Si librò in volo disperata per l’estremo
viaggio: le certezze erano cresciute assieme all’unica convinzione che si frantumava.
Angelica tornò da quel limbo lontano e ripercorse il tunnel che la fece
riappropriare del suo corpo dolente, salvo per miracolo. Lunghi giorni di
degenza sofferta e di cure mediche restituirono ad Angelica il suo splendido
corpo, assieme alle ferite dell’anima che furono risanate da Carlo, fedele compagno
di studi. L’amore fu l’unguento per quelle ferite sanguinolenti che si rimarginarono
e la fecero tornare alla vita.
“Vuoi tu Carlo, come tua sposa la qui
presente…”
Il rito solenne unì in matrimonio i due
giovani che partirono per trasferirsi in un’altra terra; nuovi orizzonti, nuovi
profumi e nuove culture.
Angelica aveva lo spirito creativo, al liceo
artistico dipingeva con maestria e nel matrimonio trovò maggiormente la sua
ispirazione; dalle sue mani nascevano dipinti impressionisti di pregio, per lei
mostrare l’opera a suo marito era una gioia senza pari. Albe e tramonti si
susseguirono nella scena della sua vita che fu radiosa, lo spettro lontano
della morte voluta era sepolto nel suo cuore in festa.
Angelica fu amata e ricompensata dalla
nascita, in breve tempo, di quattro figli ai quali lei si dedicò, mettendo da
parte la sua arte.
A nulla valsero le esortazioni sincere e
cortesi d’un successo artistico, a nulla valse un invito al vernissage
allestito per lei dal premuroso Carlo che volle stupirla, organizzando la
mostra a sua insaputa. Angelica mise in primo piano la famiglia e scelse lei.
Mai un giorno, affiorò nel suo cuore il
tarlo dell’insoddisfazione, mai si sentì perdente o frustrata: la vita terrena
l’aveva ripresa fra le sue braccia, donandole la maternità nella quale si
specchiava fiera.
Erano trascorsi quindici anni, il suo uomo
era sempre innamorato e fedele, i ragazzi stavano crescendo ed Angelica
cominciava ad avere più tempo per se stessa, per i suoi spazi; stava
riprendendo in mano la sua passione e guardava al futuro rimembrando quelle
proposte passate e poi scacciate.
Quando tutto brillava, si riaffacciò la
sofferenza: un’emorragia di sangue fu determinante per un ricovero d’urgenza.
All’età di trentasei anni, Angelica fu privata dei suoi organi riproduttivi; un
carcinoma all’utero, radicato nella sua intimità stava ramificando in essa. La
pianta malvagia fu estirpata assieme alle sue metastasi ed Angelica per una
seconda volta tornò in vita, tornò ai beni terreni ed ai suoi cari.
Quella insoddisfazione che non l’aveva
sfiorata con la rinuncia all’arte, ora stava nascendo in lei: il caro Carlo,
l’amorevole marito era cambiato, lei sentiva che lui non le apparteneva più.
Dolcemente e velatamente egli non la considerò più donna: sera, dopo sera alzò
un muro invisibile. Durante il giorno il comportamento non era mutato, Carlo
era sempre lo stesso marito, lo stesso padre esemplare, ma la sera egli faceva
in modo che non si creasse il frangente amoroso carnale.
Angelica si sentiva rifiutata. Era una
splendida ragazza, la maternità aveva abbellito il suo corpo armonizzandolo,
qualunque uomo si sarebbe acceso di desiderio per lei che era l’incarnazione
della sensualità. Passavano i giorni e Carlo non mutava, la verità era che lui
vedeva sua moglie come un vetro rotto e poi incollato, temeva di infrangerlo e
non osava confidarsi con lei. I silenzi divennero agghiaccianti e quando lei
chiedeva spiegazioni, lui evadeva il problema e con estrema abilità riusciva a
schivare le risposte.
La rabbia cresceva nel cuore della donna che
alla fine stanca si rassegnò a condurre
una vita da asessuata e nuovamente si specchiò nei suoi figli, come per
l’arte alla quale rinunciò, per amori dei suoi gioielli accettò la mancanza
d’amore carnale in nome della famiglia unita. Condussero una vita di facciata,
nessuno s’accorse mai che quella coppia esemplare era unita solo da amore
fraterno, il loro comportamento non faceva supporre quella divisione forzata.
Angelica, anche non avendo la luce nel cuore,
trovò la pace nelle sue opere artistiche che realizzò per lei e per i suoi
figli ormai sposati e si dedicò alla scrittura di liriche profonde.
Lei e suo marito conducevano due vite
parallele che non s’incrociavano, due binari dello stesso treno che si
guardavano senza sfiorarsi.
Poi un giorno Angelica si iscrisse ad un
corso d’informatica, suo figlio maggiore le aveva regalato un computer
portatile dicendo: “Mamma, impara ad usarlo, lì c’è tutto un mondo, potrai
mettere le tue poesie in vetrina ed interloquire con altri artisti.”
Scoprì così quel mondo e dette uno scopo
alla sua esistenza, in breve tempo divenne tanto brava da occuparsi di un blog
tutto suo dove ben presto fu apprezzata ricevendo consensi ed elogi. Lei era
per gli amici del Web la poetessa dall’animo gentile, l’artista a tutto tondo
che finalmente pubblicò una silloge di poesie , recensita da un critico
importante. Internet divenne la sua vita e le fece ritrovare l’amore, un amore
virtuale fatto di confidenze, di rime baciate, di spiritualità elegante, di comunicazioni
telematiche. Il desiderio sopito negli anni tornò a riaccendersi ed a bruciare
ardentemente, la comunione spirituale elevò ad alte sfere quel puro sentimento.
L’utente innamorato era tanto più giovane di Angelica, li separavano più di
quindici anni, ma nella visione attraverso uno schermo l’età non conta,
l’immagine di un viso telegenico migliora.
Flavio, nonostante avesse un matrimonio
stabile e volesse bene alla sua famiglia, si innamorò perdutamente della
poetessa gentile, si innamorò della sua essenza, della sua spiritualità, del
concerto delle sue parole.
L’appuntamento in rete
quotidiano divenne vitale per entrambi: essi si raccontavano, condividendo i
momenti della giornata; Angelica dimenticò le sue pene e si animò di nuove
energie. La luce traspariva dal suo volto che ringiovanì, assumendo i passati
bagliori. Flavio premeva d’incontrarla: era stanco di quell’amore virtuale e
lei tornò a tribolare, a macerarsi nel groviglio interiore.
“Non posso.” diceva accorata. “Non potrei
guardare in faccia i miei figli, in passato ho scelto loro ed ora non posso
tradirli!”
“Una volta sola, mio sublime amore.”
supplicava Flavio attraverso il video.
Condividevano la passione per l’opera, tante
volte si erano soffermati sui vari autori e sulle loro composizioni. A Milano inauguravano
la stagione teatrale con la prima della Boheme di Puccini, Angelica per quella
serata speciale aveva ricevuto l’invito da suo figlio, professore al Conservatorio,
e lei lo comunicò a Flavio.
“Se vorrai vedermi di persona, sarò a teatro
con mio figlio. Quando mi vedrai non mi amerai più e capirai che sono vecchia
per te.”
Il Teatro alla Scala pullulava di gente
elegante e ricercata, era tutto un vociare sommesso che attendeva. Lei fra la
gente intravide Flavio che le sorrise languido. Le note di “Una gelida manina”
non riuscirono a mitigare le sensazioni esplosive del suo cuore, cercò di darsi
un tono, non voleva che suo figlio
s’accorgesse. Alla fine della rappresentazione, tanti s’avviarono ai ridotti,
altri all’uscita, Angelica seguita dal suo primogenito stava per lasciare il teatro,
quando fu avvicinata da Flavio.
“Signora, ha perso il libretto. Prego, l’ho
recuperato per lei.”
“La ringrazio, molto gentile.” rispose imbarazzata
con voce tremante.
Tornata a casa, nella solitudine della sua
camera privata, quella in cui s’appartava per creare e per interagire con gli
utenti del Web, sfogliò quel libretto e vi trovò una dedica.
“Rosa
delicata, vorrei coglierti ora, vorrei sfiorarti, vorrei farti mia!”
Si commosse e si fece forza, mentre calde
lacrime rigarono il suo volto. Accese il computer, si connesse ed inviò un
messaggio privato a Flavio.
“Non
potrò mai essere tua, ancora una volta ho scelto ‘loro’, le mie creature
adorate.”
Bellissimo, cara!
RispondiEliminaE, comunque, non ditemi che il web è solo virtuale.
Un bacione grande ^^
Grazie, cara Ale.
EliminaRicambio con un abbraccio.
annamaria
Un racconto davvero intenso ed emozionante, scritto con grande delicatezza e al tempo stesso con la forza dirompente della commozione...
RispondiEliminaun abbraccio
Grazie infinite, carissima Maria, il tuo apprezzamento mi onora.
EliminaTi auguro una buona giornata, un bacio.
annamaria
presa da vicende familiari molto serie, non ero riuscita a commentare.
RispondiEliminae anche se l'ho fatto la prima volta che lo hai pubblicato, commossa ancora una volta dalla lettura, ti ringrazio per questa bella storia d'amore.
un abbraccio affettuoso
cri