Siamo simili a cosa noi umani?
Umano, bella parola, intensa definizione; ossia umano è perché appartiene
all’uomo, non è umano quando non è adeguato alle caratteristiche dell’uomo che
in quanto umano dovrebbe possedere qualità di benignità, equità, solidarietà,
affabilità; diversamente non sarebbe un essere umano col suo raziocinio, a
parte chi per motivi che esulano quella natura non è in grado di comprenderne
le regole etiche.
Siamo vittime del sistema, del
bombardamento mediatico, dell’informazione pressante di quella cronaca nera che
taluni scellerati scambiano per atti d’eroismo; di quel fanatismo di massa che
assoggetta le menti vulnerabili? O invece siamo scaduti nel disamore totale,
nella mancanza di quei valori che contraddistinguevano l’essere umano
dall’animale che peraltro ha più cuore del suo stesso padrone.
Siamo diventati servi del
potere agghiacciante, della crudeltà che tutto può e tutto distrugge, siamo carnefici
dei nostri affetti sopprimendoli alla prima occasione o torturandoli nei nostri
campi di concentramento domestico! La seconda guerra mondiale è terminata da
più di sessant’anni e cosa ci ha insegnato quel conflitto
sanguinario, drammatico che straziò vite umane come carne da macello, cosa ci
ha insegnato? La società è allo sfascio, ognuno fa ciò che vuole, arraffa come
può a discapito degli altri; le famiglie crollano per mancanza di certezze
economiche, per quella mancanza di condivisione un tempo così importante; pochi
continuano a interagire all’interno delle loro case e allora o si è frustrati
per il denaro che non c’è, oppure non si è presenti fisicamente perché si corre
come marionette per mantenersi il lavoro così labile. E in tutto questo
bailamme la droga, la criminalità e i falsi miti ammiccano e catturano la
fragilità umana, a farne le spese spessissimo sono coloro che cercano un
viaggio anestetizzante, un viaggio emulativo che non sarebbe intrapreso se le
sconfitte e le solitudini non prevalessero. Si campa come si può e si cercano
spiagge desolanti dove tentare il possibile.
I soliti noti sorridono e
vivono sulle fragilità, anzi affondano la loro lama luccicante e poi capita di
apprendere che un onesto padre di famiglia che ha dedicato la sua vita al
lavoro dell’amico facendogli crescere l’attività, sia il primo a essere
licenziato senza giusta causa che l’ha lasciato nello sconforto più nero:
difficile è trovare un altro lavoro dopo i cinquant’anni. Capita e ancora capita
che l’onesto debba subire e il truffatore viva sugli allori! Capita di
ascoltare di un giovanissimo che per uno stupido gioco uccida suo padre con un
fucile appartenuto al nonno, e capita anche che un altro giovanissimo venga picchiato
a morte per aver difeso la sua fidanzatina mentre il pubblico presente non
riesce a salvarlo, non riesce a chetare il branco impazzito. Capita che un
padre perfetto, pur non avendo, a detta dei tanti, problemi economici, e si apprende
dopo che i problemi c’erano, decida di uccidere i suoi due bimbi e gettarsi da
un dirupo per farla finita; immagino la moglie, una brava veterinaria, che
nella manciata di qualche minuto ha perso i due bambini e il marito, le è
rimasta una figlia che si è salvata perché era in gita scolastica. Come può
cambiare l’esistenza nel giro di qualche minuto: famiglie forse felici che
all’improvviso vivono il dramma della vita violata, il dramma della morte
cercata. E se poi capita che un ragazzo giovanissimo decida di bruciare il
corpo della sua ragazza quando gli comunica la notizia della futura maternità,
allora ci chiediamo ma dove stiamo vivendo? Che razza di mondo è se manca
l’umanità?
E che dire di quei padri che uccidono le loro figlie perché si ribellano alla decisione paterna di volerle dare in sposa a un uomo scelto da loro, atavico comportamento che esisteva anche da noi e che purtroppo è ancora presente in quei Paesi dalla mentalità gretta e retrograda, dove il fanatismo religioso ammorba le menti.
Ci hanno parlato dell’inferno
e sapevamo che l’avremmo visto POI! No ci sbagliavamo, l’inferno è qui: vive
con noi e non è facile schivarlo, perché quand’anche non volessimo entrare e
non volessimo provare le fiamme del dolore, comunque quelle fiamme
incendierebbero anche chi ne è rimasto fuori e si strazia il cuore per chi è costretto
ad entrare.
(post scritto l'anno scorso, ma sempre attuale, purtroppo!)
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