La luce filtrava
attraverso le imposte, accarezzandole le palpebre pesanti, e la indusse ad aprire
lentamente gli occhi. Stancamente si voltò dall’altra parte: aveva ancora
voglia di dormire. Il giorno precedente aveva vissuto una giornata sfibrante ed ora era in quella stanza di un anonimo albergo di periferia.
Lara aveva
incontrato Mattia e il suo mondo dal grigiore invernale aveva assunto le colorazioni tipiche del
mezzogiorno estivo. Mattia era il non plus ultra dei desideri femminili: era
affascinante, colto, galante, affabulatore e… sensuale. “Dio, quanto era sensuale!”,
pensò Lara quando lo incontrò a casa di amici durante una serata particolare.
Lara aveva accettato quell’invito per evadere dal suo solito tran-tran e dalla delusione di un amore durato cinque anni; un fidanzamento
terminato in seguito all’ennesima immotivata scena di gelosia di lui che le soffocava
l'esistenza con assurde paranoie.
Mattia monopolizzò
la conversazione con la sua parlantina sciolta e accattivante, volgeva lo
sguardo a tutti meno che a Lara la quale, anche essendone affascinata, finse un
atteggiamento noncurante.
La serata era
terminata e ognuno si diresse alle proprie auto per rientrare a casa, la
pioggia battente creò qualche disagio e ci fu un
fuggi-fuggi generale per raggiungere le auto distanti. Lara, fortunatamente, aveva l’auto nei pressi del portone ed entrò
soddisfatta: aveva salvato i capelli acconciati di fresco, la sua bellissima
chioma corvina che brillava anche alla luce dei lampioni. L’accensione dell'auto non
andava; due, tre, quattro colpi di chiave, il mezzo meccanico sbuffava e, poi, si bloccava.
“Come faccio, ora?
Forse dovrei telefonare al soccorso stradale, a quest’ora non c’è nessuno
reperibile!” mormorò a fior di labbra. Aveva quell’abitudine, come se qualcuno stesse lì ad ascoltarla.
Un colpo di clacson la distolse dai suoi pensieri e
riconobbe il fascinoso che aveva monopolizzato la serata. Lo vide scendere dalla sua auto e venire verso di lei,
mentre si riparava la testa con il bavero della giacca.
“Problemi?” disse, sorridendole con gli occhi come per
tranquillizzarla.
Nacque così la
conoscenza ravvicinata dei due giovani, una conoscenza che divenne una
relazione importante per entrambi, così sembrava, e Lara recuperò la sua anima
tante volte oltraggiata dai dubbi e dalle incertezze del precedente fidanzato.
Vissero giorni divini in simbiosi totale, lui si trasferì da lei e
s’incontravano di sera: i lavori li impegnavano tutto il giorno e ambedue
erano fuori di casa. Lara era maestra elementare in una scuola di provincia e
con il tempo prolungato era occupata tutto il giorno, mentre Mattia faceva
l’agente di commercio, quindi partiva al mattino presto per rientrare verso
l’ora di cena. Non c’erano nubi all’orizzonte e facevano progetti di voler
sancire l’unione con il vincolo nuziale.
“Amore, devo
parlarti” disse Mattia una domenica mattina, mancava poco alla fine dell’anno
scolastico e avevano in mente vacanze speciali, questa sarebbe stata la prima
per loro.
“Ti ascolto, se si
tratta di quell’itinerario, sono d’accordo; mi va tutto bene se sono con te!”sospirò
lei in un soffio a fior di labbra, mentre gli si stringeva sensuale e
dolcissima.
“Sono rimasto senza
lavoro, è già da tanto, non osavo dirtelo. Questa città mi ha stufato, non ce
la faccio più, andiamocene cara, trasferiamoci a Milano. Lì c’è un amico che mi
ha promesso un lavoro migliore, più tranquillo. Tu potrai chiedere il trasferimento.”
Lara accettò la
proposta del suo uomo e si trasferirono, ma del presunto lavoro neanche
l’ombra. Mattia si mise alla ricerca di un’occupazione, mentre la ragazza
fiduciosa si occupava del nuovo nido con gioia.
“Tesoro, c’è
un’interessante proposta. – Cercasi coppia con l'incarico di custodi per villa
prestigiosa, si richiedono ottime referenze e professionalità. – Vogliono una
coppia, come faccio?” esordì Mattia con l’aria più angelica di questo mondo.
“Vengo anch’io,
caro. Siamo o non siamo una coppia?” cantilenò lei felice.
“Il tuo lavoro di
insegnante? Stai per ricevere la nuova destinazione!”
“Rinuncio e ti
seguo, tutto per farti felice!”
Furono assunti,
Lara si occupava delle pulizie, coadiuvata da altro personale, e Mattia faceva
l’aiutante giardiniere. Fu loro assegnata la dependance della maestosa villa,
completamente arredata, tutto scorreva per il meglio: il lavoro non era poi
così pesante ed avevano una discreta retribuzione al netto di spese.
Lara faceva
progetti e non le pesava aver rinunciato alla sua professione, per lei contava
l’amore del suo uomo. Mattia era invece insofferente: anche la città di Milano
non entrava nelle sue corde, il lavoro poi era faticoso e poco consono alle sue
attitudini.
“Dobbiamo tornare
nella nostra città, non resisto più qui, siamo entrambi sprecati!” urlò una
mattina alla sua donna“Prepara i bagagli!”
“Che farai? Il
lavoro scarseggia!” esclamò Lara che stava perdendo la pazienza e la fiducia.
“Vedrai, sarà diverso,
ho sbagliato; nella nostra terra le cose andranno meglio!”
Tornarono a casa e
Lara, mossa a compassione si rivolse a sua sorella, perorò la causa di Mattia,
chiedendole di cercargli un lavoro: la sorella di Lara era stimata nel suo
ambito professionale.
Le nubi parevano
dissolte, il rapporto stava recuperando l’antico vigore. Lui lavorava alla sala macchine
di un’azienda come controllore e Lara era impiegata in un supermercato, affrontando
turni massacranti che non le pesavano per via del suo carattere pronto a
qualunque sacrificio.
Mattia da qualche
tempo era nuovamente scostante e di pessimo umore, mentre Lara nonostante fosse
stanca, quando rientrava dimenticava tutto e solare e gioiosa cercava il suo
uomo per tirarlo su di morale, credendo che avesse avuto problemi sul lavoro.
“Sono allo stremo!”
sbottò quella mattina Mattia più scontroso che mai “Mi licenzio! Non posso
passare le mie giornate a spegnere ed accendere pulsanti, mi sento un automa!”
“Tu fallo ed io
esco da quella porta per sempre!” intimò Lara.
Mattia si licenziò,
ignorando l’avvertimento, e quando tornò a casa sarcastico tuonò: “Sono libero,
finalmente!”
“Anch’io!” urlò
Lara e si recò in camera a preparare i suoi bagagli. Era sull’uscio di casa
pronta ad uscire, quando fu richiamata da Mattia, lei fingendo naturalezza si voltò: la sua voce la
turbava ancora come quella famosa sera.
“Come si accende la lavatrice?” amore mio.
Uno dei miei chiodi fissi è che nella scrittura il non detto, l'implicito, l'allusione, conta enormemente più dell'esplicito e del didascalico. E questo racconto vale un ponderoso saggio sul rapporto uomo-donna, sull'incoercibile condizionamento femminile ad essere nutrice e protettrice e sull'altrettanto incoercibile condizionamento maschile di proiettare sulla partner le fantasie del figlio unico vezzeggiato e iperprotetto, magari anche se non soprattutto se non lo si è mai stato.
RispondiEliminaI personaggi di questo racconto sono sapientemente e volutamente archetipi: lei è tutta donna e lui è tutto uomo, cioè un Moloch invincibile quando tutto va bene, un bambinone spaventato che piange e batte i piedini alle prime avversità.
La conclusione è perfidamente incisiva e merita una standing ovation: fa il paio col povero Paolo Candiani che, dopo la morte della sua amata Francesca, quando scatta il salvavita non può fare altro che chiamare l'elettricista.
Ottima analisi, caro Luca, una disamina che rientra nel tuo stile e che leggo sempre con molta attenzione. Ancora oggi esiste il rapporto uomo-donna improntato alla vecchia maniera, pare che la donna nonostante abbia fatto passi avanti sia succube del sentimento a tal punto da farsi anestetizzare, per fortuna la lei della storia ha potuto in seguito prendere coscienza e venirne fuori.
EliminaTi ringrazio per il giudizio gratificante che mi onora e ti auguro una buona giornata.
affettuosità
annamaria
Primo: scritto benissimo. In modo scorrevole e accattivante.
RispondiEliminaSecondo: Lara un po' scemotta lo è...
Terzo: comunque, il colpo di scena finale - per me, almeno, è così - è perfetto.
Brava, cara!
Un abbraccio.
Troppo buona, cara Ale, e ti ringrazio infinitamente, sai quanto io adori la tua scrittura raffinata e magistrale.
EliminaHai ragione, Lara si lascia abbindolare e perde di vista la realtà. Ma sai quante persone si comportano così? Pare che l'amore annebbi il cervello e nello specifico la protagonista, dopo aver dato varie possibilità al suo innamorato, riacquista il controllo di se stessa.
Nuovamente grazie per aver apprezzato anche il finale, ti auguro una bella giornata.
ricambio affettuosamente
annamaria
Ottima conclusione. Purtroppo l'amore rende scemi e Lara, poverina, c'è ricascata. Lui le ha finito di rovinare la vita, ma soltanto per il momento. Adesso sarà costretto ad accendere la lavatrice da solo, dopo stenderà i panni e li stirerà o brucerà. Peggio per lui e per tutti quelli che sprecano l'amore, femmine e maschi.
RispondiEliminaCara Mimma, ha avuto quello che si merita il dongiovanni sciocco e come tu sottolinei l'amore fa di questi danni, ed ancora al giorno d'oggi vi sono ometti che tentano di approfittarsi della donna sia sul campo economico che sentimentale.
EliminaVedo che l'argomento suscita in te risentimento, anzi direi rabbia ed hai ragione sono state compiute molte conquiste eppure il detto al cuore non si comanda pare non sia andato in pensione, ma al cuore non si comanda nel senso di lasciarlo battere anche per chi non merita.
Felice giornata, un affettuoso abbraccio.
annamaria
bel racconto, Annamaria,condotto con abilità narrativa e scrittura accattivante.
RispondiEliminanemomale che Lara finalmente capisce e trova la forza di allontanarsi!
ciao
cri
Grazie mille, cara Cristina, troppo buona.
EliminaIo penso a tutte le altre che ancora al giorno d'oggi non hanno la forza di ribellarsi.
Un bacio
annamaria
Giusta conclusione! Già, che lo sciocco dongiovanni impari ad accendere la lavatrice da sé e non solo ....Sempre brava!!
RispondiEliminaBuon fine settimana
Un abbraccio
Elvira
Grazie, cara Elvira, è un piacere riaverti qui.
Eliminaricambio affettuosamente
annamaria