Soffermarsi su
questo interrogativo e cominciare a trarre delle conclusioni che potrebbero
essere personali e completamente contrarie alle altre, ma questo è il bello
della libertà di pensiero. Oramai gli avvenimenti che ci riguardano direttamente e indirettamente sono spesso cruenti, terroristici e affidati alle improvvise calamità naturali o innaturali procurate dall'accidia umana. Viviamo la vita con apprensione e pur credendo di aver conquistato uno straccio di libertà, perché siamo in un paese democratico e il
diritto alla libertà dovrebbe essere una prerogativa imprescindibile, non siamo
veramente liberi di vivere sino in fondo la nostra libertà.
Credo che in un
paese come il nostro, sotto molti aspetti ancora esista la libertà e se non trascendiamo
in accuse diffamatorie e offensive, se non fomentiamo le folli trasmettendo
distruttivi ideali, se non lediamo l’opinione pubblica con atti illegali, la
libertà dovrebbe appartenerci. Ma fino a che punto?
Siamo forse liberi
di agire, di progettare, di sognare, di condurre una vita secondo la nostra
logica? Nulla è scontato e quand’anche fossimo morigerati e pienamente ligi al
dovere e alla legalità, potrebbe all’improvviso accadere l'irreparabile che
non abbiamo cercato e che verrebbe a sopprimerci la libertà. Forse mi sto
allontanando dalla domanda iniziale, cerco d’introdurre il discorso in senso
lato, anche perché l’argomento è molto più ampio e a quella libertà completa,
quand’anche fosse così, appongo un altro interrogativo: “La vera libertà è solitudine?”
Ecco partendo dal
presupposto che l’uomo agogna la sospirata libertà in tutte le sue forme, se
volesse essere totalmente libero, dovrebbe rifiutare tutte le burocrazie, le
leggi della sua terra e fare armi e bagagli e trasferirsi in un’isola deserta,
niente leggi, niente canoni imposti e vita spartana. Ma anche in quel caso non
sarebbe totalmente libero, andrebbe incontro alle avversità del luogo, dovrebbe
combattere contro la precarietà: mancando le istituzioni, sarebbe esposto a una
vita che non gli garantisce le certezze del progresso e della tecnologia che
per quanto ci infastidiscano, ci concedono quei vantaggi che fanno parte del
nostro vissuto, al quale ci siamo abituati per gradi.
La domanda è: “Potremmo dare un taglio netto ai
benefici del vivere odierno?” Non saremmo forse esposti alle insidie e agli imprevisti della natura? Di rimando ci
verrebbe da dire che quelle insidie, quelle fatalità accadono anche in casa
nostra. Un alluvione e le case si coprono di fango, sopraggiunge una calamità e
le case si sgretolano come sabbia, giunge uno sconosciuto male intenzionato e
ci sopprime o ci toglie ciò per il quale abbiamo lottato! Certamente ma … tutto
questo potrebbe capitarci anche nel luogo sperduto e per di più dovremmo combattere
contro gli assalti di forze selvagge della natura e sarebbe una lotta continua
per la sopravvivenza.
Comunque esiste una libertà diversa dal
concetto poc’anzi espresso, quella è un’indipendenza dalla propria società, un
allontanamento radicale che stravolge la propria vita, parliamo invece della
libertà di coltivare le passioni, di compattarsi a tal punto con esse da
rinnegare tutte le forme del vivere quotidiano. Il pittore trasferisce le sue
emozioni sulla tela, più sarà solo con se stesso e maggiore sarà il risultato
della sua opera. Che dire dei musicisti, la loro arte richiede ore e ore di
esercizio perseverante, sfibrante, tanto più rinnegheranno i contatti sociali,
maggiore sarà il risultato e saranno liberi di coltivare la loro passione, vivendo
in solitudine. Poi ci sono gli scrittori e i poeti, anch’essi quanto più saranno soli in libertà di farlo, tanto più potranno realizzare le loro opere: appartati
dalla società cercheranno le idee, le smusseranno, le abbelliranno, le
plasmeranno; in completa solitudine e senza sollecitazione esterne, potranno
creare. Questo è il prezzo della libertà creativa, della libertà di essere in solitudine.
Nella prima parte ho affrontato la libertà dal punto di
vista di conquista personale, colui che la cerca è alieno dalla società; ma
nella seconda parte ho evidenziato gli aspetti della libertà in sinapsi con
l’inclinazione. Chi la esercita è fondamentalmente solo: il suo orizzonte vive
sulle note del pentagramma, sulle tele affrescate da pennellate espressive e
sulle pagine bianche palpitanti di comunicanti parole, in quanto attraverso la
sua introversione troverà il guizzo creativo, poi amato e condiviso!
Ciao Annamaria, bentornata in questi luoghi.
RispondiEliminaArgomento importante che hai trattato nelle sue sfaccettature.
Anche io penso che nel nostro Paese godiamo di una larga fetta di libertà, rispettosa dei codici civili e penali che abbiamo, naturalmente. Se penso ai paesi in dittatura civile e religiosa tremo come una foglia.
La libertà creativa abbinata alla solitudine? Che tristezza! Comprendo che non si possono fare tante cose insieme, ma...
Forse potrei capire se si dovesse vivere solo di creatività, solo di musica, quadri, libri, altrimenti sarebbe tutto meravigliosamente triste.
Un abbraccio,
Mariro'
Grazie, per il passaggio, spero di essere più presente, anche se non è più stimolante come prima, almeno i miei lettori di un tempo sono altrove. Vivere per la creatività porta alla solitudine, isola dal contesto, si dovrebbe cercare un equilibrio, perché la sola creatività porta al vuoto interiore: gli affetti sono importanti.
EliminaBuona serata, un abbraccio!
Un bellissimo post, un bellissimo quesito :-)
RispondiEliminaParto dal dire che la vera libertà non può che essere quella della mente, altrimenti resta tutto molto soggettivo: per uno la libertà sarà essere vivere in una società che ti garantisca di poter disporre del proprio tempo libero (tramite i soldi che guadagna) e non sentirà come sua mancanza il fatto di dover inevitabilmente sottostare a orari e regole. Per un altro la libertà sarà abbandonare tutto per non avere regole da seguire ma potrà poi ritrovarsi a dover continuamente lottare per la propria sopravvivenza non potendosi di fatto dedicare a "piani più elevati".
Io credo che la libertà non stia tanto nel non avere "regole comunitarie", quanto nella consapevolezza che tali regole hanno un senso di esistere e, essendo proprio quelle a permetterti di... comprare i colori e i pennelli per i quadri che vuoi dipingere, debbano essere percepite come un mezzo e non come una coercizione.
Chi è libero nella propria mente lo è perfino in carcere. Chi non è libero nella propria mente non lo sarà nemmeno essendo l'uomo più ricco e potente del pianeta.
La solitudine non fa eccezione. E' chiaro che è potenzialmente più facile essere liberi in solitudine, ma non è una regola. Di nuovo, chi è davvero libero non soffre affatto di essere perfino in mezzo ad una moltitudine di persone. Chi non lo è, sarà sovrastato dal proprio frastuono mentale e preoccupazioni perfino essendo in una grotta in cima ad una montagna :-)