lunedì 17 aprile 2017

Una vita vera (capitolo 2)

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   “Ernesto, oggi verranno a farci visita i cugini di Otranto, che dici andrebbe bene l’impepata di cozze come antipasto? Chiese Giovanna a suo marito “Ci domanderanno di nostra figlia e dovremo dire come stanno le cose, cerchiamo di dare la stessa versione; tra l’altro è per noi una bella soddisfazione!”
   “Sai che m’importa di loro, anzi credo che moriranno d’invidia, non si trova dietro l’angolo un posto di bibliotecario! Che cosa credi, sono fiero di nostra figlia! Piuttosto, ho pensato di fare un salto da lei, è già un mese che non la vediamo!”
   “E tu saresti quello pieno di compiacimento, ma va là non cambi mai! Siamo nel terzo millennio, marito mio!” commentò Giovanna, donna dalla mente evoluta, un po’ come sua figlia, e se aveva chiesto al marito di stabilire un accordo era solo per non essere giudicata una bugiarda dai cugini, tutto qui. 
   I coniugi Renzi, genitori di Marilena, erano sposati da trent’anni, e se non fosse stato per le idee restrittive di Ernesto, sarebbe stato un matrimonio perfetto; Giovanna ricordava ancora con batticuore il giorno in cui fu avvicinata da lui all’uscita da scuola.
   “Ti va di fare un giro in moto?” così con nonchalance, senza mezze misure, e lei arrossì come un’educanda; voltò lo sguardo dall’altra parte della strada e vide le amiche che avrebbero voluto essere al suo posto; allora si fece coraggio e annuendo, saltò sul sedile avvinghiandosi a lui da vera sfrontata. Viveva in una piccola cittadina di provincia e gli abitanti si conoscevano un po’ tutti tra di loro, le ragazze del paese avrebbero voluto essere corteggiate dal figlio del farmacista: era bello e dotato di una simpatia coinvolgente, era anche un contestatore, il tipico giovane borghese dei primi anni settanta che amava stupire per spregiudicatezza.
   La condusse in cima alla collina, sul belvedere, dove si rifugiavano le coppiette; lei s'intimidì del luogo solitario e allora per alleggerire l’imbarazzo gli parlò della scuola e dei suoi progressi in storia dell’arte: quando affrontava argomenti che conosceva, le piaceva essere alquanto loquace e spigliata.
   “Sai i primi insediamenti in questo luogo hanno origini antiche, si parla di molti secoli prima di Cristo, forse mille e anche due mila anni. Mi affascina ripercorrere la storia del passato, immaginare la vita dei nostri predecessori, i sacrifici, le lotte, i cambiamenti; dobbiamo a loro ciò che abbiamo!”
   “Mi avevano detto che sei una secchiona!” disse lui interrompendola “Ehi, bambolina, lo sai che mi piaci molto! I tuoi capelli pel di carota ti donano e poi, fatti guardare,” e così dicendo la fece roteare per ammirarle le gambe perfette che spuntavano sotto la gonna un po’ più corta delle precedenti, aveva lottato per farsela accorciare. “Sì, sì, niente male!” e l’attrasse velocemente a sé da toglierle il respiro e la baciò, a lungo molto a lungo, alla fine lei stordita ebbe la forza di mormorare:
   “Riportami subito a casa!”
   Cominciò così la loro storia e del ragazzo fuori dalle righe, dopo la nascita della prima figlia, non era rimasto più niente: era divenuto possessivo fino all’eccesso, un quasi padre padrone che si scontrava con la moglie per divergenze d’opinioni; se Marilena aveva avuto una vita più elastica, lo doveva a sua madre che parteggiava per le donne, avendo subito a sua volta le regole costrittive dell’epoca.    
   Giovanna ritornò in sé e osservò suo marito, era ancora un bell’uomo, il passare degli anni gli aveva donato il fascino della maturità e lei ne era innamorata più di prima. Lui aveva sessant’anni e lei cinque di meno, erano una coppia non eccessivamente matura che stava vivendo la riscoperta del piacere della vita a due: il figlio maschio era già sposato e padre di un bimbo piccolissimo, viveva a molti chilometri di distanza e i loro incontri avvenivano saltuariamente. Ora la figlia femmina era da un’altra parte per cercare di conseguire la specialistica e lei come mamma ne era fiera: avrebbe voluto lei al tempo intraprendere quella strada, se non si fosse innamorata del suo Ernesto, chissà? La donna faceva all’epoca delle rinunce e non anteponeva i propri interessi all’amore, comunque ora aveva una bella famiglia e ciò la gratificava immensamente.
   Raggiunse suo marito e lo abbracciò, lui rispose a quello slancio con un bacio.
    “Ancora mi turbi come la prima volta, ricordi?” esclamò lei, mentre lo abbracciava.
    “E dire che ero uno scavezzacollo, tu col tuo viso d’angelo facesti di me l’uomo che sono!” commentò lui e una piccola ruga solcò la sua fronte, una piega d’espressione frutto di un pensiero nascosto.
    “Non mi pare sia un bel ricordo.”aggiunse lei “Dirò di più, tutte le volte che rievoco il passato, noto quel solco sulla tua fronte.”

   Giovanna si staccò dal marito e dimenticò subito la sua osservazione, si apprestò a preparare il pranzo, era una brava cuoca e gradiva avere ospiti, i cugini Oronzo e Teresa sarebbero giunti fra qualche ora, le conveniva cominciare. 

2 commenti:

  1. Penso che Marilena abbia fatto bene ad andar via di casa con quel padre così possessivo. Giovanna ha saputo trovare un suo equilibrio, cosa immagino non sempre semplice. Vita vera, appunto, mai semplice.
    Un saluto,
    marirò

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    Risposte
    1. Grazie, cara Marirò, le storie familiari mi hanno sempre interessato e ogni famiglia ha la sua peculiarità, ti ringrazio per la lettura e ti auguro una lieta giornata.
      affettuosità
      annamaria

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