" L'ultimo molo" di Helena Marques è un libro che giaceva da qualche tempo sulla mia scrivania, i libri si acquistano, altri si ricevono e capita che prima di essere letti passi del tempo. Sono contenta di averlo scoperto e di essermi immersa nella lettura di una storia passata che narra di una famiglia di origini italiane, i Villa, trasferitasi a Madera per volontà del nonno del personaggio chiave della vicenda.
L'autrice, dapprima giornalista e poi scrittrice, pur raccontando una storia imperniata sull'amore e sui sentimenti, non scivola nel melenso e ci presenta una saga famigliare che abbraccia quasi un secolo. Tutto parte da un diario di bordo ritrovato in un cassetto di una scrivania ricevuta in dono da una parente, Carlota; una scrivania che era appartenuta a Raquel, nonna della donatrice, una scrivania risalente a duecento anni prima: Raquel l'aveva ereditata da suo nonno.
La narratrice di questa storia si aggira per le camere della casa e osserva i ritratti dell'epoca, è pervasa dal silenzio delle camere oramai in uno stato d'abbandono e si sofferma a pensare a come doveva essere stata la vita fra quelle mura, allo sfarzo che aveva conosciuto. Carlota le aveva narrato le storie di quella famiglia che, poi, era anche la sua d'origine; tutto era finito nel dimenticatoio, sino al ritrovamento del diario appartenuto al protagonista, Marcos, medico chirurgo su navi da guerra con destinazione Mozambico, con il compito di impedire il traffico degli schiavi.
A Madera la vita scorreva ordinatamente nell'ultimo quarto del diciannovesimo secolo, gli isolani erano lontani dagli avvenimenti che si succedevano nelle altri parti del mondo ed erano come in attesa che qualche evento giungesse da fuori a rompere quella monotonia, quello scandire del tempo sempre uguale. Ecco perché Marcos, nonostante amasse sua moglie Raquel che gli aveva dato due figli, spesso si offriva volontario come medico di bordo e la moglie fedelmente lo attendeva; una Penelope fiera di appartenere al suo uomo che amava.
In questa saga troviamo storie di altre donne facenti parte della famiglia: la zia Costanza che trascorrerà la sua vita in ricordo dell'unico amore, un marito che le aveva taciuto di essere già sposato, un uomo che nel giro di breve tempo non rivedrà più. Quella storia di bigamia divenne l'argomento preferito durante le conversazioni da salotto, poi cadde nell'oblio e Costanza visse con la tristezza stampata sul volto, ma con la fierezza di aver conosciuto l'amore e di essere scampata a quei matrimoni combinati dell'epoca.
Un'altra donna di nome Catarina Isabel fa parte della schiera di donne di questa saga, lei è un medico e al tempo della sua decisione di studiare medicina i suoi progetti avevano sconvolto la città, era stata infatti una donna ardita e ferma, grande amica di Benedita, figlia di Raquel e Marcos. Catarina era una ribelle che dovette imporsi per conquistarsi un posto in ospedale e per i turni di servizio, ma ebbe la sventura di ammalarsi di cancro e di seguire la sua malattia passo, passo; giunse alla morte con la consapevolezza di chi sa.
Al tempo vi erano anche le signorine attempate, quelle che non hanno età, coloro che per aver accudito i genitori sino alla loro morte o per una verginità persa in circostanze taciute, finivano per trascorrere la loro vita senza marito; queste erano Maria Vaz e Marta, vecchie cugine votate a una vita austera e monacale, vecchie signorine che comparivano a casa dei parenti in tarda mattinata con la speranza di ricevere un invito a pranzo.
Fra tutte spicca la figura di Raquel, moglie del bel medico chirurgo, donna raffinata e paziente, amante della natura, della conduzione della casa e dell'educazione dei suoi due figli, un maschio e una femmina di nome Benedicta, così somigliante alla madre. Raquel era un irriverente con libertà di spirito e indipendenza d'opinione alimentata dal nonno che si era occupato della sua educazione, essendone morti i genitori. Raquel era agile nel ragionamento e notevole nelle lingue, passava ore a capire La Divina Commedia sulla quale faceva molte domande; ma ciò che brillava in lei era quella gioia interiore che le dava la capacità di essere felice d'ogni cosa. Era anche attraente e in vent'anni di matrimonio, nonostante il grande amore che univa la coppia, visse un rapporto tiepido che mutò in un giorno di dicembre, quando il suo Marcos tornò dopo un lungo viaggio; scoprì quella notte il piacere carnale, coinvolgendo il suo uomo che l'adorò come non mai. Tutta la famiglia s'accorse di quel legame più saldo e così romantico. Raquel successivamente diverrà un mito per tutti e aleggerà su quella famiglia in una sacralità rispettosa: lei morrà di parto nel mettere al mondo Clara, frutto di quella notte d'amore, e morrà in terra lontana in quanto nell'ultimo viaggio del suo uomo, lascerà la casa di Madera per seguire il marito che l'adorerà sino alla fine dei suoi giorni.
Marcos troverà conforto nella crescita della bambina che sarà seguita da una balia conosciuta in Guyana, in quel periodo felice con la moglie, una balia che porterà con sé a Madera; e troverà conforto nel lavoro sull'isola come medico in ambulatorio: egli non partirà più, nonostante gli inviti a farlo. Marcos non si risposerà, ma riceverà dedizione amorevole da una vedova che conoscerà dopo sei anni dalla morte di sua moglie.
Altri personaggi ruotano attorno a questa storia, personaggi importanti vissuti alla fine dell'ottocento a Madera, isola portoghese bagnata da uno splendido mare e accarezzata da una natura rigogliosa; gente dalle origini italiane, persone coraggiose e fragili ma dotate di grande sentimento. Tre generazioni che si avvicendano in una saga familiare narrata con semplicità e forza, e con tanta seducente bellezza.
come ti ho già scritto una volta... fossi un editore ti assumerei subito ;)
RispondiEliminami ha colpito un passaggio della tua recensione:
..." Al tempo vi erano anche le signorine attempate, quelle che non hanno età, coloro che per aver accudito i genitori sino alla loro morte o per una verginità persa in circostanze taciute, finivano per trascorrere la loro vita senza marito"...
una volta le chiamavano "zitelle", una figura sottovalutata, eppure quando viveva in una famiglia con numerose donzelle aveva una funzione importante, sorvegliante/consigliera, magari punto di riferimento. In particolar modo se si creavano dei transfert... la zia apparentemente acida ma acuta e spesso complice. Tutto ciò ha una logica, quando non si ha una vita propria ci si immerge nei sogni altrui, ovviamente esistevano anche le zitelle incattivite e livorose ma come non capirle???
TADS
Che dirti se non grazie, caro Tads, il tuo elogio mi gratifica tantissimo in quanto tu conosci molto bene l'arte della scrittura.
EliminaLe zitelle ora sono single per scelta e conducono una vita diversa da quelle dell'epoca di questa storia. Comunque le zie complici vi sono ancora, sono quelle che cercano di guadagnarsi maggiormente l'affetto dei loro nipoti.
Buon tutto.
un caro saluto
annamaria
Una recensione impeccabile che invoglia sicuratamente alla lettura.
RispondiEliminaAbbraccio!
Grazie, un abbraccio anche a te.
Eliminaannamaria
Grazie Annamaria per la recensione chiara e invogliante, fanno sempre piacere le notizie letterarie, buona serata e grazie per esserci sempre ;)
RispondiEliminaGrazie a te, Luisa, e bentornata!
RispondiEliminaUn abbraccio affettuoso
annamaria
Grazie Annamaria per avermi scovata. Piacevole leggerti e scoprire che in fondo in un piccolo angolino del web taluni(e) amano leggere e condividere le proprie letture.
RispondiEliminaSeguiro il tuo consiglio e magari a lettutra avvenuta saprò dirti.
sheraxoraunabbracciodorosodipioggiainarrivo
Grazie del passaggio, nuova amica. Io amo scrivere le mie impressioni sui libri che leggo e lo faccio secondo quello che mi detta il cuore. Questo libro è interessante e scritto bene, non stanca e invoglia alla lettura, abbiamo bisogno di immergerci e allontanarci mentalmente dalle brutture di questo mondo.
EliminaRicambio l'abbraccio e per la pioggia è in arrivo anche da me qui al sud.
annamaria
Hi nice reading your bllog
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