(Un brano tratto dal mio romanzo: "Un addio senza ritorno". Poiché ricorre il cinquantenario della tragedia del Vajont, vi propongo lo stralcio riguardante l'evento.)
Francesco stava per congedarsi, quando in
Italia accadde un evento tragico che causò la morte di duemila persone, un evento paragonato all'effetto devastante di due bombe atomiche.
Nella notte
fra il 9 e il 10 ottobre del 1963 una frana, staccatasi dal monte Toc,
precipitò nel lago artificiale formato dalla diga del Vajont che sbarrava le
acque del torrente omonimo; la diga resistette, ma l’acqua dell’invaso, un'onda di proporzioni gigantesche, tracimando
investì gli abitanti di Erto, Casso, Longarone e Castellavazzo, Longarone andò
completamente distrutta.
E pensare che quella tragedia si sarebbe potuta evitare: quello non fu un disastro naturale, ma una catastrofe causata dall’uomo e dalla sua megalomania.
Il progetto iniziale, dello sfruttamento delle acque del Vajont per produrre energia, nacque nel 1923 e prevedeva la costruzione di una struttura alta 130 m. con un invaso contenente 33 milioni di metri cubi d’acqua, col passare del tempo tale progetto subì delle trasformazioni sino a quintuplicare la capacità d’acqua del lago artificiale. Non furono tenute in considerazione le preoccupazioni degli abitanti che ben conoscevano la zona come terra franosa e instabile. Una giornalista nel 1959 dette voce a quella gente denunciando la situazione, ma non fu ascoltata e subì anche un processo per diffusione di notizie false e tendenziose. Nel 1960, tre anni prima del disastro, ci fu una prima avvisaglia della tragedia a venire: un’enorme massa di terra precipitò nel bacino sollevando un’onda alta 10 m. che non causò danni. Furono avviati degli studi per determinare l’eventuale possibilità di una frana della zona circostante, ma i risultati non furono comunicati alla stessa commissione di collaudo che aveva in precedenza approvato i progetti e i lavori, per cui non furono richieste ulteriori indagini geologiche.
E pensare che quella tragedia si sarebbe potuta evitare: quello non fu un disastro naturale, ma una catastrofe causata dall’uomo e dalla sua megalomania.
Il progetto iniziale, dello sfruttamento delle acque del Vajont per produrre energia, nacque nel 1923 e prevedeva la costruzione di una struttura alta 130 m. con un invaso contenente 33 milioni di metri cubi d’acqua, col passare del tempo tale progetto subì delle trasformazioni sino a quintuplicare la capacità d’acqua del lago artificiale. Non furono tenute in considerazione le preoccupazioni degli abitanti che ben conoscevano la zona come terra franosa e instabile. Una giornalista nel 1959 dette voce a quella gente denunciando la situazione, ma non fu ascoltata e subì anche un processo per diffusione di notizie false e tendenziose. Nel 1960, tre anni prima del disastro, ci fu una prima avvisaglia della tragedia a venire: un’enorme massa di terra precipitò nel bacino sollevando un’onda alta 10 m. che non causò danni. Furono avviati degli studi per determinare l’eventuale possibilità di una frana della zona circostante, ma i risultati non furono comunicati alla stessa commissione di collaudo che aveva in precedenza approvato i progetti e i lavori, per cui non furono richieste ulteriori indagini geologiche.
Se
ne parlava fra di loro giovani militari, avevano raccolto qualche voce di quelle
rimaste e seppero dell’opposizione della gente alla costruzione della maestosa
diga, ma come spesso accade l’interpretazione del popolo è soffocata da coloro
che credono di sapere ciò che è giusto,
ossia quello che è idoneo per il loro arrivismo e per la loro
megalomania. Con Francesco c’era anche Salvatore che dinanzi a quella tragedia
aveva perso la sua sicurezza spavalda, il suo ottimismo e quel suo buon umore
che lo caratterizzavano. Francesco notò che l'amico aveva bisogno del suo
sostegno, la recente perdita del fratello gli aveva dato una maturità che non sospettava
di possedere. ... (continua)
L'uomo è supponente, arrogante, e questi sono i risultati, mia cara amica!
RispondiEliminaUn post che deve fungere da monito e che al contempo è scritto splendidamente.
Un caro abbraccio.
Una tragedia di quelle dimensioni urla di dolore ancora dopo cinquant'anni. Auguriamoci che ne abbiano tratto insegnamento.
EliminaTi ringrazio per il bell'apprezzamento, troppo buona.
ricambio di cuore
annamaria
L'ennesima tragedia provocata dall'uomo sempre per le solite cause che conosciamo, la convinzione di certe menti che a scopo di lucro, mettono in pericolo la popolazione seminando morte e distruzione.
RispondiEliminaRicordiamo le tante vittime di quell'immane disastro con una preghiera e rispettoso silenzio.
Ciao Annamaria un caro saluto, buona serata*
Dici bene, cara Luisa, e ti ringrazio.
EliminaUn abbraccio
annamaria
Purtroppo la capacità distruttiva umana è irrefrenabile, in questo senso non si impara più di tanto dagli errori precedenti e certe tragedie sono sempre in agguato dietro l'angolo...
RispondiEliminaun forte abbraccio e un bacio
Chissà quando si terrà conto degli errori, cara Maria. Ma così va il mondo l'uomo o per denaro o per superficialità continua a commettere errori distruttivi.
EliminaGrazie, buon proseguimento domenicale.
con affetto
annamaria
Buona serata!
RispondiEliminaA.B.
Grazie! Peccato non conoscere il tuo nome per intero.
EliminaBuona giornata a te.
annamaria