Aveva un modo di
reclinare il capo e di volgere lo sguardo che affascinava. Lui si era
innamorato di quel volto armonioso e gentile, ora nobile ora misterioso. Doveva
conoscerla, doveva parlarle. Non sapeva quando avvicinarla e si beava del suo
arrivo puntuale: non disattendeva un appuntamento.
Egli era un solerte
cameriere, faceva servizio al bar del centro durante il periodo estivo; gli
occorreva quell’entrata extra: i soldi dei genitori non erano sufficienti a
concedergli qualche sfizio, come studente non se la passava bene e,
all’insaputa dei suoi che vivevano altrove, si era trovato quel lavoro.
La signora
fascinosa l’aveva conosciuta seduta al tavolino quando gli avevano detto di
servire un frappè in fondo alla sala. Pioveva quel pomeriggio e i tavolini
erano sistemati al riparo, sotto un pergolato protetto da una tettoia, si udiva
il ticchettio della pioggia e il cielo plumbeo creava un’atmosfera misteriosa.
Si era accostato
gentilmente, stava per deporre il frappé al caffè, quando la consumatrice che
volgeva le spalle, si girò lentamente e gettando il capo all’indietro mormorò a
fior di labbra: “Merci!” fu allora che lui, il giovane uomo, s’innamorò, il suo
cuore s’infiammò e al contempo ne fu intimidito, mai riservatezza l’aveva così
pervaso.
Egli era un tipo
spavaldo e sicuro, non conosceva titubanza, le ragazze le prendeva e le
lasciava per il suo essere spudoratamente vero, un gran simpaticone rubacuori;
nessuna gli resisteva e nessuna gli portava rancore, anche dopo essere stata
gentilmente accantonata.
“Restiamo amici,
vuoi? Non ha funzionato!” soleva dire lui dopo la storia sentimentale e loro
non infierivano, era troppo gentile, nonostante tutto, era troppo ogni cosa.
L’estate volgeva al
termine e lui sapeva che doveva farsi coraggio, ormai la sua vita non era più
la stessa, per quanto avesse spiato la misteriosa donna, non aveva colto nulla
del suo vissuto. Lei arrivava, consumava e poi scompariva velocemente in un’auto
rossa, una monovolume comune a tante altre. Non aveva neanche l’opportunità di
poterla pedinare e al bar non la conoscevano, non doveva essere del luogo,
sicuramente una vacanziera che aveva affittato una casa, oppure viveva in una
pensione.
Il tormento lo ossessionava, non sapeva se fosse per il fatto che non le avesse neanche
parlato o perché lei era rimasta insensibile al suo fascino maschile. Il
giovane cameriere quando giungeva al tavolo, per prendere l’ordinazione, la
guardava con occhi desiderosi, ma gli s’inceppava la lingua e dopo averle detto
solamente: “Prego, signora! Desidera altro?” si allontanava con il suo sorriso
stampato e con la coda fra le gambe, come avesse commesso chissà quale
misfatto. La signora, dal canto suo, non agevolava la conversazione: era sempre
misteriosa e formale e non mostrava stupore nell’essere servita sempre dallo
stesso cameriere.
Il giorno dopo il
locale avrebbe chiuso, la stagione era terminata, lui non si presentò al lavoro
e si appostò: voleva spiare, senza essere visto. Era a bordo del suo motorino,
si era calato il casco sulla testa, quindi era irriconoscibile. La vide
giungere e sedersi al solito posto, lei non batté ciglio quando si presentò un
altro cameriere per l’ordinazione; dopo aver terminato il suo rituale frappé,
si alzò e con passo sinuoso si avviò alla sua auto che aveva parcheggiato poco
distante dall’entrata del bar. Quel pomeriggio era ancora più elegante,
indossava un tailleur albicocca dalla cui giacca scollata s’intravedeva il
femminile seno, al centro di esso un cammeo illuminava il decolté; il volto
bellissimo contornato da una cascata di capelli corvini era rilassato e sereno,
sembrava felice, di una gioia mai vista prima.
Lui colse tutti i
particolari, era allo stremo, oggi le avrebbe parlato, ma doveva farlo fuori da
quell’ambiente: se l’avesse allontanato infastidita, almeno nessuno avrebbe
udito. Era trascorso tutto quel tempo ma ora la decisione era presa. Lei entrò
in auto e partì; lui dietro con il suo motorino, non doveva perderla di vista,
non c’era traffico, tutto sembrava essere dalla sua parte.
La misteriosa
donna, che poteva avere un’età compresa fra i trentacinque - quarant’anni,
giunse a destinazione; era un caseggiato fuori mano dall’aspetto fatiscente,
strano posto per una donna di quella classe. Lui la vide scendere dall’auto,
mentre rispondeva al cellulare, e udì la sua voce alterata e rauca, molto diversa
da quella gentile e femminile che le sentiva al bar. Non capiva e provò delusione, comunque aveva
deciso doveva parlarle. Parcheggiò il motorino e percorse il breve tratto non
asfaltato per raggiungerla, quando fu avvicinato da un tipo losco dall’aspetto
volgare per niente incoraggiante.
“Sei venuto per
Reneé? Si paga in anticipo!” disse l’uomo con sguardo minaccioso.
“Io vorrei parlare
con la signora che è uscita dall’auto rossa.” rispose lui.
“Certo, Reneé.
Giovanotto non fare il tonto. Ti piace il francese, vero?”
Wow! fantastico! eh eh eh...non si sa se sia la rivincita di una donna che potrebbe incarnare la vendetta di tutte le sue precedenti conquiste abbandonate o l'ingenuità di un macho che si crede tanto seduttore, ma in realtà è uno sprovveduto. Ma forse la morale è che nei sentimenti bisogna metterci sempre (oltre al cuore e all'attrazione) la TESTA! Grazie Annamaria: altamente godibile. Un abbraccio!
RispondiEliminaTi ringrazio per aver apprezzato, sono lusingata.
EliminaBuona giornata.
a presto, spero
annamaria
In assoluto, uno dei tuoi racconti più belli e coinvolgenti! Scritto in modo superbo.
RispondiEliminaSei bravissima, amica mia.
E se lo dici tu, superba narratrice, è un onore.
Eliminaun abbraccio
annamaria
...
RispondiEliminaC' è un senso di piacere a leggerti cara Annamaria
racconto scorrevole, coinvolgente e scritto splendidamente!
Molto piaciuto..
Ti lascio un sorriso e un abbraccio
sia dolce il proseguo di settimana!
Michelle
Grazie mille, cara Michelle, sono contenta che ti sia piaciuto.
EliminaRicambio di cuore e ti auguro una buona giornata.
annamaria
Il tuo stile è diventato più agile e moderno e questo senz'altro valorizza il tuo bel racconto.
RispondiEliminaChe gioia leggere le tue parole, cara Mimma: il tuo giudizio mi onora.
EliminaTi auguro una serena giornata.
affettuosità
annamaria
oh, povero ragazzo, alle prese con le prime delusioni della vita!
RispondiEliminaPeccato, però. Una conclusione meno amara ci sarebbe stata dopo la gentilezza del racconto, ma c'est la vie...
Complimenti per la scorrevolezza e la raffinatezza dei particolari.
Affettuosamente,
Marirò