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“Ernesto, oggi
verranno a farci visita i cugini di Otranto, che dici andrebbe bene l’impepata
di cozze come antipasto? Chiese Giovanna a suo marito “Ci domanderanno di nostra
figlia e dovremo dire come stanno le cose, cerchiamo di dare la stessa
versione; tra l’altro è per noi una bella soddisfazione!”
“Sai che m’importa
di loro, anzi credo che moriranno d’invidia, non si trova dietro l’angolo un
posto di bibliotecario! Che cosa credi, sono fiero di nostra figlia! Piuttosto,
ho pensato di fare un salto da lei, è già un mese che non la vediamo!”
“E tu saresti quello
pieno di compiacimento, ma va là non cambi mai! Siamo nel terzo millennio, marito
mio!” commentò Giovanna, donna dalla mente evoluta, un po’ come sua figlia, e
se aveva chiesto al marito di stabilire un accordo era solo per non essere
giudicata una bugiarda dai cugini, tutto qui.
I coniugi Renzi, genitori di Marilena, erano sposati da trent’anni, e se non fosse stato per le idee restrittive di
Ernesto, sarebbe stato un matrimonio perfetto; Giovanna ricordava ancora con
batticuore il giorno in cui fu avvicinata da lui all’uscita da scuola.
“Ti va di fare un
giro in moto?” così con nonchalance, senza mezze misure, e lei arrossì come
un’educanda; voltò lo sguardo dall’altra parte della strada e vide le amiche
che avrebbero voluto essere al suo posto; allora si fece coraggio e annuendo,
saltò sul sedile avvinghiandosi a lui da vera sfrontata. Viveva in una piccola
cittadina di provincia e gli abitanti si conoscevano un po’ tutti tra di loro,
le ragazze del paese avrebbero voluto essere corteggiate dal figlio del
farmacista: era bello e dotato di una simpatia coinvolgente, era anche un
contestatore, il tipico giovane borghese dei primi anni settanta che amava
stupire per spregiudicatezza.
La condusse in cima
alla collina, sul belvedere, dove si rifugiavano le coppiette; lei s'intimidì
del luogo solitario e allora per alleggerire l’imbarazzo gli parlò della scuola
e dei suoi progressi in storia dell’arte: quando affrontava argomenti che
conosceva, le piaceva essere alquanto loquace e spigliata.
“Sai i primi
insediamenti in questo luogo hanno origini antiche, si parla di molti secoli
prima di Cristo, forse mille e anche due mila anni. Mi affascina ripercorrere
la storia del passato, immaginare la vita dei nostri predecessori, i sacrifici,
le lotte, i cambiamenti; dobbiamo a loro ciò che abbiamo!”
“Mi avevano detto
che sei una secchiona!” disse lui interrompendola “Ehi, bambolina, lo sai che
mi piaci molto! I tuoi capelli pel di carota ti donano e poi, fatti guardare,”
e così dicendo la fece roteare per ammirarle le gambe perfette che spuntavano
sotto la gonna un po’ più corta delle precedenti, aveva lottato per farsela
accorciare. “Sì, sì, niente male!” e l’attrasse velocemente a sé da toglierle
il respiro e la baciò, a lungo molto a lungo, alla fine lei stordita ebbe la
forza di mormorare:
“Riportami subito a
casa!”
Cominciò così la
loro storia e del ragazzo fuori dalle righe, dopo la nascita della prima
figlia, non era rimasto più niente: era divenuto possessivo fino all’eccesso,
un quasi padre padrone che si scontrava con la moglie per divergenze
d’opinioni; se Marilena aveva avuto una vita più elastica, lo doveva a sua madre
che parteggiava per le donne, avendo subito a sua volta le regole costrittive
dell’epoca.
Giovanna ritornò in
sé e osservò suo marito, era ancora un bell’uomo, il passare degli anni gli
aveva donato il fascino della maturità e lei ne era innamorata più di prima.
Lui aveva sessant’anni e lei cinque di meno, erano una coppia non
eccessivamente matura che stava vivendo la riscoperta del piacere della vita a
due: il figlio maschio era già sposato e padre di un bimbo piccolissimo, viveva
a molti chilometri di distanza e i loro incontri avvenivano saltuariamente. Ora
la figlia femmina era da un’altra parte per cercare di conseguire la
specialistica e lei come mamma ne era fiera: avrebbe voluto lei al tempo
intraprendere quella strada, se non si fosse innamorata del suo Ernesto,
chissà? La donna faceva all’epoca delle rinunce e non anteponeva i propri
interessi all’amore, comunque ora aveva una bella famiglia e ciò la gratificava
immensamente.
Raggiunse suo
marito e lo abbracciò, lui rispose a quello slancio con un bacio.
“Ancora mi turbi
come la prima volta, ricordi?” esclamò lei, mentre lo abbracciava.
“E dire che ero uno scavezzacollo, tu col tuo
viso d’angelo facesti di me l’uomo che sono!” commentò lui e una piccola ruga
solcò la sua fronte, una piega d’espressione frutto di un pensiero nascosto.
“Non mi pare sia
un bel ricordo.”aggiunse lei “Dirò di più, tutte le volte che rievoco il
passato, noto quel solco sulla tua fronte.”
Giovanna si staccò
dal marito e dimenticò subito la sua osservazione, si apprestò a preparare il
pranzo, era una brava cuoca e gradiva avere ospiti, i cugini Oronzo e Teresa
sarebbero giunti fra qualche ora, le conveniva cominciare.
Penso che Marilena abbia fatto bene ad andar via di casa con quel padre così possessivo. Giovanna ha saputo trovare un suo equilibrio, cosa immagino non sempre semplice. Vita vera, appunto, mai semplice.
RispondiEliminaUn saluto,
marirò
Grazie, cara Marirò, le storie familiari mi hanno sempre interessato e ogni famiglia ha la sua peculiarità, ti ringrazio per la lettura e ti auguro una lieta giornata.
Eliminaaffettuosità
annamaria