e conducevano tutta la vita nell’amarezza più nera, oppure cedevano il bambino ad una famiglia senza figli in cambio della più assoluta omertà. 

6 commenti:

  1. buongiorno Annamaria,
    crudele quadro di un passato neanche tanto remoto, Baudelaire diceva. "maledetto sia quell'uomo che per primo ha mischiato le cose dell'amore con le cose dell'onore"

    quel "terso" millennio nella ouverture è voluto? ;)

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    1. Buonasera a te, caro Tads, spero tanto che il pensiero di Baudelaire ora sia superato, anche se ancora oggi la donna a causa di un amore malato perde la vita.
      Ti ringrazio per avermi fatto notare il refuso, ma sai che mi era sfuggito, grazie mille; quando ci leggiamo da soli non siamo attenti lettori, è come se gli occhi leggessero con la propria mente.
      buon tutto
      annamaria

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  2. Molto bello e molto triste, cara!
    Come sempre, sai narrare in modo splendido.
    Un abbraccio forte.

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    1. Grazie mille, cara Alessandra, ti auguro una buona domenica.
      con affetto
      annamaria

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  3. Storia tristissima, nessun protagonista si salva.E di queste storie chissà quante ce ne sono state e forse ci sono ancora, seppur rare e meglio celate. La conquista di amare in libertà ha richiesto e richiede comunque e ancora un alto prezzo da pagare.
    Un caro saluto
    Marirò

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    1. Infatti, cara Marirò, la libertà d'amare ancora oggi non è per tutti,
      Ti ringrazio e ti auguro una buona serata.
      un abbraccio
      annamaria

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