martedì 26 marzo 2013

E fu la luce


                                                                     


   “No! Dimmi che non è vero? Arrivo subito!”
   Era corsa a perdifiato: la sua auto si era ingolfata e a quell’ora di notte non c’erano mezzi in quel borgo abbandonato, un concentrato di poche anime. Una ventina di caseggiati sparsi sopra un’ampia collina scoscesa, dove si erano insediati i cittadini stanchi del caos urbano. Un villaggio che di notte assumeva le caratteristiche di una città presepe, per l’armoniosa disposizione delle sue case a mo’ di anfiteatro.  
   Nella fretta non aveva preso il cellulare e ora non le conveniva tornare indietro: la sua villetta era dalla parte opposta rispetto al posto dove si stava dirigendo, un bel tratto che si percorreva con quindici minuti di cammino fatti a passo veloce. La sua abitazione e quella dei genitori erano agli antipodi fra loro, le separava la campagna e un tratturo percorribile con la jeep. A quell’ora le convenne percorrere quel tratturo, lo fece con il fiato in gola e le vennero in mente tutte le volte in cui ci era passata, scherzando e giocando con il suo papà, quando le faceva vedere il gregge in transito che, durante l’inverno, si trasferiva al luogo mite. Quei belati e quell’odore erano nel suo cuore, sapeva che cambiava la stagione, non solo dagli alberi che si spogliavano, ma anche dalle bestie che per svernare si dirigevano altrove.
   Era buio pesto e le venne un certo timore: la campagna di notte non era rassicurante e nonostante il rapido passo, buttava un occhio ai cespugli. La pallida luna illuminava la vasta zona, infiltrandosi fra le fronde in riflessi perlacei. Scorse la traiettoria di un’ombra sinistra, una sagoma sinuosa. La paura crebbe accelerandole i battiti del cuore. Si sentì braccata e senza via d’uscita, non poteva neanche richiamare l’attenzione urlando richieste d’aiuto: non c’era nessuno e la prossima casa era ancora distante.
   Accelerò maggiormente il passo, una civetta stridette in uno sbattito d’ali che ruppe il silenzio, le volò sulla testa, fece giri concentrici come se volesse comunicarle un tragico evento. Si guardò le mani, erano libere: non aveva preso neanche la valigetta da medico. Quella telefonata l’aveva colta alla sprovvista, stava dormendo e la fretta d’accorrere l’aveva mandata in tilt. Un medico dovrebbe conservare il suo selfcontrol, ma erano i suoi genitori e con gli affetti le reazioni sono differenti.
   La porta di casa era aperta, l’interno era buio, ebbe paura: quella sagoma sinistra l’aveva seguita, se l’era portata appresso, come fosse stato il fantasma della morte che attende le sue prede. Cercò in tutte le stanze, dopo aver richiuso l’uscio. Invocò i suoi genitori, essi non risposero e d’improvviso si accese la luce e vide riverso sul divano esanime, un uomo che non era suo padre. Si avvicinò e notò prima d’ogni cosa la ferita sanguinante alla testa e lei si paralizzò. Era un medico legale, avrebbe dovuto conservare sangue freddo, invece il panico s’impadronì di lei, un buco allo stomaco e poi …
   Lo squillo del telefono la riportò alla realtà. Rispose a fatica con un pronto stentato.
   “Dottoressa, c’è un cadavere da esaminare!”
   “Arrivo subito!” Nonostante l’agitazione di quell’incubo si vestì alla svelta, oggi avrebbe effettuato la sua prima autopsia e non si sentiva per niente tranquilla. Le indagini lo richiedevano, andava smascherato il colpevole. La sera precedente s’era addormentata in ansia, temeva di non farcela e l’incubo le aveva dato ragione, ma lei aveva scelto quella professione specializzandosi in criminologia . Si ricordò le parole del suo maestro: “La prima volta, sarà dura, poi andrà sempre meglio; la giustizia non farebbe il suo lavoro senza di noi medici legali!” Senza indugi, indossò il camice, era pronta!
   Impugnò il bisturi, ma quello sbattito d’ali le ronzò nella testa, più forte, sempre più forte, un vortice la stava risucchiando e poi un paf.  
   “Amore, svegliati! Lo sciopero è terminato, oggi si ritorna a scuola!” mormorò Luca dolcemente.
   Federica si girò e, riaprendo gli occhi, riconobbe il suo ambiente. Schizzò dal letto, gettandosi fra le braccia del suo uomo. Tirò un sospiro di sollievo, mai la sua vita le parve così bella. Accantonò i problemi scolastici, le beghe con gli alunni, era così difficile insegnare, e disse:
   “Mai più un thriller dopo cena! Non uno, ma due sogni, un sogno nel sogno. Sai, caro, adoro fare l’insegnante!”
 
    

  
  
 
         

16 commenti:

  1. ciao Annamaria,
    bellissimo finale a sorpresa,
    plot e controplot.
    E' un piacere leggerti

    TADS

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    1. Grazie, caro amico, per il giudizio lusinghiero che m'inorgoglisce: tu sei un esperto delle parole e degli elaborati di qualità. Il piacere è quindi reciproco.
      Buona giornata.
      affettuosità
      annamaria

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  2. Sei spettacolosa, cara Isabel!
    Quando passo di qui, so già per certo che non rimarrò mai delusa.
    Sempre fluida, scorrevole e accativante.
    Un abbraccio grande*

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    1. Troppo buona, cara Ale, e ti ringrazio con gioia.
      Buona giornata, di vero cuore.
      con affetto
      annamaria

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  3. Sono stata col fiato sospeso fino all'ultimo, quel mestiere non è davvero per tutti. Un incubo nell'incubo, e li meritiamo pure dopo le schifezze che guardiamo in televisione prima di addormentarci la sera, quando dovremmo poltrire un po'. Io, ormai, chiudo, figurati che trovo più stimolanti i programmi di politica.

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    1. Buongiorno, cara Mimma, anch'io mi sto appassionando ai programmi di politica e trovo interessanti anche quei dibattiti sull'argomento del giorno dove intervengono ospiti competenti, purtroppo scivolano nell'alterco e non sempre riescono a contenersi.
      Se sono riuscita a farti stare sul chi vive, vuol dire che la mia scrittura ha creato la giusta atmosfera, grazie Mimma.
      Buon giovedì Santo.
      con affetto
      annamaria

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  4. ahah carino e ben scritto! :-D Che ci sarebbe stata la sorpresa ne ero sicuro, ma non avrei indovinato quale fosse! ;-)
    Brava come sempre! :-)

    www.wolfghost.com

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    1. Grazie per l'apprezzamento, ormai mi conosci e sai che mi piace concludere con una speranza.
      un caro saluto
      annamaria

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  5. Ciao annamaria!
    E' proprio il caso di dire che fu luce..un vero incubo e quanta ansia nel leggere per arrivare in fondo alla pagina con la speranza di una buona fine! Grandioso cara,i tuoi scritti danno sempre forti emozioni.Chapeau!
    Buona Pasqua cara amica,tanta serenità
    Un abbraccio

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    1. Sei troppo buona, cara Claudia, e ti ringrazio per il giudizio più che gratificante.
      Buona Pasqua anche a te, di vero cuore.
      ricambio affettuosamente.
      annamaria

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  6. uh che ansia..per fortuna era solo un brutto incubo....bravissima come sempre...^^

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    1. Grazie, carissima Carla, anche tu sei molto generosa.
      Un affettuoso abbraccio.
      annamaria

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  7. Cara Annamaria, una lettura piacevolissima! un racconto dal ritmo incalzante con doppio finale a sorpresa... non si può certo dire che la primavera ti procuri sonnolenza, anzi mi sembra che ti ispiri parecchio! (più che un thriller dopo cena mi sa che Federica avrà visto gli indigesti andirivieni di consultazioni per la formazione del governo!)
    un abbraccio, un bacio e buona Pasqua

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    1. Buongiorno, cara Maria, sapessi che gioia leggere il tuo commento, grazie mille per l'apprezzamento molto, molto gratificante.
      Il governo... lasciamo stare chissà come evolverà questa situazione.
      Ricambio affettuosamente.
      annamaria

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  8. un bel racconto, non c'è che dire!
    e molto intrigante il doppio sogno-incubo.
    Condotto con notevole perizia, da consumata scrittrice di gialli psicologici.
    ciao
    un abbraccio
    cri

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    1. Carissima, Cristina, le tue parole molto lusinghiere e gratificanti mi rallegrano e mi entusiasmano a pensare nuove storie. Ritengo comunque che tu sia troppo generosa, anche se so benissimo che il tuo è un commento molto sincero: sei una persona che ama la verità.
      Un abbraccio anche a te.
      annamaria

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