Lei non c’era quella mattina
in cui le torri gemelle saltarono in aria, non c’era nel senso che non era esattamente
lì, ma si trovava a Manhattan nel suo appartamento. Lei non aveva l’abitudine
di accendere al mattino la televisione e quella mattina lo fece, come se il
silenzio della morte soffiasse anche lì e le procurasse un’inquietudine strana.
La sua attenzione fu calamitata allo schermo che trasmetteva l’immagine di una
delle due torri gemelle che bruciava come un fiammifero. Non riusciva a
comprendere, pensò a un corto circuito, poi apparve un aereo che volava basso,
s’infilò nella seconda torre come un coltello s’infila in un panetto di burro,
allora lei comprese che si trattava di un aereo Kamikaze. Le sono stati sempre antipatici i kamikaze per
la loro teatralità del gesto, per dare smalto alla loro amorfa figura, per
essere ricordati quasi fossero eroi. Oriana è stata inviata di guerra, è
vissuta a stretto contatto con le realtà più sanguinarie perché anziché
rimanere protetta nell’albergo destinato ai giornalisti, lei scendeva in campo,
toccava con mano le crudeltà e i pericoli: quando scriveva i suoi reportage nelle
parole c’era il fuoco delle forti emozioni e delle paure vissute sulla sua
pelle. Eppure quell’undici settembre ciò che vide sullo schermo fu più agghiacciante
dei vari conflitti che aveva toccato con mano, perché in guerra, lei dice, si
va per ammazzare mentre quei corpi in fiamme si ammazzavano lanciandosi nel
vuoto per non morire bruciati vivi.
E’ straziante leggere i
passaggi di quel doloroso evento, ogni parola, ogni riga sanguina dolore e lei
lo descrive minuziosamente come in un effetto rallenty. Il titolo del libro ci
fa comprendere tutto il suo dolore, tutto l’acredine a cui fa seguito
l’orgoglio di poter esprimere in assoluta franchezza, senza far sconti a nessuno
il suo pensiero, perché secondo lei è la paura il male peggiore. Questo libro è
una predica nei confronti dell’Occidente e lo spunto nasce dopo l’undici
settembre, quando il direttore del Corriere della sera le affida il compito di
scrivere un articolo sull’attentato, un articolo che per la corposità diverrà
poi un libro e romperà quel muro di silenzio cercato dalla Fallaci rifugiatasi
proprio a New York per sua scelta.
Nel libro affronta il tema
dell’invulnerabilità americana che secondo lei era un concetto sbagliato, in
quanto più un paese è democratico e aperto, non governato da un regime
poliziesco, più subisce o rischia dirottamenti e massacri. L’America essendo multietnica,
moderna, aperta all’accoglienza, al rispetto, all’ospitalità non proibisce a un afgano giunto a far visita a un
suo parente di frequentare poi una scuola di pilotaggio o un’università dove
studiare chimica, biologia e perfezionare quel desiderio cattivo di voler distruggere
l’apoteosi della magnificenza: le torri gemelle appunto. Ma l’America anche nel dolore si è stretta in
un solo abbraccio al di là del proprio credo e colore e tutti hanno gridato: “Dio
benedica l’America!” Questa è la forza dell’America: l’attaccamento alla
propria nazione.
E quell’undici settembre dà lo
spunto a Oriana per trattare altri temi e punta il dito su tutto l’Occidente, sui
vari politici e sui famosi accordi, sull’Italia della quale sente di non
appartenere, perché non è l’Italia per la quale ha combattuto quando faceva
parte del Corpo volontari della libertà durante il periodo nazi-fascista. “E’ un paese così diviso, l’Italia. Così
fazioso, così avvelenato dalle sue meschinerie tribali! Si odiano anche
all’interno dei partiti. Non riescono a stare insieme nemmeno quando hanno lo
stesso emblema, lo stesso distintivo. Sono gelosi, invidiosi, piccini, non
pensano che ai propri interessi personali e per questo si tradiscono, si accusano.”
Si rivolge agli italiani privi di ideali, ai non nazionalisti che hanno
abbandonato da tempo il concetto di
patria, concetto per il quale tanti
giovani hanno donato la vita e hanno creduto nei valori della propria nazione.
Non le piace l’Italia dei voltagabbana che pur di riempire la pancia segue la
scia del momento e si entusiasma per le vacanze all’estero e per il calcio. E
non le piace la pseudo Unione Europea che lei definisce un “Fallito Club
Finanziario” che spacca in due l’Occidente e che c’impone una moneta unica e
non difende la sua cultura e la sua civiltà, ma la vende.
Affronta il tema dell’islam
che vorrebbe assoggettare l’Occidente istituendo un nuovo Impero Ottomano,
quell’islam moderato che secondo lei non esiste: basterebbe leggere il Corano e
i vari precetti fatti di divieti e imposizioni. Lei ha visto in faccia l’islam,
è stata a contatto con quella realtà, ha intervistato capi di Stato islamici e
per intervistare uno di loro, ha dovuto anche fingere un matrimonio, ma non solo
durante un’intervista le veniva puntata
un’arma al cuore. Parla anche di presunto scontro fra culture, di fondamentalismo
islamico e molto altro.
Un romanzo appassionante fatto
di rimandi storici, di parole forti che scuotono le coscienze, ma è anche in alcuni
punti ironico e capita di passare dai brividi al divertimento, ma soprattutto
leggere Oriana vuol dire sentirla dentro forte, prorompente, in una sola parola
VERA .
Perché parlare ora di un
romanzo pubblicato nel 2001? E’ semplice perché ora a distanza di anni possiamo
comprendere meglio quella rabbia e capire che le sue accuse erano giuste e
premonitrici, infatti è da un po’ che si riprendono citazioni e interviste
della Fallaci, così criticata e accusata. Lei puntava il dito sull’Europa che stava
diventando una provincia dell’Islam e diceva che il fenomeno americano non si
sarebbe ripetuto in Europa, terra composta solo da un’unione di stati che non
ha un’entità compatta, perché l’humus in
cui affonda le sue radici non è lo stesso e soprattutto non parla la stessa lingua,
ha patrie diverse, culture diverse e diverse bandiere.
Quindi l’Europa è solo una
grande famiglia che non si dichiara guerra per espansione e conquista, come
accadeva nel passato e durante gli ultimi conflitti mondiali e il che non è
poco; ma non basta perché si sfascerà come un castello di carte e di inganni. E
l’Italia, la nazione del cuore della quale si sentiva di non appartenere per i
motivi sopra descritti, ma poi aggiungeva - guai a chi me la tocca, l’Italia dovrebbe
avere il coraggio con dignità e serietà di non consegnarsi al nemico, di non
spalancargli le porte o lasciarsi ricattare, l’Italia deve essere fiera della
sua identità e salutare la bandiera ponendo una mano sul cuore!
Ho letto questo saggio di Oriana Fallaci tanti anni fa e anche gli altri della trilogia (la forza della ragione e L'intervista a se stessa) e ricordo che allora lo ritenni troppo urlato, con troppa enfasi, troppa rabbia generata dalla paura e dal dolore per una società, la nostra, a cui non crede più ma che continua ad amare. Per intenderci amo l'Oriana di "Un uomo" e di "Lettera a un bambino mai nato", ma il libro che proponi tu è assolutamente da leggere. Oggi diremmo che è stato profetico. Impreparati, nonostante l'urlo amaro e lapidario della Fallaci, noi europei stiamo gestendo malamente una situazione difficilissima e molto delicata. Giustissimo parlare di identità europea e nazionale, di bandiere, culture, usi e costumi e di difesa e protezione.Ritengo, però, che sia necessario parlare anche di poveri disgraziati che stanno tentando di fuggire da fame,guerre e poteri indicibili, di donne assoggettate ad aberranti situazioni culturali e religiose, di bambini soli e bersaglio del sedicente traffico mondiale di organi.E se poi accennassimo, anche solamente di sfuggita, a quanto noi del mondo civilizzato, occidentali e americani, abbiamo fatto per "dare una mano" affinchè la miseria più nera albergasse sempre nelle loro case, pro sfruttamento, direi che non sarebbe male.
RispondiEliminaUn equilibrio difficile da trovare in questo mondo ampiamente squilibrato.
Buona serata, Annamaria. Sempre interessanti i tuoi suggerimenti di lettura (e non solo).
Marirò
Buongiorno, cara Marirò, anch'io ritengo che sarebbe giusto parlare di questa povera gente costretta a fuggire dalla morte certa, dalla povertà, dalla disperazione; di questa gente che subisce le angherie dei traghettatori e pur sapendo di finire nelle loro grinfie tenta il tutto per tutto, perché essi dicono morire per morire si va. IO ho pubblicato tempo fa una recensione su di un libro intitolato "Sotto un altro cielo" un libro nato dalla collaborazione di vari autori e giornalisti proprio per risvegliare le coscienze, ma il romanzo della Fallaci fu scritto nel 2001 e il fenomeno attuale non c'era: al tempo l'Irak era sotto il dominio di Saddam Houssen e la Libia sotto Gheddafi; non c'erano ancora le guerre e la Siria non conosceva il dominio dell'attuale dittatore, l'Isis non esisteva, eppure la Fallaci ci avvertì su quello che sarebbe accaduto: il progetto folle di ricostruire il vecchio Impero Ottomano, perché l'Isis mira a questo, islamizzare l'Europa.
EliminaTi ringrazio del corposo commento che ha arricchito il mio post.
Buon weekend, un abbraccio.
annamaria
Magnifico, Isabel!
RispondiEliminaOriana è fatta così: a volte eccessiva, però sempre sincera.
E, secondo me, un pizzico di ragione lo aveva.
Abbraccio!
Grazie, Alessandra, per l'apprezzamento. Oriana aveva parole di verità, lei conosceva i fatti, era stata in quei luoghi e non si fermava a ciò che sentiva o vedeva, indaga a, cercava.
EliminaBuona notte, un abbraccio.
Annamaria
Lessi con molto interesse l'articolo uscito sul corriere della sera, dopo l'attentato del 2001. Lo lessi perché di quel 11 Settembre 2001 ne ho respirato in diretta radio e poi TV tutte le angosce e le paure.
RispondiEliminaLo ritengo, insieme al libro uscito successivamente, un enorme testamento che Oriana Fallacci ha lasciato all'Italia, nonostante sia stato enormemente criticato.
Ora ne apprezzano il contenuto, amico anonimo, la Fallaci conosceva la verità perché era stata là dove altri non erano stati, lei era stata a stretto contatto con quel mondo dal quale ci metteva in guardia.
EliminaBuona serata e grazie amico sconosciuto.
annamaria