Cinquant'anni fa a Palermo nasceva un movimento letterario definito "Gruppo 63" che, contestando la letteratura tradizionalista degli anni cinquanta, criticava fortemente autori consacrati quali Vasco Pratolini, Cassola e Bassani ironicamente definiti Liale, in riferimento ai romanzi rosa della scrittrice Liala. Nel gruppo, formato da giovani intellettuali appartenenti alla neoavanguardia, facevano parte scrittori, poeti, critici desiderosi di sperimentare nuove espressioni in assoluta libertà di contenuti che introdussero un rinnovamento nella letteratura italiana così chiusa e tradizionalista. Alcuni autori, tanto per citarne qualcuno: Nanni Balestrini, Furio Colombo, Umberto Eco, Edoardo Sanguineti, ecc. erano animati dal desiderio di dare uno scossone alla vecchia letteratura; erano degli intellettuali che furono considerati cerebrali.
Fra i tanti del gruppo propongo una poesia di Edoardo Sanguineti, poeta, critico, saggista; un tributo in rosa alla donna. Sanguineti diceva che l'arte per essere autentica, deve uscire dai limiti della normalità borghese.
Ballata delle donne
Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.
Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.
Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.
Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.
Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.
Il Gruppo 63 si sciolse nel 69, ma influenzò le scelte di varie collane editoriali.
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.
Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.
Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.
Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.
Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.
Il Gruppo 63 si sciolse nel 69, ma influenzò le scelte di varie collane editoriali.
Un certo rammarico per il fermento culturale di un tempo è inevitabile se ci si guarda intorno oggi... la cultura è sempre più una landa deserta, mortificata da un sistema che omologa e massifica incessantemente... anche le scelte editoriali seguono l'audience, mentre certe meraviglie letterarie scompaiono dai cataloghi... spero tuttavia in una scintilla che faccia divampare ancora una volta il sacro fuoco dell'arte poetica e narrativa e in tal senso anche i nostri blog possono contribuire enormemente...
RispondiEliminaun abbraccio
I nostri blog s'impegnano, cara Maria, per il semplice fatto che noi abbiamo aperto uno spazio di lettura e scrittura, uno spazio dedicato quindi alla cultura che sentiamo nostra. Ognuno la fa con le sue competenze, tu lo fai divinamente. Non bisogna stancarsi di parlarne: vi sono semi che fioriscono.
EliminaGrazie, ti auguro una buona giornata.
con affetto
annamaria
Colpisce, in questa poesia, il tono prosastico e danzante, che mi è tanto piaciuto. Oggi vedo anch'io il deserto poetico: è il tempo del dio denaro, del potere a qualunque costo, della prevaricazione sulla donna e sui deboli, delle parole mancate. Eppure, nella feccia, ci sono le perle tanto più preziose quanto maggiormente ignorate e disprezzate.
RispondiEliminaMolti credono di essere poeti: non si occupano di politica, non hanno letto la Divina Commedia, non hanno studiato, non hanno alcuna forma di fede, ma vogliono pubblicare un libro di poesie. Lasciamo andare.
Sai, Mimma, anch'io sono stata colpita dall'armonia di questa poesia e dall'omaggio alla donna. I poeti fioriscono, hai ragione, ma solo pochi sanno entrare nel cuore e chi si crede tale a prescindere lo fa per mancata competenza, ma alla fine quelle poesie cadranno nel dimenticatoio.
EliminaGrazie, felice giornata.
un caro saluto
annamaria