lunedì 27 febbraio 2017

Come si accende la lavatrice?

     ( Ripropongo un mio passato racconto, buona lettura )              
                                                                      Risultati immagini per lavatrice
   La luce filtrava attraverso le imposte, accarezzandole le palpebre pesanti, e la indusse ad aprire lentamente gli occhi. Stancamente si voltò dall’altra parte: aveva ancora voglia di dormire. Il giorno precedente aveva vissuto una giornata sfibrante e ora era in quella stanza di un anonimo albergo di periferia.
   Lara aveva incontrato Mattia e il suo mondo dal grigiore invernale aveva assunto le colorazioni tipiche del mezzogiorno estivo. Mattia era il non plus ultra dei desideri femminili: era affascinante, colto, galante, affabulatore e… sensuale. “Dio, quanto era sensuale!”, pensò Lara quando lo incontrò a casa di amici durante una serata particolare. 
   Lara aveva accettato quell’invito per evadere dal suo solito tran-tran e dalla delusione di un amore durato cinque anni; un fidanzamento terminato in seguito all’ennesima immotivata scena di gelosia di lui che le soffocava l'esistenza con assurde paranoie. 
   Mattia monopolizzò la conversazione con la sua parlantina sciolta e accattivante, volgeva lo sguardo a tutti meno che a Lara la quale, anche essendone affascinata, finse un atteggiamento noncurante.
   La serata era terminata e ognuno si diresse alle proprie auto per rientrare a casa, la pioggia battente creò qualche disagio e ci fu un fuggi-fuggi generale per raggiungere le auto distanti. Lara, fortunatamente, aveva l’auto nei pressi del portone ed entrò soddisfatta: aveva salvato i capelli acconciati di fresco, la sua bellissima chioma corvina che brillava anche alla luce dei lampioni. L’accensione dell'auto non andava; due, tre, quattro colpi di chiave, il mezzo meccanico sbuffava e, poi, si bloccava.
   “Come faccio, ora? Forse dovrei telefonare al soccorso stradale, a quest’ora non c’è nessuno reperibile!” mormorò a fior di labbra. Aveva quell’abitudine, come se qualcuno stesse lì ad ascoltarla.
   Un colpo di clacson la distolse dai suoi pensieri e riconobbe il fascinoso che aveva monopolizzato la serata. Lo vide scendere dalla sua auto e venire verso di lei, mentre si riparava la testa con il bavero della giacca.
“Problemi?” disse, sorridendole con gli occhi come per tranquillizzarla.
   Nacque così la conoscenza ravvicinata dei due giovani, una conoscenza che divenne una relazione importante per entrambi, così sembrava, e Lara recuperò la sua anima tante volte oltraggiata dai dubbi e dalle incertezze del precedente fidanzato. Vissero giorni divini in simbiosi totale, lui si trasferì da lei e s’incontravano di sera: i lavori li impegnavano tutto il giorno e ambedue erano fuori di casa. Lara era maestra elementare in una scuola di provincia e con il tempo prolungato era occupata tutto il giorno, mentre Mattia faceva l’agente di commercio, quindi partiva al mattino presto per rientrare verso l’ora di cena. Non c’erano nubi all’orizzonte e facevano progetti di voler sancire l’unione con il vincolo nuziale.
   “Amore, devo parlarti” disse Mattia una domenica mattina, mancava poco alla fine dell’anno scolastico e avevano in mente vacanze speciali, questa sarebbe stata la prima per loro.
   “Ti ascolto, se si tratta di quell’itinerario, sono d’accordo; mi va tutto bene se sono con te!”sospirò lei in un soffio a fior di labbra, mentre gli si stringeva sensuale e dolcissima.
   “Sono rimasto senza lavoro, è già da tanto, non osavo dirtelo. Questa città mi ha stufato, non ce la faccio più, andiamocene cara, trasferiamoci a Milano. Lì c’è un amico che mi ha promesso un lavoro migliore, più tranquillo. Tu potrai chiedere il trasferimento.”
   Lara accettò la proposta del suo uomo e si trasferirono, ma del presunto lavoro neanche l’ombra. Mattia si mise alla ricerca di un’occupazione, mentre la ragazza fiduciosa si occupava del nuovo nido con gioia.
   “Tesoro, c’è un’interessante proposta. – Cercasi coppia con l'incarico di custodi per villa prestigiosa, si richiedono ottime referenze e professionalità. – Vogliono una coppia, come faccio?” esordì Mattia con l’aria più angelica di questo mondo.
   “Vengo anch’io, caro. Siamo o non siamo una coppia?” cantilenò lei felice.
   “Il tuo lavoro di insegnante? Stai per ricevere la nuova destinazione!”
   “Rinuncio e ti seguo, tutto per farti felice!”
   Furono assunti, Lara si occupava delle pulizie, coadiuvata da altro personale, e Mattia faceva l’aiutante giardiniere. Fu loro assegnata la dependance della maestosa villa, completamente arredata, tutto scorreva per il meglio: il lavoro non era poi così pesante e avevano una discreta retribuzione al netto di spese.
   Lara faceva progetti e non le pesava aver rinunciato alla sua professione, per lei contava l’amore del suo uomo. Mattia era invece insofferente: anche la città di Milano non entrava nelle sue corde, il lavoro poi era faticoso e poco consono alle sue attitudini.
   “Dobbiamo tornare nella nostra città, non resisto più qui, siamo entrambi sprecati!” urlò una mattina alla sua donna“Prepara i bagagli!”
   “Che farai? Il lavoro scarseggia!” esclamò Lara che stava perdendo la pazienza e la fiducia.
   “Vedrai, sarà diverso, ho sbagliato; nella nostra terra le cose andranno meglio!”
   Tornarono a casa e Lara, mossa a compassione si rivolse a sua sorella, perorò la causa di Mattia, chiedendole di cercargli un lavoro: la sorella di Lara era stimata nel suo ambito professionale.
   Le nubi parevano dissolte, il rapporto stava recuperando l’antico vigore. Lui lavorava alla sala macchine di un’azienda come controllore e Lara era impiegata in un supermercato, affrontando turni massacranti che non le pesavano per via del suo carattere pronto a qualunque sacrificio.
   Mattia da qualche tempo era nuovamente scostante e di pessimo umore, mentre Lara nonostante fosse stanca, quando rientrava dimenticava tutto e solare e gioiosa cercava il suo uomo per tirarlo su di morale, credendo che avesse avuto problemi sul lavoro.
   “Sono allo stremo!” sbottò quella mattina Mattia più scontroso che mai “Mi licenzio! Non posso passare le mie giornate a spegnere ed accendere pulsanti, mi sento un automa!”
   “Tu fallo e io esco da quella porta per sempre!” intimò Lara.
   Mattia si licenziò, ignorando l’avvertimento, e quando tornò a casa sarcastico tuonò: “Sono libero, finalmente!”
   “Anch’io!” urlò Lara e si recò in camera a preparare i suoi bagagli. Era sull’uscio di casa pronta ad uscire, quando fu richiamata da Mattia, lei fingendo naturalezza si voltò: la sua voce la turbava ancora come quella famosa sera.
   “Come si accende la lavatrice?” amore mio.

venerdì 3 febbraio 2017

Sciuscià

   Risultati immagini per sciuscià

   Si ascoltano notizie che hanno dell'incredibile e riflettendoci un attimo non dovrebbero stupirci, considerando in quale stato di prostrazione è la nostra "Italia". Questa notizia mi era sfuggita e mi è stata comunicata durante una chiacchierata, spero che la fonte sia attendibile. 
   In una cittadina siciliana il Comune ha assunto 10 lustrascarpe, fra gli assunti laureati anche donne; avranno una postazione per strada con tutto l'occorrente per tirare a lucido e rinnovare anche le scarpe consunte. Io mi immagino quei film in bianco e nero dove ragazzini miseri cercavano di guadagnare qualcosa, lustrando scarpe ai passanti distinti che si accomodavano all'aperto, magari sotto un porticato e le scarpe impolverate riprendevano lucentezza: la scarpa lucida era un dettaglio importante. Come non ricordare il film "Sciuscià" del 1946 diretto da Vittorio De Sica, un film considerato uno dei capolavori del neorealismo italiano, fu la prima pellicola ad aggiudicarsi il premio Oscar, come miglior film straniero. Nel film si affronta il tema della sopravvivenza infantile del dopoguerra costretta nell'arte dell'arrangiarsi, infatti i scuscià erano bambini che lustravano scarpe per pochi centesimi. Nel terzo millennio tecnologico i vecchi mestieri tornano in auge per mancanza di idee, per nostalgia o per necessità di un lavoro nonostante un titolo di studio di tutto rispetto? 
  Ora i lavori artigianali sono un arricchimento da coltivare con studi e perfezionamenti appropriati, rispolverare un lavoro che potrebbe essere svolto dal calzolaio nella sua bottega che senso ha? Forse il lustrascarpe rientra nei lavori socialmente utili? Ho l'impressione che stiamo regredendo! Il lavoro è onore sempre e chi si adatta onestamente a qualunque mansione, è da ammirare; non è da ammirare lo Stato sanguisuga che sfrutta il popolo proponendo lavori desueti e avvilenti. 

sabato 21 gennaio 2017

Una perdita preziosa

                        Immagine correlata                                            
   La morte è preziosa? Non perché lo sia veramente, figuriamoci andar via, abbandonare la vita alla quale teniamo con tutte le nostre forze! E combattiamo mille battaglie, affrontiamo dispiaceri, pericoli, impegni, sacrifici, sudiamo e impregniamo del nostro sudore non solo le camicie che possediamo, ma anche quelle che vorremmo avere. Lottiamo, afferriamo con i denti ogni briciola della nostra vita per tenerle tutte insieme perché ci donano l'esistenza alla quale teniamo e che vorremmo prolungare all’infinito. La vita è una sola e quand'anche ci vedesse sofferenti, con le unghie e con i denti andremmo avanti per restarci anche se non ci concede il giusto merito; e lo sappiamo, ce ne dispiace, oh quanto ce ne dispiace! Vi sono alcuni che neanche s'accorgono di noi, delle fatiche che facciamo, della prodigalità delle nostre azioni; pare che siamo trasparenti oppure non gli siamo simpatici: ci contestano e non apprezzano il nostro modo di fare; alcuni ci denigrano anche alle spalle o fanno finta di assecondarci, altri ci evitano. Però se dovessimo lasciare questo mondo, se dovessimo assurgere al gaudio eterno, ahinoi, diverremmo speciali, laboriosi, talentuosi, di grande generosità; in definitiva una persona che mai avrebbero voluto perdere! Peccato che solo dopo la morte emergano tutte queste virtù, emergano nel senso che già c'erano, ma sono considerate solo post mortem perché verrebbero lodate.
   Da dove nasce questo lungo incipit, sicuramente anche voi avrete notato che quando parlano di una persona passata a miglior vita ne decantano le virtù passate, virtù che in vita erano criticate nonostante i meriti speciali, oppure non erano elogiate con la stessa enfasi del dopo. Si potrebbe scrivere tanto su questo argomento e ci sarebbe tutta una serie di nomi che potrei elencare, ma guardando a personaggi più recenti, nel senso di trapasso non molto lontano, è successo per un politico molto osteggiato e considerato un plateale che con i suoi digiuni ad oltranza accentrava l’interesse su di sé e non sulle questioni che voleva richiamare all’attenzione. Pannella era un combattente, grazie a lui sono nati i referendum e non solo, lui si esponeva in prima persona eppure per tanti era un personaggio scomodo, ma dopo la sua morte la situazione si è ribaltata e ho letto commenti di lode nei suoi confronti, per ultimo frasi del genere – non nasceranno più uomini così, è stato il nostro Mentore! Lo stesso è accaduto ultimamente per Dario Fo, il cui Nobel fu messo in discussione e anche ora di quel Premio Nobel non si dice che Dario e Franca con quei soldi comprarono dei pulmini per il trasporto disabili e li donarono al Comune di Milano. Ora a parte il Nobel per la letteratura, la cui motivazione è: “seguendo la tradizione dei giullari medievali, ha dileggiato il potere restituendo dignità agli oppressi”,  non si possono negare le sue grandi doti d'attore, drammaturgo, scrittore, pittore e attivista italiano; una persona generosa con un forte carisma, una persona di grande talento ma anche una persona scomoda che portava in scena la politica e la satira pericolosa. Ebbene quand'era in vita tanti lo osteggiavano proprio perché si batteva per la verità e manifestava il suo disappunto in varie occasioni e sul palcoscenico dove raccontava storie di disagio di persone comuni: era un ascoltatore delle classi sfruttate,  dei lavoratori, era vicino a chi subisce la soverchieria del potere. Suo figlio Jacopo al funerale ha parlato del padre e della sua vita, ha raccontato aneddoti e ha espresso con profondo rammarico il concetto del valore post mortem; di quel merito biasimato ma che nel “dopo” fa erigere altari sulle presunte scomodità della vita!




lunedì 9 gennaio 2017

Riflessioni di lettura

                                                            

                                Risultati immagini per la ragazza del treno libro
   

   Osservare la vita attraverso il finestrino del treno, percorrere sempre lo stesso tratto tutti i giorni per raggiungere il presunto posto di lavoro; essere depresse per un matrimonio finito e per un lavoro che si finge di avere ancora, sono situazioni idonee a cercare un’evasione mentale e a fantasticare sulle vite altrui osservate dall’interno di un vagone ferroviario.
   Rachel è la protagonista principale della storia, è un’alcolizzata divenuta tale in seguito alla delusione e al tormento di una maternità rincorsa e mai avvenuta; i rapporti fra lei e il marito, Tom, degenerano in un divorzio quando la donna scopre di essere tradita dall’uomo che amava e del quale si fidava. Rachel, abbandonando la casa coniugale, cerca di barcamenarsi in un mondo di finzioni, mente a tutti e anche alla sua amica coinquilina non rivelandole di aver perso il lavoro. E allora continua a prendere il treno, uscendo di casa agli stessi orari di prima come se dovesse andare al lavoro, e durante la corsa osserva cosa accade fuori: allo stesso incrocio più avanti, esattamente accanto alla villetta che lei occupava con il suo ex marito, c’è una coppia alla quale dà nomi di fantasia. Immagina per loro una situazione sentimentale perfetta, quella che lei avrebbe voluto avere: lui è così protettivo e premuroso, lei minuta e graziosa. Ogni giorno li vede in veranda compiere gli stessi gesti di tenerezza, ma questa immagine di perfezione si sgretolerà quando vedrà la donna baciare fuori in giardino un altro uomo.
   Rachel è ossessionata dalla maternità mancata, dal suo matrimonio naufragato e ora dal pensiero della scomparsa di quella donna che vedeva attraverso il finestrino: Megan, questo il suo vero nome, non è più tornata a casa e la notizia è di dominio pubblico. Rachel cercherà di fare chiarezza in una storia che sente anche sua, in quanto alla sua memoria confusa manca un tassello che non le dà pace: la notte della scomparsa di Megan lei è tornata a casa ferita. E allora, nel tentativo di cercare risposte, avvicinerà il marito della donna scomparsa, sarà sospettata dalla polizia e  farà domande anche al suo ex marito e alla nuova moglie di lui, Anna che temerà per la sua bambina; la coppia ha infatti una figlia, quella che Raquel avrebbe voluto avere. Ma Raquel è inaffidabile, una squilibrata e cercano di evitarla, solo che nella sua confusione mentale appaiono immagini sfocate di un testimone sconosciuto e di Tom che si allontana con una donna e non comprende; i pensieri si aggroviglieranno maggiormente e tornerà a fare ulteriori domande al suo ex marito e al marito della vittima.    
   Una serie di situazioni altalenanti terranno il lettore incollato alle pagine del libro in una sorta di lettura compulsiva di un thriller che poi è divenuto un film, un romanzo che ha venduto milioni di copie ed è stato tradotto in trenta lingue. Il finale inaspettato farà chiarezza e ci farà comprendere che l’apparenza è spesso falsata dalla realtà.

   In questo romanzo è stata usata una tecnica di scrittura per me inusuale, il racconto temporale che si adopera nel diario: giorno, data e anche momento della giornata; ma ciò che inizialmente non avevo compreso era che a parlare non fosse sempre la stessa persona: il diario di bordo è tenuto dalle tre protagoniste principali. Apprenderemo di volta in volta le loro storie, le antecedenti collegate a quelle attuali; tutto in un intreccio perfetto per farci comprendere lo svolgimento dei fatti, il torbido che a volte c’è nella vita di periferia e di come la solitudine scavi i cuori tormentandoli. 

sabato 31 dicembre 2016

BUON ANNO!

                       Risultati immagini per buon fine e inizio anno




   Siamo alla fine di un anno ricco di eventi che hanno movimentato la nostra quotidianità, eventi dei quali avremmo fatto volentieri a meno, ma non è possibile essi ci investono: accadono punto e basta.     Non ci siamo fatti mancare nulla, dicono che la piattezza giornaliera porti alla noia, dicono chi? Forse le eccelse menti che non conoscono la corsa contro il tempo, l'affanno problematico delle famiglie, il dover perdere tutto e per forza di cose ripartire da zero senza aver il tempo di piangersi addosso? E poi trovarsi privati dell'affetto più caro, perché un folle invasato crede di essere il giustiziere senza macchia. Credere che i sacrifici di una vita possano giacere immacolati e crescere per far fronte a probabili evenienze.
    Chi occupa posti privilegiati ha il potere di elargire accattivanti sermoni, finge di calarsi nei panni sdruciti e scomodi, assume anche un'espressione di compatimento, come se la sofferenza ingiusta la provasse sulla propria pelle. La vicinanza nei momenti tragici è conforto, certamente, ed è conforto prezioso chi si prodiga nell'aiuto disperato di salvare vite umane mettendo a rischio le proprie; è conforto chi in una lotta estenuante si batte per cercare l'antidoto al male incurabile che ora sempre meno la fa da padrone, ed è conforto il sostegno di chi, pur sapendo che forse non tornerà più a casa, continua a offrire il suo aiuto nei luoghi dove la parola pace è sconosciuta. Ecco dove esiste l'assoluta inadempienza che genera sfaceli, esiste anche un'umanità preziosa che cerca di tamponare i disastri umani. E noi che ne subiamo i flussi, possiamo solo coltivare la speranza e continuare a fare nostro il motto "Sinché c'è vita, c'è speranza!"
   Buona fine, dovrei augurare ciò ma non mi piace: nella parola fine leggo un augurio di non continuità; allora Buon San Silvestro e Buon Capodanno a tutti e in gamba più che mai, altrimenti come facciamo a mettere in atto i propositi di cambiare questo mondo? AUGURI!

lunedì 19 dicembre 2016

Buon Natale

(Questo post è di qualche anno fa, ma è ancora perfetto ecco perché mi sento di condividerlo nuovamente)



   Carissimo, chi l'avrebbe detto che ti avrei scritto, alla mia età poi! Vorresti forse sapere l'età? Ma dai, lo sai che una signora è quasi sempre reticente e preferisce lasciare agli altri il calcolo della sua età: è così bello quando sottraggono anni, è come recuperare una ventata di gioventù, e noi donne non lesiniamo i complimenti mai, anche quando giovani lo siamo per davvero.
Quest'anno ho deciso di rivolgermi a te, di scomodarti, del resto non ti ho mai disturbato in passato: tu non facevi parte del mio mondo natalizio, dalle mie parti quando ero una bimba si aspettava l'Epifania per ricevere doni.
 Il natale è alle porte, carissimo, e i bambini si affrettano a consegnarti le loro letterine, sai anche i miei nipotini l'hanno fatto, che bella età è quella: non si conosce nulla del mondo torbido che ci tocca in sorte. Nell'aria l'atmosfera natalizia è malinconica e i luccichii, gli addobbi non riescono a illuminare i cuori spenti dai problemi sempre più crescenti che ci avviluppano ogni giorno e ci deprimono; e anche chi ha una vita pressoché normale, non ce la fa a restare indifferente. E poi diciamocelo francamente, è come una situazione a catena e anche chi non se la passa male potrebbe precipitare e affondare; ma anche se così non fosse, non si può gioire sapendo che intorno a noi il malcontento e la sofferenza dilagano sempre più. Famiglie che vivevano una condizione di benessere, si ritrovano oramai a combattere contro la povertà e i disagi di una vita di stenti senza sbocchi e senza futuro; un'esistenza dove la vita umana non conta quasi nulla e la si sopprime con molta facilità: ti alzi la mattina e apprendi che la tal persona stimata non c'è più e che il tal dei tali è stato ucciso per quattro spiccioli. Viviamo una vita dove la meritocrazia conta meno di niente e allora chi si è impegnato, pensa che avrebbe fatto meglio ad andare a divertirsi invece di aver sgobbato ed essersi privato della leggerezza di una giornata meno faticosa, e chi è stato sempre onesto, si dice che avrebbe fatto meglio a frodare il prossimo in quanto la trasparenza non premia. 
   Carissimo, in questo mondo da adulti i buoni non ricevono premi  e chi si comporta in maniera retta viene perseguito, a differenza di coloro che possono e assoldano chi sappiamo per farla franca; pensa che l'Italia è forse l'unico paese dove esiste la prescrizione e poiché i processi si trascinano per le lunghe con costi elevatissimi che gravano sulla traballante economia, chi dovrebbe finire in galera resta impunito. 
   Lo so che ne sei dispiaciuto e che vorresti fare man bassa di tutti i disturbatori e disonesti di questa società, lo so che vorresti, come so anche che ti è toccato in sorte di non poter intervenire perché l'uomo giunge alla comprensione attraverso i suoi errori. Però c'è qualcosa che potresti fare, per natale potresti donarci nuovamente la speranza: l'abbiamo persa e non va bene, con essa si guarda al domani con ottimismo e coraggio, quella sana voglia di fare che cerca l'impegno; voglia anche di combattere i soprusi, di emergere e di farla in barba agli uomini di potere che ci hanno privato anche dei sogni. 
   Giustizia, solo giustizia, dove chi sbaglia paga! E diamine abbiamo superato gli anni di piombo, l'austerity dovuta alla crisi petrolifera, il terrorismo e andando più indietro la famosa crisi del '29 detta anche Grande depressione: se tu ci porterai in dono la speranza, ci rialzeremo come sempre è stato!    


                                                      BUON NATALE A TUTTI!

venerdì 9 dicembre 2016

Saggia decisione

           Risultati immagini per eutanasia

   "Ma è lui?" Osserva tra lo stupore e l'angoscia. Una strana entità è apparsa dal nulla, come una figura evanescente avvolta da  un'aura di mistero. Sgrana gli occhi e il tutto diviene più nitido: sta tornando in sé. Contempla meglio l'ambiente e il torpore della mente fa posto alla consapevolezza di esserci e riconosce la figura misteriosa.
   Cosa gli sarà accaduto, si chiede? Il suo volto è cadaverico e pare trattenga una forte emozione. Forse deve comunicarmi qualcosa di tragico e io sto perdendo tempo in elucubrazioni, ora gli parlo e glielo chiedo. Ma perché non articolo parola e sto qui solo a pensare? E lui, perché non mi parla? Quando l'ho guardato con stupore non ha battuto ciglio, non ha mi rivolto la parola, non ho visto nessuna espressione sul suo volto. Dove sono? Comincio ad aver paura; eppure mi tasto, ci sono, mi vedo in questo letto d'ospedale. Ma guarda, è arrivato un medico; non lo conosco e sta parlando con il mio fidanzato che ha un'espressione tenera e angosciata! No... piange! Ma perché? Io sto bene, ne sono sicura: adesso gli parlerò e lo abbraccerò, gli farò tornare il sorriso sul suo volto diafano e scavato intorno agli occhi, povero caro! Ehi, guardami; guardami amore mio! 
   Lo so, sono responsabile: ora ricordo. Ho voluto percorrere quel rettilineo a tutta velocità, volevo testare il nuovo modello, volevo sentire il fruscio nelle orecchie, il sibilo del vento sulla faccia; avevo alzato anche la capote ed ero al settimo cielo. Tu mi scongiuravi di rallentare, di tenere d'occhio la carreggiata; mi hai minacciato, volevi scendere dall'auto, più volte hai cercato il pulsante sullo sportello; eri disposto a voler andar via anche con l'auto in corsa. Perdonami, amore mio, ora so di essere stata una scellerata; ho anteposto lo stupido piacere del brivido alla sicurezza, ma la vita umana conta più d'ogni cosa. Tu stai soffrendo: io ti vedo, ma sei vivo e incolume. Non andar via! 
   Che fai, mi lasci da sola? Lo sai che ho paura e qui non c'è nessuno. Come posso farti capire che ci sono e che non devi abbandonare la camera. Devo spostare qualcosa, devo darti un segnale, devo farti intuire che sono viva e che sono disposta a chiederti venia per tutta la vita. 
   Ho la sensazione di essere in un corpo che non mi appartiene, non riesco a esserne padrona. Ti vedo, ma non mi rispondi; è come quella volta che mi trovai fra il dormiveglia e non riuscivo a muovermi e a parlare, forse sono ancora in quello stadio di semi incoscienza, che sofferenza! Ma se spostassi un dito, se sollevassi appena appena un polpastrello, forse tu, tesoro mio, ti accorgeresti di me? 
   Non so forse ho dormito, vedo la luce filtrare attraverso le imposte e se ben ricordo sono rimasta da sola nella camera, sin quando non è giunta una signora con il camice bianco che ha iniettato nella flebo una sostanza, sicuramente un calmante soporifero. Mi osservo per quel posso e constato che sono legata a una macchina, chissà da quanto tempo sono qui? Non potrei dedurlo dal mutamento della natura, non so se questa struttura che mi ospita è situata in un giardino: a casa mia le prime gemme mi fanno intuire l'arrivo della primavera e i frutti sugli alberi mi indicano l'estate piena. 
   Penso e ripenso, posso solo far questo, ma sono viva e sento che ce la farò a riappropriarmi della mia vita che sarà diversa: meno sregolatezze e più saggezza, e soprattutto tanto amore da donare al mio uomo per sempre; forse non mi basterà una vita per farmi perdonare. 
   Sento dei rumori, si apre la porta, entra il mio fidanzato accompagnato dal dottore di prima, si avvicinano al mio letto mi osservano e il medico stacca il respiratore. No, sto morendo! Io sono viva, perché... Oddio soffro troppo, sento come una stretta alla gola, non ce la faccio...
   Ripose il libro terrorizzato, aveva proseguito la lettura sperando in un lieto fine e invece la storia affrontava il tema dell'eutanasia; sentiva ancora i brividi e aveva le pulsazioni accelerate: si era sentito parte integrante di quella storia, il merito era senz'altro dell'autore, bravissimo non c'è che dire! Si ricordò del suo appuntamento. Simone, suo cugino, stava per passare a prenderlo: dovevano andare in discoteca con la macchina nuova dello zio, una Porsche Cayenne. Lui e suo cugino avevano compiuto da poco diciotto anni e Simone che amava il rischio, avrebbe sottratto  l'auto a suo padre. Ebbe paura, prese il cellulare e scrisse un breve messaggio: "Ho trentanove di febbre, verresti a farmi compagnia?" Gli avrebbe parlato della storia, l'avrebbe dissuaso, chissà? Comunque ci avrebbe provato!